The Last
Mistake
Capitolo
2. It’s too
late
Tremava
freneticamente, per il freddo e la paura
che sembrava non volerla abbandonare. Si strinse maggiormente nel
lenzuolo per
combattere la bassa temperatura raggiunta in quella notte, mentre, con
passi
incerti, si avvicinava ad una cabina telefonica. Ringraziò
il cielo per averle
fatto notare, durante il cammino, lo scintillio di alcuni spiccioli
perduti tra
l’erba. Sperando che le poche monete fossero sufficienti, le intromise
nella macchinetta, digitando poi quel numero che ormai conosceva a
memoria.
-
Pronto?-
rispose una voce calma e
profonda.
-
Yagami…sono io…-
-
Takada!-
una nota di sorpresa nel tono
dell’uomo.
-
Yagami…sono fuggita…-
-
Lui?-
-
Mi ha lasciata andare.-
Silenzio.
La
donna immaginò il proprio interlocutore intento
nel riflettere sull’attuale situazione.
-
Ti avevo detto che qualcuno avrebbe potuto metterti gli occhi
addosso e abbiamo anche parlato su cosa avresti dovuto fare in casi
come
questi.-
La
Takada sgranò gli occhi – Ma… sono
libera…-
-
Conosci il suo vero nome. Puoi farlo?-
-
Yagami…io…-
-
Puoi farlo?-
ripeté la voce
maschile con maggiore decisione.
-
…sì. –
La
chiamata fu interrotta e la donna si trovò
abbandonata nel buio. Tremante, estrasse il foglio accartocciato celato
gelosamente fino a quel momento e, morso un dito per farne fuoriuscire
alcune
gocce scarlatte, iniziò a scrivere.
Mello
si destò trovandosi immerso nel buio della
notte. Si massaggiò stancamente il collo intorpidito per la
posizione in cui si
era addormentato, affacciandosi al finestrino del camion.
Dopo
aver liberato la Takada, temendo non fosse
sicuro rimanere nel luogo conosciuto dal nemico, avevano percorso per
ore
numerose strade, giungendo infine nei pressi di un motel abbandonato.
Durante
tutto il tragitto, Matt non gli aveva più posto domande
riguardo l’inaspettata
piega presa dal piano.
Il
biondo sospirò di sollievo, osservando poi
l’amico riposargli accanto. Le braccia incrociate sul petto,
la testa poggiata
al finestrino, il respiro pesante e regolare.
Mello
rabbrividì al solo pensiero di ciò che
sarebbe potuto succedere poche ore prima. Afferrando
l’ennesima tavoletta di
cioccolato compratagli quel pomeriggio dal compagno sotto mentite
spoglie,
iniziò a mangiare velocemente.
-
Non mi interessa se ti scoprono. Necessito di cioccolata.
Subito!-
aveva ordinato a Matt.
L’amico,
nonostante il disappunto, si era coperto
il volto al meglio e, sperando che una sua possibile foto non fosse
finita su
tutti i telegiornali correnti, era poi entrato nella piccola
tabaccheria in cui
si erano imbattuti.
Le
labbra del biondo si piegarono per pochi istanti
in un sorriso amaro. Era veramente uno stronzo.
Sospirando
sonoramente, diede una gomitata alquanto
decisa al compagno per destarlo.
-
Che vuoi?- sbadigliò Matt.
-
Guida tu. Io mi sono rotto.- asserì Mello con un
tono che non ammetteva repliche.
Senza
protestare, il rosso si pose davanti al
volante ma, prima di mettere in moto, fissò con decisione il
compagno – Non
parto se tu non mi dici cosa ti è preso oggi.- estrasse le
chiavi dal cruscotto
per poi poggiarsi comodamente allo schienale ed attendere.
Il
biondo alzò gli occhi al cielo, colto
dall’esasperazione. Aveva sperato che la questione fosse
ormai risolta o almeno
chiusa senza ulteriori domande.
-
Matt, non ne ho voglia.- disse solamente,
pregando che il compagno non insistesse.
In
risposta, il rosso alzò un sopracciglio e,
accostata alla bocca una sigaretta, continuò a scrutare con
maggiore intensità
l’amico.
-
Matt! Tira fuori quelle cazzo
di chiavi e metti in moto!- sbottò Mello reprimendo
l’istinto di assestare un
diretto al rosso.
Tuttavia,
nulla mutò ed il biondo, colto dalla
rabbia, diresse un pugno al volto dell’amico che,
prontamente, si difese
afferrandogli la mano e tirandolo a sé.
A
pochi centimetri l’uno dall’altro, Mello credette
di perdersi negli occhi verdi che ancora lo fissavano e non resistette.
Azzerò
la distanza dalle labbra del rosso, congiungendo le loro bocche in un
bacio
deciso e troppo breve. Eppure, quell’attimo sfuggente
bastò al biondo per far comprendere
al compagno i propri sentimenti. Ciò che aveva compreso di
provare dopo
l’ennesimo errore nel quale il rischio corso
dall’amico gli aveva aperto gli
occhi di fronte ad un’evidenza che da sempre aveva cercato di
celare.
Dopo
aver sbagliato ancora una volta, Mello aveva
infine cominciato ad amare.
Si
separarono da quel legame profondo, i volti
ancora vicini e sfiorati dai respiri uniti.
-
Afferrato? O necessiti di uno schemino?!-
pungente. Bastò poco al biondo per riassumere il proprio
atteggiamento di sempre.
Matt
sorrise, rispondendo con naturale sarcasmo – Era abbastanza chiaro.-
Forse
ricambiava i suoi sentimenti?
Mello
non ebbe il tempo di chiederselo. Fu pervaso
da uno spiacevole senso di oppressione, in breve seguito da un dolore
al
braccio sinistro e alle scapole. La nausea lo assalì e
divenne difficile
respirare.
-
Mello!- una voce lo chiamava, lontana.
Si
sentì afferrare per le spalle e scuotere, ed il
dolore si propagò da lì lungo il collo, fino alla
mandibola.
-
Mello!-
Ancora
e ancora. Quella voce continuò a gridare il
suo nome, facendosi sempre più indistinta, fino a non essere
più udibile.
Mello
cadde nel buio. Scivolò tra le
braccia della morte, un unico pensiero a tormentarlo: “
Avrò sbagliato ancora una volta?”
Era
riuscito ad
aprire la propria anima nonostante gli
errori commessi, rivelando così i sentimenti racchiusi al
suo interno.
Allora,
dove ancora aveva peccato?
Continuando
a cadere, Mello accusò l’ennesima
sconfitta.
Eppure,
quando Matt riaprì gli occhi chiusi per
celare le lacrime, intravide sul volto pallido dell’amico
stretto tra le
braccia un sorriso. Il primo sincero, sereno, dopo tempo interminabile.
Una
vittoria, il biondo, l’aveva ottenuta.
Il
pianto silenzioso di Matt si perse in quella
notte colma di significati.
Dai
sedili posteriori di un’auto dai vetri
oscurati, un giovane uomo scrutava i compagni seduti dinnanzi, a
rivolgergli le
spalle.
“
Troppo facile.”
Pensò con un
ghigno di trionfo ripiegando un piccolo foglio per poi riporlo
nuovamente in
un’apertura segreta dell’orologio da polso. Su
quelle righe, un nome ancora
fresco d’inchiostro: Kiyomi Takada.
FINE…
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Sssssssssssì…
^^” diciamo che
non è stato proprio un aggiornamento repentino xD chiedo
scusa a tutti coloro
che hanno atteso la fine di questa storia.
Il fatto
è che…mi sono completamente dimenticata di aver
già pubblicato il primo
capitolo -.-“ già, nessuna scusa, solo il fatto
che il cervello lo utilizzo
ogni morte di prof xD
Cooooomunque…piaciuto
questo finale??
Sinceramente
avevo quasi le lacrime agli occhi
mentre lo scrivevo, ma per la gioia che questa volta a morire non era
il mio
amatissimo Matt ( e lo so lo so…sono stronza xD povero Mello
ammetto di voler
bene anche a lui ^^)
Spero
di non aver deluso le aspettative di nessuno
con questa conclusione!
Per
rispondere alle recensioni…
Trilla:
Yes, Matt is alive! xD Sono
contenta che ti piaccia il mio modo di scrivere! Ho letto alcune tue
storie e
devo dire che ricambio pienamente la tua opinione! Ti chiedo scusa per
aver
aggiornato così tardi ma, come ho già detto
sopra, devo ancora rivedere la mia
integrità mentale xD ciau ciau!
BloodNyar:
Ci è venuta la stessa idea! Stavo
immaginando un risvolto del genere già da tempo e grazie a
questo concorso sono
riuscita finalmente a scriverlo! Cosa mi dici invece del seguito? Ti ho
sorpresa o ti eri già immaginata anche questo? Grazie per
aver messo la storia
tra le seguite! See ya ^^
Con
ciò, vi saluto! Ringrazio anticipatamente chi
leggerà e magari posterà eventuali recensioni ^^
A
presto
binky