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Autore: Lhea    05/12/2009    1 recensioni
ATTENZIONE: POSTATA "SORPRESA"
Los Angeles: nella città più grande della California, dalle spiagge assolate e l’odore del mare nell’aria, la vita della gente trascorre tranquilla tra gli alti e i bassi di tutti i giorni. Per tutti, tranne che per lei.
Irina, 20 anni, pilota prodigio invischiata in qualcosa di molto più grosso di lei, i cui soprannomi sono tanti quante le maschere che porta, vive cercando disperatamente di riguadagnare la libertà che le è stata rubata. Perché lei non è una ragazza qualunque, nonostante cerchi di esserlo. Lei è Fenice, l’unica donna ad essere arrivata così in alto nella Lista Nera, l’elenco dei più famosi piloti clandestini dello Stato. L’unica a essere entrata nelle grazie del capo, lo Scorpione…
E mentre la sregolata vita della criminalità si svolge senza intrusioni di alcun genere, Alexander Went si prepara a entrare in azione per portare a termine la missione più importante che gli sia stata affidata: arrestare lo Scorpione e smontare tutta la sua organizzazione.
Tra auto truccate, notti brave e affari di droga, Alexander capirà che certe volte le cose non si fanno per piacere, ma per necessità. E che ci sono cose che non vanno toccate. Una di quelle cose è proprio Irina… L’unica che potrà mandare in fumo i suoi piani, e l’unica cosa a cui lui terrà veramente…
RIPOSTATO CAP. VI e VII
Genere: Drammatico, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Capitolo XXXVIII

Capitolo XXXVIII

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un mese dopo    Tribunale di Los Angeles

 

Il giudice Foreman raggiunse il suo scranno con lo sguardo a terra, l’espressione seria. La toga nera frusciò sulla sedia, quando si sedette e gettò un rapido sguardo verso la gente che occupava la sala del Tribunale di Los Angeles e che borbottava rumorosamente. Le telecamere dei giornalisti si puntarono immediatamente sul giudice, in attesa.

 

Xander sentì Irina stringergli la mano, in piedi di fianco a lei, gli occhi bassi. Stava tentando in ogni modo di non guardare nella parte sinistra della sala, per evitare di incontrare gli occhi dell’ultima persona che voleva vedere.

 

William Challagher.

 

Xander girò la testa verso lo Scorpione, seduto con l’espressione strafottente sul volto, le mani ammanettate, i due agenti della polizia che lo controllavano a vista. Qualche metro più in là, c’era Dimitri, in disparte, perfettamente tranquillo. William continuava a guardare dalla loro parte, gli occhi fissi su Irina, un vago sorriso che non cercava nemmeno di nascondere.

 

Xander si mosse appena, nervoso. Le aveva detto che non l’avrebbe più rivisto, ma Irina era stata chiamata a testimoniare contro Challagher, per raccontare la sua su tutti gli eventi che li avevano coinvolti. L’aveva fatto solo per infliggergli una condanna ancora peggiore, ma era stato molto difficile per lei.

 

Quando l’aveva vista seduta di fianco al giudice, lo sguardo basso e il tono di voce flebile, mentre rispondeva alle domande degli avvocati e dello stesso giudice, si era sentito morire. Era stata costretta a raccontare tutto, per filo e per segno, tutto quello che aveva vissuto con lo Scorpione… E mentre lui soffriva in silenzio, seduto vicino al loro avvocato, Irina aveva lo sguardo addolorato di chi proprio non ce la fa più.

 

“Smettila di guardare da questa parte, figlio di puttana” pensò Xander, fissando con occhi di fuoco Challagher, “Ti chiuderanno dentro a vita, e allora l’unica cosa che avrai da fissare saranno le sbarre… E te stesso”.

 

Si voltò verso Irina, e le mise un braccio intorno alle spalle. Le aveva chiesto molto, lo sapeva, ma era stata molto coraggiosa: aveva accettato di rivederlo, di sentire il suo sguardo su di lei, e di parlare di quello che era successo.

 

All’inizio era stato tragico. Jenny e Jess avevano assistito alle prime sedute del processo, e l’amica era scoppiata a piangere appena aveva capito cosa gli aveva nascosto Irina per anni. Era corsa fuori dalla sala, sconvolta, senza la forza per continuare ad ascoltare. Irina era rimasta pietrificata quando aveva visto la sua reazione, ma non aveva avuto modo di fare niente, se non continuare a rispondere alle domande del giudice con voce stentorea. L’unica nota positiva in tutta quella cosa era che i giornalisti non avevano assistito a quella parte del processo, perché Xander aveva preteso che avvenisse a porte chiuse.

 

Il giudice si schiarì la voce, e guardò tutta la sala da sopra gli occhiali.

 

<< Bene >> disse, << Silenzio, per favore >>.

 

Si schiarì un’altra volta la voce e continuò: << Questa Corte, esaminate le prove a carico degli imputati, valutati i racconti dei testimoni, condanna William Challagher alla reclusione in carcere a vita, regime di massima sicurezza, per i reati di: omicidio premeditato, violenza sessuale, spaccio di droga, traffici illeciti, gare clandestine… >>.

 

Xander abbracciò Irina, ritornando a respirare. Il giudice continuò a elencare i reati per i quali era condannato Challagher, mentre Irina rimaneva in completo silenzio, abbandonata sul suo petto. Guardò lo Scorpione con soddisfazione, invitandolo a mostrare ancora la sua faccia tosta.

 

L’unica reazione di Challagher fu quella di arricciare il labbro, fissando Foreman con occhi di ghiaccio, quasi fosse convinto che sarebbe crollato a terra. Poi gettò un’occhiata a Dimitri, che lo guardò senza lasciar trasparire nulla dalle iridi grigie. Teneva le braccia incrociate, in attesa della sua condanna.

 

<< Questa Corte, esaminate le prove a carico dell’imputato, valutate le testimonianze, condanna Dimitri Goryalef alla reclusione in carcere per anni quindici, per i reati di: omicidio colposo, gare clandestine, traffici illeciti… >>.

 

Quindici anni… Erano tanti, ma sempre meno di quelli che gli sarebbero spettati se Xander stesso non avesse testimoniato a suo favore… Guardò il russo e gli fece un cenno con il capo.

 

Rimasero in silenzio ad ascoltare le condanne di tutti, presenti e non presenti, e alla fine la sala eruppe in un applauso. Xander strinse la mano al loro avvocato e fece un cenno a Jess, seduto qualche fila indietro, Jenny di fianco a lui.

 

Prese per mano Irina e insieme seguirono la folla che lasciava la sala, Challagher scortato verso le volanti della polizia insieme a Dimitri, Simon Cohen che si occupava di loro, dopo aver deciso di tornare nell’F.B.I.

 

<< Irina! >> gridò Jenny, e le corse incontro abbracciandola, le lacrime agli occhi. Le due ragazze rimasero appiccicate, mentre Jess dava una pacca sulla spalla a Xander.

 

<< E’ andata bene, alla fine >> disse, << Meglio di quanto immaginavamo >>.

 

Dire che era andata bene era una magra consolazione. Challagher sarebbe rimasto in carcere per il resto dei suoi giorni, ma niente avrebbe cancellato la cicatrice di Irina. Se n’era reso conto quando aveva scoperto che dal momento in cui aveva acconsentito a testimoniare contro di lui, e quindi a rivederlo, di notte era perennemente assalita dagli incubi…

 

<< Andiamo a prendere un caffè >> disse Xander, << Credo sia meglio pensare ad altro >>.

 

Irina non aveva ancora parlato, e Jenny continuava a tenerla per mano, cercando invano di consolarla. Nonostante tutto, però, sembrava sollevata. Quella era davvero l’ultima volta che vedeva Challagher.

 

<< Ti va, o preferisci andare a casa? >> le chiese.

 

<< Va bene >> disse piano Irina, << Penso di aver bisogno di qualcosa di fresco >>.

 

Xander si mise d’accordo con Jess su dove andare, poi lui e Irina raggiunsero la Mercedes scura e salirono sopra, in silenzio. Solo allora Irina si lasciò andare a un sospiro.

 

<< Stai bene? >> chiese Xander, mettendo in moto.

 

<< Sì, sto bene >> rispose lei stancamente, << Sto bene… Mi ha fatto piacere che tu abbia messo una buona parola per Dimitri… In fondo lui non mi ha mai fatto niente >>.

 

Xander si diresse verso il lungomare, il sole di agosto che batteva sul tetto di scuro dell’auto, i finestrini aperti da cui entrava la brezza del mare.

 

Irina aveva ragione: il russo non le aveva mai fatto niente, non l’aveva mai toccata. E poi alla fine li aveva anche aiutati: gli erano riconoscenti entrambi per quello, forse in modo diverso, ma lo erano davvero.

 

Xander parcheggiò l’auto, e scesero. Quello che ormai era diventato il loro bar li aspettava appollaiato sulla spiaggia, i tavolini luccicanti che davano sulla battigia, gli ombrelloni colorati che rallegravano l’atmosfera. Irina sembrò riprendersi.

 

<< Avanti, sorridimi. Fammi questo regalo >> le disse, e lei si aprì in un meraviglioso sorriso, anche se qualcosa nei suoi occhi continuava a rimanere oscuro.

 

<< Ho voglia di un gelato >> disse Irina, sfiorando le labbra con le sue.

 

<< Tutto quello che vuoi, basta che continui a sorridere >> disse Xander, spingedola verso uno dei tavoli.

 

Sentirono Jenny e Jess arrivare qualche minuto dopo, discutendo su qualcosa che la ragazza riteneva di massima importanza.

 

<< Secondo me bisogna dirglielo… >> stava mormorando.

 

<< Ci pensa Xander >> ribatté Jess, chiudendo il discorso. << E’ opera sua, non nostra… >>.

 

Irina guardò curiosa Xander, ma lui ammiccò e non disse niente. Non voleva rivelarle nulla, perché aveva in mente una cosa… Le fece cenno di non fare domande, e lei sorrise.

 

<< Ah, eccovi! >> disse Jenny, << Stavo pensando che ci vorrebbe qualcosa di fresco… Sto morendo di caldo, voi? >>.

 

<< Gelato? >> propose Irina, facendole spazio accanto a lei.

 

Xander la guardò, e si rese conto che alla fine niente poteva andare meglio di così. Challagher sarebbe finito in una cella a vita, senza fare del male più a nessuno, e lui aveva ritrovato Irina. Non poteva chiedere di meglio, in quella giornata… Non poteva chiedere di più, in quella vita.

 

Cosa sarebbe successo dopo, non lo sapeva, e forse non era nemmeno importante. Per la prima volta si trovava a dover sperare che lei non si stufasse di lui, perché era sicuro che il contrario non sarebbe mai accaduto. Per il momento le ferite si stavano rimarginando, con fatica, con pazienza, ma almeno si stavano ricucendo… Di tempo ne avevano, ora.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

<< Avanti, Irina, sbrigati >> disse Jenny, aspettandola nel corridoio, impaziente.

 

<< Arrivo >>.

 

Irina scese le scale e prese le chiavi della macchina, sotto lo sguardo indagatore dell’amica. Quando si accorse che Jenny aveva un sopracciglio inarcato e l’espressione scettica, si fermò di colpo.

 

<< Che c’è? >> chiese, guardandosi. Indossava i soliti jeans e aveva messo una camicetta lilla, niente di strano, a suo parere.

 

<< Mah… >> fece Jenny, << No, no niente… Stavo solo pensando che al posto di quei jeans io ci vedrei una gonna… >>.

 

<< Ma stiamo andando solo a casa di Xander >> disse Irina, dubbiosa.

 

<< Appunto >> ribatté Jenny.

 

Irina alzò gli occhi al cielo e tornò di sopra, per mettere la tanto sospirata gonna. Scese di nuovo e guardò Jenny, in attesa del suo ok.

 

<< Bene, ora va meglio >> disse lei, << Adesso possiamo andare… Andiamo con la mia macchina >>.

 

<< Oh… >>. Irina lasciò le chiavi della TT sul mobiletto e salutò suo padre, poi seguì Jenny fuori. Era chiaro che le stava nascondendo qualcosa, e che non voleva dirle nulla… Doveva avere a che fare con la cosa che l’aveva sentita confabulare con Jess quella mattina, e prima che Xander la riportasse a casa, senza stranamente chiederle di passare il pomeriggio insieme…

 

Mezz’ora dopo, parcheggiavano la Ford azzurra di Jenny nel giardino della casa di Xander. Irina notò subito che doveva esserci qualcun altro, perché sentiva delle risate provenire dal punto esatto dove c’era la piscina… E poi c’era qualche auto di troppo: la Golf rossa di Max e diverse macchine che non aveva mai visto.

 

“Credo di essermi persa qualcosa…”.

 

Suonarono alla porta, e venne ad aprirgli Jess, vestito con una bella camicia azzurra, l’espressione divertita di fronte allo sguardo incuriosito di Irina. Scambiò un bacio con Jess e poi le fece entrare.

 

<< Andate in giardino… C’è una bella sorpresa >> disse.

 

Jenny ridacchiò, e lei e Irina raggiunsero la piscina.

 

I lampioncini erano accesi, rischiarando il giardino con una luce delicata e soffusa. Sui bordi della piscina e sull’acqua limpida, c’erano decine di candeline colorate, che bruciando pervadevano l’aria di un dolce profumo di frutta. Un paio di tavoli erano stati riempiti di bottiglie e di cibo, circondati da decine di persone che parlavano tra loro, ridendo e scherzando. Mentre si rendeva conto di conoscere bene le canzoni che lo stereo, appostato a un angolo del giardino, stava trasmettendo, individuò Max, Angie, Katy e Antony dall’altra parte della piscina. La salutarono ridendo della sua espressione confusa. Si era veramente persa qualcosa…

 

<< Ti piace? >> domandò una voce alle sue spalle.

 

Si voltò di scatto, incontrando gli occhi azzurri e luccicanti di Xander. La camicia bianca gli stava benissimo, e appeso al suo collo brillava qualcosa che Irina conosceva bene, e di cui per un po’ si era dimenticata dell’esitenza: il suo ciondolo, quello che gli aveva dato, o forse quello che aveva strappato dalle mani di William…

 

<< Cosa vuol dire? >> chiese lei sorridendo e facendo cenno verso quella che era chiaramente una festa, << Non mi avevi detto nulla… Non è mica il mio compleanno >>.

 

<< Infatti… E’ il mio, di compleanno >> rispose lui, ghignando.

 

Irina rimase di sasso, presa alla sprovvista. Guardò il datario dell’orologio, e si rese conto che si era dimenticata del suo compleanno… Colpa della sentenza del giudice, del pensiero del processo…

 

<< Perché non me lo hai ricordato? >> balbettò, imbarazzata.

 

Xander sorrise. << Perché eri presa da altro… Non volevo che ti preoccupassi anche di questo >> rispose, << Il mio compleanno è solo una scusa per fare tutto questo >>.

 

Irina sorrise e gli diede un bacio a fior di labbra. Non gli aveva portato nemmeno un regalo…

 

Si accorse che qualcuno li guardava divertito, così si voltò verso la piscina e rivolse un’occhiata fintamente arrabbiata a Jenny: lei sapeva tutto e non le aveva detto niente.

<< Ci sono un sacco di persone che non conosco… >> mormorò Irina, << Ah, quelli sono i tuoi. Vado a salutarli >>.

 

Individuò Anne e Steve che si servivano da mangiare in un piatto, tutti contenti per essere presenti alla festa del figlio. Parlavano con altre persone che Irina non aveva mai visto, ma dovevano essere colleghi dell’F.B.I.

 

<< Ciao Irina >> la salutò allegramente Anne, << Come stai? >>.

 

<< Bene, signora >> rispose Irina, << Non sapevo che Xander avesse organizzato tutto questo… L’ha fatto apposta per farmi trovare impreparata >>. Sorrise.

 

Anne lanciò un’occhiata complice al marito. << L’importante è che tu ci sia >> disse.

 

Irina li salutò e andò verso Angie per scambiare quattro chiacchere. Le cose con Max sembravano andare a gonfie vele, e il meccanico si era ripreso dal senso di colpa per non averle impedito di gareggiare contro William e aver così evitato tutto quel casino. Katy, l’unica venuta non “accompagnata”, sembrava perfettamente a suo agio, e adocchiava famelicamente la torta che era stata lasciata incustodita su uno dei tavoli.

 

<< Quando sei impreparata sei più bella >>.

 

Xander ricomparve di nuovo come un fantasma alle sue spalle, ma Irina non si voltò, per dargli l’impressione di essere arrabbiata con lui. Sentì la sua mano scostarle una ciocca di capelli dalla spalla.

 

<< Come ti senti? >> le chiese, avvolgendole la vita con le braccia.

 

<< Bene >> rispose Irina, << Troppo bene… Avrei voluto solo ricordarmi del tuo compleanno: ti avrei fatto un regalino… >>.

 

<< Il tuo regalo me lo hai già fatto >>. Le mise davanti agli occhi il ciondolo a forma di quadrifoglio. << Me lo lasci, vero? >>.

 

Irina fissò la catenina d’argento, dubbiosa. Quell’oggetto rappresentava per lei molto, moltissimo: era un pezzo della sua anima, perché era un dono di sua madre. Era la cosa a cui teneva di più… Chi meglio di lui poteva conservare un pezzo di lei stessa?

 

<< E’ già tuo >> rispose.

 

Xander la fece girare e la baciò sulle labbra, incurante di avere sua madre a pochi metri da loro. Sorrise quando la vide rivolgere un’occhiata alla donna, imbarazzata.

 

<< C’è tua mamma… >> sussurrò.

 

<< E allora? Non le da mica fastidio, sai? >> ribatté Xander, senza l’intenzione di staccarsi.

 

<< A me sì, però >> disse Irina, cambiando colore.

 

Xander le sospirò proprio sulla bocca, e la lasciò andare. Anne ridacchiò e Irina capì da chi Xander avesse preso il suo famoso ghigno lupesco.

 

<< Finalmente ti sei trovato una ragazza seria >> commentò la donna, guardando il figlio, << Per i tuoi canoni è una novità… Almeno, l’ultima ragazza che mi hai presentato risale a prima che diventassi agente dell’F.B.I… >>.

 

Irina guardò Xander, curiosa e sorpresa. Chissà che genere di ragazze aveva avuto, prima… Lui alzò gli occhi al cielo, e non disse niente.

 

<< Una volta è venuto a casa con una spogliarellista >> sussurrò Anne ridendo, in modo che solo loro tre potessero sentire, << Per fortuna che è durata solo una settimana… Dopo ha cambiato gusti >>.

 

Irina guardò a occhi spalancati Xander. Non era gelosa, era solo… Bé, Xander non le sembrava proprio un tipo da spogliarelliste!

 

Lui sbuffò e disse: << Lasciamo perdere… Ero un ragazzino idiota… >>.

 

Irina sorrise quando si accorse che Xander trovava la cosa imbarazzante: era la prima volta che lo vedeva a disagio per qualcosa, e lo trovò davvero tenero. Gli scoccò un bacio sulle labbra e si allontanò, per dargli il tempo di prendersela con sua madre, se voleva.

 

La serata passò davvero velocemente, tra una chiacchera e l’altra; le vennero presentate diverse persone, ma dopo mezz’ora aveva già dimenticato tutti i nomi così, per evitare figuracce, decise di andarsi a sedere vicino al bordo della piscina, assaporando quel profumo fruttato che proveniva dalle candele ancora accese.

 

Verso mezzanotte se ne andarono tutti, e rimasero solo Jenny e Jess. Xander si allentò i bottoni della camicia e si sedette di fianco a lei, ridendo della faccia rossa di Jess, che aveva bevuto qualche goccetto di troppo. L’informatico era piuttosto allegro, e canticchiava una canzone che sembravano conoscere solo loro due.

 

Jenny lo prese per un gomito. << Dai, scemo… Te ne devi andare a dormire, prima di cominciare a dire cavolate… Hai una reputazione da agente dell’F.B.I. da difendere… >>.

 

Scoppiarono tutti a ridere, e Irina e Xander li guardarono rientrare in casa, con l’informatico che ghignava più del solito. Faceva davvero ridere.

 

Ad un certo punto Xander si sfilò la camicia e la lasciò sulla sdraio, e guardò Irina, una luce maliziosa negli occhi azzurri.

 

<< Bagno di mezzanotte? >> propose.

 

<< Ehm… >>.

 

Jenny avrebbe potuto almeno dirle di portarsi il costume…

 

<< Avanti… Non ti vede nessuno… >> ghignò Xander, avvicinandosi, << Fa un po’ caldo, non trovi? >>.

 

Non le diede nemmeno il tempo di rispondere, perché la prese per i fianchi e la spinse oltre il bordo della piscina, scarpe comprese, e si tuffò di fianco a lei.

 

Irina riemerse un secondo dopo, i capelli incollati alla faccia, il leggero trucco che doveva essersi sciolto. Guardò Xander fare un paio di bracciate e raggiungerla, ridendo. La spinse verso il bordo e la imprigionò tra le sue braccia, il volto a pochi centimetri dal suo.

 

<< Non potevi avvertirmi, vero? >> disse lei, scocciata, l’acqua gelida che le mulinava intorno alle gambe.

 

<< No, non sarebbe stato altrettanto divertente >> ribatté lui, abbassando lo sguardo sulla sua camicetta bagnata, che era diventata trasparente. Le passò una mano tra i capelli e ghignò. << Dai, perdonami… E’ il mio compleanno, in fondo >>.

 

<< Sbaglio, o è il tuo compleanno solo quando serve? >> ribatté Irina, ma sorrise.

 

Poteva perdonargli tutto, anche quello. Xander non era mai eccessivo, quando la prendeva alla sprovvista: mai niente di troppo pesante. Faceva parte di uno dei suoi innumerevoli pregi.

 

<< Davvero sei stato con una spogliarellista? >> chiese, giusto per metterlo di nuovo in imbarazzo.

 

<< Sì… Ma avevo diciannove anni… Ero ancora un cretino >> rispose lui, << Mia madre è una scema, non sa tenere la lingua a posto… >>.

 

<< Non mi da mica fastidio sapere che sei stato con altre ragazze >> disse Irina, ridacchiando, << Però, bè… Potrebbe venirmi qualche complesso >>.

 

Xander le rivolse un’occhiata maliziosa. << In realtà, nemmeno una delle ragazze con cui sono stato potrebbe reggere il confronto con te nella prova “maglietta bagnata”, sai? >>.

 

Irina gli diede un finto schiaffo, arrossendo per la sua sfacciataggine, ma poi si lasciò mettere a sedere sul bordo della piscina senza protestare. Xander si issò di fianco a lei, grondando acqua da tutte le parti, e le passò un asciugamano, avvolgendola stretta in un abbraccio che le scaldò anche l’anima.

 

<< Mi fai un altro regalo? >> domandò.

 

Irina annuì.

 

<< Rimani di nuovo a dormire? >>.

 

<< Certo >>.

 

Rientrarono in casa, e Irina andò in bagno a cambiarsi. Ormai aveva lasciato un cambio per ogni evenienza, perché era capitato spesso che si fermasse a dormire da Xander. Cercò la sua camicetta da notte azzurra e se la infilò, asciugando rapidamente i capelli con il phon.

 

Trovò Xander che accendeva la lampada sul comodino, che stava spegnendo il cellulare. Le rivolse un’occhiata e si sdraiò nel letto, facendole cenno di raggiungerlo.

 

Mentre si sedeva di fianco a lui, Irina venne presa da un pensiero: Xander aveva venticinque anni, ed era stato con diverse, se non molte, ragazze prima di lei… Lei, invece, dal basso dei suoi vent’anni, era una bambina… Che oltretutto non riusciva ancora a vincere le sue paure.

 

Sospirò e appoggiò la testa sulla spalla di Xander. Quello era un altro problema, che doveva risolvere al più presto… Quanto tempo era passato da quando Xander le aveva promesso niente forzature?

 

Un mese… Un lungo mese nel quale Xander non le aveva mai fatto pesare la questione, non era mai più tornato sull’argomento. L’unica cosa che le aveva chiesto, e lo aveva fatto scherzando, era di non mettere troppo alla prova il suo autocontrollo, cosa che Irina non avrebbe mai fatto anche se lui non glielo avesse mai detto.

 

<< ‘Notte, piccola >> sussurrò lui, spegnendo la luce.

 

<< ‘Notte >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Irina si svegliò di soprassalto, preda di nuovo del suo incubo che ormai da un mese faceva parte della sua notte. Si mise a sedere, guardando la stanza fiocamente illuminata dalla luce dell’alba che filtrava tra le finestre. Trasse un respiro profondo, cercando di calmare il cuore che batteva all’impazzata e guardò Xander, di fianco a lei, che dormiva tranquillo.

 

Rimase immobile sperando di non svegliarlo. Non voleva rovinargli l’ennesima notte di sonno per uno stupido sogno di cui non riusciva a disfarsi… Tutte le volte si era alzato cercando di tranquillizzarla.

 

Xander però si accorse di lei, si stiracchiò e le cinse i fianchi con un braccio. Era come se inconsciamente fosse collegato a Irina, che avesse un legame che gli consentisse di sapere sempre cosa provava.

 

<< Di nuovo? >> domandò solo, serio.

 

<< Torna pure a dormire >> disse Irina, passandosi una mano tra i capelli, << E’ solo uno stupido sogno… La solita storia >>.

 

Xander non le credeva, e non considerava stupido il suo sogno. Lo sapeva che quello che aveva passato non era facile da dimenticare…

 

<< Vieni qui >>.

 

La tirò giù di fianco a lui, e rimase a guardarla, intenerito dalla sua espressione spaventata e dal suo viso dai tratti morbidi. Soffriva nel rendersi conto che non riusciva a farle passare quella cosa, anche se era con lei.

 

<< E’ irrazionale >> mormorò Irina, fissando il soffitto, << Non riesco a liberarmene. Nemmeno adesso che lo chiuderanno in una cella e butteranno via la chiave… >>.

 

Xander se la tirò vicino, abbracciandola. << Non fa niente, Irina. Sta tranquilla, ci vorrà del tempo, ma vedrai che passerà >>.

 

La ragazza si mosse verso di lui e lo baciò sulle labbra, appoggiata al suo petto. Quando la tranquillizzava in quel modo, si rendeva conto che senza di lui non sarebbe mai riuscita ad andare avanti. Riusciva a farla sentire al sicuro, perché sentiva che finché ci fosse stato lui non le poteva succedere niente…

 

Si issò sopra Xander, sentendo la sua mano accarezzarla leggera la schiena coperta dalla camicetta da notte. La prese per i fianchi e la fece sedere sul suo bacino, senza nessuno sforzo. A quel punto Irina si staccò.

 

In un mese, non era ancora riuscita a liberarsi di quella paura stupida e senza senso che si era portata dietro per due anni. Xander le rivolse un’occhiata preoccupata, poi le scoccò un bacio sulla fronte. Era frustrata, lo vedeva, e non voleva tirare fuori l’argomento, perché sapeva che sarebbe stato ancora peggio…

 

<< Avanti, torna a dormire >> disse Xander, sorridendole.

 

<< Xander, sono un’idiota >> disse lei, << E’ possibile che io sia l’unica ragazza al mondo che non ci riesce? >>.

 

<< E’ inutile parlarne >> disse Xander, mettendosi comodo, << Lo sai come la penso. Non mi aspetto che tu ti senta a tuo agio solo dopo qualche settimana. Ci sono ragazze che impiegano anni a liberarsi del problema. Non ho nessuna fretta, capito? >>.

 

Le sfiorò delicatamente una guancia. Era vero, poteva aspettare anche se era difficile, e l’unica cosa che lo faceva soffrire era il fatto che lei si sentisse perennemente in colpa per non riuscire a lasciarsi andare.

 

<< Ma… Ma tu te lo meriti, cavolo! >> sbottò Irina, arrabbiata per la sua solita comprensione, << Hai fatto di tutto… >>.

 

Xander si issò sui gomiti. << Io non mi merito niente, Irina. Tutti gli uomini che hanno fatto parte della tua vita ti hanno abituata a sentirti considerata un oggetto, ma per me non lo sei. Hai un corpo, ma anche una testa e dei sentimenti. Sono disposto ad aspettare tutto il tempo necessario >>.

 

Le rivolse un’occhiata per farle capire che il discorso era chiuso.

 

Irina lo guardò, grata. Continuava a non volerle far pesare quella cosa, a dimostrarle che non voleva forzarla… Proprio per quel motivo era determinata a risolvere il “problema”.

 

In fondo, di cosa doveva avere paura? Non certo di lui… Le aveva salvato la vita, era tornato a prenderla… Non le avrebbe mai fatto del male, su quello era sicura…

 

Si sporse e lo baciò sulle labbra con tanta foga da costringerlo a stendersi di nuovo sul cuscino.

 

Xander lasciò che Irina si abbassasse su di lui, accorgendosi che sembrava intenzionata a tentare… Si chiese se fosse il caso di lasciarla fare… Era ancora troppo presto…

 

Quando le dita di Irina sfiorarono la cicatrice sul petto, insinuandosi sotto la sua maglietta, dovette cedere: amava troppo quel gesto, proprio perché era l’unica a cui lo permetteva. Era egoismo, ma voleva darle corda…

 

La spinse leggermente indietro quel tanto che bastava a liberare il bacino, e lei si lasciò tirare giù senza protestare. Si guardarono negli occhi per un momento, lui con la tacita domanda nello sguardo: sicura?

 

Irina gli mordicchiò il labbro, sfilandogli la maglietta e lasciandola cadere di lato… Non aveva le farfalle nello stomaco perché si vergognava, ma perché desiderava Xander come mai prima di allora. La paura rimaneva, ma voleva sconfiggerla…

 

Lui la baciò sul collo, il respiro controllato di chi è ancora perfettamente cosciente di quello che sta facendo, e si issò sopra di lei, imprigionandola tra le sue gambe. La prese per i fianchi e la spinse sui cuscini, leggermente titubante. Irina se lo trascinò dietro tirandolo per le spalle.

 

Sentiva di essere spaventata, di collegare incosciamente ogni gesto con quelli che aveva vissuto con William, ma cercava in ogni modo di non riportare alla mente nessun ricordo. Xander non era lo Scorpione, era Xander e basta… Non poteva comportarsi come lui…

 

Gli mise un braccio dietro il collo e lo baciò di nuovo, avvolgendo la sua gamba con la sua. Il tocco delicato delle sue mani gli stava dicendo che voleva che continuasse.

 

Xander decise che forse poteva provare. Era pronto a fermarsi in qualsiasi momento, se lei avesse dato segni di insicurezza. Era troppo presto, se ne rendeva conto. Ma il desiderio che si stava impossessando di lui era troppo forte per renderlo pienamente altruista… Gli stava chiedendo una prova di autocontrollo che sarebbe stato difficile superare, anche per lui.

 

Lentamente, iniziò a sfilarle la camicia da notte, tenendo d’occhio l’espressione di Irina. I capelli sciolti le cadevano sulle spalle morbidi e profumati, gli occhi fissi nei suoi, un leggero sorriso imbarazzato sul volto dai tratti delicati… Ma non sembrava volere che si fermasse.

 

Piano, come se fosse fatta di porcellana, le tolse di dosso quell’indumento che lo separava da lei. Contemplò per un attimo il corpo perfetto di Irina, la pelle candida che profumava di quel sapore di cui lui non era più riuscito a liberarsi, l’intimo rosa confetto che le ricordava quanto fosse inesperta, ancora…

 

Irina si sentiva strana, questa volta. Gli occhi di Xander che percorrevano il suo corpo non le ricordarono quelli di William, non avevano nessuna luce morbosa che brillava sinistra… Le sue mani erano più delicate, meno possessive, più rispettose… Era diverso, e lo scopriva solo adesso.

 

Si strinse a Xander, desiderosa di sentire la sua pelle calda contro la sua, di sentire i suoi muscoli possenti premere contro il corpo così minuto rispetto al suo. Iniziava a capire la differenza, a smettere di temere le sue reazioni…

 

Xander ormai stava perdendo ogni briciolo di lucidità, ma contemporaneamente lottava per non perdere il controllo. Irina si stava fidando, gli stava dimostrando che non aveva paura di quello che sarebbe successo, e non poteva sbagliare. Doveva calcolare ogni movimento, perché sapeva che anche un solo errore avrebbe spaventato Irina e l’avrebbe fatta fermare. Non poteva rischiare di allontanarla proprio ora che lei sembrava pronta.

 

Si issò sulle braccia, e la guardò in viso per capire cosa stava provando. L’unica cosa che riuscì a leggere nei suoi occhi da cerbiatta era solo un po’ di imbarazzo, ma non c’era paura. Non più.

 

<< Ti prego, se in qualunque momento cambierai idea, fermami, piccola >> sussurrò, << Capito? Ti giuro che se non te la senti, sono pronto a fermarmi qui, adesso. Ti prometto che non ti costringerò a niente… >>.

 

Era dura, difficile pronunciare quelle parole, quando sentiva potente il desiderio di averla per davvero solo sua. Era quasi doloroso farle una promessa del genere, ma l’amava davvero troppo per costringerla a qualcosa che non si sentiva di fare…

 

Irina sorrise, lo prese per le spalle e lo baciò, senza dire niente. Non voleva che si fermasse, voleva andare fino in fondo anche se rappresentava un passo molto lungo e non ancora programmato.

 

La mano di Xander corse al gancio del reggiseno, e lei attese che facesse il suo lavoro. Glielo sfilò di dosso con delicatezza, e finalmente entrambi sentirono il petto dell’altro premere sul proprio. Il ciondolo che lui portava al collo brillò nella penombra.

 

Per un momento, nella mente di Irina ritornò il ricordo di qualche episodio passato, quando ancora la speranza di liberarsi di William le sembrava un miraggio. Si irrigidì inconsciamente, il suo respiro si fece più rapido e portò istintivamente la sua mano su quella di Xander, appoggiata sul lenzuolo.

 

Xander comprese in un attimo cos’era successo, e si chiese cosa avesse sbagliato… Sentiva il corpo di Irina rigido, improvvisamente meno caldo. 

 

<< Xander… >> mormorò Irina, stringendogli la mano.

 

<< Tranquilla, piccola, va bene così. Fermiamoci >> sussurrò lui, allontandosi dal suo corpo per riguadagnare il controllo che aveva quasi perso. Irina deglutì mentre si stendeva di fianco a lei.

 

<< No, aspetta… Ho solo bisogno di un attimo… >> mormorò.

 

Xander contemplò il viso della ragazza per un momento: era tesa, addolorata, frustrata, però non spaventata. Quel misto di dubbio e paura faceva parte anche del fatto che per lei rappresentava quasi una prima volta… Poteva provare a metterla più a suo agio…

 

Alzò la mano libera e la poggiò sul ventre morbido di Irina, solleticandole la pelle sotto l’ombelico. Piano piano, disegnando segni concentrici con le dita, si diresse in alto, sotto il seno, saggiandola come se fosse fatta di vetro e potesse rompersi da un momento all’altro.

 

Un brivido percorse il corpo di Irina quando sentì scorrere la mano calda di Xander sullo sterno, un brivido piacevole e assurdamente potente. Lentamente, il suo respiro si fece più lento, più rilassato. La mano del ragazzo le sfiorava la pelle così delicatamente da sembrare quasi un sogno, ma la sensazione che le trasmetteva era così forte da stordirla.

 

Poi, le dita di Xander le sfiorarono il seno, e capì all’istante che stava facendo la cosa giusta: il suo tocco delicato era totalmente diverso da quello a cui era abituata. Era piacevole, era eccitante. Sorrise, lasciandogli libera l’altra mano e si girò, mettendosi a cavalcioni sopra di lui.

 

Xander sorrise vedendola finalmente più rilassata, troppo felice di essere riuscito a farle capire che poteva fidarsi di lui per riuscire a dire qualcosa. La ragazza tornò a sfiorargli la cicatrice sul petto, e poi quella sulla spalla, e lo imprigionò le sue labbra in un bacio che non aveva più nulla di casto. Era solo potente, selvaggio desiderio.

 

Le dita di Xander scorsero sulla schiena di Irina, dal tatuaggio fino a quell’ultimo indumento che segnava il limite della distanza dei loro corpi. Un sospiro di piacere sfuggì dalle labbra della ragazza, soffiando sulla sua bocca il suo fiato caldo e dolce, mandandolo in estasi.

 

Irina stava perdendo ogni paura. Finalmente, imparava a essere partecipe di quei gesti di cui era sempre stata vittima, e ne scopriva tutto il piacere, sia fisico che mentale. Ne era stata terrorizzata, ma ora non voleva fermarsi. E sapeva che Xander era l’unica persona al mondo che poteva darle quella sensazione.

 

Con un colpo di reni, il ragazzo ribaltò le posizioni, e le lasciò un momento per capire fin dove stavano arrivando. Si abbassò su di lei e le baciò il collo, tenendola per i fianchi quasi fosse convinto di vedersela sfuggire.

 

Irina gli prese il mento e lo guardò per un momento negli occhi azzurri, quegli occhi che avevano catturato tutto il suo essere con un solo sguardo. Quegli occhi che le avevano dato speranza, che le avevano dato libertà… E che le avevano dato amore.

 

Xander fissò Irina, rendendosi conto all’improvviso che gli stava sorridendo. C’era qualcosa, in quel viso dai tratti perfetti e delicati, che lo aveva catturato, qualcosa che sapeva non avrebbe mai trovato in nessun’altra ragazza. L’aveva cercata per venticinque anni, e ora l’aveva trovata nell’ultimo posto in cui si sarebbe aspettato.

 

La mano di Irina si portò sulla sua schiena, e scese lentamente, le dita sottili e leggere che si fermarono sul bordo del boxer nero. Le unghie curate si insinuarono sotto l’elastico, ma Xander la fermò prima che potesse continuare.

 

Sorrise davanti allo sguardo imbarazzato di Irina: forse pensava di aver sbagliato. Era bella oltre ogni dire, e l’unica cosa che voleva era farle capire quanto l’amasse… Era incerta, impacciata, ma non era quello l’importante… L’importante era che c’era.

 

<< Irina… >> sussurrò sul suo collo.

 

Lei si lasciò scappare un sospiro, quando qualcosa le si serrò nello stomaco dandole una sensazione assurda, così piacevole di lasciarla senza fiato. Aveva solo pronunciato il suo nome, ma era come se le avesse fermato il cuore, come se le avesse catturato l’anima con una sola parola.

 

Quando la mano di Xander raggiunse i suoi slip, sentì una fitta di piacere attraversarle la schiena. Voleva che la spogliasse di tutto, dei suoi vestiti e di ogni suo pudore… Che la vedesse per quel che era.

 

Anche questa volta, le mani di Xander si mossero leggere e delicate, quasi a lasciarle il tempo di capire cosa stava facendo, e le sfilò gli slip, gettandoli dove la camicia da notte attendeva solitaria. E dove fu raggiunta in un attimo dai boxer neri.

 

Irina si sentiva tranquilla, imprigionata sotto quel corpo muscoloso, statuario e perfetto, senza paura se non quella di non essere all’altezza. Arrivata a quel punto, non aveva nient’altro da temere.

 

Xander guardò il corpo sottile, delicato e fragile di Irina, estasiato. Era nuda, spogliata di ogni difesa e di ogni timore, e non era mai stata così bella. Tanto bella da togliergli il fiato, tanto bella da lasciarlo senza parole. Ed era sua, perché con tutti coloro che poteva scegliere, con tutti coloro che avrebbero fatto carte false pur di stare con lei, Irina aveva scelto lui, lui soltanto. Perché Xander era l’unico che aveva abbattuto tutti i muri che la circondavano, tutti i silenzi che aveva usato per difendersi, tutto quel dolore che la teneva lontana dal mondo. Si era fatto strada fino al suo cuore, e di lì non sarebbe mai uscito.

 

La prese per i fianchi e si abbassò su di lei, il viso a pochi centimetri dal suo, il fiato che gli solleticava le labbra.

 

<< Ti farò provare cosa significa essere amati veramente >> sussurrò sorridendo sulla sua bocca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Irina si svegliò lentamente con una splendida sensazione addosso. Si sentiva svuotata, libera, e stranamente soddisfatta.

 

Qualcosa le solleticava la pelle della schiena, disegnando cerchi concentrici sui suoi muscoli rilassati. Sotto l’orecchio sentiva il suono forte di un cuore che batteva regolare, la testa che si abbassava e si alzava dopo ogni respiro.

 

Aprì lentamente gli occhi, e osservò per un momento la stanza rischiarata dalla luce che proveniva dalla finestra. Poi spostò lo sguardo sulla cicatrice che si muoveva a pochi centimetri dal suo naso. Aveva la testa appoggiata al petto di Xander, e lui sembrava dormire beatamente con il braccio che avvolgeva il suo fianco.

 

Piano piano, attenta a non svegliarlo, Irina cercò di girarsi verso il comodino per vedere che ora era, ma scoprì di non riuscirci. Xander l’aveva avvinghiata proprio per bene.

 

<< Buongiorno… >>.

 

Irina tornò a guardarlo: gli occhi azzurri erano spalancati e perfettamente svegli.

 

<< Ciao… >> mormorò, << Che… Che ore sono? >>.

 

Xander alzò il mento per guardare oltre la sua testa. << Mezzogiorno passato >> rispose.

 

Irina si voltò a guardare l’orologio, stringendosi il lenzuolo addosso. Aveva dormito così tanto? Tornò a guardare Xander: le stava sorridendo, e continuava a sfiorarle la schiena nuda con le dita.

 

Le sue guancie si imporporarono leggermente al ricordo della notte appena passata, notte in cui aveva capito il senso di tante cose. E in cui aveva finalmente smesso di avere paura.

 

<< Hai fame? >> chiese Xander, ignorando il suo imbarazzo.

 

<< Un pochino… >> rispose lei, sistemandosi meglio sopra il suo petto caldo e muscoloso. << Tu? >>.

 

<< Anche >> rispose Xander, prendendole il mento con una mano, << Aspetta qui… Vado a preparare la colazione >>.

 

Le diede un bacio a fior di labbra e si alzò. Irina lo guardò uscire dalla stanza, rendendosi conto di quello che era successo quella notte… E che fosse ancora completamente spogliata, mentre lui si era già rivestito. Doveva essersi svegliato molto prima di lei…

 

Non fece nemmeno in tempo a individuare la sua camicia da notte, appoggiata alla sedia, che Xander era già tornato, accompagnato dal fragrante profumo di croissants al cioccolato e caffè. La guardò drappeggiarsi il lenzuolo addosso e sorrise.

 

<< Buon appetito >> disse, sedendosi di fianco a lei e servendosi di caffè.

 

<< Grazie… >>.

 

Si accorse subito che Xander continuava a guardarla divertito, gli occhi che brillavano. Cercò di sbirciare sotto il lenzuolo, e le passò un dito sulla fenice. Irina per poco non si strozzò con la brioches…

 

<< Dai, sto mangiando! >> protestò, imbarazzata e divertita al tempo stesso.

 

<< Ero curioso di sapere se reagisci sempre così quando ti sfioro… Tremi >> disse lui, ghignando, << Sono così mostruoso? >>.

 

<< Sei-Uno-Scemo >> scandì Irina, dandogli una spinta, << E smettila di tentare di guardare sotto il lenzuolo >>.

 

Xander la trasse a sé e la baciò sulle labbra, scoprendole una gamba e ritrovando subito il suo tatuaggio a forma di fiore sul fianco, come se l’avesse studiata così bene da poterlo ritrovare a occhi chiusi. Lo sfiorò di nuovo, e a Irina mancò il respiro…

 

<< C’era buio, stanotte >> sussurrò, << Non ho visto tutto per bene… >>.

 

Irina lo spinse via e si alzò. Era divertita, ma non era il caso… C’erano Jenny e Jess in casa!

 

<< Vado a farmi la doccia >> disse, portandosi dietro il lenzuolo e dirigendosi verso la porta del bagno collegato alla stanza.

 

Solo l’acqua fredda le fece riprendere un momento il controllo, e si ritrovò a sorridere come una scema. Tutto aveva un sapore diverso, ora. Sembrava tutto meraviglioso, adesso che era completa.

 

Si infilò l’accappatoio blu di Xander, ancora umido per la sua doccia, e si guardò allo specchio.

 

La ragazza che la guardava dall’altra parte era finalmente lei stessa, era Irina. Niente ombre sotto gli occhi, niente oscurità e dolore nello sguardo, niente segni sul suo corpo… Niente, se non il sorriso che le illuminava il viso.

 

Si voltò e si ritrovò Xander appiccicato, gli occhi azzurri su di lei, le mani intorno ai suoi fianchi. Ghignò, poi le diede un bacio sulle labbra, e le scoprì una spalla, provocandole un altro brivido…

 

<< Jenny e Jess sono usciti… >> mormorò, << E io sono a casa, oggi… >>.

 

Irina sorrise, lasciando che Xander slegasse la cintura dell’accappatoio, e gli mise le braccia intorno al collo.

 

<< E va bene… Ma solo perché ieri era il tuo compleanno >> sussurrò.

 

 

  
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