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Autore: CullenWoman    01/11/2009    1 recensioni
Immagina la musica rock, il periodo adolescenziale, gli amori perduti...
Come potrebbe svilupparsi una storia in cui Edward e Bella sono due normali adolescenti italiani?
"Finalmente è arrivato il tempo di stare a galla nel mare tempestoso delle scuole superiori con tanta voglia di vivere, di parlare e urlare.... esisterà poi, in mezzo a questo gran casino, un porto sicuro anche per me?"
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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PRIMA PARTE
Storia di un giovane bocciolo


La mia città natale si perde tra industrie fumanti, vetro, catrame e cemento.
ll suo nome è facile da ricordare e molto noto: Milano.
Dicono che sia l'elemento trainante per l'economia di tutto il Nord Italia e proprio in virtù di questa sua potenza economica, anni fa, qualche politico scellerato l'aveva addirittura proposta come nuova capitale italiana.
Ma siamo matti? Come se avesse anche solo una chance di competere con la bellezza eterna di Roma.
In realtà anche se sono nata in città ho sempre abitato in provincia dove si può godere di maggior tranquillità.
Mio nonno è il discendente di un'antica famiglia di possessori di terra e sull'appezzamento che ha ereditato ha costruito, mattone dopo mattone, la nostra casa.
Questa villa è circondata da alte mura di cinta ricoperte d'edera che le conferiscono un'aria vagamente misteriosa. Mi ricordo ancora gli sfottò dei miei compagni delle elementari che mi dicevano "Bella per caso tu vivi nel castello della Bella e la Bestia? ahahah".
Sì, il mio soprannome è Bella avete capito bene e non mi chiamano così per sottolineare un'indole vanesia, semplicemente è l'abbreviazione di Isabella. Il mio nome di battesimo non mi è mai piaciuto è troppo impegnativo, troppo lungo, ed è anche vagamente snob.
Così, vi dicevo, sono cresciuta iperprotetta sotto questa campana di vetro allestita dalla mia famiglia.
Mi sono sempre sentita un po' fuori dal mondo e anche piu' ingenua delle mie coetanee proprio perchè avevo poca esperienza di vita. Tuttavia il lato positivo è che ho potuto vivere fino in fondo le gioie di ogni età senza dover crescere in anticipo.
Il tempo libero lo dedicavo, in buona parte, alla mia passione ovvero: leggere, leggere di nascosto, leggere libri proibiti, leggere invece di studiare...
Non ho ancora capito se è stato un bene o è stato un male. Mi piacerebbe credere al capo indiano Tuono che rotola dalla montagna che disse "solo chi ha tempo per sognare trova la vera saggezza". Di tempo per fantasticare sicuramente ne ho avuto tanto ma per ora sono solo una povera adolescente che si fa un sacco di assurdi viaggi mentali.
La mia storia scolastica è stata quanto meno imbarazzante: 3 anni di asilo dalle suore, più 5 di elementari sempre in tutta religiosità finchè la pazzia dei mie genitori trova finalmente un freno e mi iscrivono ad una scuola media pubblica.
Qui ho capito un paio di cose: io odio l'ora di educazione fisica, odio le stronze che giocano a pallavolo guardandomi come se fossi Calimero, odio la parrocchia dove sono stata buttata tra persone affamate di giovane carne alla Freddy Krugher, odio i Giochi della gioventù indetti da suore per la felicità di grandi e piccini.
Per fortuna da oggi si cambia musica! (almeno spero).
Oggi è il grande giorno, un importante rito di passaggio mi attende.
Mi chiamo Isabella Maria Benesperi, ho 14 anni, sono nel fiore dell'adolescenza e quello che mi aspetta è il primo giorno di scuola delle superiori.
Ho combattuto strenuamente con mia madre per scegliere da sola e senza interferenze l'istituto che frequenterò.
Alla fine la mia scelta è ricaduta su un liceo milanese e per i miei genitori "carinivori" (nel senso che mi stanno addosso peggio di una pianta carnivora su una mosca) è stato un duro colpo.
Ovviamente, per la mia incolumità, avrebbero preferito una tranquilla scuola di provincia magari a due passi da casa.
Non ho voluto sentire ragioni.
E' vero la metropoli è inquinata, dispersiva, piena di insidie ma la mia voglia di libertà ha superato tutte le paure. Ho davvero bisogno di ricominciare in un posto nuovo, dove nessuno mi conosce, lontano dalla mentalità piccolo-provinciale. E poi ai miei occhi di quattordicenne andare a studiare in città è quasi come viaggire fino a New York! un cambio di prospettiva talmente radicale da risultare quasi inimmaginabile.
Ora ci siamo davvero, sono arrivata.
Finalmente è arrivato il tempo di stare a galla nel mare tempestoso delle scuole superiori con tanta voglia di vivere, di parlare e urlare.... esisterà poi, in mezzo a questo gran casino, un porto sicuro anche per me?
Mio padre, che si è gentilmente offerto di accompagnarmi per il primo giorno, mi ha appena scaricata di fronte all'ingresso del mio nuovo liceo.
I cancelli dell'istituto sono gremiti di gente: mamme in carriera che incitano i loro figli come se fossero pugili prima di un incontro importante.
All'improvviso mi sento timida e impaurita: c'è troppa confusione e sono completamente sola.
Chissà se ho fatto davvero bene a venire fino a qui? forse sarebbe stato meglio aggregarsi a qualche vecchio compagno delle medie...
Ma no Bella! è ora che ti dai una svegliata! basta farsi attraversare passivamente dall'esistenza, basta accumulare esperienza dai libri è bene che inizi a sperimentare tu stessa.
Vivere non è accumulare sapere è conoscere se stessi e affrontare serenamente le circostanze di ogni giorno.
Così mi faccio coraggio e inizio a guardarmi intorno alla disperata ricerca di qualcuno sperduto e bisognoso di amicizia come me.
Ad un certo punto, in mezzo a tutto quel muro di folla, vedo un volto oltre il cortile che attira la mia attenzione. Il ragazzo in questione sta seduto su un cancelletto metallico e ha una massa di capelli castani con delle strane sfumature rossicce.
La sua chioma ribelle gli ricade spiovente sugli occhi e scompigliata da un leggero venticello appare ancora piu' morbida e bella.
Il suo viso è stupendo.
Occhi verdi con delle pagliuzze dorate mescolate a un po’ di marrone che rendono ancora più profondo lo sguardo.
La sua figura sprizza sicurezza da tutti i pori, la corporatura è atletica, ricorda l’armonia di una statua greca. Nella mia testa immagino di sentire la sua voce (che ancora non conosco) che mi sussurra "io non temo nulla e nessuno…”.
Lui se ne sta, così, nella sua posa da bello e dannato, sigaretta alla bocca, incurante del putiferio, perfettamente a suo agio.
I suoi occhi intelligenti osservavano con disinteresse il mondo, guizzano ora qui ora lì, talvolta assumendo un luccichio furbetto altre volte un’espressione più spenta… quasi malinconica.
Lo osservo incuriosita e all'improvviso mi sento come se avessi preso un colpo di pistola in pieno petto.
Sono rimasta senza fiato.
Non avrei mai immaginato esistessero creature così perfette.
Al diavolo la timidezza! mi dico.
Devo assolutamente conoscerlo!
Come attirata da una forza misteriosa mi avvicino con le gambe che mi tremano e vado a sedermi sul cancelletto proprio accanto a lui.
Non oso dire o fare di più perchè sento che il cuore potrebbe esplodermi da un momento all'altro.
Com'era prevedibile non sono l'unica ragazza che è rimasta invischiata nel suo strano magnetismo, c'è già un piccolo pubblico adorante che si è raccolto intorno a lui a semicerchio.
Una tipa allampanata, dall'aria giuliva e secca come un chiodo gli rivolge la parola per sapere quanti anni ha e come si chiama.
"Mi chiamo Edward Malloni e ho 14 anni, piacere di conoscervi" lo dice con un sorriso ammaliante mentre espira piccole boccate di fumo.
Ora che la odo per la prima volta mi rendo conto che non ha una semplice voce, è un qualcosa di molto musicale, puro, dolce e allo stesso tempo sicuro e vagamente ironico.
Ci metto un po' per riprendermi dalla bellezza di quel suono...
"Che strana coincidenza è un "primino" come me... " penso "beati quelli che potranno stare in classe con lui".
Con un tempismo impeccabile gli altoparlanti si accendono ronzando e la voce del preside invita tutti gli studenti di prima a presentarsi in palestra per l'assegnamento delle classi. Ci alziamo svogliatamente e veniamo travolti dalla bovina massa studentesca che si sta incandalando nel punto di adunata. Se possibile all'interno di quel locale fatiscente c'è ancora piu' confusione che all'esterno.
Pazientemente attendiamo che vengano chiamati i nostri cognomi e quando realizzo che siamo finiti nella stessa sezione provo una gioia incontenibile. Il modo in cui ti ho conosciuto non è un caso, ne sono sicura. Io non ci credo a questa cazzata del caso.
Destino questo è, solo e tutto qui. Semplice no? No, non lo è.
Non è facile da gestire perchè il mio cuore anoressico è improvvisamente imbevuto di felicità...

CONTINUA...



  
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