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Autore: ladyT    06/12/2009    1 recensioni
In un paesino circondato di campi e da piccole casette un pò trascurate vivevano due giovani promessi sposi. Dovranno superare molte difficoltà a causa di una nuova presenza che ostacolerà il loro rapporto. Sta a voi vivere questa avventura e... Presenza anche di un'immagine che rappresenta questa fanfiction.
Genere: Malinconico, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Greg House, Lisa Cuddy
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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E con grande piacere vi presento il capitolo ventunesimo!!!

 

 

1

 

2

 

3

 

GO!!!

 

CAPITOLO VENTUNESIMO.



Le notti successive erano le più angoscianti per Lisa. Nonostante i giorni, le settimane volavano in un lampo, non riusciva a togliere dalla testa l’ultimo e triste incontro con lui. Continuava a pensare e ripensare, vivere e rivivere ogni singolo attimo in cui le labbra di Greg sfioravano le sue trasformando quel tocco delicato in un bacio appassionato e ardente. Appassionato e ardente, ma dolcissimo e deciso, segno che non era l’unica ad aver desiderato quel bacio. Forse si sbagliava, ma quel bacio sembrava che anche lui lo aveva desiderato con tutte le sue forze. Però ancora una volta la ragione aveva preso il sopravvento sul cuore: quella dannata rabbia, che non era riuscita a disintossicare, aveva rovinato l’atmosfera. Dialoghi concitati, parole stranamente dolci e tristi di lui, le sue grida e Greg sparire dietro i monti con il suo cavallo nero lucente.
In quegli attimi passati a perdersi nei suoi occhi blu oceano, aveva percepito un mix di emozioni indecifrabili: passione, delusione, desiderio, amore, sensi di colpa, tristezza, malinconia, paura.
Da quella notte, Lisa non riusciva a darsi pace. Non riusciva a capire perché aveva reagito in quel modo. Dopo tutto, perdersi nei suoi occhi, osservare il suo viso, assaporare la dolcezza dei suoi abbracci, sfiorare le sue labbra erano ciò che aveva desiderato nel profondo del cuore. Si dava della stupida ogni volta che la mente ritornava a quell’incontro. Però la cosa che non le andava giù era stato il fatto di essere stata messa contro la parete, intrappolata come un uccellino in gabbia. Forse era questo il motivo della rabbia che le era esplosa mandando a monte quell’atmosfera romantica.
Non c’era giorno, ora, minuto, secondo trascorso a rimpiangere di averlo trattato malissimo, ma allo stesso tempo il pensiero di andargli incontro e parlargli la metteva in agitazione. Temeva la sua reazione. Aveva paura che lui non l’avrebbe ascoltata, guardata, abbracciata. Così aveva deciso di pianificare ogni possibile mossa per evitarlo, per non perdersi nei suoi occhi intensi e affascinanti, per non desiderare ancora una volta essere abbracciata da lui, sentire i battiti del suo cuore, il suo caldo respiro sul proprio viso e il tocco delle sue calde labbra sulle proprie. Doveva evitarlo a tutti i costi. Lasciare che le acque si calmassero.

************************************



L’estate aveva ormai bussato alla porta: un tiepido giugno lasciava il posto ad un caldo e birichino luglio.
Gente che camminava a passi lenti per le stradine, sfrecciare di carrozze che correvano come furie, grida di bambini che si divertivano a giocare ai cowboy o a cavalieri e principesse, anziane signore sedute in panchina all’ombra di un grosso albero intenti a spettegolare su qualsiasi cosa.
Nell’aria si sentiva qualcosa d’invitante, un qualcosa capace di far arrivare l’acquolina in bocca a chiunque: profumo di dolci fatti in casa.
Il profumo di ciambelle invadeva ogni angolo della casa dando anche alla testa.
< Amore, che buon odorino! >
Enfatizzò il signor Cuddy afferrando una ciambella e portandola alla bocca.
< Hey! >
Esclamò la moglie con le braccia conserte.
< Buongiorno a tutti! Devo scappare, sono un po’ in ritardo! >
Entrò Lisa afferrando una ciambella al volo.
< Tutto bene? >
Domandò preoccupata la madre.
La figlia si limitò ad annuire e uscì di fretta.
La madre intuì dalle occhiaie sotto gli occhi della figlia che non aveva dormito per tutta la notte. Era molto preoccupata. Non ne poteva più di vederla in quella situazione. Vederla soffrire per quell’uomo. Eppure, dalle voci che aveva sentito al lavoro, non era l’unica a a o passare giornate buie. Pareva che anche il signorotto passava dei momenti no. Nessuno lo aveva visto più gironzolare in paese, stuzzicare qualcuno per divertimento. Altre voci dicevano che trascorreva intere giornate nei pressi di un castello abbandonato e nessuno sapeva cosa combinava.
Il marito vedendola persa nei suoi pensieri, la chiamò alla realtà.
< Scusa. >
Sospirò la moglie.
< Sei preoccupata per loro? >
Domandò il marito scrutando i suoi occhi celesti.
La moglie si limitò ad annuire con espressione triste e preoccupata.
< Devo dire che non me l’aspettavo! Il signorotto è riuscito ad impossessarsi del cuore di mia figlia! Sai, mi ricorda un pò noi! >
La moglie sorrise nel ricordare la loro storia d’amore.
I due si sedettero uno di fronte all’altra.
Il signor Cuddy prese le mani della moglie e le accarezzò dolcemente.
< Quanto tempo è passato dal quel nostro primo incontro! Quanto ti ho vista, per la prima volta, sembrava che il mondo non esistesse, c’eravamo solo tu ed io! Quanti notti insonni ho passato a pensarti. Quante volte desideravo abbracciarti, coccolarti, baciarti sotto il nostro manto stellato. Abbiamo superato tantissimi ostacoli che non avevano fatto altro che dividerci. Eppure noi siamo qui, innamorati più che mai. Ricordo come se fosse ieri il nostro primo bacio sotto l’albero di quercia! Emozioni indescrivibili! Come toccare il fondo marino, arrivare sulla vetta dei monti più alti, afferrare la stella più lontana dell’universo. Ricordi le nostre iniziali incisi su quel tronco? Ancora adesso il vento non è stato capace di cancellarli perché il nostro amore è più forte di qualsiasi uragano, pestilenza, guerra. E’ il sentimento più forte che nessuno è stato mai capace di distruggerlo e mai riuscirà a farlo.
E’ come una rosa! I petali rappresentano l’amore. Tu per raggiungerlo scali lo stelo pieno di spine. Ogni spina rappresenta lacrime, sofferenze e dolori. Una volta raggiunto il traguardo, mille emozioni colorate pervadono il corpo. Emozioni indecifrabili, bellissime da provare. E allora ti senti completamente in paradiso. >
Si fermò un attimo.
Nel vedere la moglie commuoversi, baciò delicatamente la sua morbida mano.
< Nonostante tutto questo tempo sei rimasto ancora un vero e proprio romanticone! Ti amo! >
Disse la moglie con voce delicata mentre le lacrime appannavano la vista.
Il marito asciugò il suo candido volto e sorrise.
Rimasero in silenzio per qualche minuto. Solo i loro occhi parlavano, sussurravano dolci parole.
< Amore, nostra figlia è innamorata! La nostra piccola bambina è diventata donna! >
Disse l’uomo con voce quasi malinconica.
La moglie si limitò a sospirare.
< Però soffre! Dobbiamo fare qualcosa per quei due! Sono troppo orgogliosi! >
Affermò la donna.
I due si guardarono mentre la loro mente viaggiava in cerca di un qualcosa, un qualsiasi cosa pur di fare incontrare quei due innamorati in modo da porre fine alla loro sofferenza.
Mentre cercavano delle idee, qualcuno bussò al portone.
La moglie incuriosita, si allontanò dalla cucina e si diresse verso l’ingresso ad aprire il portone.
Rimase stupita nel vedere chi fosse, anzi chi fossero. Era senza parole perché non si aspettava di vedere proprio quelle tre persone con espressione che imploravano aiuto.
< Signora Cuddy, non c’è tempo! Venite con me, per favore! >

************************************



Il castello era stranamente molto quieto. Regnava un silenzio assoluto, quasi dark.
Non c’era anima viva che passeggiava lungo i grandi corridoi. Sembrava un castello abbandonato, abitato forse dai fantasmi feroci e vendicativi.
Ed ecco ondeggiare nell’aria rumori di grandi passi veloci e il silenzio svanì velocemente.
Camminando frettolosamente, le suole degli stivali si consumarono sempre più in fretta ticchettando in passi militari contro la superficie liscia del pavimento.
Era don Wilson che, preoccupato, si dirigeva verso la camera del cugino.
Dopo quell’ultimo incontro, non lo aveva più sentito perché era dovuto ritornare nella propria contea a causa delle emergenze di lavoro. Mai e poi mai aveva creduto che il signorotto da vero ficcanaso diventasse un fantasma solitario.
Era come se fosse smaterializzato in aria. Non si faceva vedere in paese, non stava quasi mai nel castello, spariva la mattina presto e tornava la sera tardi. Non capiva cosa stesse combinando di nascosto. La situazione era davvero preoccupante.
Quando si trovò di fronte alla camera del cugino, una vocina femminile attirò l’attenzione.
< Jimmy, aspettami! >
Era una donna di media corporatura, un bel vestito lungo fino alle caviglie tipo quelle delle balie, occhi celesti e un sorriso dolce.
< Buongiorno, signora Cuddy! Qual buon vento? >
Domandò gentilmente.
< Sono corsa subito dopo la visita dei bravotti! Mi sono subito preoccupata nel vedere i loro volti angosciati! Ed eccomi qua! >
Jimmy sospirò. Allora la situazione era davvero più preoccupante di quanto pensasse.
Con espressione ansiosa, bussò alla porta della camera di Greg.
Nessuna risposta. Silenzio totale.
I due si guardarono preoccupati e ansiosi.
Presa dalla voglia di porre fine a questa situazione insostenibile, la signora entrò di scatto.
La scena che si presentò davanti fece crescere enormemente la preoccupazione.
Don House con una barba più lunga del solito, vestiti sporchissimi di polvere e terreno, stivali pieni di fango ed erbe, mantelli strappati. La camera era irrespirabile poiché non aveva subito il riciclo di aria pulita e fresca.
Greg dormiva profondamente e russava peggio del fischio di un treno.
La donna aprì le tende e una luce accecante andò a colpire gli occhi dell’addormentato.
< Hey, svegliati! >
Disse la donna dondolando il corpo dell’addormentato.
Greg, semiaddormentato, si girò a pancia in giù. Strinse il guanciale e cercò di prolungare il sonno. La donna continuò a dondolare il suo corpo finché lui non decideva di svegliarsi.
Così il povero Greg dovette arrendersi. Si mise a pancia in su e, a stento, iniziò a pronunciare qualche sillaba.
< Lasciatemi in pace! >
Furono le uniche tre parole che uscirono da quella bocca.
Si mise in posizione seduta sul letto con gli occhi ancora semiaddormentati.
Fece un grosso sbadiglio e altre sillabe uscirono dalle sue labbra.
< Voglio il whisky! >
Disse con tono imperativo.
La signora Cuddy, presa dalla rabbia di vederlo in quello stato, gli diede un grosso schiaffo.
Jimmy rimase a bocca aperta nel vedere quella scena.
Greg rimase indifferente a quel gesto.
< Wow! Dovete avercela nel sangue schiaffeggiarmi! >
E un altro schiaffo colpì la guancia opposta.
< Razza d’incapace che non sei altro! Se non fai ciò che ti dico, passerai enormi guai! >
Disse la donna con tanta foga stringendo fortemente la sua camicia puzzolente e fradicia di sudore.
< Prima cosa, la barba ritornerà come prima! Seconda, una bella lavata nella tinozza piena di acqua calda! Terza, abiti nuovi! >
Ordinò con tono severo e serio, come un Re che dava ordini ai propri sudditi.
< Ma... >
Greg non riuscì a dire qualcosa poiché la signora lo afferrò, con molta forza, per il braccio alzandolo dal letto.
Gli diede il bastone e fece segno a Jimmy di accompagnarlo nel bagno.
Il povero Wilson oltre a tagliare la barba folta del cugino doveva sopportare le sue lamentele mentre la signora Cuddy riempiva la grande tinozza di acqua calda.
< E chiudi questa boccaccia! >
Gridò la donna stanca di sentire i suoi continui lamenti.
Don House fece finta di non sentirla e continuò a parlare a vanvera.
< Ahi! >
Gridò il signorotto nel ricevere un pizzicotto dalla donna.
Jimmy sorrise. Sapeva che Greg odiava essere pizzicato come un bambino, però era molto efficace per farlo zittire.
La donna uscì dal bagno lasciandoli soli, poiché Greg doveva farsi un bel bagno.
“Certo che è proprio una testa dura quel Greg!”
Pensò raccogliendo gli indumenti ormai sgualciti e sparpagliati nella camera da letto.
Ora doveva solo spingerlo a fare la prima mossa e finalmente porre fine alla loro sofferenza che non faceva altro che portare infelicità nel loro cuore.
Sapeva che sarebbe stata un vera e propria impresa, ma doveva provarci e sperare.
Sperare tanto!

************************************



Il sole brillava di una luce color giallo intenso, leggere e trasparenti nuvole, spinte da una leggerissima brezza, vagavano per l’azzurro cielo.
L’atmosfera era di una serenità totale, ma stonava un po’ con l’umore di una giovine sdraiata in penombra di una grossa quercia.
Osservava il cielo azzurro e le acque calme del lago di un blu intensissimo.
Era talmente stanca che quando aveva udito le campane in piazza annunciare l’ora di pranzo, ne approfittò per rifugiarsi nel suo luogo segreto.
Aveva lavorato tanto questa mattina e non era neanche riuscita a fare un piccolissima pausa e scambiare quattro chiacchiere con le colleghe.
Ora che era sola in quell’angolo in penombra, si sentiva beata e rilassata.
Aveva la mente sgombra da qualsiasi pensiero.
Così chiuse gli occhi e si lasciò cullare da quella quiete che solo quel luogo sapeva regalarle. Era piacevole sentire il profumo di fiori selvatici, quella rara brezza accarezzarle il volto, sentire piccoli rumori che si potevano ascoltare ad orecchio attento.
Improvvisamente udì degli strani rumori di passi affaticati avvicinarsi a lei e il tepore del sole che riscaldava il suo volto non la scaldava più.
< Guarda chi si rivede! >
La voce le era alquanto familiare e sperava che si sbagliasse.
Aprì lentamente gli occhi e si stupì nel vedere che fosse proprio quella persona che stava cercando di dimenticare senza successo.
Il corpo fu pervaso da un miscuglio di emozioni incontrollabili. I battiti del cuore acceleravano come la corsa dei cavalli in gara e il respiro diventava sempre più pesante e affannoso.
Era ancora sorpresa di vederlo. Non si sentiva pronta ad affrontarlo, ma vedendolo di fronte capì che era giunto il momento di mettere in chiaro le cose.
< Greg, che ci fai qui? >
Domandò quasi timorosa.
A Greg non sfuggì l’espressione di sorpresa dipinta sul volto di lei e, vedendo che il silenzio era ripiombato addosso tra loro, accorciò la distanza che li divideva e si sedette accanto a lei trattenendo il dolore della gamba.
I due si limitarono ad osservare il panorama del lago.
Senza farsi scoprire, Lisa osservava il delicato profilo di lui. Aveva voglia di raccontargli tutto, di quanto gli era mancato, di quanto le dispiaceva averlo trattato malissimo.
Rimasero ancora avvolti nel silenzio ascoltando i piccoli rumori del bosco.
Infastidito da quel silenzio, Greg cominciò a proferire parola.
< Lisa, io... >
S’interruppe un attimo voltandosi verso di lei. Si stupì nel vedere che lei lo stava guardando.
< Sembrerà strano quello che sto per dire, ma volevo scusarmi per quel nostro ultimo incontro! >
Terminò la frase con un filo di voce.
Lisa era incredula e confusa. Aveva sentito bene? Lui, il signorotto più misantropo, scorbutico, irascibile dell’universo, le stava chiedendo scusa?
Il cuore perse qualche battito nell’udire queste cose che per lui erano state già troppo difficili da dire.
< Anch’io ti chiedo scusa. Non dovevo trattarti in quel modo! >
Riuscì finalmente a parlare la giovine.
Continuarono a perdersi negli occhi, entrambi incapaci di proferire parola. Lasciarono che fossero gli occhi a parlare.
Greg si avvicinò ancora di più a Lisa che, però, per una strana ragione, scattò in piedi come una molla.
< Si è fatto tardi! Devo tornare a casa! >
Disse rivolgendogli le spalle.
In quel preciso istante, a Greg piombò nella mente un episodio avuto con la signora Cuddy.


“< Tu non tornerai in questo castello, fino a che non avrai messo a nudo i tuoi sentimenti! >
Nel sentire queste parole, a Greg scappò una risatina sotto lo sguardo disperato di Jimmy.
Erano ore che cercavano di spingerlo a fare la prima mossa, ma invano.
< Ok! Non c’è problema! Il figlio della mia migliore amica, Lucas Douglas, ha chiesto in sposa Lisa che ha accettato felicemente. >
Disse con molta enfasi rivolgendo le spalle a loro due e dirigendosi verso l’uscita del castello.
Greg, nell’udire quella notizia, strinse le mani a pugno fino a che le nocche diventarono bianche dalla rabbia.
< Non è possibile! Quel Lucas può avere tutte le donne che vuole! Tra tutte proprio Lisa? >
Gridò con tutta la rabbia addosso.
< Perché? Mia figlia non merita lui? Non è un bella ragazza? >
Risposte la donna trattenendo un sorriso.
Non esisteva nessuna proposta di matrimonio. Ci era davvero cascato come un pollo.
In qualche modo le piaceva saperlo geloso di Lisa.
Ancora furioso, Greg si alzò di scatto dal letto, prese il bastone e zoppicò fino all’uscita del castello senza neanche salutarli.”



La giovine se ne stava andando via, ma Greg scattò in piedi più veloce di un puma.
L’afferrò per un braccio e l’attirò a sé.
Lisa di colpo si trovò con il viso appoggiato nel suo petto e sentiva ogni singolo battito del suo cuore. Greg la stringeva più forte fino a farla mancare il respiro, quasi avesse il timore che lei potesse scappare via e non tornare mai più.
< Ho bisogno di te! >
Dichiarò con tono lieve e delicato, quasi come un sussurro.
Lisa rimase sbalordita per quel suo gesto e per le sue parole.
Il suo profumo, i suoi abbracci, il ricordo del suo bacio le sfiorarono la mente.
Chiuse gli occhi assaporando quell’abbraccio che tanto le era mancato.
Allontanò il viso da quel torace e lo alzò per scrutare i suoi occhi.
< Mi sei mancato! >
Pronunciò con un filo di voce la giovine.
A quel punto Greg appoggiò una mano sulla guancia di lei, mentre con l’altra tenne stretta la sua morbida schiena.
Lui abbassò lentamente il viso fino a sfiorare le proprie labbra sulle sue e la baciò con una dolcezza infinita.
Lisa gli mise le braccia intorno al collo e si aggrappò a lui lasciandosi guidare dalla tempesta di emozioni che invadeva violentemente la sua anima.
Continuarono a baciarsi stringendosi uno all’altra.
Greg si distaccò leggermente dal quel bacio passionale e la guardò dritto negli occhi.
< Voglio farti vedere una cosa! Però devo bendarti! >

************************************



< Greg, dai! Dimmi di cosa si tratta! >
Chiese curiosa la giovine.
Per tutto il tragitto a cavallo, il cuore non aveva fatto altro che battere come un matto, le gambe tremare dalla voglia di scoprire cosa si nascondesse dietro questo mistero.
Non sapeva cosa aspettarsi.
Ora che erano arrivati a destinazione, la voglia di scoprire questa sorpresa, le cresceva enormemente. Si sentiva come una bambina curiosa.
I due, mano nella mano, salirono lentamente le scale poiché Greg faceva fatica a causa della gamba.
Dopo una ventina di gradini, Greg si fermò respirando a fatica.
Lisa si preoccupò e non fece in tempo a dire qualcosa che lui la zittì mettendo l’indice sulla sua bocca.
Lui strinse nuovamente la sua mano e, zoppicando con il bastone, la condusse verso il luogo stabilito.
Arrivati a destinazione, Greg aprì la porta e fece entrare per prima la giovine senza lasciarle la mano.
Quando furono entrambi dentro la camera, Greg chiuse la porta.
Si avvicinò a Lisa e lentamente levò la benda.
Per assaporare meglio la sorpresa, la giovine aprì lentamente gli occhi e si stupì nel vedere ciò che aveva davanti.
Un campo stracolmo di girasoli che circondavano il castello.
Era come vedere un paesaggio di un pittore famoso.
Lisa rimase immobile, paralizzata. Non sapeva cosa dire. Quei girasoli erano i suoi preferiti e, dopo tutto questo tempo, non credeva che erano ancora in ottima salute. Era passato molto tempo da quando era stata l’ultima volta in quel castello abbandonato.
Però non solo il campo di girasoli le aveva tolto le parole di bocca. Guardandosi intorno notò che la camera era completamente ristrutturata e arredata. C’era un immenso letto in stile antico che dominava la stanza. Ai lati c’erano due comodini con al centro due candelabri. Al centro della camera c’era un tavolino di ferro con due sedie. Le pareti erano addobbati dai quadri che rappresentavano bellissimi paesaggi. Quei quadri li aveva subito riconosciuti poiché erano quelli che loro due avevano trovato quando erano bambini.
Le lacrime rigavano delicatamente le guance e non riusciva a trattenerle.
< Ma... è meraviglioso! Greg, come... >
Fu interrotta dalle parole di lui.
< Un mese a dedicarmi a questo castello che ho comprato... >
Accorciò la distanza tra loro e afferrò dolcemente la sua mano.
< ... per te! >
Mormorò lui, allungando la mano libera per asciugare il suo volto umido.
< Per me? >
Greg si limitò ad annuire.
Lisa, disegnò sul volto un ampio sorriso solare.
Istintivamente, si alzò sulla punta e appoggiò la bocca sulla sua trasformando quel tocco in un bacio ardente e desiderato.
Greg fece scivolare il bastone e la strinse fortemente a sé.
Lei gli mise le braccia intorno al collo attirandolo ancora più vicino.
Lui fece scivolare la mano sulla schiena di lei e la strinse ancora di più approfondendo il bacio.
Lentamente quei due si avvicinarono al letto e Lisa si sdraiò senza mai staccare le labbra da lui. Greg si limitò ad assecondare ogni suo singolo movimento, trovandosi alla fine disteso sopra di lei.
Si baciarono con tanta passione. Finalmente non c’era più nessun ostacolo. Potevano amarsi alla luce del sole nel bene e nel male.
Greg d’improvviso si staccò dalle labbra di lei e appoggiò la propria fronte sulla sua. Entrambi erano presi dalla passione e respiravano con affanno.
I due rimasero a perdersi negli occhi per un momento che sembrava eternità e infine Greg interruppe il silenzio.
< Non sono mai stato così felice in vita mia! Donna ammaliatrice! >
Quella frase così semplice, ma detta in suono melodioso fece impazzire il cuore di Lisa.
Le pareva di vivere in un bel sogno, in una di quelle favole con un bel lieto fine.
Si diede dei pizzicotti e si accorse che era tutto vero.
Greg rimase stupito nel vederla darsi pizzicotti.
< Piccolo idiota! Sono tutta tua! E sappi che tu sei tutto mio! MIO! >
Greg, per la prima volta in vita sua, sorrise di luce propria.
Regalò un dolcissimo bacio sulle labbra soffici della giovine che lo accolsero ricambiando.
Si guardarono ancora per qualche frazione di secondo negli occhi e poi continuarono a baciarsi.
Silenzio. Solo silenzio in quella stanza. Nessun rumore si permetteva d’interrompere quell’atmosfera magica.
Entrambi erano impegnati ad aprire le porte del proprio cuore.
Lui, lentamente, le privava dei suoi abiti e lo stesso faceva lei.
Greg l’avvolse nel suo abbraccio e la baciò con tanta passione.
Ed ecco che i loro corpi cominciarono ad esibirsi nei loro balli.
Lui si muoveva come un felino rimanendo disteso sopra di lei. Il corpo di Lisa fu invaso da ondate di calore. Era la prima volta che permetteva a qualcuno di esplorare e di varcare la soglia della sua intimità. Dentro di sé aveva sognato questo momento con l’uomo che l’avrebbe portato all’altare e che avrebbe trascorso la vecchiaia con lei. Adesso era sicurissima che Greg sarebbe stato quell’uomo, quel principe che aspettava da tanto tempo.
Ed era molto felice.
Fiumi di emozioni invadevano i loro corpi.
Quando finirono d danzare, si trovarono entrambi stesi su quel morbido lettone con di fronte un panorama stupendo di girasoli.
Lisa appoggiò il viso sul petto di lui lasciandosi cullare dalla dolce melodia del suo cuore.
Greg, oltre a tenerla stretta contro il petto, giocherellava con i suoi candidi capelli ricci.
< Ti amo! >
Sussurrò appena l’uomo dal cuore freddo.
Lisa lo sentì e rimase meravigliata.
Lo guardò nei suoi occhi blu oceano che non l’avevano mai smessa di osservarla.
< Ti amo anch’io, piccolo idiota! >
Rispose la giovine con gli occhi che brillavano di felicità.
Sfiorò le sue labbra trasformando quel tocco in uno di quei teneri, ma intensi bacetti.
I due rimasero abbracciati con i raggi del sole che riscaldavano i loro corpi e si persero nel mondo dei sogni.
E da quel momento erano due anime in un solo corpo.
E ben presto una cicogna avrebbe bussato alle loro porte.

************************************







PPTH, in un giorno imprecisato dell’anno 2009.

Tac-tac.
Tac-tac.
Tac-tac

Rumori di tacchi che ondeggiavano nell’aria.
Una donna vestita elegantemente, con espressione furiosa e stanca poiché aveva camminato frettolosamente per tutta la clinica in cerca dell’unico dottore più sfaticato dell’universo.
Era Lisa Cuddy, amministratrice del Princeton Plainsboro Teaching Hospital.
Aveva girovagato per tutta la clinica e ora le rimaneva un’ultima carta da giocare: il reparto rianimazione.
Quando mise piede in quel reparto tirò un profondo sospiro.
“Appena vedo quell’idiota giuro che gli farò patire tutte le pene dell’inferno! “
Pensò andando ad aprire una di quelle porte.
< Wow! Interessante questo libro! Non pensavo che la strega scrivesse libri su di me! >
Disse sorseggiando il caffé con la cannuccia.
In quell’istante la porta si aprì e una donna fece il suo ingresso.
< HOUSE! IMMEDIATAMENTE IN SALA VISITE 1!!! >
La sua voce trapassò il cranio, facendo venire il mal di testa al paziente in coma.
Greg rimase indifferente a quelle urla e continuò a sorseggiare il caffé.
Nel vedere lui con un libro rosa in mano alquanto familiare, un altro urlo scappò dalla bocca della direttrice.
< HOUSE!!! QUELLO E’ IL MIO LIBRO!!!! DOVE L’HAI TROVATO? >
Urlò strappandogli di mano quel libro.
< E’ stata la caccia al tesoro più emozionante della mia vita! Lo custodivi bene tra le tue biancherie intime, precisamente sotto il tanga rosso ricamato di rose che non hai ancor indossato!!! >
Il viso della donna diventò rosso pomodoro. Come faceva a sapere che non lo aveva mai indossato? Possibile che lui sapeva tutto, ma proprio tutto?
Greg sorrise nel vederla arrossire.
Tirò fuori un lecca-lecca alla fragola e la mise in bocca.
< Avrò mai l’onore di vederti con quel tanga fantasmagorico acchiappa idioti? >
Disse con un sorrisino stampato sul volto.
< SALA VISITE 1!!!! >
Urlò la povera donna ancora col volto arrossato.
Quanto aveva desiderato togliergli quel ghigno dalla sua faccia.
< Scordalo! >
Mugugnò, come un bambino che si lamentava ad ogni cosa che la mamma ordinava di fare.
Si alzò, prese il bastone e si avvicinò al suo orecchio:
< Vai in fondo pagina! Donna ammaliatrice! >
Zoppicando, uscì da quella camera lasciando Lisa sola con la rabbia addosso.
Presa dalla curiosità, aprì il libro e andò a fine pagina.
Lesse una strana dedica:

“Provo per te una poligenetica dilazione dell’io che si riflette nell’archetipo prototipo dell’anticonformismo universale...”

Una lacrima scese lungo il volto.
< Anch’io! Non sai quanto! >
Sussurrò felice la donna asciugando quella piccola lacrima.


THE END

 

Angolo di ladyT:

“Provo per te una poligenetica dilazione dell’io che si riflette nell’archetipo prototipo dell’anticonformismo universale...”

Questa citazione l’ho scovata nel mio diario della scuola scritta da tutti i miei compagni, quindi non saprei a chi dare il credit, credo che sia meglio mettere ANONIMO ^_^

E’ una citazione che in parole semplici vuole semplicemente dire: TI VOGLIO BENE oppure TI AMO!!!

Spero che abbia scelto bene questa frase, a mio parere, adatta perfettamente per Greg con i suoi modi di dire complessi e scientifici (simile alle frasi di uno scienziato o uno psicologo!!!)

 

Allora questo è l’ultimo capitolo de I PROMESSI SPOSI, spero tanto che vi sia piaciuto!!

Ultima cosa prima di salutare: COMMENTATE in tanti, esprimete tutto ciò che volete dire, anche cose negative!!!

Allora, alla prossima fanfiction!!!

Kiss,

Terry ^_^

  
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