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Autore: Florence    07/12/2009    8 recensioni
"Io, Carlisle Cullen, non avevo mai capito cosa significasse davvero cogliere un frutto proibito. Non fino a quando l'avevo incontrata di nuovo, dieci anni dopo e la dolcezza di quella mela mi aveva rapito. Quello che mi accadrà, sarà solo colpa mia, colpa dell'uomo che è sopravvissuto dentro al vampiro e di lei che, inaspettatamente, ha scaldato il mio cuore spezzato. Edward... perdonami..." E se a Volterra i Volturi si fossero comportati diversamente? Cosa è accaduto in dieci anni a Isabella Swan? E quale ruolo ha Carlisle in tutto questo? (What if... che prende l'avvio dalla fine di "New Moon" di S. Meyer)
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Proibito' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Proibito-90
Ciao ragazze!
Vi ringrazio molto per aver apprezzato il capitolo su Sulpicia: volevo dare spazio anche a lei, mostrarne il carattere e far capire chi è che ha Aro accanto... la pazzia, comunque, è contagiosa, si sa! XD
Con questo capitolo torniamo ad un personaggio più usuale per Proibito, anche se motivo di molte perplessità in senso lato: Jane.

A riguardo torno a fracassarvi le noccioline e a chiedervi ancora di leggere la drabble 
'perdonami...' . A questo punto della storia, direi che leggerla può essere carino sia per me che per voi...

Arriviamo alle cose serie: ho 1 solo capitolo dopo a questo già scritto, il che significa che se non riesco nell'immediato a trovare tempo per scrivere ancora, l'attesa per i seguenti dovrà essere ancora maggiore... sono desolata, ma purtroppo sono oberata dal lavoro e... beh, la despressione post lavoro non aiuta affatto a trovare la mente propensa a scrivere.

Però c'è una buona notizia per chi segue Havoked: ho scritto un nuovo capitolo, che a breve pubblicherò!!!

A breve posterò lo spoiler per il prossimo capitolo sul mio
BLOG fateci un salto!!!


E adesso... buona lettura!

PROIBITO

106 - La ladra - Jane

 

 

 

Ripetei ancora la sequenza di note, ormai era la decima volta che provavamo e i tasti stavano iniziando a diventare tutti ugualmente grigi: la noia sbiadiva il bianco brillante e il nero onice, li confondeva, così come confondeva le mie idee e tutto quello che si agitava nel mio cuore.

In quel momento, mentre io ero con Athenodora nella sua saletta musicale a provare ancora e ancora la romanza de ‘I pescatori di perle’ di Bizet, Alice era in volo di ritorno da Parigi, sempre che ci fosse arrivata sana e salva, le due ragazzine che così tanto male non erano si stavano occupando di Alec e... e chissà cos’altro stava accadendo sotto al cielo di Volterra!

Pensai a dove poteva essere il mio Felix in quel momento: forse con Demetri ed Heidi, forse da solo. Forse era andato a caccia e stava tenendo tra le braccia una giovane umana, oppure aveva iniziato anche lui a cercare di farsi bastare il sangue animale. Forse era nella sua stanza, a leggere, oppure stava semplicemente disteso da qualche parte a pensare.

Ovunque fosse, non era con me e questa consapevolezza, che mi trascinavo nel petto da innumerevoli anni, mi logorava sempre di più.

 

Dovetti aver sbagliato una nota della mia partitura, perché Athenodora si bloccò e si rivolse verso di me.

-Va tutto bene, Janina?-, mi domandò, usando quel diminutivo che mi dava sui nervi. Eppure lei era sempre stata carina con me e negli ultimi tempi si era mostrata ancora più comprensiva e gentile.

Mi limitai ad inspirare e a scuotere rapidamente la testa in segno affermativo, mentre un sorriso forzato si piegava sul mio viso.

 

No, non va bene nulla... Tutte le persone a cui tengo sono in pericolo, io stessa mi sto incamminando su un sentiero pericoloso, l’uomo che amo non mi degna neanche di uno sguardo e tu mi trattieni a suonare per te! Non va proprio bene nulla, Athenodora!

 

-Hai mai provato a parlargli direttamente?-, mi domandò la vampira, sedendosi sullo sgabello del piano vicina a me, fissando i suoi occhi vermigli nei miei.

Sapeva tutto. Anche lei sapeva ogni cosa... possibile che proprio io, l’arma letale dei Volturi, io che terrorizzavo la gente con un solo cenno del capo fossi così nuda davanti a tutti? Scrollai le spalle e la testa, sconsolata.

-Signora, riprendiamo a provare, per favore-, le chiesi scorrendo all’indietro fino alla prima pagina lo spartito e mettendomi composta per ricominciare a suonare.

-No. Parlami di lui-, disse lei in tono gentile, eppure autoritario. Mi sgonfiai espirando e mi voltai lentamente verso di lei.

-E’ proprio necessario?-, le domandai piegando le sopraciglia in una smorfia implorante.

-E’ necessario che tu faccia quel che puoi per essere felice-, i suoi occhi nei miei, la sua affermazione a riecheggiare nella mia testa.

Presi aria e mi girai ancora verso il piano.

-Per essere veramente felice devo arrivare in fondo a questa storia. E per farlo so che ora io devo stare qua a provare ancora la romanza per la festa. Facciamo entrambe molti errori, signora, rimettiamoci al lavoro-, stavolta ero stata io autoritaria e per un attimo temetti di aver esagerato.

Invece Athenodora si alzò dallo sgabello e, prima di tornare alla sua postazione dove c’era un leggio e il suo spartito, posò la sua mano sulla mia spalla.

Era una brava donna, peccato che si fosse legata ad una carogna come Caius...

-Peccato che non ci sarà nessuna festa... Aro l’ha categoricamente vietata-, borbottò prima di rimettersi a cantare.

 

Ma io sapevo che la festa ci sarebbe stata, Alice ne era certa, qualcosa o qualcuno avrebbero preso decisioni che avrebbero portato a quello scenario... Ero con Athenodora perché me lo aveva detto Alice e, finora, lei aveva avuto sempre ragione. Fu così anche quella volta: mi aveva mandato un sms con scritto:

 

aspetta che il futuro si compia, resta con Athenodora

e vedrai che le risposte arriveranno da sé.

Sto per imbarcarmi per Paris

 

e io avevo aspettato...

 

Stavamo finalmente riuscendo a produrre un’ottima unione di voce e strumento, entrambe stavamo dando il meglio di noi, quando, con un colpo secco e nessuna attesa di una risposta, alle prime luci dell’alba Sulpicia entrò come una furia nella saletta e si gettò a sedere su una poltrona, incrociando le braccia al petto, stizzita.

Indossava un abito leggero e aveva tutto il volto sporco di trucco.

-Cos’è successo, stavolta?-, domandò serafica Athenodora, sedendosi vicina a lei. Io rimasi in piedi, accanto al piano.

-Ho sete, Dora-, disse Sulpicia, sottintendendo che l’amica le doveva portare qualcosa da bere. Quando la vampira greca si alzò ed uscì dalla stanza, un punto imprecisato alla mia nuca iniziò a formicolare, come se avessi la netta sensazione che stesse per accadere qualcosa, che avrei dovuto essere reattiva e approfittarne.

-Avevi ragione, ragazzina-, disse la Regina rivolgendosi a me, immobile al suo posto, -lui lo sta facendo davvero. Io l’ho letto-

Non volevo sapere nulla di più, non dovevo sapere nulla di più! Alice mi aveva chiaramente fatto capire che non ne avrei dovuto parlare con lei…

-Signora, mi perdoni… non so di cosa stia parlando e adesso… devo…-

… andare via…

-Ecco, Sulpicia-, Athenodora, rientrando con una tazza di fine porcellana, coperta da un tovagliolino di candido lino, mi salvò.

Trovai una scusa per uscire da quella sala al più presto, mi congedai con due inchini e fissai con la vampira che avremmo provato in seguito, per perfezionare la nostra musica.

Prima che sparissi dietro la porta di pesante legno massello, la voce di Sulpicia mi raggiunse: -La festa si farà, cara Dora, si farà eccome... e Aro me la pagherà...-

 

Uscii di corsa nella mattinata di Volterra e lasciai che il debole sole facesse brillare la mia pelle, protetta dalle mura del Palazzo.

Mi tremavano le mani, potevo quasi sentire il cuore battere nel mio petto, se solo fosse stato possibile… Tutto stava compiendosi, come Alice aveva predetto: in quell’istante compresi tutta la forza di quell’immenso potere, contenuto in una folletta alta un metro e un tappo, come me. Eravamo entrambe piccole, anonime e spaventosamente potenti... ma avremmo saputo usare nella maniera corretta quello che l’immortalità ci aveva dato in dono?

Afferrai il mio cellulare e digitai un sms per Alice. Avevo bisogno di trovare immediatamente Edward…

 

Ed è alla Watch Tower:

si stanno occupando di Alec.

Jane, perdonami...

 

Si stanno occupando di Alec…

Presi aria, chiudendo gli occhi e cercando di attingere a tutta la forza di volontà che sapevo di possedere.

Si stanno occupando di Alec...

Che cosa gli stavano facendo? Quel... quel... quell’idiota di mio fratello! Perché aveva dovuto comportarsi così, perché li aveva portati ad abbassarsi al livello delle bestie e combatterlo usando le sue stesse armi? Perché Alec aveva tradito il nostro patto?

La ‘WatchTower’ era la casa di Marcus: lui vedeva, si informava, raccoglieva le informazioni e dava le indicazioni. Edward era ‘il Comandante’, ma Marcus era il nostro approdo, come se fosse stato un padre per tutti noi piccoli figli dispersi. Alec era lì, Edward anche. Per un istante credetti di trovarli a rotolarsi nella terra rossa vicina alla casetta bassa di Marcus, a prendersi a cazzotti, magari ferendosi la pelle di alabastro e squassando il terreno con i loro colpi andati a vuoto. Mi immaginai di doverli dividere, lottando contro la voglia di riprendermi mio fratello e quella di deprecarlo, lottando contro Edward.

 

Invece, prima di loro, trovai, in un angolo del giardino delle rose, accucciate sotto un cespuglio tanto grande quanto secco, Erica e Silvia. Dovevo andare da Edward, ma non potei fare a meno di fermarmi da loro, per capire che fosse successo, visto che una tremava e l’altra, stretta tra le braccia dell’amica, singhiozzava terrorizzata.

-E’ colpa mia-, ripeteva come una litania, -Solo colpa mia se lui ha scoperto tutto-

Mi feci spiegare da Silvia che mio fratello, dopo averle trovate all’albergo convenuto, le aveva pesantemente importunate e che l’uso del loro potere obnubilante era stato disturbato dalle sue avances: Alec era riuscito a spezzare l’incantesimo, colpendo violentemente Silvia. Erica aveva provato a fermarlo, prima che se ne andasse dalla stanza e lui aveva usato il suo malefico potere su di lei. Quando si era svegliata, aveva trovato i suoi abiti strappati e, benché Silvia continuasse a ripeterle che Alec era andato via senza torcerle un capello, lei si era sentita violata nel corpo e nell’anima da ‘quel mostro’ di mio fratello.

Quello che le faceva stare male, però, non erano le azione che le avevano viste, loro malgrado, vittime sacrificali, non soffrivano per le ferite della pelle o dell’orgoglio, bensì perché Alec era sfuggito loro e, anticipando il suo rientro in città, si era subito accorto della sparizione di Alice. Loro tremavano perché avevano paura che il piano si fosse compromesso a causa della loro paura. Però lo potevo capire che erano terrorizzate all’idea che Alec andasse a parlare con Aro e che lui le punisse per il complotto ordito, uccidendole. Avevano paura ma non osavano dirlo: il vero problema era che avevano fallito.

 

Piccine...

 

Non sapevo che dire loro, che parole usare per spiegare che avevano fatto anche più di quanto fossero tenute a fare e che tutta la colpa era di mio fratello: loro insistevano nel colpevolizzarsi...

-Andate a casa-, dissi loro, -E non preoccupatevi: Alec non dirà nulla ad Aro, né lascerà che glielo legga nella testa. Vi garantisco che vi proteggerò e voi non comparirete in nessun modo in questa storia. Ora andate a casa. Quando potrò, verrò da voi e allora mi ascolterete, quant’è vero che mi chiamo Jane! E allora vedremo se riuscirò a farvi capire quanto siete state grandiose in tutta questa storia... Allora io...-, avevo scosso la testa e me n’ero andata, dando loro le spalle, perché chiedere scusa a chi non mi aveva mai fatto niente e che in cambio si era meritato il mio perpetuo disprezzo era così difficile...

 

-Grazie-, mormorarono prima che sparissi nel boschetto e io sorrisi, perché forse, in un modo alquanto perverso, avevo trovato altre due amiche...

 

Corsi fino alla casa di Marcus, le grida si sentivano da una discreta distanza: quando li vidi, erano in tre su Alec, che lo tenevano fermo, gli tenevano la testa come per staccargliela.

Un brivido lento e graffiante mi percorse la schiena e si scontrò con la mia coscienza.

Alec...

-Fermatevi!-, urlai, pentendomene istantaneamente: così facendo i ragazzi si distrassero e Alec ne approfittò, avvolgendo con il suo potere indebolito il più vicino a lui.

 

Felix...

 

Lo vidi accasciarsi a terra, accartocciandosi su se stesso e mi sentii morire. Mio fratello stava distruggendo tutte le brave persone di Volterra, Erica e Silvia, Alice, Felix...

-Alec basta! Smettila!-, corsi verso di lui e, facendomi strada tra Edward e Demetri, piombai su mio fratello, strattonandolo per il bavero della sua camicia e scuotendolo. Aveva il volto sporco di terra e una sottile ferita, simile ad una crepa, si stagliava sulla pelle bianca del suo collo.

Mi guardò, per un istante qualcosa brillò nei suoi occhi, poi si voltò e, col dorso della mano, si ripulì le labbra dal fango.

 

-Basta, Alec!-, gridai ancora, inutilmente. Sapevo bene che poteva fare più cose contemporaneamente al suo potere, quindi non mi meravigliai che, quando lo schiaffeggiai con forza, mi prese per un braccio e mi strattonò così forte da lasciarmi cadere a terra, quasi su Felix.

-Vai e difendilo, piccola strega! Difendili tutti, i tuoi amici traditori! State tradendo Volterra! Dovete essere denunciati!-, sputò del sangue nella terra umida e allargò gli occhi come se fosse già vincitore sul podio.

-Dovrei denunciarti io per quello che hai fatto ad Erica e Silvia, dopo che ti sei fatto dare Alice, come se fosse una merce da vendere al migliore offerente! Io lo so che cosa hai detto loro, hai inventato un mucchio di storie su Edward solo perché la volevi tutta per te e adesso?-, mi rimisi in piedi, spostando una ciocca di capelli dalla mia fronte.

Lo sguardo di mio fratello si chiuse in una sottile linea di puro odio verso di me: -Che stai dicendo? Smettila! Sono tutte bugie di una sciocca ragazzina sola!-

Edward e Demetri erano come evaporati dal luogo in cui stava avvenendo l’ultimo confronto tra me e quello che era stato un pezzo della mia anima: eravamo solo io e Alec e tutti i rancori che facevano a fette quello che eravamo stati l’uno per l’altra.

-Tu sei malato, Alec! Devi smetterla di comportarti così! Basta, lascia in pace Felix!-, lo implorai una volta ancora e fui duramente pagata.

-Ma cosa te ne importa di questo qua! Tu meriti di meglio di lui, sorella! Hai sprecato troppi anni dietro a lui e cos’hai ottenuto? Niente! O te lo prendi usando il tuo potere e dopo lasci che soddisfi tutti i tuoi pruriti, oppure basta, puoi lasciarlo a me!-, rise di gusto, in una risata diabolicamente isterica. Lo avrei voluto....

-Taci! Cosa ne sai di me, eh? Questo è quello che hai fatto tu ad Alice! Io non potrei mai... neanche solo pensare di... E smettila di usare il tuo potere!-, lo colpii con una scarica breve, ma intensa del mio dolore e subito Felix si scosse dal suo torpore.

Sapevo che non avrei dovuto farlo, ma fui subito su di lui, aiutandolo a tirarsi su, guardando riflessa nei suoi occhi spaesati tutta la mia vergogna.

-Mi... mi dispiace...-, sussurrai e per la prima volta nella mia vita, da quando lo conoscevo lui... Felix mi abbracciò.

-Grazie... è stato... terribile-, disse soltanto, dopo scattò da una parte e si unì ad Edward e Demetri per fronteggiare nuovamente mio fratello.

 

-E brava la mia sorellina! Hai ottenuto un abbraccio! Piccola illusa!-

-Stai zitto, bastardo-, lo ammonì Felix e qualcosa rotolò dalle parti del mio cuore, che però rimbombò cavo.

Poi tutto avvenne rapidamente: ero stordita, confusa dal gesto istintivo del vampiro che amavo e dalle parole velenose di Alec.

-Usalo su di lui, il tuo potere! Bloccalo, intrappolalo e fallo tuo! O hai paura del sesso, verginella! Prendi esempio dalle tue amichette, che invece non hanno avuto alcuna paura con me! E’ bastato usare un pizzico della mia droga e loro sono subito cadute come due pere cotte ai miei piedi, fisicamente. Volevano fregarmi! Volevate fregarmi tutti! Alice ha organizzato tutto, eppure non ha capito che io sono più intelligente di lei: ho capito subito quali fossero le intenzioni delle due piccole puttane! Sono stato più veloce di loro e le ho sottomesse al mi potere! Sai, Jane, con loro mi sono anche tolto un paio di soddisfazioni che non ero riuscito a togliermi in passato! Devo dire che alla fine ho passato proprio un bel San Valentino e...-

Non ressi più: quello che stava dicendo, quello che aveva fatto o che diceva di aver fatto, quello che aveva detto a me... tutto tornò a galla nella frazione di un secondo ed io... non ressi più.

Edward lo lesse nella mia testa e cercò di fermarmi, facendo un cenno a Felix che lo aiutasse, ma fui più rapida e, attingendo a tutto il buio che avevo nell’anima, indirizzai il mio dolore contro Alec.

Emise solo un lamento strozzato, i suoi occhi mi guardarono solo per un attimo, dopo rimase fermo a terra, immobile, tramortito dalla scarica enorme di dolore che gli avevo inflitto e che continuava a erodere la sua coscienza. Era come se stesse provando le sensazioni di uno smembramento, come se gli stessi strappando le dita una ad una, se gli segassi con una lentezza esasperante le viscere e il cranio.

Non avevo mai usato una scarica di tale intensità, mai avrei pensato di usarla contro la mia stessa carne.

-Fermati, Alice-, il tocco deciso eppur gentile della mano di Edward sul mio braccio teso verso Alec mi ricondusse in un attimo all’orrore di quel che stavo facendo. Alec stava riverso con la schiuma alla bocca, in preda a spasmi così violenti da immobilizzarlo inchiodato al suolo. Felix mi guardava disgustato, eppure solo un attimo prima quel mio potere lo aveva aiutato... lui non avrebbe mai accettato quello che ero...

Chiusi gli occhi e richiamai l’onda a me, vedendo che il corpo di Alec, lentamente, si rilassava, rimanendo immobile. Demetri lo sollevò di peso e lo scosse, per capire se fosse...

Oh, tranquillo, non l’ho ucciso... io non posso uccidere, ma posso far desiderare di essere morti...

 

Alec aprì lentamente gli occhi, mi fissò: per un attimo credetti che una lacrima solitaria fosse sfuggita alle sue ciglia e stesse rigando il volto impolverato, ma decisi di ignorare quella sensazione.

Deglutii e, con la morte nel cuore, mi avvicinai a lui, presi di nuovo il bavero della sua camicia, lo strappai ed infilai la mano nello squarcio, sul suo petto che si muoveva appena.

Trovai subito, appesa ad una catena d’oro, la stessa chiave dall’anello a forma di triskell che avevo anche io. Fissandolo negli occhi, gliela strappai dal collo e la gettai nella polvere.

Scossi la testa, lentamente, reprimendo i singhiozzi e, in silenzio, feci cenno ad Alec che se ne andasse via da lì.

-Accompagnatelo-, ordinai a Felix e Demetri, tornando per un attimo la vecchia Jane che incuteva timore.

 

Non avevo più un fratello...

 

Nel momento in cui Alec uscì dal mio campo visivo, sentii le forze abbandonarmi e mi lasciai cadere in ginocchio per terra, sconvolta dai singhiozzi.

Quello che era accaduto era... era una cosa impossibile... Alec e io stavamo insieme da sempre, da quando... Eravamo gemelli, oh Signore! Era stato come prendere il mio cuore e strapparlo dal petto, infilandolo in un tritacarne... Alec!

Avevo lasciato che disperazione mi inghiottisse, stavo in ginocchio, con le mani al suolo e i capelli che ricadevano sul mio viso.

Ogni cosa pareva essere lì, ma io non potevo vederla, afferrarla, perché ero io che non cero più, come se fossi morta una seconda volta. Il ciondolo... era stato calpestato e non si vedeva quasi più, coperto dalla terra e dalle foglie secche.... Un singhiozzo più forte mi fece tremare, piegandomi in avanti, finché dallo scollo della mia maglia non trovò l’uscita la mia collana, con un ciondolo identico a quello di Alec.

Lo strinsi forte in una mano, tirandomi su e portandola al petto, dove avrebbe dovuto stare per sempre, perché Alec ed io dovevamo rimanere per sempre insieme, uniti, come eravamo stati generati... Io l’odiavo, ma lui... lui era tutto per me, la mia vita, la mia immagine, lui era la mia metà lui era...

Alec!

Un singhiozzo violento, un lamento fuoriuscito dal mio petto, senza che potessi fermarlo, un lungo, acuto lamento di dolore, come quello che avevo usato su di lui e nel quale stavo lentamente bruciando, da sola...

Non riuscivo più a vedere nulla, come se assieme a lui, se ne fosse andata la mia luce... gli avevo detto di andar via... avevo spezzato la nostra catena... Avevo rinunciato a lui...

Oh, Alec...

 

Non mi ero accorta che due braccia forti mi avevano stretta da dietro, non mi ero resa conto di essermi aggrappata ad un petto pronto ad accogliere le mie lacrime. Non mi ero accorta che stavo piangendo lacrime vere di dolore...

-Shhh... stai calma...-, era Edward.  Era Edward che mi stava...

Perché mi aiuti? Perché lasci che versi le lacrime del mio peccato sopra di te? Perché sei qua, invece che da Alice, invece che su un aereo diretto dalla tua Bella? Perché tu mi aiuti? Io non merito niente, più niente, io...

-Tu meriti tutto, Jane...-, Edward mi strinse più forte e per un attimo mi parve di sentirmi davvero protetta, come se non fosse accaduto nulla, come se non fosse mai esistito il male, la congiura, come se non fossi mai nata e fossi ancora nel limbo delle anime illuminate dalla debole luce del Signore, che un giorno avrebbe creato per loro una vita felice.

 

Non c’era nulla di tutto ciò, non c’era la luce e non c’era l’amore.

C’era solo Jane, la strega... ed avevo un compito da portare a termine...

 

Mi staccai dal suo petto e lo guardai negli occhi, per un attimo che parve durare una vita intera. Non riuscivo a vederlo bene, come se tutto il ribrezzo per quel che ero mi impedisse di tornare a vedere nitidamente le cose per cui ancora valesse la pena lottare. Era come se guardassi il mondo attraverso il vetro limaccioso di un acquario di piranha e mi rendessi conto di essere l’unica a poter ancora mordere per far del male: tutto il resto, attorno a me, lo avevo già ucciso.

Lui allungò una mano verso di me, per asciugare qualcosa dalle mie guance con il pollice, come se fosse una legger carezza, sorrise stupefatto e fece per parlare, ma non gli diedi il tempo di farlo.

Deglutii ed avvicinai la mia mano al suo volto, sfiorandolo per la prima volta.

-Perdonami, Edward…-, sussurrai e, prima che lui potesse rispondere qualunque cosa, usai il mio potere segreto infliggendogli un dolore inumano e mi cibai del suo potere, come una ladra.

 

Rimasi connessa a lui per un tempo sufficiente a poter sfruttare appieno il suo potere, lo osservai perdersi nelle mille sfaccettature della pena che gli stavo causando, lasciandolo senza respiro, senza speranza, senza l’anima di cui mi stavo nutrendo.

Mi dispiace... ma è necessario che tu resti fuori da questa storia. Io ho perso ogni cosa, ormai: mio fratello, il rispetto di Felix... ogni cosa... Tu hai ancora tanto da poter dare...

Quando pensai che fosse sufficiente, afferrai Edward per un braccio e, facendolo passare sopra la mia testa, lo trascinai fino alla casa di Marcus: con una spallata ruppi la serratura, entrai e feci stendere Edward sul letto che c’era in un angolo. Avrebbe dormito per un bel po’, finché non avesse recuperato le forze che gli avevo tolto. Lo avevo lasciato stremato: prima di andare via mi morsi un polso e, avvicinandolo alla sua bocca socchiusa, lasciai che un po’ del sangue che scorreva nelle mie vene scivolasse tra le sue labbra.

Di più non potevo fare...

 

 

***

 

Trovai Sulpicia che era sola, nella stanza della musica, concentrata a suonare la sua arpa, dalla quale proveniva una melodia struggente e a tratti inquietante. La vampira era tesa nell’esecuzione del brano, i capelli sciolti e mossi ricadevano sulle spalle nude, il petto sussultava lasciando che i mille veli del suo abito scollato svolazzassero, muovendosi fino a terra: l’immagine che offriva di sé era veramente elegante e bella, sarebbe stata perfetta per posare per un pittore.

La potevo osservare, non vista, attraverso la porta a vetri che dava sulla grande terrazza sulla quale mi trovavo: la sua musica usciva attraverso i vetri, i suoi pensieri sarebbero stati miei attraverso il potere che avevo rubato a Edward.

Mi concentrai e cercai di scoprire quale fosse l’origine della rabbia e della foga che impiegava nel suonare: come avrebbe potuto, il mio furto, rivelarsi utile alla nostra congiura? Cosa nascondeva Sulpicia, cosa Aro?

 

***

 

Stavo con la testa appoggiata sul letto dove giaceva, ancora inerte, Edward, guardavo un punto indefinito oltre la finestra: la brezza che filtrava dai vetri socchiusi faceva ondeggiare le tende di lino sottilissimo e, a ogni spostamento, un pezzetto di cielo si svelava alla mia vista appannata.

 

Non poteva essere vero...

 

Avevo quasi ammazzato Edward per... Non poteva essere vero!

 

-Ehi, piccola, calmati! Stai stringendo quelle lenzuola così forte, che tra un po’ le strapperai...-, disse Marcus, carezzando i miei capelli.

 

Deglutii e mi rizzai, mettendomi a sedere composta.

-Sta arrivando Alice-, dichiarai, sfruttando ancora un po’ quel che restava del potere di Edward, -C’è Esme con lei-, dichiarai e il volto di Marcus si piegò in una smorfia di perplessità.

-Aveva detto che sarebbe dovuta rimanere nascosta...-, bofonchiò tra sé e sé e si alzò per aprire la porta di casa e fare entrare le due donne.

 

Non mi mossi dalla mia posizione e mi maledissi per quel che avevo combinato con Ed: potevo sentire i pensieri di Esme e sapevo che sarebbe rimasta molto male, quando avrebbe scoperto le condizioni di suo figlio...

 

-Alice... va' un attimo da lei, io aspetto qua fuori con la signora Esme-, udii parlare Marcus, dall’altra stanza. Un attimo dopo, Alice fu al mio fianco di nuovo.

-Vedrai che si riprenderà presto-, mi disse, tentando di rincuorarmi. Il potere di Edward era svanito, non potevo leggere più quello che pensava realmente.

-Quello che io ho fatto è...-, iniziai a dire, ma Alice mi fermò.

-Quello che hai fatto ci ha permesso di scoprire quelle informazioni di importanza strategica, Jane: non biasimarti se hai dovuto fargli del male... Edward... Edward si sarebbe messo in gioco per primo, se solo...-, mi guardò negli occhi: -E’ stato un bene che sia stata tu a scoprire quelle cose: lui non avrebbe retto... Jane, promettimi che non gli dirai nulla e che starai attenta a far sì che non lo legga nella tua mente. Lui è... ancora troppo scosso per tutte le cose che gli sono capitate per affrontare anche questa: reagirebbe male, farebbe cose che potrebbero compromettere tutto...-

Mi sorrise ed io annuii, promettendole che avrei tenuto la bocca e la mente chiusa con Edward.

 

In quel momento la signora Esme entrò nella stanza e fu come se con lei fosse entrata la primavera...

 

-Va da Marcus, ora, lui ti proteggerà-, ordinò Alice e io, salutando con un gesto educato sua madre, uscii dalla piccola casa di pietra.

 

 

 

 

 

***

 ... to be continued...

 
***

Disclaimer: i personaggi e gli argomenti trattati appartengono totalmente a S. Meyer. La storia è di mia fantasia e non intende paragonarsi a quella concepita e pubblicata da S. Meyer.

***

Twilight, New Moon, Bella Swan, i Cullen, i Volturi, Stefan e Vlad, il Clan di Denali, il Wolf Pack dei Quileute sono copyright di Stephenie Meyer. © Tutti i diritti riservati.

La storia narrata di 'Proibito', le circostanze e quanto non appartiene a Stephenie Meyer è di invenzione dell'autrice della storia che è consapevole e concorde a che la fanfic venga pubblicata su questo sito. Prima di scaricare i files che la compongono, ricordate che non è consentito né il loro uso pubblico, né pubblicarli altrove, né la modifica integrale o di parti di essi, specialmente senza permesso! Ogni violazione sarà segnalata al sito che ospita il plagio e verrà fatta rimuovere.
© 'Proibito' Tutti i diritti riservati.
 

 

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~~~ Ribadisco: a parte changes nel font da arial a Monotype Corsiva, non sono responsabile se salta la formattazione piuttosto a caso... date la colpa a word!!! ~~~

***

GRAZIE A TUTTE PER LE RECENSIONI!!!
Adesso è molto tardi, ma ho voluto ugualmente postare ora, visto che domani sarò a lavoro
(!@°###/"R/"(/{é e che martedì è festa e pare che non avrò molto tempo per farlo...
Perdonatemi dunque se non rispondo a tutte voi personalmente!

Giusto due parole a
00Stella00 e a LadyEl, che si sono impegnate per raggiungermi in questa opera magna e sono riuscite a mettersi in pari con la storia!!

GRAZIE!!!

(PS. e un pensiero al povero papà di 00Stella00 che si è dovuto sorbire la stampa di alcuni dei miei capitoli... pover'uomo!!! O__O)

A tutte le altre: felicissima che vi sia piaciuto il POV di Sulpicia!!!


Un bacio a tutte e a presto!!!
^____^

Se vi va, commentate che mi fate felice!
:-P

   
 
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