Videogiochi > Tekken
Segui la storia  |       
Autore: depy91    26/11/2009    1 recensioni
Ecco gli avvenimenti immediatamente antecedenti alla partecipazione di Sergei Dragunov al quinto torneo. Uno strano ritrovamento cela infiniti misteri...
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Sergei Dragunov
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Le mie speranze furono accolte, poiché Il testo narrava le vicende di un’antica tribù siberiana vissuta intorno all’anno mille, nota per il temperamento bellicoso e i metodi spietati con cui metteva a  ferro e fuoco i villaggi che incrociavano la sua strada. Il libro inoltre accennava ad un terribile male, una non meglio definita forza della natura inarrestabile, che in brevissimo tempo decimò intere popolazioni, tra le quali persino la violenta tribù di barbari condottieri. Tuttavia non erano queste mistiche leggende ad interessarmi direttamente, bensì la presenza di un trafiletto a fondo pagina, in cui veniva riportata fedelmente una delle iscrizioni incise sulla lastra di chiusa del sarcofago. Il libro forniva anche un’utile traduzione, la quale sarebbe divenuta il punto di partenza per un’opera di decifrazione più accurata. Il brano recitava:

 

Il mondo ove sorse patire non poté la sua sete insana di dolore e devastazione, invase allora le nostre terre, come tremenda pestilenza, per recar danno ciecamente e con atroce crudeltà. Il male che in lui dimora è salvo dal perire e arma alcuna lo può scalfire. Il suo sonno è invece la nostra sola salvezza.

 

Tali parole turbarono bruscamente la mia mente, ma superato l’iniziale momento di inquietudine, mi feci forza e sfruttai i mezzi di cui adesso disponevo per carpire il significato delle altre incisioni mortuarie. Com’era facile aspettarsi, il tono di queste ultime non si discostava da quello fosco e drammatico della precedente. Il sarcofago trasudava lamenti e disperazione, attraverso citazioni di terribili avvenimenti che costarono la vita a moltissime persone. Ovunque su quell’ enorme libro di pietra comparivano velati rimandi al sonno e al suo campo semantico. Ebbi la sensazione di trovarmi di fronte a veri e propri avvertimenti, da seguire scrupolosamente affinché quel misterioso “male” non tornasse dal suo mondo per funestare con maggiore ferocia il nostro. Ad ogni modo avevo raggiunto una base su cui poggiare le mie ricerche, sebbene il significato del simbolo posto sul lastrone di chiusura mi restasse ancora oscuro. Decisi di non divulgare immediatamente al resto della squadra scientifica il risultato dei miei recenti studi e, il mattino seguente, mi recai nuovamente in laboratorio per visionare ulteriormente i reperti, per lo meno fino a quando la mia memoria non avesse riportato alla luce la reminescenza che da giorni non mi dava pace. Nella zona degli scavi, a quanto sembrava, si erano aggiunti nuovi militari delle forze speciali. Un capannello di ufficiali stava confabulando con un soldato che sino ad allora non avevo mai visto. Mi colpì profondamente il suo sguardo glaciale come le nevi siberiane, il suo viso, dalla pelle pallidissima, recava un vistoso sfregio sopra il labbro superiore, lisci capelli corvini gli scorrevano dalla fronte sino al collo, mentre qualche ciocca scendeva lungo la fronte. I suoi conversatori, nonostante fossero più alti in grado, gli porgevano rispetto trattandolo come loro pari. Non saprei dire esattamente perché, ma la figura di quell’uomo mi rimase impressa nella testa per tutto il giorno, così come i suoi occhi gelidi e impassibili, e non nego di aver provato un insolito timore nell’osservarlo. Distolsi lo sguardo da quella scena e mi rimisi a lavoro. Mi tornarono in mente alcune delle frasi che da poco avevo terminato di leggere su quelle pagine secolari. In un passo in particolare, il narratore si riferiva a quella devastante piaga definendola “ira demoniaca”. Dopo tanto penare finalmente ero pervenuto a quell’insistente presentimento, tramutandolo in ricordo. Avevo già avuto a che fare con una simile leggenda e, sebbene al’epoca non avessi riposto in essa troppa importanza, adesso mi convincevo di aver individuato la chiave del mistero. Senza perdere altro tempo mi precipitai nell’ufficio del caporale Zarkovskij e richiesi il permesso di abbandonare la Siberia per qualche giorno, per tornare in Inghilterra, dove ero sicuro di trovare quanto cercavo. L’ufficiale si mostrò titubante e addirittura rifiutò in un primo momento, ma quando gli confessai di avere la certezza che al mio ritorno avrei tenuto in pugno la soluzione del caso, egli ritirò l’iniziale divieto e concesse un velivolo allo scopo, di cui avrei potuto usufruire alla sola condizione di venir accompagnato da uno dei sui uomini. Naturalmente accettai, benché la proposta suonasse più come un ordine, ma il fine del viaggio mi aveva preso a tal punto, da ammorbidire le mie pretese di libertà personale. La sera stessa l’aereo era già in assetto. Mi informarono che colui che era stato scelto per accompagnarmi si proposto autonomamente per tale compito. Si trattava di un giovane soldato semplice, di cui tuttora non conosco il nome, poiché per tutta la durata del viaggio non mi rivolse la parola, ma in fondo la socievolezza non è mai stata una qualità necessaria ad un militare, dunque non vi badai più di tanto. In compenso, quell’uomo divenne la mia ombra, non mi perdeva mai di vista e frequentemente comunicava qualcosa probabilmente alla base, tirando fuori dalla cintura una ricetrasmittente. Quelle erano le uniche occasioni che ebbi per udire la sua voce, in cui curiosamente non riscontrai il marcato accento russo dei suoi colleghi. Quando giungemmo ad Oxford era già calata la notte, ma mi avvalsi dei miei diritti di insegnante di storia antica per convincere il custode a permettermi l’ingresso nella grande biblioteca oltre l’orario consentito. Dopo un’accurata ricerca, estrassi da uno degli alti scaffali colmi di volumi, un tomo molto antico, risalente all’epoca medioevale. Si trattava di un libro molto particolare, poiché raccontava in un alone di vivo trasporto mistico tutti i casi conosciuti di presunte reincarnazioni diaboliche. Naturalmente la maggior parte degli episodi citati appariva come un mucchio di storielle fantasiose per allontanare la gente dalle tentazioni di peccato, ma già alla prima lettura uno di essi mi aveva colpito per il suo straordinario realismo. Secondo quanto lessi, diversi periodi storici denunciavano la presenza di un essere demoniaco famelico di distruzione. Egli, immortale e insaziabile, sorge in ogni epoca da qualche parte nel mondo per recar danno e sofferenza all’umanità. Foreste, isole, intere città sono state devastate da questa maligna entità e nessuno può sottrarsi alla sua potenza, né qualcuno è in grado di ucciderlo. Il brano proseguiva nella descrizioni di orribili massacri, soffermandosi sui vani tentativi di porre rimedio ad un simile male, provando con ogni mezzo ad abbatterlo. Il testo era corredato dalle immagini disegnate dalla penna degli amanuensi. Una di esse mi sconvolse: raffigurava un altare su cui giaceva il corpo di un essere abominevole e alato, sullo sfondo uomini incappucciati chinavano il capo in preghiera. Passai subito alla lettura dei paragrafi che circondavano la raffigurazione. A quanto pareva un anziano chierico era riuscito ad escogitare un modo per offrire a quelle terre martoriate una protezione dalla temibile creatura. Durante una delle tremende incursioni del demone nell’antica città di Sibir, il sacerdote gli si parò innanzi impavidamente e prese a pronunciare un’arcaica formula di esorcismo.  Quelle mistiche parole avrebbero avuto l’effetto di separare il corpo del mostro dal suo malvagio spirito, ma non di eliminarlo definitivamente. Il tentativo riuscì e le spoglie del demone caddero a terra senza vita, mentre il suo animo errante svanì nell’oscurità. Affinché mai più l’eterea essenza riconquistasse il suo originale aspetto, il corpo venne seppellito nell’impenetrabile regione siberiana, ad una notevolissima profondità. Ogni precauzione fu accolta per evitare il risveglio dell’essere mostruoso, compresa l’edificazione di una cripta di pietra per imprigionare il sarcofago, sul quale furono incisi avvertimenti sui rischi che avrebbero corso eventuali violatori della tomba. Tutto combaciava alla perfezione, la scoperta era straordinaria. Ricerche più approfondite non erano ormai indispensabili, quanto desideravo sapere era già in mio possesso. Mi voltai per avvisare il soldato, che nemmeno in quell’occasione aveva voluto esimersi dal seguirmi, eppure stranamente non era più affianco a me. Uscendo dalla biblioteca lo ritrovai davanti all’ingresso. Mi dava le spalle ed ancora una volta stava parlando con qualcuno attraverso la ricetrasmittente. Era talmente preso dal discorso da non accorgersi della mia presenza. Gli strinsi un braccio per attirare la sua attenzione. Il suo arto si irrigidì, essendo stato colto di sorpresa, ed un istante e prima che egli riponesse la ricetrasmittente nella custodia, riuscii ad udire una voce, proveniente dall’audio-trasmettitore, disturbata dal segnale instabile, ma ciononostante distinsi tra quelle parole confuse questa frase: ”Agente Ashen, agente Red, perché non risponde? Qui è l’agente Raven, risponda…”. La cosa mi parve molto sospetta, ma quanto avevo appena scoperto in archivio era troppo importante per sprecare del tempo prezioso in affari che non mi competevano. Il soldato aveva per un breve momento assunto l’espressione di chi nasconde qualcosa, ma immediatamente ricompostosi tornò ad impersonare il consueto milite silenzioso. Lo pregai di riaccompagnarmi in aeroporto, il mio compito ad Oxford era terminato.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Tekken / Vai alla pagina dell'autore: depy91