Capitolo XXXVIII
Un mese dopo – Tribunale di Los Angeles
Il giudice Foreman
raggiunse il suo scranno con lo sguardo a terra, l’espressione seria. La toga
nera frusciò sulla sedia, quando si sedette e gettò un rapido sguardo verso la
gente che occupava la sala del Tribunale di Los Angeles e che borbottava
rumorosamente. Le telecamere dei giornalisti si puntarono immediatamente sul
giudice, in attesa.
Xander sentì Irina
stringergli la mano, in piedi di fianco a lei, gli occhi bassi. Stava tentando
in ogni modo di non guardare nella parte sinistra della sala, per evitare di
incontrare gli occhi dell’ultima persona che voleva vedere.
William Challagher.
Xander girò la
testa verso lo Scorpione, seduto con l’espressione strafottente sul volto, le
mani ammanettate, i due agenti della polizia che lo controllavano a vista.
Qualche metro più in là, c’era Dimitri, in disparte, perfettamente tranquillo.
William continuava a guardare dalla loro parte, gli occhi fissi su Irina, un
vago sorriso che non cercava nemmeno di nascondere.
Xander si mosse
appena, nervoso. Le aveva detto che non l’avrebbe più rivisto, ma Irina era
stata chiamata a testimoniare contro Challagher, per raccontare la sua su tutti
gli eventi che li avevano coinvolti. L’aveva fatto solo per infliggergli una
condanna ancora peggiore, ma era stato molto difficile per lei.
Quando l’aveva
vista seduta di fianco al giudice, lo sguardo basso e il tono di voce flebile,
mentre rispondeva alle domande degli avvocati e dello stesso giudice, si era
sentito morire. Era stata costretta a raccontare tutto, per filo e per segno,
tutto quello che aveva vissuto con lo Scorpione… E mentre lui soffriva in
silenzio, seduto vicino al loro avvocato, Irina aveva lo sguardo addolorato di
chi proprio non ce la fa più.
“Smettila di guardare da questa parte, figlio di
puttana” pensò
Xander, fissando con occhi di fuoco Challagher, “Ti chiuderanno dentro a vita, e allora l’unica cosa che avrai da
fissare saranno le sbarre… E te stesso”.
Si voltò verso Irina,
e le mise un braccio intorno alle spalle. Le aveva chiesto molto, lo sapeva, ma
era stata molto coraggiosa: aveva accettato di rivederlo, di sentire il suo
sguardo su di lei, e di parlare di quello che era successo.
All’inizio era
stato tragico. Jenny e Jess avevano assistito alle prime sedute del processo, e
l’amica era scoppiata a piangere appena aveva capito cosa gli aveva nascosto
Irina per anni. Era corsa fuori dalla sala, sconvolta, senza la forza per
continuare ad ascoltare. Irina era rimasta pietrificata quando aveva visto la
sua reazione, ma non aveva avuto modo di fare niente, se non continuare a
rispondere alle domande del giudice con voce stentorea. L’unica nota positiva
in tutta quella cosa era che i giornalisti non avevano assistito a quella parte
del processo, perché Xander aveva preteso che avvenisse a porte chiuse.
Il giudice si
schiarì la voce, e guardò tutta la sala da sopra gli occhiali.
<< Bene
>> disse, << Silenzio, per favore >>.
Si schiarì un’altra
volta la voce e continuò: << Questa Corte, esaminate le prove a carico
degli imputati, valutati i racconti dei testimoni, condanna William Challagher
alla reclusione in carcere a vita, regime di massima sicurezza, per i reati di:
omicidio premeditato, violenza sessuale, spaccio di droga, traffici illeciti,
gare clandestine… >>.
Xander abbracciò
Irina, ritornando a respirare. Il giudice continuò a elencare i reati per i
quali era condannato Challagher, mentre Irina rimaneva in completo silenzio,
abbandonata sul suo petto. Guardò lo Scorpione con soddisfazione, invitandolo a
mostrare ancora la sua faccia tosta.
L’unica reazione di
Challagher fu quella di arricciare il labbro, fissando Foreman con occhi di
ghiaccio, quasi fosse convinto che sarebbe crollato a terra. Poi gettò
un’occhiata a Dimitri, che lo guardò senza lasciar trasparire nulla dalle iridi
grigie. Teneva le braccia incrociate, in attesa della sua condanna.
<< Questa
Corte, esaminate le prove a carico dell’imputato, valutate le testimonianze,
condanna Dimitri Goryalef alla reclusione in carcere per anni quindici, per i
reati di: omicidio colposo, gare clandestine, traffici illeciti… >>.
Quindici anni…
Erano tanti, ma sempre meno di quelli che gli sarebbero spettati se Xander
stesso non avesse testimoniato a suo favore… Guardò il russo e gli fece un
cenno con il capo.
Rimasero in
silenzio ad ascoltare le condanne di tutti, presenti e non presenti, e alla
fine la sala eruppe in un applauso. Xander strinse la mano al loro avvocato e
fece un cenno a Jess, seduto qualche fila indietro, Jenny di fianco a lui.
Prese per mano
Irina e insieme seguirono la folla che lasciava la sala, Challagher scortato
verso le volanti della polizia insieme a Dimitri, Simon Cohen che si occupava
di loro, dopo aver deciso di tornare nell’F.B.I.
<< Irina!
>> gridò Jenny, e le corse incontro abbracciandola, le lacrime agli
occhi. Le due ragazze rimasero appiccicate, mentre Jess dava una pacca sulla
spalla a Xander.
<< E’ andata
bene, alla fine >> disse, << Meglio di quanto immaginavamo
>>.
Dire che era andata
bene era una magra consolazione. Challagher sarebbe rimasto in carcere per il
resto dei suoi giorni, ma niente avrebbe cancellato la cicatrice di Irina. Se
n’era reso conto quando aveva scoperto che dal momento in cui aveva
acconsentito a testimoniare contro di lui, e quindi a rivederlo, di notte era
perennemente assalita dagli incubi…
<< Andiamo a
prendere un caffè >> disse Xander, << Credo sia meglio pensare ad
altro >>.
Irina non aveva
ancora parlato, e Jenny continuava a tenerla per mano, cercando invano di
consolarla. Nonostante tutto, però, sembrava sollevata. Quella era davvero
l’ultima volta che vedeva Challagher.
<< Ti va, o
preferisci andare a casa? >> le chiese.
<< Va bene
>> disse piano Irina, << Penso di aver bisogno di qualcosa di
fresco >>.
Xander si mise
d’accordo con Jess su dove andare, poi lui e Irina raggiunsero la Mercedes
scura e salirono sopra, in silenzio. Solo allora Irina si lasciò andare a un
sospiro.
<< Stai bene?
>> chiese Xander, mettendo in moto.
<< Sì, sto
bene >> rispose lei stancamente, << Sto bene… Mi ha fatto piacere
che tu abbia messo una buona parola per Dimitri… In fondo lui non mi ha mai
fatto niente >>.
Xander si diresse
verso il lungomare, il sole di agosto che batteva sul tetto di scuro dell’auto,
i finestrini aperti da cui entrava la brezza del mare.
Irina aveva
ragione: il russo non le aveva mai fatto niente, non l’aveva mai toccata. E poi
alla fine li aveva anche aiutati: gli erano riconoscenti entrambi per quello,
forse in modo diverso, ma lo erano davvero.
Xander parcheggiò
l’auto, e scesero. Quello che ormai era diventato il loro bar li aspettava
appollaiato sulla spiaggia, i tavolini luccicanti che davano sulla battigia,
gli ombrelloni colorati che rallegravano l’atmosfera. Irina sembrò riprendersi.
<< Avanti,
sorridimi. Fammi questo regalo >> le disse, e lei si aprì in un
meraviglioso sorriso, anche se qualcosa nei suoi occhi continuava a rimanere
oscuro.
<< Ho voglia
di un gelato >> disse Irina, sfiorando le labbra con le sue.
<< Tutto
quello che vuoi, basta che continui a sorridere >> disse Xander,
spingedola verso uno dei tavoli.
Sentirono Jenny e
Jess arrivare qualche minuto dopo, discutendo su qualcosa che la ragazza
riteneva di massima importanza.
<< Secondo me
bisogna dirglielo… >> stava mormorando.
<< Ci pensa
Xander >> ribatté Jess, chiudendo il discorso. << E’ opera sua, non
nostra… >>.
Irina guardò
curiosa Xander, ma lui ammiccò e non disse niente. Non voleva rivelarle nulla,
perché aveva in mente una cosa… Le fece cenno di non fare domande, e lei
sorrise.
<< Ah,
eccovi! >> disse Jenny, << Stavo pensando che ci vorrebbe qualcosa
di fresco… Sto morendo di caldo, voi? >>.
<< Gelato?
>> propose Irina, facendole spazio accanto a lei.
Xander la guardò, e
si rese conto che alla fine niente poteva andare meglio di così. Challagher
sarebbe finito in una cella a vita, senza fare del male più a nessuno, e lui
aveva ritrovato Irina. Non poteva chiedere di meglio, in quella giornata… Non
poteva chiedere di più, in quella vita.
Cosa sarebbe
successo dopo, non lo sapeva, e forse non era nemmeno importante. Per la prima
volta si trovava a dover sperare che lei non si stufasse di lui, perché era
sicuro che il contrario non sarebbe mai accaduto. Per il momento le ferite si
stavano rimarginando, con fatica, con pazienza, ma almeno si stavano ricucendo…
Di tempo ne avevano, ora.
<< Avanti,
Irina, sbrigati >> disse Jenny, aspettandola nel corridoio, impaziente.
<< Arrivo
>>.
Irina scese le
scale e prese le chiavi della macchina, sotto lo sguardo indagatore dell’amica.
Quando si accorse che Jenny aveva un sopracciglio inarcato e l’espressione
scettica, si fermò di colpo.
<< Che c’è?
>> chiese, guardandosi. Indossava i soliti jeans e aveva messo una
camicetta lilla, niente di strano, a suo parere.
<< Mah…
>> fece Jenny, << No, no niente… Stavo solo pensando che al posto
di quei jeans io ci vedrei una gonna… >>.
<< Ma stiamo
andando solo a casa di Xander >> disse Irina, dubbiosa.
<< Appunto
>> ribatté Jenny.
Irina alzò gli
occhi al cielo e tornò di sopra, per mettere la tanto sospirata gonna. Scese di
nuovo e guardò Jenny, in attesa del suo ok.
<< Bene, ora
va meglio >> disse lei, << Adesso possiamo andare… Andiamo con la
mia macchina >>.
<< Oh…
>>. Irina lasciò le chiavi della TT sul mobiletto e salutò suo padre, poi
seguì Jenny fuori. Era chiaro che le stava nascondendo qualcosa, e che non
voleva dirle nulla… Doveva avere a che fare con la cosa che l’aveva sentita
confabulare con Jess quella mattina, e prima che Xander la riportasse a casa,
senza stranamente chiederle di passare il pomeriggio insieme…
Mezz’ora dopo,
parcheggiavano la Ford azzurra di Jenny nel giardino della casa di Xander.
Irina notò subito che doveva esserci qualcun altro, perché sentiva delle risate
provenire dal punto esatto dove c’era la piscina… E poi c’era qualche auto di
troppo: la Golf rossa di Max e diverse macchine che non aveva mai visto.
“Credo di essermi persa qualcosa…”.
Suonarono alla
porta, e venne ad aprirgli Jess, vestito con una bella camicia azzurra,
l’espressione divertita di fronte allo sguardo incuriosito di Irina. Scambiò un
bacio con Jess e poi le fece entrare.
<< Andate in
giardino… C’è una bella sorpresa >> disse.
Jenny ridacchiò, e
lei e Irina raggiunsero la piscina.
I lampioncini erano
accesi, rischiarando il giardino con una luce delicata e soffusa. Sui bordi
della piscina e sull’acqua limpida, c’erano decine di candeline colorate, che
bruciando pervadevano l’aria di un dolce profumo di frutta. Un paio di tavoli
erano stati riempiti di bottiglie e di cibo, circondati da decine di persone
che parlavano tra loro, ridendo e scherzando. Mentre si rendeva conto di
conoscere bene le canzoni che lo stereo, appostato a un angolo del giardino,
stava trasmettendo, individuò Max, Angie, Katy e Antony dall’altra parte della
piscina. La salutarono ridendo della sua espressione confusa. Si era veramente
persa qualcosa…
<< Ti piace?
>> domandò una voce alle sue spalle.
Si voltò di scatto,
incontrando gli occhi azzurri e luccicanti di Xander. La camicia bianca gli
stava benissimo, e appeso al suo collo brillava qualcosa che Irina conosceva
bene, e di cui per un po’ si era dimenticata dell’esitenza: il suo ciondolo,
quello che gli aveva dato, o forse quello che aveva strappato dalle mani di
William…
<< Cosa vuol
dire? >> chiese lei sorridendo e facendo cenno verso quella che era
chiaramente una festa, << Non mi avevi detto nulla… Non è mica il mio
compleanno >>.
<< Infatti…
E’ il mio, di compleanno >> rispose lui, ghignando.
Irina rimase di
sasso, presa alla sprovvista. Guardò il datario dell’orologio, e si rese conto
che si era dimenticata del suo compleanno… Colpa della sentenza del giudice,
del pensiero del processo…
<< Perché non
me lo hai ricordato? >> balbettò, imbarazzata.
Xander sorrise.
<< Perché eri presa da altro… Non volevo che ti preoccupassi anche di
questo >> rispose, << Il mio compleanno è solo una scusa per fare
tutto questo >>.
Irina sorrise e gli
diede un bacio a fior di labbra. Non gli aveva portato nemmeno un regalo…
Si accorse che
qualcuno li guardava divertito, così si voltò verso la piscina e rivolse
un’occhiata fintamente arrabbiata a Jenny: lei sapeva tutto e non le aveva
detto niente.
<< Ci sono un
sacco di persone che non conosco… >> mormorò Irina, << Ah, quelli
sono i tuoi. Vado a salutarli >>.
Individuò Anne e
Steve che si servivano da mangiare in un piatto, tutti contenti per essere
presenti alla festa del figlio. Parlavano con altre persone che Irina non aveva
mai visto, ma dovevano essere colleghi dell’F.B.I.
<< Ciao Irina
>> la salutò allegramente Anne, << Come stai? >>.
<< Bene,
signora >> rispose Irina, << Non sapevo che Xander avesse
organizzato tutto questo… L’ha fatto apposta per farmi trovare impreparata
>>. Sorrise.
Anne lanciò
un’occhiata complice al marito. << L’importante è che tu ci sia >>
disse.
Irina li salutò e
andò verso Angie per scambiare quattro chiacchere. Le cose con Max sembravano
andare a gonfie vele, e il meccanico si era ripreso dal senso di colpa per non
averle impedito di gareggiare contro William e aver così evitato tutto quel
casino. Katy, l’unica venuta non “accompagnata”, sembrava perfettamente a suo
agio, e adocchiava famelicamente la torta che era stata lasciata incustodita su
uno dei tavoli.
<< Quando sei
impreparata sei più bella >>.
Xander ricomparve
di nuovo come un fantasma alle sue spalle, ma Irina non si voltò, per dargli
l’impressione di essere arrabbiata con lui. Sentì la sua mano scostarle una
ciocca di capelli dalla spalla.
<< Come ti
senti? >> le chiese, avvolgendole la vita con le braccia.
<< Bene
>> rispose Irina, << Troppo bene… Avrei voluto solo ricordarmi del
tuo compleanno: ti avrei fatto un regalino… >>.
<< Il tuo
regalo me lo hai già fatto >>. Le mise davanti agli occhi il ciondolo a
forma di quadrifoglio. << Me lo lasci, vero? >>.
Irina fissò la
catenina d’argento, dubbiosa. Quell’oggetto rappresentava per lei molto,
moltissimo: era un pezzo della sua anima, perché era un dono di sua madre. Era
la cosa a cui teneva di più… Chi meglio di lui poteva conservare un pezzo di
lei stessa?
<< E’ già tuo
>> rispose.
Xander la fece
girare e la baciò sulle labbra, incurante di avere sua madre a pochi metri da
loro. Sorrise quando la vide rivolgere un’occhiata alla donna, imbarazzata.
<< C’è tua
mamma… >> sussurrò.
<< E allora?
Non le da mica fastidio, sai? >> ribatté Xander, senza l’intenzione di
staccarsi.
<< A me sì,
però >> disse Irina, cambiando colore.
Xander le sospirò
proprio sulla bocca, e la lasciò andare. Anne ridacchiò e Irina capì da chi
Xander avesse preso il suo famoso ghigno lupesco.
<< Finalmente
ti sei trovato una ragazza seria >> commentò la donna, guardando il
figlio, << Per i tuoi canoni è una novità… Almeno, l’ultima ragazza che
mi hai presentato risale a prima che diventassi agente dell’F.B.I… >>.
Irina guardò
Xander, curiosa e sorpresa. Chissà che genere di ragazze aveva avuto, prima…
Lui alzò gli occhi al cielo, e non disse niente.
<< Una volta
è venuto a casa con una spogliarellista >> sussurrò Anne ridendo, in modo
che solo loro tre potessero sentire, << Per fortuna che è durata solo una
settimana… Dopo ha cambiato gusti >>.
Irina guardò a
occhi spalancati Xander. Non era gelosa, era solo… Bé, Xander non le sembrava
proprio un tipo da spogliarelliste!
Lui sbuffò e disse:
<< Lasciamo perdere… Ero un ragazzino idiota… >>.
Irina sorrise
quando si accorse che Xander trovava la cosa imbarazzante: era la prima volta
che lo vedeva a disagio per qualcosa, e lo trovò davvero tenero. Gli scoccò un
bacio sulle labbra e si allontanò, per dargli il tempo di prendersela con sua
madre, se voleva.
La serata passò
davvero velocemente, tra una chiacchera e l’altra; le vennero presentate
diverse persone, ma dopo mezz’ora aveva già dimenticato tutti i nomi così, per
evitare figuracce, decise di andarsi a sedere vicino al bordo della piscina,
assaporando quel profumo fruttato che proveniva dalle candele ancora accese.
Verso mezzanotte se
ne andarono tutti, e rimasero solo Jenny e Jess. Xander si allentò i bottoni
della camicia e si sedette di fianco a lei, ridendo della faccia rossa di Jess,
che aveva bevuto qualche goccetto di troppo. L’informatico era piuttosto
allegro, e canticchiava una canzone che sembravano conoscere solo loro due.
Jenny lo prese per
un gomito. << Dai, scemo… Te ne devi andare a dormire, prima di
cominciare a dire cavolate… Hai una reputazione da agente dell’F.B.I. da
difendere… >>.
Scoppiarono tutti a
ridere, e Irina e Xander li guardarono rientrare in casa, con l’informatico che
ghignava più del solito. Faceva davvero ridere.
Ad un certo punto
Xander si sfilò la camicia e la lasciò sulla sdraio, e guardò Irina, una luce
maliziosa negli occhi azzurri.
<< Bagno di
mezzanotte? >> propose.
<< Ehm…
>>.
Jenny avrebbe
potuto almeno dirle di portarsi il costume…
<< Avanti…
Non ti vede nessuno… >> ghignò Xander, avvicinandosi, << Fa un po’
caldo, non trovi? >>.
Non le diede
nemmeno il tempo di rispondere, perché la prese per i fianchi e la spinse oltre
il bordo della piscina, scarpe comprese, e si tuffò di fianco a lei.
Irina riemerse un
secondo dopo, i capelli incollati alla faccia, il leggero trucco che doveva
essersi sciolto. Guardò Xander fare un paio di bracciate e raggiungerla,
ridendo. La spinse verso il bordo e la imprigionò tra le sue braccia, il volto
a pochi centimetri dal suo.
<< Non potevi
avvertirmi, vero? >> disse lei, scocciata, l’acqua gelida che le mulinava
intorno alle gambe.
<< No, non
sarebbe stato altrettanto divertente >> ribatté lui, abbassando lo
sguardo sulla sua camicetta bagnata, che era diventata trasparente. Le passò
una mano tra i capelli e ghignò. << Dai, perdonami… E’ il mio compleanno,
in fondo >>.
<< Sbaglio, o
è il tuo compleanno solo quando serve? >> ribatté Irina, ma sorrise.
Poteva perdonargli
tutto, anche quello. Xander non era mai eccessivo, quando la prendeva alla
sprovvista: mai niente di troppo pesante. Faceva parte di uno dei suoi
innumerevoli pregi.
<< Davvero
sei stato con una spogliarellista? >> chiese, giusto per metterlo di
nuovo in imbarazzo.
<< Sì… Ma
avevo diciannove anni… Ero ancora un cretino >> rispose lui, << Mia
madre è una scema, non sa tenere la lingua a posto… >>.
<< Non mi da
mica fastidio sapere che sei stato con altre ragazze >> disse Irina,
ridacchiando, << Però, bè… Potrebbe venirmi qualche complesso >>.
Xander le rivolse
un’occhiata maliziosa. << In realtà, nemmeno una delle ragazze con cui
sono stato potrebbe reggere il confronto con te nella prova “maglietta
bagnata”, sai? >>.
Irina gli diede un
finto schiaffo, arrossendo per la sua sfacciataggine, ma poi si lasciò mettere
a sedere sul bordo della piscina senza protestare. Xander si issò di fianco a
lei, grondando acqua da tutte le parti, e le passò un asciugamano, avvolgendola
stretta in un abbraccio che le scaldò anche l’anima.
<< Mi fai un
altro regalo? >> domandò.
Irina annuì.
<< Rimani di
nuovo a dormire? >>.
<< Certo
>>.
Rientrarono in
casa, e Irina andò in bagno a cambiarsi. Ormai aveva lasciato un cambio per
ogni evenienza, perché era capitato spesso che si fermasse a dormire da Xander.
Cercò la sua camicetta da notte azzurra e se la infilò, asciugando rapidamente
i capelli con il phon.
Trovò Xander che
accendeva la lampada sul comodino, che stava spegnendo il cellulare. Le rivolse
un’occhiata e si sdraiò nel letto, facendole cenno di raggiungerlo.
Mentre si sedeva di
fianco a lui, Irina venne presa da un pensiero: Xander aveva venticinque anni,
ed era stato con diverse, se non molte, ragazze prima di lei… Lei, invece, dal
basso dei suoi vent’anni, era una bambina… Che oltretutto non riusciva ancora a
vincere le sue paure.
Sospirò e appoggiò
la testa sulla spalla di Xander. Quello era un altro problema, che doveva
risolvere al più presto… Quanto tempo era passato da quando Xander le aveva
promesso niente forzature?
Un mese… Un lungo mese
nel quale Xander non le aveva mai fatto pesare la questione, non era mai più
tornato sull’argomento. L’unica cosa che le aveva chiesto, e lo aveva fatto
scherzando, era di non mettere troppo alla prova il suo autocontrollo, cosa che
Irina non avrebbe mai fatto anche se lui non glielo avesse mai detto.
<< ‘Notte,
piccola >> sussurrò lui, spegnendo la luce.
<< ‘Notte
>>.
Irina si svegliò di
soprassalto, preda di nuovo del suo incubo che ormai da un mese faceva parte
della sua notte. Si mise a sedere, guardando la stanza fiocamente illuminata
dalla luce dell’alba che filtrava tra le finestre. Trasse un respiro profondo,
cercando di calmare il cuore che batteva all’impazzata e guardò Xander, di
fianco a lei, che dormiva tranquillo.
Rimase immobile
sperando di non svegliarlo. Non voleva rovinargli l’ennesima notte di sonno per
uno stupido sogno di cui non riusciva a disfarsi… Tutte le volte si era alzato
cercando di tranquillizzarla.
Xander però si
accorse di lei, si stiracchiò e le cinse i fianchi con un braccio. Era come se
inconsciamente fosse collegato a Irina, che avesse un legame che gli
consentisse di sapere sempre cosa provava.
<< Di nuovo?
>> domandò solo, serio.
<< Torna pure
a dormire >> disse Irina, passandosi una mano tra i capelli, << E’
solo uno stupido sogno… La solita storia >>.
Xander non le
credeva, e non considerava stupido il suo sogno. Lo sapeva che quello che aveva
passato non era facile da dimenticare…
<< Vieni qui
>>.
La tirò giù di
fianco a lui, e rimase a guardarla, intenerito dalla sua espressione spaventata
e dal suo viso dai tratti morbidi. Soffriva nel rendersi conto che non riusciva
a farle passare quella cosa, anche se era con lei.
<< E’
irrazionale >> mormorò Irina, fissando il soffitto, << Non riesco a
liberarmene. Nemmeno adesso che lo chiuderanno in una cella e butteranno via la
chiave… >>.
Xander se la tirò
vicino, abbracciandola. << Non fa niente, Irina. Sta tranquilla, ci vorrà
del tempo, ma vedrai che passerà >>.
La ragazza si mosse
verso di lui e lo baciò sulle labbra, appoggiata al suo petto. Quando la
tranquillizzava in quel modo, si rendeva conto che senza di lui non sarebbe mai
riuscita ad andare avanti. Riusciva a farla sentire al sicuro, perché sentiva
che finché ci fosse stato lui non le poteva succedere niente…
Si issò sopra
Xander, sentendo la sua mano accarezzarla leggera la schiena coperta dalla
camicetta da notte. La prese per i fianchi e la fece sedere sul suo bacino,
senza nessuno sforzo. A quel punto Irina si staccò.
In un mese, non era
ancora riuscita a liberarsi di quella paura stupida e senza senso che si era
portata dietro per due anni. Xander le rivolse un’occhiata preoccupata, poi le
scoccò un bacio sulla fronte. Era frustrata, lo vedeva, e non voleva tirare
fuori l’argomento, perché sapeva che sarebbe stato ancora peggio…
<< Avanti,
torna a dormire >> disse Xander, sorridendole.
<< Xander,
sono un’idiota >> disse lei, << E’ possibile che io sia l’unica
ragazza al mondo che non ci riesce? >>.
<< E’ inutile
parlarne >> disse Xander, mettendosi comodo, << Lo sai come la
penso. Non mi aspetto che tu ti senta a tuo agio solo dopo qualche settimana.
Ci sono ragazze che impiegano anni a liberarsi del problema. Non ho nessuna
fretta, capito? >>.
Le sfiorò
delicatamente una guancia. Era vero, poteva aspettare anche se era difficile, e
l’unica cosa che lo faceva soffrire era il fatto che lei si sentisse
perennemente in colpa per non riuscire a lasciarsi andare.
<< Ma… Ma tu
te lo meriti, cavolo! >> sbottò Irina, arrabbiata per la sua solita
comprensione, << Hai fatto di tutto… >>.
Xander si issò sui
gomiti. << Io non mi merito niente, Irina. Tutti gli uomini che hanno
fatto parte della tua vita ti hanno abituata a sentirti considerata un oggetto,
ma per me non lo sei. Hai un corpo, ma anche una testa e dei sentimenti. Sono
disposto ad aspettare tutto il tempo necessario >>.
Le rivolse
un’occhiata per farle capire che il discorso era chiuso.
Irina lo guardò,
grata. Continuava a non volerle far pesare quella cosa, a dimostrarle che non
voleva forzarla… Proprio per quel motivo era determinata a risolvere il
“problema”.
In fondo, di cosa
doveva avere paura? Non certo di lui… Le aveva salvato la vita, era tornato a
prenderla… Non le avrebbe mai fatto del male, su quello era sicura…
Si sporse e lo
baciò sulle labbra con tanta foga da costringerlo a stendersi di nuovo sul
cuscino.
Xander lasciò che
Irina si abbassasse su di lui, accorgendosi che sembrava intenzionata a
tentare… Si chiese se fosse il caso di lasciarla fare… Era ancora troppo
presto…
Quando le dita di
Irina sfiorarono la cicatrice sul petto, insinuandosi sotto la sua maglietta,
dovette cedere: amava troppo quel gesto, proprio perché era l’unica a cui lo
permetteva. Era egoismo, ma voleva darle corda…
La spinse leggermente
indietro quel tanto che bastava a liberare il bacino, e lei si lasciò tirare
giù senza protestare. Si guardarono negli occhi per un momento, lui con la
tacita domanda nello sguardo: sicura?
Irina gli
mordicchiò il labbro, sfilandogli la maglietta e lasciandola cadere di lato…
Non aveva le farfalle nello stomaco perché si vergognava, ma perché desiderava
Xander come mai prima di allora. La paura rimaneva, ma voleva sconfiggerla…
Lui la baciò sul
collo, il respiro controllato di chi è ancora perfettamente cosciente di quello
che sta facendo, e si issò sopra di lei, imprigionandola tra le sue gambe. La
prese per i fianchi e la spinse sui cuscini, leggermente titubante. Irina se lo
trascinò dietro tirandolo per le spalle.
Sentiva di essere
spaventata, di collegare incosciamente ogni gesto con quelli che aveva vissuto
con William, ma cercava in ogni modo di non riportare alla mente nessun
ricordo. Xander non era lo Scorpione, era Xander e basta… Non poteva
comportarsi come lui…
Gli mise un braccio
dietro il collo e lo baciò di nuovo, avvolgendo la sua gamba con la sua. Il
tocco delicato delle sue mani gli stava dicendo che voleva che continuasse.
Xander decise che
forse poteva provare. Era pronto a fermarsi in qualsiasi momento, se lei avesse
dato segni di insicurezza. Era troppo presto, se ne rendeva conto. Ma il
desiderio che si stava impossessando di lui era troppo forte per renderlo
pienamente altruista… Gli stava chiedendo una prova di autocontrollo che
sarebbe stato difficile superare, anche per lui.
Lentamente, iniziò
a sfilarle la camicia da notte, tenendo d’occhio l’espressione di Irina. I
capelli sciolti le cadevano sulle spalle morbidi e profumati, gli occhi fissi
nei suoi, un leggero sorriso imbarazzato sul volto dai tratti delicati… Ma non
sembrava volere che si fermasse.
Piano, come se
fosse fatta di porcellana, le tolse di dosso quell’indumento che lo separava da
lei. Contemplò per un attimo il corpo perfetto di Irina, la pelle candida che
profumava di quel sapore di cui lui non era più riuscito a liberarsi, l’intimo
rosa confetto che le ricordava quanto fosse inesperta, ancora…
Irina si sentiva
strana, questa volta. Gli occhi di Xander che percorrevano il suo corpo non le
ricordarono quelli di William, non avevano nessuna luce morbosa che brillava
sinistra… Le sue mani erano più delicate, meno possessive, più rispettose… Era
diverso, e lo scopriva solo adesso.
Si strinse a
Xander, desiderosa di sentire la sua pelle calda contro la sua, di sentire i
suoi muscoli possenti premere contro il corpo così minuto rispetto al suo.
Iniziava a capire la differenza, a smettere di temere le sue reazioni…
Xander ormai stava
perdendo ogni briciolo di lucidità, ma contemporaneamente lottava per non
perdere il controllo. Irina si stava fidando, gli stava dimostrando che non
aveva paura di quello che sarebbe successo, e non poteva sbagliare. Doveva
calcolare ogni movimento, perché sapeva che anche un solo errore avrebbe
spaventato Irina e l’avrebbe fatta fermare. Non poteva rischiare di
allontanarla proprio ora che lei sembrava pronta.
Si issò sulle
braccia, e la guardò in viso per capire cosa stava provando. L’unica cosa che
riuscì a leggere nei suoi occhi da cerbiatta era solo un po’ di imbarazzo, ma
non c’era paura. Non più.
<< Ti prego,
se in qualunque momento cambierai idea, fermami, piccola >> sussurrò,
<< Capito? Ti giuro che se non te la senti, sono pronto a fermarmi qui,
adesso. Ti prometto che non ti costringerò a niente… >>.
Era dura, difficile
pronunciare quelle parole, quando sentiva potente il desiderio di averla per
davvero solo sua. Era quasi doloroso farle una promessa del genere, ma l’amava
davvero troppo per costringerla a qualcosa che non si sentiva di fare…
Irina sorrise, lo
prese per le spalle e lo baciò, senza dire niente. Non voleva che si fermasse,
voleva andare fino in fondo anche se rappresentava un passo molto lungo e non
ancora programmato.
La mano di Xander
corse al gancio del reggiseno, e lei attese che facesse il suo lavoro. Glielo
sfilò di dosso con delicatezza, e finalmente entrambi sentirono il petto
dell’altro premere sul proprio. Il ciondolo che lui portava al collo brillò
nella penombra.
Per un momento,
nella mente di Irina ritornò il ricordo di qualche episodio passato, quando
ancora la speranza di liberarsi di William le sembrava un miraggio. Si irrigidì
inconsciamente, il suo respiro si fece più rapido e portò istintivamente la sua
mano su quella di Xander, appoggiata sul lenzuolo.
Xander comprese in
un attimo cos’era successo, e si chiese cosa avesse sbagliato… Sentiva il corpo
di Irina rigido, improvvisamente meno caldo.
<< Xander…
>> mormorò Irina, stringendogli la mano.
<<
Tranquilla, piccola, va bene così. Fermiamoci >> sussurrò lui,
allontandosi dal suo corpo per riguadagnare il controllo che aveva quasi perso.
Irina deglutì mentre si stendeva di fianco a lei.
<< No,
aspetta… Ho solo bisogno di un attimo… >> mormorò.
Xander contemplò il
viso della ragazza per un momento: era tesa, addolorata, frustrata, però non
spaventata. Quel misto di dubbio e paura faceva parte anche del fatto che per
lei rappresentava quasi una prima volta… Poteva provare a metterla più a suo
agio…
Alzò la mano libera
e la poggiò sul ventre morbido di Irina, solleticandole la pelle sotto
l’ombelico. Piano piano, disegnando segni concentrici con le dita, si diresse
in alto, sotto il seno, saggiandola come se fosse fatta di vetro e potesse
rompersi da un momento all’altro.
Un brivido percorse
il corpo di Irina quando sentì scorrere la mano calda di Xander sullo sterno,
un brivido piacevole e assurdamente potente. Lentamente, il suo respiro si fece
più lento, più rilassato. La mano del ragazzo le sfiorava la pelle così
delicatamente da sembrare quasi un sogno, ma la sensazione che le trasmetteva
era così forte da stordirla.
Poi, le dita di
Xander le sfiorarono il seno, e capì all’istante che stava facendo la cosa
giusta: il suo tocco delicato era totalmente diverso da quello a cui era
abituata. Era piacevole, era eccitante. Sorrise, lasciandogli libera l’altra
mano e si girò, mettendosi a cavalcioni sopra di lui.
Xander sorrise
vedendola finalmente più rilassata, troppo felice di essere riuscito a farle
capire che poteva fidarsi di lui per riuscire a dire qualcosa. La ragazza tornò
a sfiorargli la cicatrice sul petto, e poi quella sulla spalla, e lo imprigionò
le sue labbra in un bacio che non aveva più nulla di casto. Era solo potente,
selvaggio desiderio.
Le dita di Xander
scorsero sulla schiena di Irina, dal tatuaggio fino a quell’ultimo indumento
che segnava il limite della distanza dei loro corpi. Un sospiro di piacere
sfuggì dalle labbra della ragazza, soffiando sulla sua bocca il suo fiato caldo
e dolce, mandandolo in estasi.
Irina stava
perdendo ogni paura. Finalmente, imparava a essere partecipe di quei gesti di
cui era sempre stata vittima, e ne scopriva tutto il piacere, sia fisico che
mentale. Ne era stata terrorizzata, ma ora non voleva fermarsi. E sapeva che
Xander era l’unica persona al mondo che poteva darle quella sensazione.
Con un colpo di
reni, il ragazzo ribaltò le posizioni, e le lasciò un momento per capire fin
dove stavano arrivando. Si abbassò su di lei e le baciò il collo, tenendola per
i fianchi quasi fosse convinto di vedersela sfuggire.
Irina gli prese il
mento e lo guardò per un momento negli occhi azzurri, quegli occhi che avevano
catturato tutto il suo essere con un solo sguardo. Quegli occhi che le avevano
dato speranza, che le avevano dato libertà… E che le avevano dato amore.
Xander fissò Irina,
rendendosi conto all’improvviso che gli stava sorridendo. C’era qualcosa, in
quel viso dai tratti perfetti e delicati, che lo aveva catturato, qualcosa che
sapeva non avrebbe mai trovato in nessun’altra ragazza. L’aveva cercata per
venticinque anni, e ora l’aveva trovata nell’ultimo posto in cui si sarebbe
aspettato.
La mano di Irina si
portò sulla sua schiena, e scese lentamente, le dita sottili e leggere che si
fermarono sul bordo del boxer nero. Le unghie curate si insinuarono sotto
l’elastico, ma Xander la fermò prima che potesse continuare.
Sorrise davanti
allo sguardo imbarazzato di Irina: forse pensava di aver sbagliato. Era bella
oltre ogni dire, e l’unica cosa che voleva era farle capire quanto l’amasse…
Era incerta, impacciata, ma non era quello l’importante… L’importante era che
c’era.
<< Irina…
>> sussurrò sul suo collo.
Lei si lasciò
scappare un sospiro, quando qualcosa le si serrò nello stomaco dandole una
sensazione assurda, così piacevole di lasciarla senza fiato. Aveva solo
pronunciato il suo nome, ma era come se le avesse fermato il cuore, come se le
avesse catturato l’anima con una sola parola.
Quando la mano di
Xander raggiunse i suoi slip, sentì una fitta di piacere attraversarle la
schiena. Voleva che la spogliasse di tutto, dei suoi vestiti e di ogni suo
pudore… Che la vedesse per quel che era.
Anche questa volta,
le mani di Xander si mossero leggere e delicate, quasi a lasciarle il tempo di
capire cosa stava facendo, e le sfilò gli slip, gettandoli dove la camicia da
notte attendeva solitaria. E dove fu raggiunta in un attimo dai boxer neri.
Irina si sentiva
tranquilla, imprigionata sotto quel corpo muscoloso, statuario e perfetto,
senza paura se non quella di non essere all’altezza. Arrivata a quel punto, non
aveva nient’altro da temere.
Xander guardò il
corpo sottile, delicato e fragile di Irina, estasiato. Era nuda, spogliata di
ogni difesa e di ogni timore, e non era mai stata così bella. Tanto bella da
togliergli il fiato, tanto bella da lasciarlo senza parole. Ed era sua, perché
con tutti coloro che poteva scegliere, con tutti coloro che avrebbero fatto
carte false pur di stare con lei, Irina aveva scelto lui, lui soltanto. Perché
Xander era l’unico che aveva abbattuto tutti i muri che la circondavano, tutti
i silenzi che aveva usato per difendersi, tutto quel dolore che la teneva
lontana dal mondo. Si era fatto strada fino al suo cuore, e di lì non sarebbe
mai uscito.
La prese per i
fianchi e si abbassò su di lei, il viso a pochi centimetri dal suo, il fiato
che gli solleticava le labbra.
<< Ti farò
provare cosa significa essere amati veramente >> sussurrò sorridendo
sulla sua bocca.
Irina si svegliò
lentamente con una splendida sensazione addosso. Si sentiva svuotata, libera, e
stranamente soddisfatta.
Qualcosa le
solleticava la pelle della schiena, disegnando cerchi concentrici sui suoi
muscoli rilassati. Sotto l’orecchio sentiva il suono forte di un cuore che
batteva regolare, la testa che si abbassava e si alzava dopo ogni respiro.
Aprì lentamente gli
occhi, e osservò per un momento la stanza rischiarata dalla luce che proveniva
dalla finestra. Poi spostò lo sguardo sulla cicatrice che si muoveva a pochi
centimetri dal suo naso. Aveva la testa appoggiata al petto di Xander, e lui
sembrava dormire beatamente con il braccio che avvolgeva il suo fianco.
Piano piano,
attenta a non svegliarlo, Irina cercò di girarsi verso il comodino per vedere
che ora era, ma scoprì di non riuscirci. Xander l’aveva avvinghiata proprio per
bene.
<<
Buongiorno… >>.
Irina tornò a
guardarlo: gli occhi azzurri erano spalancati e perfettamente svegli.
<< Ciao…
>> mormorò, << Che… Che ore sono? >>.
Xander alzò il
mento per guardare oltre la sua testa. << Mezzogiorno passato >>
rispose.
Irina si voltò a
guardare l’orologio, stringendosi il lenzuolo addosso. Aveva dormito così
tanto? Tornò a guardare Xander: le stava sorridendo, e continuava a sfiorarle
la schiena nuda con le dita.
Le sue guancie si
imporporarono leggermente al ricordo della notte appena passata, notte in cui
aveva capito il senso di tante cose. E in cui aveva finalmente smesso di avere
paura.
<< Hai fame?
>> chiese Xander, ignorando il suo imbarazzo.
<< Un
pochino… >> rispose lei, sistemandosi meglio sopra il suo petto caldo e
muscoloso. << Tu? >>.
<< Anche
>> rispose Xander, prendendole il mento con una mano, << Aspetta
qui… Vado a preparare la colazione >>.
Le diede un bacio a
fior di labbra e si alzò. Irina lo guardò uscire dalla stanza, rendendosi conto
di quello che era successo quella notte… E che fosse ancora completamente
spogliata, mentre lui si era già rivestito. Doveva essersi svegliato molto
prima di lei…
Non fece nemmeno in
tempo a individuare la sua camicia da notte, appoggiata alla sedia, che Xander
era già tornato, accompagnato dal fragrante profumo di croissants al cioccolato
e caffè. La guardò drappeggiarsi il lenzuolo addosso e sorrise.
<< Buon
appetito >> disse, sedendosi di fianco a lei e servendosi di caffè.
<< Grazie…
>>.
Si accorse subito
che Xander continuava a guardarla divertito, gli occhi che brillavano. Cercò di
sbirciare sotto il lenzuolo, e le passò un dito sulla fenice. Irina per poco
non si strozzò con la brioches…
<< Dai, sto
mangiando! >> protestò, imbarazzata e divertita al tempo stesso.
<< Ero
curioso di sapere se reagisci sempre così quando ti sfioro… Tremi >>
disse lui, ghignando, << Sono così mostruoso? >>.
<<
Sei-Uno-Scemo >> scandì Irina, dandogli una spinta, << E smettila
di tentare di guardare sotto il lenzuolo >>.
Xander la trasse a
sé e la baciò sulle labbra, scoprendole una gamba e ritrovando subito il suo
tatuaggio a forma di fiore sul fianco, come se l’avesse studiata così bene da
poterlo ritrovare a occhi chiusi. Lo sfiorò di nuovo, e a Irina mancò il
respiro…
<< C’era
buio, stanotte >> sussurrò, << Non ho visto tutto per bene…
>>.
Irina lo spinse via
e si alzò. Era divertita, ma non era il caso… C’erano Jenny e Jess in casa!
<< Vado a
farmi la doccia >> disse, portandosi dietro il lenzuolo e dirigendosi
verso la porta del bagno collegato alla stanza.
Solo l’acqua fredda
le fece riprendere un momento il controllo, e si ritrovò a sorridere come una
scema. Tutto aveva un sapore diverso, ora. Sembrava tutto meraviglioso, adesso
che era completa.
Si infilò
l’accappatoio blu di Xander, ancora umido per la sua doccia, e si guardò allo
specchio.
La ragazza che la
guardava dall’altra parte era finalmente lei stessa, era Irina. Niente ombre
sotto gli occhi, niente oscurità e dolore nello sguardo, niente segni sul suo
corpo… Niente, se non il sorriso che le illuminava il viso.
Si voltò e si ritrovò
Xander appiccicato, gli occhi azzurri su di lei, le mani intorno ai suoi
fianchi. Ghignò, poi le diede un bacio sulle labbra, e le scoprì una spalla,
provocandole un altro brivido…
<< Jenny e
Jess sono usciti… >> mormorò, << E io sono a casa, oggi… >>.
Irina sorrise,
lasciando che Xander slegasse la cintura dell’accappatoio, e gli mise le
braccia intorno al collo.
<< E va bene…
Ma solo perché ieri era il tuo compleanno >> sussurrò.