Videogiochi > Tekken
Ricorda la storia  |       
Autore: Evilcassy    28/11/2009    3 recensioni
Tre colpi alla porta. La maniglia che scattava. Tre passi sulla moquette. Il rumore dei suoi tacchi – vertiginosi, come al solito, lo sapeva – giungeva ovattato alle sue orecchie. Un piccolo sorriso si faceva largo dalle sue labbra. Si voltò con studiata lentezza verso di lei. “Buonasera, splendida signorina Williams.” “Buonasera a lei, Mr Chaolan.” Anna, Lee. Un'affinità particolare, un gioco pericoloso.
Genere: Romantico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anna Williams, Lee Chaolan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Giochi Pericolosi.

 

1 – Because The Night Belongs to Lovers.

 

Quando Anna Williams entrava in un locale alla moda, nella sua sera libera, non passava mai inosservata.

Ondeggiando suoi tacchi altissimi, muovendosi sinuosa nella minigonna, passava tra la gente gettando qua e là occhiate languide.

Si dirigeva verso il bancone del bar e ordinava sempre lo stesso cocktail. Lo sorseggiava, sicura che non avrebbe dovuto attendere molto prima che qualcuno provasse ad avvicinarsi e a scambiare quattro chiacchiere con lei, o a provarci spudoratamente.

Lei si degnava di rivolgere le proprie attenzioni solo a certe categorie di uomini. Alti, belli, ben vestiti. Quando qualcuno di loro si avvicinava al bancone vicino a lei, ordinando da bere e guardandola  di sottecchi, gli rivolgeva un’occhiata ammiccante e scambiavano qualche parola. Le pagava da bere, le strappava una mezza risata, mentre riusciva a gettare un’occhiata dentro la sua generosa scollatura.

Un’ora dopo uscivano insieme dal locale, salendo sulla sua macchina.

L’auto sfrecciava in direzione di uno degli Hotel più lussuosi della città e veniva posteggiata nel parcheggio privato. Entravano tenendosi a braccetto, immersi in un chiacchiericcio fitto fitto, nello scambio di battute e risolini tipici di chi flirta.

Chiedevano una camera e prendevano l’ascensore. Mentre le porte si chiudevano le labbra dell’uomo raggiungevano l’orecchio di Anna Williams, sussurrando qualcosa di invitante che la faceva sorride di trepidazione.

 

Perfettamente prevedibile, trattandosi di Anna Williams. Nulla di nuovo, nulla di strano, consono al suo stile e al suo modo di fare.

 

Se non fosse che, arrivati al piano predestinato, l’uomo la accompagnava davanti alla porta della camera e la apriva. Poi si rivolgeva a lei, dicendole che l’avrebbe attesa per riportarla alla sua abitazione.

Lei annuiva, senza entrare. “Certo. Grazie.”

Poi proseguiva nel corridoio, arrivando davanti ad un’altra porta. Estraeva il suo inseparabile specchietto per controllare  il trucco e i capelli. Schioccava le labbra per spalmare meglio il rossetto.

E bussava. Tre volte.

Poi girava la maniglia ed entrava.

 

 

Lee Chaolan fissava le luci della città, al di là dell’ampia vetrata. Le auto, venti piani più sotto, sfrecciavano nella via principale, lasciando una scia luminosa dietro di loro.

Gettò ancora uno sguardo al proprio Rolex. Mezzanotte e Trenta minuti.

Sarebbe potuta arrivare da un momento all’altro. Controllò la temperatura del vino rosso – il suo preferito – e la disposizione delle tartine al caviale nel vassoio, prima di aggiustarsi il colletto dell’elegante giacca da sera, dando un’ultima occhiata all’atmosfera della camera. Storse il naso ricordandosi che non c’era nemmeno una candela a rendere la luce più soffusa e calda.

Era un peccato, lei le adorava, e alla luce delle candele sembrava rivelare la sua vera forma: quella di una splendida strega, affascinante signora dell’Ardore.

“… ma quanto sono poetico…” borbottò ironico, tornando a fissare la notte che scivolava veloce al di là del vetro.

 

Tre colpi alla porta.

La maniglia che scattava.

Tre passi sulla moquette. Il rumore dei suoi tacchi – vertiginosi, come al solito, lo sapeva – giungeva ovattato alle sue orecchie.

Un piccolo sorriso si faceva largo dalle sue labbra. Si voltò con studiata lentezza verso di lei.

“Buonasera, splendida signorina Williams.”

“Buonasera a lei, Mr Chaolan.”

 

La invitava ad accomodarsi, a mettersi a proprio agio. Anna rispondeva al suo sorriso con le movenze aggraziate e calcolate di chi conosce bene il gioco, lasciando che le facesse scivolare il pellicciotto dalle spalle nude, intossicandolo con il suo profumo.

Accettò di buon grado il calice di vino rosso che l’uomo le offriva, accompagnandolo con una delle tartine al caviale. “Impeccabile come sempre” commentò sorridendo. “Attento al più piccolo dettaglio.”

“Mi conosci, Anna. Lo sai che non mi risparmio mai di fronte ad una bella donna.”

I convenevoli facevano parte del gioco.

Li facevano entrare nell’atmosfera della notte, ma allo stesso tempo era una barriera, un velo, tra di loro, e le loro emozioni.

Era un gioco, in fondo.

Un gioco eccitante, inebriante, pericoloso. Un gioco che per Anna Williams, collaboratrice di Kazuya Mishima, poteva costare la vita.

I frutti proibiti sono i più dolci da mordere.

 

 Le mani di Lee le scivolavano lungo la schiena, sulla stoffa liscia del vestito, mentre le sue labbra non si staccavano dalle sue. Anna faceva appena in tempo a posare sul tavolino il calice vuoto, che veniva sollevata, le sue gambe attorno ai fianchi dell’uomo, e poggiata tra i cuscini del letto.

I vestiti scivolavano via di dosso ad entrambi l’uno dopo l’altro. Lee si soffermava sempre sulla sua lingerie provocante, studiandola sempre con un sorriso sornione.

I denti di Anna gli solleticavano il collo, come se fosse stato il bacio di un’amante vampiro, che reclamava la sua vita e la sua anima. Le sue lunghe dita affusolate si tuffavano tra i suoi capelli, trattenendo il suo viso su di sé, guidandolo sul suo collo, lungo i suoi seni e il suo ventre piatto e muscoloso.

L’uomo accoglieva i suoi gemiti languidi nella sua bocca, lasciandola poi libera di urlare il suo nome, e le sue unghie gli solcavano la schiena, il petto, le braccia muscolose, quando raggiungeva l’apice della passione, infiammandolo.

 

Si lasciò cadere di fianco a lei, estaticamente esausto. La donna stava riprendendo fiato, poteva indovinare il galoppo del suo cuore dalla vena pulsante del suo collo caldo.

Il loro respiro tornava regolare mentre loro restavano fianco a fianco, persi tra i cuscini e le lenzuola di seta. Era inevitabile abbassare la guardia. Lee faceva scivolare un braccio sotto di lei ed Anna si lasciava trasportare accanto a lui, appoggiando la testa sul suo petto, ancora ansante.

Il gioco era finito, designandoli entrambi come vincitori. Potevano anche concedersi il riposo, a quel punto.

Avevano preso l’abitudine di lasciarsi scivolare nel sonno nello stesso letto, anche solo per un paio d’ore.

Non si potevano permettersi altro. Non dovevano permettersi altro.

Quello era il retrogusto amaro della fine del gioco.

 

Anna si alzò a sedere, voltando la schiena all’uomo. Poteva sentire il suo respiro calmo e regolare, coperto dal velo d’ombra della notte. Fuori dalle sue braccia faceva un freddo cane, e l’oscurità non era più una coperta rassicurante. Si morse le labbra, sospirando, lottando contro quella maledetta debolezza che le faceva desiderare di coricarsi di nuovo, per sentire il suo respiro solleticarle la nuca e la sua pelle calda sulla sua.

Si alzò senza emettere rumore, facendo ben attenzione a dove metteva i piedi. Cercò a tentoni i suoi vestiti, dirigendosi poi verso il bagno, dove si rivestì, dandosi una ritoccata al trucco.

Nascondere la stanchezza e la malinconia dietro uno strato di make-up era sempre stata una sua prerogativa. Il rossetto sulle labbra le disegnava un sorriso furbo, quasi un ghigno, e il mascara le alzava le ciglia quanto bastava per toglierle l’increspatura malinconica del suo sguardo azzurro.

Strega la chiamava lui, morbidamente, mentre percorreva con le sue labbra il suo corpo. Sei una maledetta strega.

Sorrise tristemente: quanto avrebbe voluto dei poteri magici. Uno schiocco di dita, e i suoi desideri realizzati.

Chiuse la pochette di perline nere con uno scatto nervoso. Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso.

Fece per uscire dal bagno, le scarpe in mano, ma poi decise di dare un ultimo tocco di classe, un’impronta del suo passaggio.

Prese in mano nuovamente il rossetto, facendolo scivolare sulla superficie riflettente.

Alla prossima settimana, Darling.

Nella stanza, avvolto nell’oscurità, Lee Chaolan continuava a dormire, l’espressione più serena che si potesse immaginare dipinta sul suo volto.

 

 

 

Eccomi qui!!!

Non era la FF che volevo fare inizialmente su questi due ma… mi è saltata in mente questa mattina, e non ho potuto fare a meno di scriverla.

So che attirerò l’ira funesta di Krisalia, ma spero di sopravvivere.

Almeno sino alla fine della Fic….

La canzone che da il titolo al capitolo (scritta da BRUCE SPRINGSTEEN x Patti Smith) è una delle mie canzoni preferite in assoluto.

 

Fatemi sapere i vostri pareri!!

EC

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Tekken / Vai alla pagina dell'autore: Evilcassy