Ringrazio di cuore chi ha recensito il primo capitolo. Ho scritto
questa storia quest’estate, ma più la
leggevo , più non mi piaceva il modo in cui era uscita. In ogni caso, dato che
non riesco a modificare ciò che ho già scritto, la aggiorno sperando che a
qualche anima pia possa risultare gradita. Questo non è che l’inizio, anzi, ho
dovuto tagliare il capitolo in due perché era diventato veramente troppo lungo.
Ovviamente è una B/J. Jacob nessuno me
lo può toccare.
HARVEST
MOON
CAPITOLO
2- CHIARIMENTI O TRADIMENTI?
BELLA
Mi
sentivo svuotata, ridicola nel mio abito bianco strappato e sporco di polvere e
fango, ma soprattutto terrorizzata.
Ero
stata più volte sul punto di morire, ma l’idea che i Volturi fossero arrivati fin qui a cercarmi mi spaventava come forse mai mi era successo.
Sarebbero potuti andare a casa di Charlie, e lui non si sarebbe potuto
difendere.. non ci dovevo pensare,ne sarei uscita pazza. Sam aveva ordinato un
raduno eccezionale fra i Quileute, ma Jacob decise di rimanere a casa: non
intendeva lasciarmi .
-Ehi
Bells, come ti senti?-Si era chinato nell’angolo in cui mi ero rintanata
singhiozzante e impaurita e mi alzò il mento per guardarmi meglio.
-Jacob..
mio padre.. ho paura..-
-Non
ti preoccupare di nulla: Billy ha già chiamato Charlie per tranquillizzarlo, ma
a quanto pare non ha capito cosa sia successo. Crede che tu sia scappata con
me- si fermò per sopprimere un sorriso, evidentemente il pensiero che Charlie
avesse frainteso gli piaceva parecchio-
E’ all’oscuro di tutto . I Cullen pattuglieranno i confini di Forks
mentre noi sorveglieremo la riserva. Stai tranquilla, sei al sicuro e lo è
anche tuo padre-
Non
so come ci fosse riuscito, ma aveva intuito quali fossero le mie paure ed in
poche parole riuscì a rassicurarmi.
-Non
ti lascio sola, Bella.- La sua voce era grave, quasi imperiosa.
-Mi
vuoi spiegare questa storia dei vampiri,
adesso? Se devo proteggerti, ho bisogno di sapere ogni
cosa- Jacob si sedette sul letto, le braccia incrociate.
Sospirai
e ricacciai indietro i singhiozzi.-Nessun essere umano deve essere a conoscenza
della natura dei vampiri; quando sono stata in Italia,per rimanere viva ho
dovuto promettere che… mi sarei presto trasformata. Non c’era altro modo per
uscirne indenni. I Volturi mi sarebbero venuti a cercare per accertarsene. Temo
che siano arrivati, bhè ,ecco, forse
troppo presto..-
Jacob rimase in silenzio.
Alzai
il mento per osservare la sua reazione: era rimasto immobile, gli occhi chiusi
nascosti dalla fronte aggrottata, la bocca
stretta in una smorfia rabbiosa. Il suo corpo, come fosse colpito da una
scarica elettrica, tremava e faceva ballare la testiera del letto provocando
scricchiolii acuti come note in
falsetto fastidiose all’udito.
Si
alzò di scatto per darmi le spalle, il volto verso la finestra scura.
-Che
limite esiste al tuo insano desiderio di stare con Cullen, Bella? Farti
massacrare da un’orda di vampiri? – Era serio, l’aveva persino chiamato per
nome. Tentò di sopprimere la rabbia e a poco a poco le sue spalle ripresero un
movimento normale. Sospirò.
-Cosa
dovevo fare, Jacob?- Sbottai.
-
Nulla. Era ciò che desideravi. E’ quello
che vuoi, diventare come loro-
-Si.
Io.. lo desideravo.-
-Lo
so- Sospirò pesantemente. Si era voltato per guardarmi e non sembrava
arrabbiato. Era solo amareggiato,le labbra carnose sporgevano fuori tremanti, trattenute da un morso stretto.
Mi
alzai ma le mie membra erano rimaste così a lungo irrigidite che avevo i
muscoli indolenziti dappertutto. Il corsetto
era ancora fasciato stretto sulla schiena e cominciava a soffocarmi.
Jacob
mi osservava perplesso appoggiato alla parete:- Potresti anche aiutarmi anziché
startene lì impalato! Non so davvero come sganciare questa roba. Secondo me
Alice me l’ha cucita addosso-Sbottai.
Jacob si avvicinò a me, mi sfiorò delicatamente la
vita e si fermò per un istante, poi lo sentii armeggiare i fili tesi dietro la
schiena per districare i nodi fra le scapole quando con un piccolo movimento
delle mani lacerò completamente il tessuto ricamato che cadde a terra facendo
tintinnare le mille perline avorio che lo ornavano.
-Scusami..non
volevo certo distruggerlo..-
Mi
voltai verso di lui portando le braccia al petto in un gesto istintivo: era una
situazione alquanto bizzarra ed imbarazzante ritrovarsi con lui, la sera delle
mie nozze, seminuda nella sua camera.
Jacob
mi guardava in silenzio: il suo sguardo si era fatto più acceso, più scuro, ma
non si muoveva di un millimetro. Avrei dovuto sentirmi offesa, a disagio,
mentre al contrario provavo un calore crescente che saliva dallo stomaco e mi
faceva sentire..viva.
Avevo
già avvertito quella sensazione in passato: fu la stessa che provai durante
quei pochi passi che ci separavano nella radura, il giorno dello scontro con
Victoria, gli istanti prima che lui mi baciasse. E non era perché il suo corpo
mastodontico fosse bollente, ed emanasse un calore innaturale: ero io che
reagivo alla sua vicinanza, all’idea che potessi essere sua, almeno la misura
in cui io lo sentivo mio.
-Jake-
Riuscii solo a sussurrare piano.
Mi
carezzò il viso con una mano mentre l’altra mi cingeva il fianco sinistro e mi
stringeva a sé: dentro di me sapevo che stavo aspettando solo quel momento.
Le
sue labbra si aprirono sulle mie con una delicatezza e una dolcezza
straordinarie: mi baciò prima lentamente, come se dovesse trattenere quella
sensazione più a lungo possibile dentro di sé mentre il mio corpo come fosse
etereo si scioglieva fra le sue braccia. Il bacio divenne via via più intenso,
più forte, quasi ingordo mentre le sue mani esploravano la mia schiena che
andava a fuoco al loro passaggio.
Si
staccò dalla mia bocca solo per scendere sul collo e poi sulle spalle; inarcai
la schiena che lui mi sorreggeva con una mano mentre con l’altra sfiorava
l’incavo del mio seno, racchiuso dalla biancheria costosa che Alice mi aveva
propinato. Quello era però l’ultimo pensiero che mi potesse sfiorasse la mente in quel momento.
Come avvolta da una nebbia densa, la realtà si era estraniata da quella camera.
Esistevamo solo io e lui.
Jake
si muoveva lentamente, a respiri accelerati: sentivo che non si sarebbe
trattenuto ancora per molto, ma in fondo era quello che desideravo. Essere
rinchiusa fra le sue braccia era la sensazione più vitale che avessi mai
provato.
-Bells...
Dio come ti amo... come ti ho sempre amato-mormorò roco prima di riaprire la
mia bocca ansimante che accoglieva il suo alito caldo.
-Jake
stringimi. Non ti fermare. Stringimi e baciami- riuscii a sussurrare sulle sue
labbra fra un bacio e l’altro.
Jake
mi sorrise sulla bocca, socchiudendo gli occhi:-Il desiderio di tutta una
vita... -bisbigliava a un centimetro dal mio viso.
Fece
per sdraiarmi sul letto ma non facemmo in tempo: rotolammo per terra mentre le
sue mani su di me mi avevano strappato la gonna già ormai rovinata per sempre.
Chissà Alice come ci sarebbe rimasta male, lei e il suo desiderio di vedermi
indossare un abito in stile vittoriano. In fondo detestavo quell’orrenda
reliquia.
Avvertivo
solo il tocco bollente delle sue mani che esploravano ogni parte del mio corpo:
salivano sui fianchi per poi scendere sulle cosce ed avvolgere le mie ginocchia
che si chiudevano sulla sua schiena.
Un
trillo di cellulare inghiottì quel mondo parallelo in cui io e lui eravamo
piombati ed interruppe il contatto frenetico dei nostri corpi. Jacob emise un
suono gutturale di disapprovazione, quasi un ringhio animalesco e mi fece
scivolare sotto le sue spalle perché tastassi fra i lembi stracciati del
vestito il telefono.
-Pronto?-
-Bella,
amore sono io. Come stai? Io e Carlisle stiamo elaborando un piano ma l’idea
che I Volturi non ti possano raggiungere in riserva per ora mi
tranquillizza. Ti verrò a prendere non
appena possibile-.
La voce metallica di Edward proveniente dal
cellulare mi riportò alla realtà con tale velocità che stentai a ricollegarmi a
ciò che mi stava dicendo il mio
-fidanzato?- al telefono.
-Non
se ne parla! La sua faccia morta diventerà sepolta nel solo momento in cui
formulerà il pensiero di entrare nel nostro territorio!- tuonò la voce di Jacob
da sopra le mie spalle: era scattato in piedi furioso e in tutta la sua altezza
risultava minaccioso almeno quanto il suo sguardo.
Per
qualche secondo persi la facoltà di articolare suoni, tanto quella situazione
mi sembrava astrusa: ero al telefono con il mio quasi-marito mentre solamente
qualche minuto prima stavo per fare l’amore con Jake.
-Edward,
io sto bene. Mi sento al sicuro qui. Ti chiedo solo il favore di proteggere mio
padre. E’ all’oscuro di tutta questa faccenda e vorrei rimanesse così. Odio il
pensiero di metterlo in pericolo per colpa mia. -Cominciai a singhiozzare,
dovevo risultare patetica ma non potevo fare a meno di piangere: mentire non
era mai stato il mio forte ed io stavo ingannando troppe persone in quel
momento, prima su tutte me stessa.
-Ti
amo,Isabella-
Terminai
la conversazione con un groppo in gola che mi urticava: quelle parole che non
erano uscite dalla mia bocca ferivano più di un’arma da taglio.
Alzai
lo sguardo in cerca di Jacob, ma lui non c’era già più. Dalla finestra
intravidi un’ombra di pelo rossiccio che si allontanava verso la foresta.
Stavo mettendo in pericolo troppe persone
nello stesso momento, ma la cosa più grave era che ferivo coloro che amavo di
più. Mi accasciai sul pavimento su cui giacevano disordinati i resti del mio
abito da sposa. Il mio amico-amante si era allontanato un’altra volta per non
farsi vedere soffrire di fronte al suo carnefice.
JACOB
Ecco
che cosa si provava.
Ecco
che cosa voleva dire sentirmi svuotare e ricolmare di tutto allo stesso tempo.
Sotto
la pelle, da ormai troppo tempo, incancrenivano le mie emozioni che non avevano
trovato uscita; sbattevano feroci pungendomi dentro come cesoie arrugginite,
sbranavano le ultime illusioni cui mi ero appigliato.
Vederla
di fianco a me piccola, indifesa e impaurita mi
suscitava uno strano effetto, come
dovessi salvaguardare quel
piccolo corpicino da tutto il male che esisteva nel mondo. Quello era il mio
scopo: proteggerla e preservare la sua vita a qualunque costo.
Ma
in me coesistevano due nature differenti.
Il
lupo mi ordinava di salvare la sua vita
dai freddi ed allontanarla dal loro istinto di cacciatori; il mio occhio di
uomo però vedeva anche la donna che meravigliosa e seducente, mi osservava a
bocca socchiusa nel suo abito da sposa,
con quegli occhi color cioccolato che tanto avevano visitato i miei sogni e i
miei pensieri negli ultimi due anni.
Bella.
Il mio pensiero fisso. Origine e causa di
qualunque gioia suprema o dolore lacerante che potessi provare. Avrei amato mai
nessun altro nella mia vita come amavo lei? Ero entrato in un tunnel vorticoso
di sentimenti contrastanti da quando lei
era entrata a farne parte, e da quel tunnel non ci vedevo nessuna fine.
Vaffanculo l’imprinting. Questo era amore, amore vero, ed emozioni come queste non sarebbero mai
svanite.
Non
volevo avere nessun rimpianto. Quando vidi il suo sguardo vacillare, il mio
cervello umano, troppo abituato a sottostare agli istinti selvaggi che lo
avevano comandato per un così lungo periodo, mi ordinò di agire.
E
lo feci. La mia bocca frugava ingorda dentro la sua, il mio corpo la cercava
spasmodicamente. Possibile che il mio desiderio di lei crescesse anziché
diminuire?
Cos’era
tutta quella bramosia vorticosa che mi avvolgeva corpo e spirito, come fossi
inghiottito da un tornado che mi mozzava il respiro in gola, e mi faceva
respirare a rantoli involontari, eppure così affannosi da distruggermi il
petto?
La
sua reazione, alla quale inizialmente non volevo pensare, mi sbalordì. Mi
sembrava di essere in un sogno ricorrente, in quel momento sentivo su di me solo la morbidezza della sua
pelle, l’odore del suo corpo che si confondeva col mio, il riflesso della luce
nella stanza sui suoi capelli mogano, la sua voce esprimersi in sussurri
cantilenanti…
Ma
soprattutto, le sue labbra: morbide, tumide, dolci e passionali al tempo
stesso. Spingevano, fremevano quanto le mie, con un passione che mai avrei
sperato.
Non era
come quel bacio nella foresta prima della battaglia coi neonati: l’altro
era stato spinto dalla paura e dallo sbigottimento che provavamo entrambi.
Perlomeno, così forse era successo a lei.
Questo
era prepotente, consapevole.
Sentivo
che era mia, che non poteva esserlo di più in quel momento.
Il
desiderio di toccare il suo corpo nudo, di fare l’amore con lei era troppo.
Avevo
avuto fantasie erotiche, ma quel momento che lo preannunciava era di gran lunga
più potente di qualsiasi colorita immaginazione. Stentavo a controllare il respiro,
che usciva in rantoli e alitava sul suo seno, sulla pancia, sotto l’ombelico..
Eppure
come tutti i bei sogni da cui ci si
sveglia accaldati e sudati, la voce del succhiasangue che proveniva dal
telefono fu peggio di una doccia gelida. Peggio di un calcio nelle palle. Lei
non era mia, e se non era per quei vampiri italiani, probabilmente a quest’ora
era già sposata con Cullen.
Sgusciai
fuori di casa prima di scoppiarle a piangere davanti. Non lo potevo sopportare.
Trovai Sam e gli altri a casa di Emily:
l’odore dolciastro di vaniglia e mele proveniente dal forno dimostrava la
pazienza e l’affetto di Emily nei confronti dei membri del branco. Già, la
donna del branco. Meglio non pensarci. Sam stava impartendo ordini su quali
aree sorvegliare e tutti i volti che lo
ascoltavano non erano certo ritratti pieni di serenità: il sapere che una
schiera feroce di vampiri stesse per arrivare a Forks non faceva impazzire di gioia nessuno.
-Jacob-
la mano di Leah mi sfiorò leggermente la spalla- Come va’?-
-Come
uno appena investito da un camion. Per il resto bene, grazie-
La
mano sulla sua spalla si soffermò qualche istante di più. Sapevo che lei mi
capiva, anche se il suo sguardo che prima era perennemente incazzato e rabbioso
sembrava illuminato e raggiante, come mai l’avevo vista in passato.
-Allora
il biondino dove l’hai nascosto?-
Leah
abbassò lo sguardo ma non riuscì a trattenere un sorriso. Felice.
-Come
ci si sente? Voglio dire, passa tutto il dolore improvvisamente?- Fissai
distratto il cielo buio gli alberi.
-Sì
Jake. Tutta la tua vita si ricompone in un istante, come tessere di un puzzle
perdute automaticamente ricomposte. Vedi tutto in modo diverso, perché comici a
vederlo anche con i suoi occhi-
-Già-
Sospirai. Anche la mia vita aveva preso una direzione diversa da quando avevo
conosciuto Bella, capivo perfettamente quello che mi stava dicendo.
Non
c’entravano però magie o incantesimi indiani, era guidato da un sentimento
fortissimo, più travolgente di qualsiasi altra
potenza sulla terra. Io ero realmente e follemente innamorato, come mai
un uomo avrebbe potuto esserlo.