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Autore: The Dreamer    12/11/2009    0 recensioni
Il destino è per sempre segnato, o c'è ancora una possibilità di riscatto...di *rinascita* ? p.s.=ho messo 'spoilers' tra avvertimenti perchè qnd abbiamo iniziato a scriverla, la serie non era ancora conclusa!
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alex Rowe, Sophia Forrester
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Renaissance




[continuo ad allegare i commenti presenti sul sito di Iroy, il nostro amato e scomparso LEIF]

Gioia e gaudio, eccoci di ritorno !!! Be’, forse voi lettori non siete così contenti…ma noi sì !! ^o^
Questo è il terzo capitolo, frutto della mente di Hikuraveku, la mia adorata kohai !!! E presto anche il 4°, sempre di mano sua!! Chiediamo scusa per l’eternità trascorsa tra l’ultimo aggiornamento e questo, confidando nella speranza che i successivi vadano a buon porto e che non ci abbiate abbandonate nel frattempo ç.ç !! Thanks a tutti e see you soon!





3. Adieu


Il 10 Marzo era una splendida giornata. Il sole splendeva alto nel cielo terso di un blu intenso, la sua luce vivacizzava in un modo incredibile i colori dei fiori del giardino della villa Di Ganymede.
Una missiva era appena giunta dal palazzo imperiale. Dopo la fine della guerra contro la Gilda la rete di vanship era diventata molto più fitta ed efficiente. Il marchese di Ganymede stava leggendo nel salone rosso, seduto su una poltrona di velluto carminio accanto al camino. Un invito. Si era assentato per molto tempo dalla sua casa e, nonostante ciò, non era mai andato nella città imperiale, sebbene avesse ricevuto più volte richiami dal precedente imperatore, essendo egli molto importante nella società di Anatore. Ed eccolo qui, il primo invito da parte di un nuovo governante. Recava una firma semplice ma elegante, a tratti essenziale, priva di inutili fronzoli, il che delineava una strana ed inusuale fretta nell’apporre il proprio nome : Sophia Forrester.
Il marchese Di Ganymede scorse le poche righe con disattenzione, quasi con una certa noia. La costituzione di una nuova carica. Non aveva intenzione di rientrare nel sistema, ora voleva dedicarsi solo e soltanto alle persone comuni che incontrava per strada e che, con un timido sorriso, lo salutavano educatamente. Si tolse gli occhiali intarsiati d’oro, pose la lettera sul grembo e vi mise le lenti sopra. Sospirò chiudendo gli occhi, avrebbe negato la sua presenza come d’altronde faceva ormai da molto tempo, anche se dentro di sé sentiva una piccola curiosità accenderlo. Conosceva la nuova imperatrice soltanto di vista, ma aveva sentito molte voci in proposito. Voci sull’accademia, voci sull’imbarco sulla Sylvana, voci sul suo oneroso titolo nonostante la sua giovane età. Gli sarebbe piaciuto conoscere la figlia dell’imperatore, ma l’idea di tornare tra quelle fila di signorotti non lo allettava moltissimo.
D’improvviso udì dei passi che lo distolsero dai suoi pensieri. Erano passi lenti, gravi, che si avvicinavano. Si fermarono nel quadro della porta. Il marchese voltò la sguardo. Alex. Indossava uno dei suoi abiti scuri di quando aveva ancora trent’anni, chissà perché erano detti bei tempi quelli. I capelli pettinati sembravano più lunghi e descrivevano larghe onde sfumate di grigio che riluceva alla luce del sole che filtrava dalle finestre. Gli occhi severi, aveva uno sguardo duro, non inespressivo, ma duro e soffusamente irato. Di un’ira silenziosa, tacita, che di tanto in tanto faceva scintillare quelle pupille ombrose, scure e sfumate di nero intenso verso l’interno.
-Ben svegliato!- mormorò il marchese salutandolo con un gesto del capo
-Buongiorno.- rispose il giovane con parole mute.
-Cosa è accaduto ? La mia cameriera vi ha forse  usato qualche scortesia?-domandò in tono ironico il marchese invitandolo a sedersi sulla poltrona di fronte a lui.
-Mi hanno detto che potevo trovarvi qui.- mormorò Alex accomodandosi e accavallando le gambe. Abbassò gli occhi, poi li rialzò fissandoli penetranti in quelli di Ganymede :
-Immagino di dover ringraziare voi se ora sono qui.-
-A vostro piacimento. Io personalmente ringrazierei Cladius, Lily, Lucilla ed il mio dottore. Non sembrate un uomo che ama parlare. Non sprecate ringraziamenti per me che ho solo messo a disposizione la mia umile dimora. Piuttosto, come vi sentite stamani ? Ricordate qualcosa in merito a quanto vi è successo ? -
-No.-
-Niente ?-
-Niente.-
-Ma ne siete sicuro ? Eppure il dottore mi aveva detto che bene o male la situazione sarebbe cambiata a breve ! Siete assolutamente certo di non ricordare nulla ? Anche qualcosa della vostra vita passata, qualsiasi cosa!-
-Qualsiasi cosa.......quell’immagine, quell’immagine è scomparsa ormai da parecchi giorni.-
-Immagine ? Di cosa state parlando ? Ricordate qualcosa dunque ?!-
-Io...non so- mormorò Alex portandosi le mani alla testa. Il marchese pensò che avesse mal di testa, probabilmente per lo sforzo mnemonico, ne era stato avvertito dal medico. Attese finché il giovane non soggiunse :- Era una donna dai lunghi capelli color della sabbia bagnata, gli occhi verdi e profondi, e poi...e poi quell’ombra sul viso. Sorrideva, sì sorrideva, ma c’era come un’ombra che oscurava quel sorriso.- Mentre parlava il giovane aveva gli occhi chiusi, come se in quel momento stesso riuscisse a vedere quel volto misterioso. Un lieve, sussurrato sorriso gli increspò le labbra per un ’istante, poi tornò alla solita inespressività.
-Dite che apparteneva alla vostra vita passata?-
-Non saprei ma...forse...no ! Lei era importante. Sicuramente era molto importante !- mormorò con un crescendo e poi un decrescendo di tono. La sentiva così importante. Possibile che insieme alla sua memoria avesse perso anche lei ?
-Avete detto color della sabbia bagnata, giusto?- domandò con voce ferma il marchese rivalutando quel noioso invito che ora acquistava un aspetto molto più allettante.
-Sì.- fu la risposta
-Bene ! Ho idea che io e voi faremo un viaggio tra qualche giorno ! Sempre se non vi disturba, chiaramente !- esclamò Di Ganymede offrendogli un calice di vino rubino.
-Un viaggio...per dove ? Che interesse avete nel portare anche me ?-
-Oh suvvia ! Che problema avete ? Quello che vi propongo non è un viaggio qualsiasi : andremo nella città imperiale, mi è appena giunto un invito per quel luogo firmato direttamente dall’Imperatrice !-
-E io cosa ho a che fare con tutto ciò ?-
-L’Imperatrice, amico mio, ha dei meravigliosi capelli castano chiaro, sapete, a pensaci bene ricordano proprio una distesa di sabbia bagnata. E poi, se volete recuperare i vostri ricordi dovrete viaggiare molto; io vi offro soltanto un luogo da cui poter cominciare.-
Ci fu un istante di silenzio. Non era un silenzio opprimente, ma leggero, rarefatto, uno di quei silenzi di cui ci si accorge solo dopo averne rotto le trame con una sottile lama di suono. Alex sospirò, si alzò in piedi e pose il bicchiere sopra al camino ; poi si volse verso l’uomo davanti a lui, ancora un sospiro come un’ultima catena che lo ancorava al passato, parlò :
-Vedete, io vi sono veramente grato per quello che avete fatto per me, ma non ho intenzione di seguirvi fino alla città imperiale. Vorrei togliere il disturbo quanto prima, oggi stesso forse. Non credo che il mio passato sia così importante, continuerò per la mia strada, se poi il destino vorrà restituirmi quanto mi ha sottratto, sarò lieto di riceverlo. Grazie infinite.- fece un leggero inchino e poi si incamminò verso la stessa porta da cui era entrato. Una sola porta, eppure due. Che bizzarri sconvolgimenti si hanno a causa di semplici particolari. La stessa porta che lo aveva portato da lui ora si accingeva a sottrarlo al suo sguardo.
-Aspettate !- esclamò il marchese alzandosi di scatto e, quando vide il giovane rivolgersi nuovamente a lui, aggiunse :
-Perché ?-.
Alex si voltò nuovamente verso la porta, poi, quando l’ebbe raggiunta, tornò a guardare il marchese. Quegli occhi così profondi sembravano contenere il nero oblio della sua mente. Come poteva una tale inespressività essere tanto eloquente ? Un calmo e lieve sospirò increspò appena le sue labbra :
-Può darsi che io abbia già vissuto la mia felicità, e non me ne tocchi altra.-
Tutto fu avvolto nel silenzio ed il marchese si ritrovò solo in quel salotto. Ancora una volte si era trovato dinnanzi quella battaglia. Sapeva bene che non gli apparteneva, ma si accorgeva che ne veniva comunque coinvolto e stravolto, tanto da illudersi ogni volta di poter fare qualcosa, invece...
Ricadde sulla poltrona a peso morto, con gli occhi chiusi. Sapeva che non poteva fare sua quella battaglia però non poteva rinunciare almeno al tentativo. Lui voleva soltanto provare ad aiutarlo, non poteva rinunciarvi per quanto difficile potesse rivelarsi.

Alex camminava con tranquillità e disinvoltura lungo il corridoio. Salì le scale e raggiunse la sua camera al piano di sopra. Non aveva mai avuto l’occasione, fino a quel momento, di osservarla con attenzione. Colori caldi pastello ricoprivano le pareti, il legno del mobilio le conferiva un aspetto accogliente con un tocco di nobiltà a causa delle intarsiature raffinate che andavano sviluppandosi sui lati del comodino e dell’armadio.
Alex si sdraiò sul letto.  Fissava il soffitto di un bianco puro e spento. Era finita. Ormai era tutto finito e lui era riuscito a lasciar andare quei ricordi. Non avrebbe più rivisto quell’immagine, non gli si sarebbe più stretto il cuore al pensiero di non ricordare chi fosse e di saperla lontana, e non avrebbe mai più sofferto tentando di capire il perché di quell’ombra sul suo viso. Era tutto finito, ma ora...ora si sentiva stanco e vuoto. Un uomo senza ricordi, lui, privo di ricordi poteva definirsi davvero felice ? Sospirò a quei pensieri : non era mai stato superficiale, almeno aveva l’impressione di non essere mai riuscito ad esserlo, ed era ancor più per questo motivo che gli risultava difficile accettare quell’ombra. Se la ragione di essa fosse stato lui stesso, come credeva, non poteva permettersi di tornare a quel passato. Non poteva tornare ad oscurare ancora un sorriso che probabilmente ora risplendeva limpido e spensierato, non se lo sarebbe mai perdonato. Ed era proprio per questo motivo che aveva dovuto lasciare andare quei ricordi. D’altronde cosa se ne sarebbe mai fatto ? Ora doveva vivere solo soltanto per il suo futuro ed il prossimo sorriso lo avrebbe conservato, custodito e protetto per sempre.
Alex chiuse gli occhi : lei non c’era. Si sentì davvero spossato nonostante non avesse fatto nulla di così impegnativo, era come se si fosse liberato di un terribile fardello, ma ora il non averlo si rivelava ancora più opprimente del possederlo ed esserne gravato. Si assopì. Solo qualche lieve e melodioso cinguettio interrompeva l’atmosfera di silenzio che cullava il suo respiro, un respiro regolare, calmo, silenzioso che celava un animo turbato, ma d’altronde lo sapeva bene : non poteva esistere Alex senza qualcosa in lui che fosse turbamento ed in inquietudine costanti. Il lottare giorno per giorno faceva parte di lui, era intrinseco, quasi come una battaglia abitudinaria a cui, ormai, si fa meno attenzione, ma che c’è e prepotentemente vorrebbe emergere sul viso, un’espressione, anche solo un attimo, un’espressione contorta per la sconfitta e lei avrebbe vinto, sarebbe uscita ed avrebbe vinto.
Ora, dopo aver perso tutto, questa lotta era l’unica cosa che gli era rimasta. Una battaglia che non l’aveva mai abbandonato, come un secondo cuore che palpitava irregolare e gli ricordava quel desiderio che da molto sentiva agitarsi dentro di lui, ma che cercava in tutti i modi di far tacere. Per lei, per quel sorriso come luce intensa a rischiarare il cuore di colui che è cieco, lui non l’avrebbe cercata, né rivista mai più.
   
 
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