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Autore: Shinalia    20/11/2009    13 recensioni
AU: Edward - Bella
Trama:
Edward e la sua famiglia si recheranno dai Volturi per una visita, ma l’invitò avrà un secondo fine, permettendo loro di fare un interessante incontro e un tuffo nel passato per Jasper.
Estratto da un capitolo:
Vidi Jasper avvicinarsi pericolosamente a lei e scioccarle un bacio sulla testolina bruna ed un ringhio istintivo partì dal mio petto senza che io potessi far nulla per bloccarlo. Neanche le imprecazioni mentali di Alice riuscirono a porre rimedio. Notai gli sguardi perplessi della mia famiglia che mi osservava incuriosita cercando di comprendere il motivo di quella strana reazione.
“Edward cos’hai?” domandò mia madre mentre un’espressione sorpresa si disegnava sul suo volto
“Io … ecco” – oddio … non sapevo cosa dire. Di certo non la verità, quella era da escludere. Ma la mia mente era come in black-out impedendomi di pensare lucidamente e inventare prontamente una scusa plausibile
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti!!

Vi direte, ma che roba è questo aggiornamento, visto che la ff è terminata ormai da mesi?

Ebbene in un momento di insana follia ho deciso di scrivere un piccolo extra per questa storia. XD Non so perchè, non so come ... ma ne avevo voglia e come mio solito ho assecondato i miei desideri. Non indugio oltre, perchè mi pare alquanto inutile. Vi lascio solo l'indirizzo della mia pag di FB (mia pag di FB ♪ ) dove normalmente posto gli spoiler delle mie storie e dove avviso degli aggiornamenti! Spero tanto che l'extra vi piaccia! (ps non date peso alla frase iniziale ... può sembrare presagio di catastrofe, ma non lo è assolutamente)

Baci

Ps : piccola aggiunta a fine pagina

Extra



Avevo sempre creduto che la vita con Bella avrebbe potuto donarmi tutto ciò che avevo sempre desiderato e che noi saremmo sempre bastati a noi stessi.

Forse mi sbagliavo.

Erano trascorsi oltre cinquant’anni dal nostro matrimonio. Successivamente al suo ritorno da Volterra avevamo provveduto a convolare nuovamente a nozze, per sancire indiscutibilmente il nostro legame dinanzi agli occhi di tutti. Quella volta il numero di invitati non si era limitato semplicemente alla nostra famiglia, ma al contrario Alice aveva riunito una quantità di vampiri

Ancora mi domandavo come avesse potuto contattarli tutti in poco più di un mese.

Bha, la piccola pazza non era mai stata particolarmente brava a contenersi, ma quella volta me ne compiacqui. Tutti avrebbero dovuto assistere alla cerimonia, tutti avrebbero dovuto sapere che Isabella era divenuta mia moglie.

Mia.

Naturalmente la persona che mi premeva vedere maggiormente tra le fila degli invitati era Joshua. Si era trasferito da poco presso il clan dei Denali e per me fu un vero sollievo notare dai suoi pensieri il tutt’altro velato interessamento per Kate, attrazione completamente corrisposta oltretutto.

Un problema in meno!

Naturalmente i miei timori erano completamente infondati ed era per tale motivo che ci stavamo dirigendo verso la dimora del clan dei Denali, dove si sarebbe sancita una nuova unione.

Come previsto da Alice, Joshua aveva trovato in Kate una nuova compagnia con cui condividere la sua esistenza, senza alcun intoppo o folli vampiri dediti ad inganni e sotterfugi pronti a rovinare ogni cosa. Per quello che mi riguardava avrei eliminato chiunque avesse solo osato pensare in negativo del loro matrimonio.

Sono ossessivo? …. Forse!

Ma la sicurezza non è mai troppa!

« Edward, siamo arrivati. » la voce di Isabella mi ridestò dai miei pensieri sconclusionati e potei notare un cipiglio contrariato sul suo volto.

« Cosa? » domandai incuriosito.

« Cosa? – sbottò passandosi stancamente le mani sul viso. – Credo di non aver mai incontrato un vampiro tanto rimbambito. » mi rimproverò uscendo dall’auto e sbattendo in malo modo la portiera della mia adorata Aston Martin.

« Bella. » piagnucolai al pensiero dell’impronta delle sue dita sulla fiancata. Come se non bastasse il calco del suo piede sul paraurti, ricordo del nostro ultimo litigio.

Divertente? No, per nulla!

Stressante? … Da morire.

Scoperto il mio punto debole ormai non mi era più concessa tregua. La mia adorata mogliettina sfogava spesso la sua frustrazione sulla mia macchina, ignorando bellamente le mie proteste, che avevo compreso fossero al contrario in grado di alimentare la sua furia.

Pazza!

Probabilmente trascorre troppo tempo in compagnia di Alice.

« Dovresti smetterla di punire la mia macchina. » borbottai raggiungendola nel cortile, sotto lo sguardo divertito dei presenti.

Emmett la chiamava la “Crisi dei cinquant’anni”, alle soglie del suo mezzo secolo di matrimonio, lui e Rose battibeccavano per ogni minima cosa. Dal modo di cacciare, agli abiti, ai mesi di astinenza a cui lei si ostinava a sottoporre suo marito per testare il suo amore.

La trasformazione pare rendere le vampire particolarmente sadiche.

Quello fu anche il periodo in cui avevo seriamente ponderato l’idea di fuggire da quella casa. Emmett in astinenza e disperato sapeva essere alquanto opprimente e snervante, a nulla serviva il potere di Jasper o i miei tentativi di zittirlo. Era una vera e propria piaga. Non rammento nemmeno quante mazze da basball avevo distrutto sulla sua testa.

Sospirai affranto, a breve anche a me sarebbe toccata la stessa sorte. Sperai vivamente Bella non ricorresse all’astinenza come punizione, preferivo di gran lunga veder storpiare la mia auto.

O almeno quello che ne rimaneva …

Le afferrai il braccio facendo cenno alla mia famiglia di precederci, per darci modo di chiarire.

« Posso almeno sapere cosa ho fatto per meritare un rimprovero? » chiesi tentando di addolcire il mio tono ed usando tutta la persuasione del mio sguardo.

Lei si imbronciò incrociando le braccia al petto. « Voglio sapere a cosa stavi pensando? »

Arcuai un sopracciglio fissandola non poco perplesso. Ma quella non era una mia domanda? Non che pretendessi di averne l’esclusività, ma non ne capivo il nesso.

« Quando? »

« In auto. – sbottò visibilmente irritata. – Ho visto come ti ha guardato quella sciacquetta quando abbiamo fatto rifornimento dal benzinaio. » sentenziò.

Sciacquetta?

Ma di che diami …

« Ah, stai parlando di quella che stava immaginando di farlo con me sulla macchina? »

Non lo avessi mai detto!

« COOOOSA? » le sue urla probabilmente furono udibili sino a Forks, tanto che i pensieri dei presenti della casa di allarmarono all’istante.

Non curandosi di nulla scappò verso il fitto della foresta, lasciandomi in balia degli sguardi preoccupati dei presenti.

« Edward, sei proprio … - esitò ostentando un’espressione disgustata. – non ci sono modi per descriverlo. » sbottò Alice rientrando in casa indignata.

« Ma cosa ho fatto? - borbottai sconvolto. – le ho solo confermato i pensieri della tizia dell’autogrill. »

I volti di Emmett e Jasper si contrassero in delle smorfie che non promettevano nulla di buono, mentre Rosalie e gli altri entrarono in casa scuotendo il capo quasi rassegnati.

Mi sa che sono l’unico a non aver capito il problema.

« Non dirmi che si tratta della biondina che ti ha praticamente violentato con lo sguardo … » soffiò Jasper massaggiandosi la fronte.

« S .. si. » confermai in un balbettio sconnesso.

« Tu sei pazzo!! – mi ammonì Emmett stranamente serio. – Avresti dovuto fingere di non ricordare, dire che avevi occhi solo per la tua bellissima e dolcissima mogliettina e che non avevi notato nessuno oltre lei. Che è l’amore della tua vita, la tua stella .. la tua … bho, che ne so! La tua qualcosa. » terminò la sua filippica gesticolando nervosamente.

« Ma che diamine stai dicendo razza di orso decerebrato? » replicai stizzito.

Probabilmente quello doveva essere il giorno della pazzia. Tutti si stavano divertendo ad abbandonarsi ai propri deliri, borbottando frasi sconclusionate.

« Mi dispiace e mi duole ammetterlo, ma questa volta Emmett ha ragione. » sentenziò Jasper fissandomi truce.

Come ogniqualvolta avveniva una discussione con Isabella, Jazz era pronto a prendere le difese della sua cara sorellina a discapito del sottoscritto.

Ma la solidarietà maschile dove è finita?

Certo, arrivare a dare ragione ad Emmett è decisamente troppo!

« Vi ricordo che siamo vampiri, la nostra memoria è pressoché perfetta ed in più io percepisco i pensieri di chi mi circonda! Come potevo non aver notato quelli a luci rosse di quella piccola ninfomane? »

« Mentire! – esclamò Emmett teatralmente. – Le donne sono esseri fragili, vanno rassicurate? »

« Fragili? – ripetei ironico. – Tua moglie due giorni fa ha fatto a pezzi in un sol colpo la portiera della tua Jeep, perché ti eri detto contrario all’ennesima sessione di shopping. »

Ebbene si, le donne di casa erano nella fase: “ Accaniamoci sulle macchine dei nostri adorati mariti”.

I miei fratelli sospirarono esasperati. « Sei un caso perso. » mormorò Jazz scuotendo il capo.

« Credete che dovrei raggiungerla? » sussurrai insicuro tentando di captare la scia del suo profumo.

« Si, ma cerca di non ricordarle anche della nuova studentessa che è arrivata a Forks, la rossa prosperosa che ti ha proposto un incontro di fuoco nel ripostiglio. » le urla di Alice mi giunsero limpide.

E naturalmente anche al resto degli abitanti della casa.

Concetto di privacy no, vero?

« Grazie Alice. » sibilai prima di scattare verso la foresta alla ricerca di mia moglie.

« Pregooo. »

___________________________________

Corsi per svariate miglia alla ricerca della sua scia. Probabilmente i miei fratelli non avevano tutti i torti, nell’ultimo periodo la delicatezza non pareva essere il mio forte. Peccato che fosse lei ad interpretare arbitrariamente le mie parole. Benché di proposte strane ne avessi ricevute svariate, non avevo mai nemmeno ipotizzato di poter tradire Isabella.

Mi pareva inconcepibile anche solo pensarlo.

Oltretutto come poteva lamentarsi lei quando a scuola il novanta percento dei ragazzi la guardava come fosse un bignè alla crema?

Paragone non propriamente adeguato per un vampiro, ma abbastanza calzante trattandosi di umani. Il mio desiderio di massacrarli era perenne e in più di un caso avevo ottenuto vendetta servendomi del mio potere.

Tutti hanno dei segreti che custodiscono gelosamente …

A scuola nell’ultimo periodo stavano circolando molte lettere anonime.

Sospirai sommessamente fermandomi in un piccolo spiazzo dove il suo odore pareva essere più intenso. Non doveva essere molto lontana.

Notai una piccola costruzione in legno al limitare di un lago ghiacciato e mi avviai verso di essa.

Le avrei chiesto scusa. Probabilmente avrei dovuto riflettere maggiormente sulle mie parole. Certo, per quanto la sua insicurezza potesse essere infondata ai miei occhi, non potevo non comprendere il fastidio che si provava dinanzi a simili situazione. Io stesso mi ero dimostrato insofferente quando qualcuno mostrava verso di lei troppo interesse.

Feci una leggera pressione sulla porta, scostandola per permettermi di entrare e notai la sua figura rannicchiata in un angolo della casupola malconcia

« Amore, mi dispiace. » mormorai.

La scena che mi si parò dinanzi mi sorprese non poco. La mia Isabella stringeva tra le mani un piccolo fagottino, che dall’odore era indiscutibilmente umano.

« Cosa? » biascicai palesando la mia perplessità.

« Edward, ti presento Renesmee .» Sussurrò quasi con venerazione, rivolgendomi un sorriso dolcissimo. Sul suo viso era dipinta un’espressione di pura adorazione, mentre scrutava quella bambina che continuava ad emettere vagiti indistinti.

« Bella, da dove arriva quella bambina? » chiesi osservandomi attorno. Quella casa malconcia era certamente disabitata da tempo. Lo strato di polvere fitto imbrattava il mobilio e l’odore stantio faceva presupporre fosse rimasta chiusa per un tempo piuttosto lungo.

« Da qui. » replicò come fosse ovvio.

Esitò per qualche istante, riportando il suo sguardo ora triste sulla bambina.

« Hai mai pensato ti mancasse qualcosa? - sussurrò facendo scorrere il dito sulla guanciotta rossa. – Io si. »

« Cos … » provai a parlare, ma mi fece segno di tacere.

« Sono stata trasformata prima di poter sperimentare quell’istinto materno che è rimasto sopito nella mia mente, almeno sino a quando non ho iniziato a notare quelle madri che al parco giocavano con i loro piccoli, i gridolini di quei pargoletti sulle giostrine … »

Sospirò sommessamente. « Ho iniziato a comprendere ci fosse un immenso vuoto nella mia vita. Non fraintendermi, io ti amo. – asserì contrita. – Sei ciò che di più bello sia capitato nella mia esistenza. Grazie a te ho ripreso a vivere, abbandonando quello stato di malessere che mi aveva attanagliato per anni. Sei stato la mia ancora di salvezza e lo sei tutt’ora … ma quel vuoto che avverto pare essere incolmabile. »

« Io … perché non me ne hai mai parlato? » mormorai leggermente risentito da una simile confessione. Era mia moglie da mezzo secolo eppure mai avevo immaginato potesse essere turbata a tal punto.

« Perché avrei dovuto? – chiese ironica. – Per costringerti a portare un fardello non tuo? »

Sospirai dolente. « Amore, siamo sposati e quando ti ho chiesto in moglie ti ho promesso che mi sarei fatto carico delle tue pene e delle tue gioie. Che avremmo condiviso ogni gioia … »

« Ma se fossi stata umana avrei potuto darti un figlio … »

Arcuai un sopracciglio fissandola scettico. « Io sono un vampiro, sono morto e non posso procreare. »

Scosse il capo in segno di diniego. « Ti sbagli! – esclamò sicura. – Ricorda che ho lavorato presso i Volturi e so cose di cui tu nemmeno immagini. A quanto pare per un vampiro maschio è possibile procreare con una donna umana, dando vita a un mezzo vampiro. » spiegò cullando la piccola creatura tra le sue braccia, forse cercando in essa quel conforto di cui necessitava.

Io, dal canto mio, indugiai cercando di assorbire il significato di quelle parole che mi apparivano sconvolgenti. Non avrei mai potuto immaginare una simile rivelazione, ma questo non mutava affatto la situazione. Il mio amore per lei era indissolubile.

« Il desiderio di paternità non mi ha mai minimamente sfiorato. Ho trascorso più di un secolo nella consapevolezza, sebbene erronea, di non poter avere figli, e ora come ora mi importa ben poco scoprire che forse avrei potuto. – esitai cercando di incrociare il suo sguardo. – Bella, guardami. » ordinai perentorio.

Alzò gli occhi voltandomi verso di me, ostentando un’espressione colma di dolore e tristezza che mi provò una stretta allo stomaco.

Lei non doveva soffrire. Mai!

« Io ti amo, e tutto quello di cui ho bisogno sei tu! – confessai sincero. – Non devi crucciarti pensando che io soffra al pensiero di non poter avere figli. Non mi importa, se ci sei tu non necessito di altro. »

Un piccolo singhiozzò fuoriuscì dalle sue labbra rosse. « Io … odio essere consapevole di non avere alcuna possibilità. È orribile essere cosciente che quel vuoto che sento non potrà mai essere colmato, in nessun modo. Che qualsiasi mio tentativo in proposito sarà vano, e che mai potrò sentire qualcuno chiamarmi “mamma”e … » l’ennesimo singulto scosse il suo corpo.

« Mi dispiace. » mormorai contrito. Non avrei mai immaginato che in questi anni avesse covato un simile desiderio di maternità. Naturalmente non era una cosa nuova per me prendere coscienza di questo, mia madre e Rosalie ne soffrivano da tempo, soprattutto mia sorella che a differenza di Esme non aveva sei vampiri scalmanati di cui occuparsi. In un certo senso il suo desiderio di maternità aveva trovato sfogo.

Per lei in fin dei conti eravamo realmente come dei figli.

Ma Bella, non sarebbe stato così semplice. Il suo aspetto di eterna diciottenne non le avrebbe permesso di creare una famiglia.

Aveva sofferto per chissà quanto senza che io comprendessi il suo malessere. Ero stato cieco.

Avevo chiuso gli occhi davanti alla realtà, non avevo mai notato gli sguardi trasognati che rivolgeva ai bambini nel parco. Non mi ero mai curato di approfondire un simile argomento.

Ero stato un pessimo marito.

« Io voglio tenerla con noi. » asserì mordendosi nervosamente le labbra.

Scossi il capo in senso di diniego. « Non possiamo! » esclamai perentorio. Era una follia, quella piccola umana apparteneva a qualcuno e la sua fragile natura poco si sposava con la vita condotta da delle creature della notte.

Come avrebbe potuto vivere in una famiglia di vampiri? Come le avremmo spiegato la nostra eterna giovinezza? La nostra forza? Le nostre abitudini alimentari?

Avvertì una stretta allo stomaco. Il solo pensiero di arrecare a Bella altro dolore mi dilaniava, il sapere avesse sofferto per anni senza farmi parola del suo desiderio, per non arrecarmi un inutile dolore … era tutto atroce.

Iniziavo a comprendere i sentimenti di Emmett a riguardo. Quante volte la sua mente si era persa nei medesimi pensieri e considerazioni osservando lo sguardo vacuo di sua moglie. La consapevolezza di non poterle donare ciò che meritava, perché non vi erano dubbi che se avessero potuto sarebbero state delle madri magnifiche.

« È umana. » sentenziai sperando comprendesse le difficoltà insite nella sua richiesta.

Avrei voluto accettare. Avrei voluto esaudire ogni suo desiderio, ma il buon senso non mi permetteva di agire in un modo tanto sconsiderato.

« È stata abbandonata, Edward. –esitò tirando fuori dalla cesta una lettera stropicciata. – Non ha nessuno che possa prendersi cura di lei, non possiamo abbandonarla anche noi! »

« La porteremo alla polizia, lì qualcuno le troverà una famiglia che potrà occuparsi di lei e darle tutto ciò di cui ha bisogno. »

« No. – sbottò indignata, facendo sobbalzare la piccola che prese a piangere spaventata. - Molti bambini restano chiusi in orfanotrofio per tutta la loro infanzia. Nulla può assicurarci che trovi realmente una famiglia, e anche se fosse c’è la possibilità che venga affidata a qualcuno che non sappia curarsene. » mormorò calma, cullando la piccola per tranquillizzarla.

Quest’ultima parve gradire quel lento dondolare perché il battito cadenzato del suo cuore riprese il suo ritmo calmo.

Possibile che non percepisce il freddo del corpo di Bella? E quell’istinto di sopravvivenza che avrebbe dovuto indurla a fuggire?

« Bella, cerca di ragionare, noi siamo vampiri … » continuai sfinito.

« Credi che non lo sappia? » sbottò risentita.

« E allora? Cosa pensi potremmo offrirle? Sarà costretta a cambiare città a ritmi assurdi che non le permetteranno di crearsi delle amicizie, non potremo mai portarla al parco sotto la luce del sole … - esitai affranto notando il suo volto incupirsi. - Non potremmo darle una vita normale, perché noi non siamo normali. »

« Lo so, non potremmo darle una vita perfetta. – asserì tristemente. – E so di essere egoista, ma so anche che non potrà mai trovare una famiglia in grado di donarle l’amore che potrebbe ricevere da noi. Quella venerazione e quell’adorazione che non le mancherebbe mai. Quando crescerà saprà la verità e se temi i nostri continui trasferimenti, sono disposta a trascorrere in casa tutte le mie giornate per permetterle di crescere con le sue amicizie. Fingerò una malattia che mi costringe a letto, in modo tale che nessuno in città mi veda e possa notare la mia giovinezza … »

Sospirai, passandomi le mani tra i capelli. « Sei cocciuta. » sorrisi stancamente.

Pareva aver trovato ogni risposta alle mie domande. E, benché in parte apparissero quasi folli, dimostravano fosse disposta a compiere qualsiasi sacrificio per quella bambina.

Perché?

Una piccola manina si mosse dal fagotto di coperte in cui era avvolta, avvicinandosi alla ciocca di capelli di Isabella che le ricadeva sulle spalle. L’afferrò iniziando a tirarla debolmente, forse nel tentativo di attirare l’attenzione o più probabilmente solo per giocare.

Bella le rivolse uno sguardo colmo d’amore, quello stesso sguardo che spesso mi ero visto rivolgere e che aveva avuto il potere di scaldare quel mio cuore morto. I gesti dolci che ne seguirono mi ammaliarono. Le mani di Bella scivolarono sul visino paffuto della piccola, in dolci carezze.

Sarebbe stata una madre magnifica.

Mi avvicinai per poter osservare meglio quella creatura che in pochi attimi era riuscita a stregare mia moglie, incuriosito e desideroso di comprendere come potesse essere accaduto.

Una bambina che non pareva avere più di due mesi mi fissava con i suoi occhietti color nocciola. I capelli castano ramati erano ben pochi e spettinati donandole un’aria piuttosto buffa, ma al contempo molto graziosa.

« Vuoi prenderla? » domandò Bella porgendomi la bambina.

« Sembra delicata. » mormorai intimorito, ritraendomi appena.

Lei ridacchiò divertita scuotendo il capo. « Tranquillo, non le farai male. »

Storsi la bocca non propriamente convinto, ma alla fine mi arresi ai suoi incitamenti ed al sorriso dolce che mi rivolse. Allargai le braccia permettendo a Bella di riporvi la bambina ed iniziai ad osservarla affascinato.

Da vicino era ancora più bella ed il suo corpicino infondeva un calore strabiliante.

I suoi occhietti vispi si mossero tra la mia figura e quella di mia moglie al mio fianco, mentre la sua boccuccia rosea di muoveva appena emettendo suoni indistinti. Mi immersi nei suoi pensieri, un vortice di colori vivaci, intercalati da dei visi sconosciuti, oggetti vari su cui si era posato il suo sguardo e Noi.

« Non è bellissima? » sussurrò Bella scostando un ciuffetto ribelle dal volto della piccola.

Annuii inerme. « Benvenuta in famiglia Renesmee. »


Quando un incontro ti cambia la vita

Pov Bella

Estratto capitolo:

Mi portai alle sue spalle osservandolo mentre riponeva il libro sullo scaffale e mi limitai a fissarlo senza respirare sino a quando non volse il suo sguardo al punto dove poco prima ero placidamente seduta.

Ha un fisico notevole …

Trattenni a stento una risata notando la sua espressione perplessa, mentre scrutava con un cipiglio in volto la sala alla mia ricerca. Quando finalmente si arrese, si voltò verso di me sobbalzando per la sorpresa.

I suoi occhi color oro indugiarono più del dovuto sulla mia figura e per l’ennesima volta mi persi ad osservarlo.

Possibile potesse essere tanto perfetto?

Assurdo …

No, questi pensieri non sono affatto consoni. Lui è solo un arrogante vampiro dotato di una discreta bellezza, ma nulla di eclatante. Tentai di convincermi recuperando un minimo di contegno.

“Cullen si può sapere cosa vuoi?” sibilai palesemente irritata.

“Non capisco di cosa tu stia parlando!” rispose ostentando un tono indifferente, decisamente in disaccordo con la sua espressione nervosa.

Alzai gli occhi al cielo sbuffando contrariata. Mi credeva tanto sciocca?

“Gradirei sapere il perché di tutte le attenzioni che mi rivolgi.” Sbottai e non so cosa mi trattenne dal ringhiare.

Ciò che realmente mi stizziva era comprendere che quelle attenzioni per me non fossero affatto sgradite, tutt’altro. Mi piaceva avvertire il suo sguardo su di me e allo stesso modo avrei desiderato potermi veder rivolgere un sorriso e non quel costante ghigno irriverente oppure la sua espressione imbronciata.

Maledizione, sto diventando matta!

Come posso solo pensare questo genere di cose? È da pazzi … voglio davvero che lui mi sorrida?

“Ribadisco … non so di cosa tu stia parlando. Sei una creatura decisamente egocentrica” replicò lui soddisfatto.

Ma cosa avrà da gongolare? Certo che questa famiglia è proprio strana …

“Ti reputi molto furbo vero? - esitai frustrata per il suo atteggiamento - Stammi lontano Cullen …”

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