Salve a tutti!!
Vi direte, ma che roba è questo aggiornamento, visto che la ff è terminata ormai da mesi?
Ebbene in un momento di insana follia ho deciso di scrivere un piccolo extra per questa storia. XD Non so perchè, non so come ... ma ne avevo voglia e come mio solito ho assecondato i miei desideri. Non indugio oltre, perchè mi pare alquanto inutile. Vi lascio solo l'indirizzo della mia pag di FB (mia pag di FB ♪ ) dove normalmente posto gli spoiler delle mie storie e dove avviso degli aggiornamenti! Spero tanto che l'extra vi piaccia! (ps non date peso alla frase iniziale ... può sembrare presagio di catastrofe, ma non lo è assolutamente)
Baci
Ps : piccola aggiunta a fine pagina
♥ Extra ♪
Avevo
sempre creduto che la vita con Bella avrebbe potuto donarmi tutto
ciò che avevo
sempre desiderato e che noi saremmo sempre bastati a noi stessi.
Forse
mi sbagliavo.
Erano
trascorsi oltre cinquant’anni dal nostro matrimonio.
Successivamente al suo ritorno da Volterra avevamo provveduto a
convolare
nuovamente a nozze, per sancire indiscutibilmente il nostro legame
dinanzi agli
occhi di tutti. Quella volta il numero di invitati non si era limitato
semplicemente alla nostra famiglia, ma al contrario Alice aveva riunito
una
quantità di vampiri
Ancora
mi domandavo come avesse potuto contattarli tutti in
poco più di un mese.
Bha,
la piccola pazza non era mai stata particolarmente
brava a contenersi, ma quella volta me ne compiacqui. Tutti avrebbero
dovuto
assistere alla cerimonia, tutti avrebbero dovuto sapere che Isabella
era
divenuta mia moglie.
Mia.
Naturalmente
la persona che mi premeva vedere maggiormente
tra le fila degli invitati era Joshua. Si
era trasferito da poco presso il clan dei Denali e per
me fu un vero
sollievo notare dai suoi pensieri il tutt’altro velato
interessamento per Kate,
attrazione completamente corrisposta oltretutto.
Un
problema in meno!
Naturalmente
i miei timori erano completamente infondati ed era
per tale motivo che ci stavamo dirigendo verso la dimora del clan dei
Denali,
dove si sarebbe sancita una nuova unione.
Come
previsto da Alice, Joshua aveva trovato in Kate una
nuova compagnia con cui condividere la sua esistenza, senza alcun
intoppo o
folli vampiri dediti ad inganni e sotterfugi pronti a rovinare ogni
cosa. Per quello
che mi riguardava avrei eliminato chiunque avesse solo osato pensare in
negativo del loro matrimonio.
Sono
ossessivo?
…. Forse!
Ma
la
sicurezza non è mai troppa!
«
Edward, siamo arrivati. »
la
voce di Isabella mi ridestò dai miei pensieri sconclusionati
e potei notare un
cipiglio contrariato sul suo volto.
«
Cosa? »
domandai incuriosito.
«
Cosa?
– sbottò passandosi stancamente le mani sul viso.
– Credo di non aver mai
incontrato un vampiro tanto rimbambito. »
mi
rimproverò uscendo dall’auto e sbattendo in malo
modo la portiera della mia
adorata Aston Martin.
«
Bella.
»
piagnucolai al pensiero
dell’impronta delle sue dita sulla fiancata. Come se non
bastasse il calco del
suo piede sul paraurti, ricordo del nostro ultimo litigio.
Divertente?
No, per nulla!
Stressante?
… Da morire.
Scoperto
il mio punto debole ormai non mi era più concessa
tregua. La mia adorata mogliettina sfogava spesso la sua frustrazione
sulla mia
macchina, ignorando bellamente le mie proteste, che avevo compreso
fossero al
contrario in grado di alimentare la sua furia.
Pazza!
Probabilmente
trascorre troppo tempo in compagnia di Alice.
«
Dovresti smetterla di
punire la mia macchina.
»
borbottai raggiungendola nel
cortile, sotto lo sguardo divertito dei presenti.
Emmett
la chiamava la “Crisi dei cinquant’anni”,
alle soglie
del suo mezzo secolo di matrimonio, lui e Rose battibeccavano per ogni
minima
cosa. Dal modo di cacciare, agli abiti, ai mesi di astinenza a cui lei
si
ostinava a sottoporre suo marito per testare il suo amore.
La
trasformazione pare rendere le vampire particolarmente sadiche.
Quello
fu anche il periodo in cui avevo seriamente ponderato
l’idea di fuggire da quella casa. Emmett in astinenza e
disperato sapeva essere
alquanto opprimente e snervante, a nulla serviva il potere di Jasper o
i miei
tentativi di zittirlo. Era una vera e propria piaga.
Non rammento nemmeno quante mazze da basball
avevo distrutto sulla sua testa.
Sospirai
affranto, a breve anche a me sarebbe toccata la
stessa sorte. Sperai vivamente Bella non ricorresse
all’astinenza come
punizione, preferivo di gran lunga veder storpiare la mia auto.
O
almeno quello che ne rimaneva …
Le
afferrai il braccio facendo cenno alla mia famiglia di
precederci, per darci modo di chiarire.
«
Posso
almeno sapere cosa ho fatto per meritare un rimprovero? »
chiesi tentando di addolcire
il mio tono ed usando tutta la persuasione del mio sguardo.
Lei
si imbronciò incrociando le braccia al petto. «
Voglio sapere a
cosa
stavi pensando? »
Arcuai
un sopracciglio fissandola non poco perplesso. Ma quella
non era una mia domanda? Non che pretendessi di averne
l’esclusività, ma non ne
capivo il nesso.
«
Quando? »
«
In
auto. – sbottò visibilmente irritata. –
Ho visto come ti ha guardato quella
sciacquetta quando abbiamo fatto rifornimento dal benzinaio. »
sentenziò.
Sciacquetta?
Ma
di
che diami …
«
Ah,
stai parlando di quella che stava immaginando di farlo con me sulla
macchina? »
Non
lo avessi mai detto!
«
COOOOSA? »
le sue
urla probabilmente furono udibili sino a Forks, tanto che i pensieri
dei
presenti della casa di allarmarono all’istante.
Non
curandosi di nulla scappò verso il fitto della foresta,
lasciandomi in balia degli sguardi preoccupati dei presenti.
«
Edward,
sei proprio … - esitò ostentando
un’espressione disgustata. – non ci sono modi
per descriverlo. »
sbottò
Alice rientrando in casa indignata.
«
Ma
cosa ho fatto? -
borbottai sconvolto. – le ho solo confermato i pensieri della
tizia
dell’autogrill. »
I
volti di Emmett e Jasper si contrassero in delle smorfie
che non promettevano nulla di buono, mentre Rosalie e gli altri
entrarono in
casa scuotendo il capo quasi rassegnati.
Mi
sa
che sono l’unico a non aver capito il problema.
«
Non
dirmi che si tratta della biondina che ti ha praticamente violentato
con lo
sguardo … »
soffiò
Jasper massaggiandosi la fronte.
«
S ..
si. »
confermai in un balbettio
sconnesso.
«
Tu sei
pazzo!! – mi ammonì Emmett stranamente serio.
– Avresti dovuto fingere di non ricordare,
dire che avevi occhi solo per la tua bellissima e dolcissima
mogliettina e che
non avevi notato nessuno oltre lei. Che è l’amore
della tua vita, la tua stella
.. la tua … bho, che ne so! La tua qualcosa. »
terminò la sua filippica gesticolando nervosamente.
«
Ma che
diamine stai dicendo razza di orso decerebrato? »
replicai stizzito.
Probabilmente
quello doveva essere il giorno della pazzia. Tutti
si stavano divertendo ad abbandonarsi ai propri deliri, borbottando
frasi sconclusionate.
«
Mi
dispiace e mi duole ammetterlo, ma questa volta Emmett ha ragione. »
sentenziò Jasper fissandomi
truce.
Come
ogniqualvolta avveniva una discussione con Isabella,
Jazz era pronto a prendere le difese della sua cara sorellina a
discapito del
sottoscritto.
Ma
la
solidarietà maschile dove è finita?
Certo,
arrivare a dare ragione ad Emmett è decisamente troppo!
«
Vi
ricordo che siamo vampiri, la nostra memoria è
pressoché perfetta ed in più io
percepisco i pensieri di chi mi circonda! Come potevo non aver notato
quelli a
luci rosse di quella piccola ninfomane? »
«
Mentire! – esclamò Emmett teatralmente.
– Le donne sono esseri fragili, vanno
rassicurate? »
«
Fragili? – ripetei ironico. – Tua moglie due giorni
fa ha fatto a pezzi in un
sol colpo la portiera della tua Jeep, perché ti eri detto
contrario all’ennesima
sessione di shopping. »
Ebbene
si, le donne di casa erano nella fase: “ Accaniamoci sulle
macchine dei nostri
adorati mariti”.
I
miei fratelli sospirarono esasperati. «
Sei un caso perso. »
mormorò Jazz scuotendo il capo.
«
Credete che dovrei
raggiungerla? » sussurrai insicuro tentando di captare la
scia del suo profumo.
«
Si, ma cerca di non
ricordarle anche della nuova studentessa che è arrivata a
Forks, la rossa
prosperosa che ti ha proposto un incontro di fuoco nel ripostiglio.
» le urla
di Alice mi giunsero limpide.
E
naturalmente anche
al resto degli abitanti della casa.
Concetto
di privacy no, vero?
«
Grazie Alice. »
sibilai prima di scattare verso la foresta alla ricerca di mia moglie.
«
Pregooo. »
___________________________________
Corsi
per svariate miglia alla ricerca della sua scia.
Probabilmente i miei fratelli non avevano tutti i torti,
nell’ultimo periodo la
delicatezza non pareva essere il mio forte. Peccato che fosse lei ad
interpretare arbitrariamente le mie parole. Benché di
proposte strane ne avessi
ricevute svariate, non avevo mai nemmeno ipotizzato di poter tradire
Isabella.
Mi
pareva inconcepibile anche solo pensarlo.
Oltretutto
come poteva lamentarsi lei quando a scuola il novanta
percento dei ragazzi la guardava come fosse un bignè alla
crema?
Paragone
non propriamente adeguato per un vampiro, ma
abbastanza calzante trattandosi di umani. Il mio desiderio di
massacrarli era
perenne e in più di un caso avevo ottenuto vendetta
servendomi del mio potere.
Tutti
hanno
dei segreti che custodiscono gelosamente …
A
scuola nell’ultimo periodo stavano circolando molte
lettere anonime.
Sospirai
sommessamente fermandomi in un piccolo spiazzo dove
il suo odore pareva essere più intenso. Non doveva essere
molto lontana.
Notai
una piccola costruzione in legno al limitare di un
lago ghiacciato e mi avviai verso di essa.
Le
avrei chiesto scusa. Probabilmente avrei dovuto
riflettere maggiormente sulle mie parole. Certo, per quanto la sua
insicurezza
potesse essere infondata ai miei occhi, non potevo non comprendere il
fastidio
che si provava dinanzi a simili situazione. Io stesso mi ero dimostrato
insofferente quando qualcuno mostrava verso di lei troppo interesse.
Feci
una leggera pressione sulla porta, scostandola per
permettermi di entrare e notai la sua figura rannicchiata in un angolo
della casupola
malconcia
«
Amore,
mi dispiace. »
mormorai.
La
scena che mi si parò dinanzi mi sorprese non poco. La mia
Isabella stringeva tra le mani un piccolo fagottino, che
dall’odore era
indiscutibilmente umano.
«
Cosa? »
biascicai palesando la mia
perplessità.
«
Edward, ti presento Renesmee .»
Sussurrò
quasi con venerazione,
rivolgendomi un sorriso dolcissimo. Sul suo viso era dipinta
un’espressione di
pura adorazione, mentre scrutava quella bambina che continuava ad
emettere
vagiti indistinti.
«
Bella,
da dove arriva quella bambina? »
chiesi osservandomi attorno. Quella casa malconcia era certamente
disabitata da
tempo. Lo strato di polvere fitto imbrattava il mobilio e
l’odore stantio
faceva presupporre fosse rimasta chiusa per un tempo piuttosto lungo.
«
Da qui.
»
replicò come fosse ovvio.
Esitò
per qualche istante, riportando il suo sguardo ora
triste sulla bambina.
«
Hai
mai pensato ti mancasse qualcosa? -
sussurrò facendo scorrere il dito sulla guanciotta rossa.
– Io si. »
«
Cos … » provai a
parlare, ma mi fece segno di tacere.
«
Sono
stata trasformata prima di poter sperimentare quell’istinto
materno che è
rimasto sopito nella mia mente, almeno sino a quando non ho iniziato a
notare quelle
madri che al parco giocavano con i loro piccoli, i gridolini di quei
pargoletti
sulle giostrine … »
Sospirò
sommessamente.
« Ho iniziato a comprendere ci fosse un immenso vuoto nella
mia vita. Non fraintendermi,
io ti amo. – asserì contrita. – Sei
ciò che di più bello sia capitato nella mia
esistenza. Grazie a te ho ripreso a vivere, abbandonando quello stato
di
malessere che mi aveva attanagliato per anni. Sei stato la mia ancora
di
salvezza e lo sei tutt’ora … ma quel vuoto che
avverto pare essere incolmabile.
»
«
Io … perché non me
ne hai mai parlato? » mormorai leggermente risentito da una
simile confessione.
Era mia moglie da mezzo secolo eppure mai avevo immaginato potesse
essere
turbata a tal punto.
«
Perché
avrei dovuto? – chiese ironica. – Per costringerti
a portare un fardello non
tuo? »
Sospirai
dolente.
« Amore, siamo
sposati e quando ti ho chiesto
in moglie ti ho promesso che mi sarei fatto carico delle tue pene e delle tue gioie. Che
avremmo condiviso ogni
gioia … »
«
Ma se fossi stata
umana avrei potuto darti un figlio … »
Arcuai
un
sopracciglio fissandola scettico. « Io sono un vampiro, sono
morto e non posso
procreare. »
Scosse
il capo in
segno di diniego. « Ti sbagli! – esclamò
sicura. – Ricorda che ho lavorato
presso i Volturi e so cose di cui tu nemmeno immagini. A quanto pare
per un
vampiro maschio è possibile procreare con una donna umana,
dando vita a un
mezzo vampiro. » spiegò cullando la piccola
creatura tra le sue braccia, forse
cercando in essa quel conforto di cui necessitava.
Io,
dal canto mio,
indugiai cercando di assorbire il significato di quelle parole che mi
apparivano sconvolgenti. Non avrei mai potuto immaginare una simile
rivelazione, ma questo non mutava affatto la situazione. Il mio amore
per lei
era indissolubile.
«
Il desiderio di
paternità non mi ha mai minimamente sfiorato. Ho trascorso
più di un secolo
nella consapevolezza, sebbene erronea, di non poter avere figli, e ora
come ora
mi importa ben poco scoprire che forse avrei potuto. – esitai
cercando di
incrociare il suo sguardo. – Bella, guardami. »
ordinai perentorio.
Alzò
gli occhi
voltandomi verso di me, ostentando un’espressione colma di
dolore e tristezza
che mi provò una stretta allo stomaco.
Lei
non doveva
soffrire. Mai!
«
Io ti amo, e tutto
quello di cui ho bisogno sei tu! – confessai sincero.
– Non devi crucciarti
pensando che io soffra al pensiero di non poter avere figli. Non mi
importa, se
ci sei tu non necessito di altro. »
Un
piccolo singhiozzò
fuoriuscì dalle sue labbra rosse. « Io
… odio essere consapevole di non avere
alcuna possibilità. È orribile essere cosciente
che quel vuoto che sento non
potrà mai essere colmato, in nessun modo. Che qualsiasi mio
tentativo in
proposito sarà vano, e che mai potrò sentire
qualcuno chiamarmi “mamma”e …
» l’ennesimo
singulto scosse il suo corpo.
«
Mi
dispiace. »
mormorai contrito. Non avrei mai immaginato che in questi anni avesse
covato un
simile desiderio di maternità. Naturalmente non era una cosa
nuova per me
prendere coscienza di questo, mia madre e Rosalie ne soffrivano da
tempo,
soprattutto mia sorella che a differenza di Esme non aveva sei vampiri
scalmanati di cui occuparsi. In un certo senso il suo desiderio di
maternità
aveva trovato sfogo.
Per
lei in fin dei conti eravamo realmente come dei figli.
Ma
Bella, non sarebbe stato così semplice. Il suo aspetto di
eterna diciottenne non le avrebbe permesso di creare una famiglia.
Aveva
sofferto per chissà quanto senza che io comprendessi
il suo malessere. Ero stato cieco.
Avevo
chiuso gli occhi davanti alla realtà, non avevo mai
notato gli sguardi trasognati che rivolgeva ai bambini nel parco. Non
mi ero
mai curato di approfondire un simile argomento.
Ero
stato un pessimo marito.
«
Io
voglio tenerla con noi. »
asserì
mordendosi nervosamente le labbra.
Scossi
il capo in
senso di diniego. « Non possiamo! » esclamai
perentorio. Era una follia, quella
piccola umana apparteneva a qualcuno e la sua fragile natura poco si
sposava
con la vita condotta da delle creature della notte.
Come
avrebbe potuto
vivere in una famiglia di vampiri? Come le avremmo spiegato la nostra
eterna
giovinezza? La nostra forza? Le nostre abitudini alimentari?
Avvertì
una stretta
allo stomaco. Il solo pensiero di arrecare a Bella altro dolore mi
dilaniava,
il sapere avesse sofferto per anni senza farmi parola del suo
desiderio, per
non arrecarmi un inutile dolore … era tutto atroce.
Iniziavo
a
comprendere i sentimenti di Emmett a riguardo. Quante volte la sua
mente si era
persa nei medesimi pensieri e considerazioni osservando lo sguardo
vacuo di sua
moglie. La consapevolezza di non poterle donare ciò che
meritava, perché non vi
erano dubbi che se avessero potuto sarebbero state delle madri
magnifiche.
«
È umana. » sentenziai
sperando comprendesse le difficoltà insite nella sua
richiesta.
Avrei
voluto
accettare. Avrei voluto esaudire ogni suo desiderio, ma il buon senso
non mi
permetteva di agire in un modo tanto sconsiderato.
«
È stata
abbandonata, Edward. –esitò tirando
fuori dalla cesta una lettera stropicciata. – Non ha nessuno
che possa
prendersi cura di lei, non possiamo abbandonarla anche noi! »
«
La porteremo alla
polizia, lì qualcuno le troverà una famiglia che
potrà occuparsi di lei e darle
tutto ciò di cui ha bisogno. »
«
No. – sbottò indignata,
facendo sobbalzare la piccola che prese a piangere spaventata. - Molti
bambini
restano chiusi in orfanotrofio per tutta la loro infanzia. Nulla
può
assicurarci che trovi realmente una famiglia, e anche se fosse
c’è la
possibilità che venga affidata a qualcuno che non sappia
curarsene. » mormorò
calma, cullando la piccola per tranquillizzarla.
Quest’ultima
parve
gradire quel lento dondolare perché il battito cadenzato del
suo cuore riprese
il suo ritmo calmo.
Possibile
che non
percepisce il freddo del corpo di Bella? E quell’istinto di
sopravvivenza che
avrebbe dovuto indurla a fuggire?
«
Bella, cerca di
ragionare, noi siamo vampiri … » continuai sfinito.
«
Credi che non lo
sappia? » sbottò risentita.
«
E allora? Cosa
pensi potremmo offrirle? Sarà costretta a cambiare
città a ritmi assurdi che
non le permetteranno di crearsi delle amicizie, non potremo mai
portarla al
parco sotto la luce del sole … - esitai affranto notando il
suo volto
incupirsi. - Non
potremmo darle una vita
normale, perché noi non siamo normali. »
«
Lo so, non potremmo
darle una vita perfetta. – asserì tristemente.
– E so di essere egoista, ma so
anche che non potrà mai trovare una famiglia in grado di
donarle l’amore che
potrebbe ricevere da noi. Quella venerazione e
quell’adorazione che non le mancherebbe
mai. Quando crescerà saprà la verità e
se temi i nostri continui trasferimenti,
sono disposta a trascorrere in casa tutte le mie giornate per
permetterle di
crescere con le sue amicizie. Fingerò una malattia che mi
costringe a letto, in
modo tale che nessuno in città mi veda e possa notare la mia
giovinezza … »
Sospirai,
passandomi
le mani tra i capelli. « Sei cocciuta. » sorrisi
stancamente.
Pareva
aver trovato ogni
risposta alle mie domande. E, benché in parte apparissero
quasi folli,
dimostravano fosse disposta a compiere qualsiasi sacrificio per quella
bambina.
Perché?
Una
piccola manina si
mosse dal fagotto di coperte in cui era avvolta, avvicinandosi alla
ciocca di
capelli di Isabella che le ricadeva sulle spalle.
L’afferrò iniziando a tirarla
debolmente, forse nel tentativo di attirare l’attenzione o
più probabilmente
solo per giocare.
Bella
le rivolse uno
sguardo colmo d’amore, quello stesso sguardo che spesso mi
ero visto rivolgere
e che aveva avuto il potere di scaldare quel mio cuore morto. I gesti
dolci che
ne seguirono mi ammaliarono. Le mani di Bella scivolarono sul visino
paffuto
della piccola, in dolci carezze.
Sarebbe
stata una
madre magnifica.
Mi
avvicinai per
poter osservare meglio quella creatura che in pochi attimi era riuscita
a
stregare mia moglie, incuriosito e desideroso di comprendere come
potesse
essere accaduto.
Una
bambina che non
pareva avere più di due mesi mi fissava con i suoi occhietti
color nocciola. I
capelli castano ramati erano ben pochi e spettinati donandole
un’aria piuttosto
buffa, ma al contempo molto graziosa.
«
Vuoi prenderla? »
domandò Bella porgendomi la bambina.
«
Sembra delicata. »
mormorai intimorito, ritraendomi appena.
Lei
ridacchiò
divertita scuotendo il capo. « Tranquillo, non le farai male.
»
Storsi
la bocca non
propriamente convinto, ma alla fine mi arresi ai suoi incitamenti ed al
sorriso
dolce che mi rivolse. Allargai le braccia permettendo a Bella di
riporvi la
bambina ed iniziai ad osservarla affascinato.
Da
vicino era ancora
più bella ed il suo corpicino infondeva un calore
strabiliante.
I
suoi occhietti
vispi si mossero tra la mia figura e quella di mia moglie al mio
fianco, mentre
la sua boccuccia rosea di muoveva appena emettendo suoni indistinti. Mi
immersi
nei suoi pensieri, un vortice di colori vivaci, intercalati da dei visi
sconosciuti, oggetti vari su cui si era posato il suo sguardo e Noi.
«
Non è bellissima? »
sussurrò Bella scostando un ciuffetto ribelle dal volto
della piccola.
Annuii
inerme. « Benvenuta
in famiglia Renesmee. »
Quando un incontro ti cambia la vita
Pov Bella
Estratto capitolo:
Mi portai alle
sue spalle osservandolo mentre riponeva il libro sullo scaffale e mi
limitai a fissarlo senza respirare sino a quando non volse il suo
sguardo al punto dove poco prima ero placidamente seduta. Ha un
fisico notevole … Trattenni a
stento una risata notando la sua espressione perplessa, mentre scrutava
con un cipiglio in volto la sala alla mia ricerca. Quando finalmente si
arrese, si voltò verso di me sobbalzando per la sorpresa. I suoi occhi
color oro indugiarono più del dovuto sulla mia figura e per
l’ennesima volta mi persi ad osservarlo. Possibile
potesse essere tanto perfetto? Assurdo
… No,
questi pensieri non sono affatto consoni. Lui è solo un
arrogante vampiro dotato di una discreta bellezza, ma nulla di
eclatante. Tentai
di convincermi recuperando un minimo di contegno. “Cullen
si può sapere cosa vuoi?” sibilai palesemente
irritata. “Non
capisco di cosa tu stia parlando!” rispose ostentando un tono
indifferente, decisamente in disaccordo con la sua espressione nervosa. Alzai gli
occhi al cielo sbuffando contrariata. Mi credeva tanto sciocca? “Gradirei
sapere il perché di tutte le attenzioni che mi
rivolgi.” Sbottai e non so cosa mi trattenne dal ringhiare. Ciò
che realmente mi stizziva era comprendere che quelle attenzioni per me
non fossero affatto sgradite, tutt’altro. Mi piaceva
avvertire il suo sguardo su di me e allo stesso modo avrei desiderato
potermi veder rivolgere un sorriso e non quel costante ghigno
irriverente oppure la sua espressione imbronciata. Maledizione,
sto diventando matta! Come posso
solo pensare questo genere di cose? È da pazzi …
voglio davvero che lui mi sorrida? “Ribadisco
… non so di cosa tu stia parlando. Sei una creatura
decisamente egocentrica” replicò lui soddisfatto. Ma cosa
avrà da gongolare? Certo che questa famiglia è
proprio strana … “Ti
reputi molto furbo vero? - esitai frustrata per il suo
atteggiamento - Stammi lontano Cullen …”
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