5° Doujinshi
Era una splendida giornata, dal clima tipicamente
primaverile.
I raggi di sole scaldavano docili e la brezza che saliva dal
mare allietava dal calore di quella giornata, inondando tutto col suo profumo
salmastro.
L’erba verde e gli alberi di mandarino sembravano
festeggiare per quell’improvviso clima benevolo accentuando i loro toni di
verde brillante.
Le due ragazze a bordo della Sunny decisero di godersi
quella splendida giornata senza nuvole, dedicandosi alla lettura sedute a un
tavolino sul ponte della nave.
La navigatrice, coi capelli che brillavano di un riflesso
arancio intenso, si limitava a sfogliare qualche rivista di moda, giusto per
dare l’impressione di stare facendo qualcosa che non fosse ciò che realmente
faceva.
E cioè guardare qualcuno.
Qualcuno i cui capelli brillavano come fili d’erba al sole,
qualcuno che le aveva rapito anima e corpo, qualcuno per cui sentiva di aver
perso la ragione.
“Smettila di guardarlo, Nami” irruppe la mora.
“Non lo sto guardando, Robin, davvero…” provò a ribattere la
navigatrice, senza risultato.
Nico Robin la sapeva lunga, e quando intuiva qualcosa non
sbagliava mai.
“Mah, se lo dici tu” sospirò appunto l’archeologa, girando
distrattamente la pagina ingiallita del voluminoso libro che stava leggendo.
Nami ripose la sua attenzione sulla rivista, notando in quel
momento che l’aveva tenuta al contrario per tutto quel tempo. Sospirò, alzando
gli occhi al cielo, e la raddrizzò.
Buttò lo sguardo un’ultima volta verso lo spadaccino, che si
stava allenando indisturbato.
Era così bello…
“Uh uh” cantilenò Robin, togliendo dalle mani della
navigatrice la rivista d’alta moda, rimasta ancora senza un lettore.
Nico Robin prese a scribacchiarci sopra qualcosa, poi
strappò delicatamente la parte di foglio scritta, e la ripiegò su se stessa,
infilandosela infine in una pagina del libro.
Il tutto mentre la navigatrice sospirava e guardava ammirata
lo spadaccino che faceva bella mostra dei suoi muscoli.
Nico Robin la guardò sconsolata, chiedendosi come fosse
possibile che l’amica fosse arrivata a quel punto.
Sembrava un’adolescente alla sua prima cotta, un vegetale,
semplicemente patetica.
Doveva fare qualcosa.
“Nami, ascolta” la ‘sorellona’ provò ad attirare la
concentrazione della rossa, a modo suo l’avrebbe aiutata. Nami si voltò verso
di lei, recuperando un minimo di lucidità.
“Non so che mi sia preso, Robin…scusa” rispose subito la
navigatrice, consapevole di aver fatto l’ennesima figura del cavolo.
“In che modo posso aiutarti?” le chiese, guardandola
intensamente.
“Portami da qualche parte, in cabina o sottocoperta, in modo
che io non lo veda, ti prego” rispose allora quella, sospirando frustrata.
“Seguimi” mormorò l’archeologa, prendendola per mano.
Ancora si chiedeva come fosse possibile, come l’amore
potesse aver ridotto Nami in quel modo. Era assurdo, inconcepibile.
La sera era appena calata sul ponte della Sunny, la luce
della luna illuminava appena le due losche figure.
“Cerca dentro quel libro, e troverai la risposta” parlò la
donna.
“D’accordo, grazie Robin” rispose il ragazzo.
Nami, ben nascosta dietro a uno dei suoi mandarini assieme
ad Usopp, li stava spiando.
Si ritrovò a sospirare, pensando a quanto fosse bello il suo
spadaccino alla luce lunare.
Anche Usopp doveva essersi accorto del precario stato
mentale della compagna, perché si era limitato ad alzare gli occhi al cielo per
un momento.
“Secondo te…” chiese lei, bisbigliando “che cosa si staranno
dicendo?”
Usopp sembrò rifletterci per qualche istante, poi ammise
“Non ne ho davvero idea”.
E, intanto, Zoro e Robin così come erano arrivati se n’erano
andati.
La navigatrice si aggirava per la nave, indecisa sul da
farsi.
Aveva sentito distintamente Robin che suggeriva a Zoro di
cercare in quel libro, ma non sapeva se fosse il caso di entrare nella
biblioteca o restarsene zitta col rimorso e la curiosità.
Alla fine aveva optato per la prima possibilità, e si era
diretta alla stanza con passo spedito, per poi fermarsi di nuovo davanti alla
porta, preda a un attacco di panico.
“Oh, basta!” si scrollò, e con uno scatto aprì la porta.
Fu molto stupita di trovarci dentro Zoro che, con sguardo
discreto, cercava tra i molti volumi della libreria.
Ma il vero panico si impadronì di lei quando vide che lo
spadaccino aveva trovato ciò che cercava…un angolo di pagina della rivista che
la ragazza “stava leggendo” quella mattina stessa.
Al di sopra, distintamente, si poteva notare l’elegante
calligrafia di Robin.
La scritta conteneva solo tre parole: “Nami è cotta”.
A nulla servì agitarsi e correre addosso allo spadaccino,
ormai anche lui aveva decifrato il misterioso messaggio.
“Nami…” la guardò lui, porgendole il foglio. “E’ vero?”
Nami non sapeva che rispondere. Era già giunto il momento di
uscire allo scoperto e confessare allo spadaccino il suo amore per lui?
Preferì fare quello che le riusciva meglio: farlo
arrabbiare.
“Non sono affari tuoi, ominide!” urlò, prima di uscire dalla
stanza e andarsene come una furia.
La navigatrice dai capelli rossi passò la notte insonne.
Era agitata, irrequieta… e aveva paura che Zoro potesse non
ricambiare i suoi sentimenti…
In special modo visto che ormai sapeva che lei era
innamorata di qualcuno.
Stava giusto per addormentarsi, quando un lieve bussare alla
porta la destò del tutto.
Guardò fuori dall’oblò e vide Zoro alla debole luce
dell’alba.
“Che ci fai qui a quest’ora?” lo sgridò lei sottovoce “sei
impazzito?”
Zoro la guardò negli occhi, lo sguardo fiero e deciso.
Si avvicinò a lei, lesto, e la baciò.
Labbra su labbra, le lingue che si sfioravano timide…
Il paradiso insomma.
Si staccarono, con lentezza e tristezza e si persero negli
occhi dell’altro.
Non servivano parole tra loro, solo certezze.
Ed entrambi sapevano che avevano trovato nell’altro la propria certezza.
Ringrazio tantissimo Rolo, dubhe
e kyo per i commenti!
Scusate se aggiorno a lumaca, ma
il tempo per scrivere è davvero poco…
Fatemi sapere che ne pensate di
questa shot!