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Autore: anywhereoutoftheworld    07/12/2009    2 recensioni
Cosa succederebbe se i Volturi decidessero di arrivare prima? E se Bella non fosse così sicura delle decisioni prese?Trama alternativa a Breaking Dawn.
Genere: Romantico, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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hm2

Ringrazio di cuore chi ha recensito il primo capitolo. Ho scritto questa storia quest’estate, ma  più la leggevo , più non mi piaceva il modo in cui era uscita. In ogni caso, dato che non riesco a modificare ciò che ho già scritto, la aggiorno sperando che a qualche anima pia possa risultare gradita. Questo non è che l’inizio, anzi, ho dovuto tagliare il capitolo in due perché era diventato veramente troppo lungo. Ovviamente  è una B/J. Jacob nessuno me lo può toccare.

HARVEST MOON

CAPITOLO 2- CHIARIMENTI O TRADIMENTI?

 

BELLA

Mi sentivo svuotata, ridicola nel mio abito bianco strappato e sporco di polvere e fango, ma soprattutto terrorizzata.

Ero stata più volte sul punto di morire, ma l’idea che i Volturi fossero  arrivati fin qui a cercarmi mi  spaventava come forse mai mi era successo. Sarebbero potuti andare a casa di Charlie, e lui non si sarebbe potuto difendere.. non ci dovevo pensare,ne sarei uscita pazza. Sam aveva ordinato un raduno eccezionale fra i Quileute, ma Jacob decise di rimanere a casa: non intendeva lasciarmi .

-Ehi Bells, come ti senti?-Si era chinato nell’angolo in cui mi ero rintanata singhiozzante e impaurita e mi alzò il mento per guardarmi meglio.

-Jacob.. mio padre.. ho paura..-

-Non ti preoccupare di nulla: Billy ha già chiamato Charlie per tranquillizzarlo, ma a quanto pare non ha capito cosa sia successo. Crede che tu sia scappata con me- si fermò per sopprimere un sorriso, evidentemente il pensiero che Charlie avesse frainteso gli piaceva parecchio-  E’ all’oscuro di tutto . I Cullen pattuglieranno i confini di Forks mentre noi sorveglieremo la riserva. Stai tranquilla, sei al sicuro e lo è anche tuo padre-

Non so come ci fosse riuscito, ma aveva intuito quali fossero le mie paure ed in poche parole riuscì a rassicurarmi.

-Non ti lascio sola, Bella.- La sua voce era grave, quasi imperiosa.

-Mi vuoi spiegare  questa storia dei vampiri, adesso?  Se  devo proteggerti, ho bisogno di sapere ogni cosa- Jacob si sedette sul letto, le braccia incrociate.

Sospirai e ricacciai indietro i singhiozzi.-Nessun essere umano deve essere a conoscenza della natura dei vampiri; quando sono stata in Italia,per rimanere viva ho dovuto promettere che… mi sarei presto trasformata. Non c’era altro modo per uscirne indenni. I Volturi mi sarebbero venuti a cercare per accertarsene. Temo che siano arrivati, bhè ,ecco, forse  troppo presto..-

 Jacob rimase in silenzio.

Alzai il mento per osservare la sua reazione: era rimasto immobile, gli occhi chiusi nascosti dalla fronte aggrottata, la bocca  stretta in una smorfia rabbiosa. Il suo corpo, come fosse colpito da una scarica elettrica, tremava e faceva ballare la testiera del letto provocando scricchiolii acuti come  note in falsetto  fastidiose all’udito.

Si alzò di scatto per darmi le spalle, il volto verso la finestra scura.

-Che limite esiste al tuo insano desiderio di stare con Cullen, Bella? Farti massacrare da un’orda di vampiri? – Era serio, l’aveva persino chiamato per nome. Tentò di sopprimere la rabbia e a poco a poco le sue spalle ripresero un movimento normale. Sospirò.

-Cosa dovevo fare, Jacob?- Sbottai.

- Nulla. Era ciò che desideravi.  E’ quello che vuoi, diventare come loro-

-Si. Io.. lo desideravo.-

-Lo so- Sospirò pesantemente. Si era voltato per guardarmi e non sembrava arrabbiato. Era solo amareggiato,le labbra carnose sporgevano fuori tremanti, trattenute da un morso  stretto.

Mi alzai ma le mie membra erano rimaste così a lungo irrigidite che avevo i muscoli indolenziti dappertutto. Il corsetto  era ancora fasciato stretto sulla schiena e cominciava a soffocarmi.

Jacob mi osservava perplesso appoggiato alla parete:- Potresti anche aiutarmi anziché startene lì impalato! Non so davvero come sganciare questa roba. Secondo me Alice me l’ha cucita addosso-Sbottai.

Jacob  si avvicinò a me, mi sfiorò delicatamente la vita e si fermò per un istante, poi lo sentii armeggiare i fili tesi dietro la schiena per districare i nodi fra le scapole quando con un piccolo movimento delle mani lacerò completamente il tessuto ricamato che cadde a terra facendo tintinnare le mille perline avorio che lo ornavano.

-Scusami..non volevo certo distruggerlo..-

Mi voltai verso di lui portando le braccia al petto in un gesto istintivo: era una situazione alquanto bizzarra ed imbarazzante ritrovarsi con lui, la sera delle mie nozze, seminuda nella sua camera.

Jacob mi guardava in silenzio: il suo sguardo si era fatto più acceso, più scuro, ma non si muoveva di un millimetro. Avrei dovuto sentirmi offesa, a disagio, mentre al contrario provavo un calore crescente che saliva dallo stomaco e mi faceva sentire..viva.

Avevo già avvertito quella sensazione in passato: fu la stessa che provai durante quei pochi passi che ci separavano nella radura, il giorno dello scontro con Victoria, gli istanti prima che lui mi baciasse. E non era perché il suo corpo mastodontico fosse bollente, ed emanasse un calore innaturale: ero io che reagivo alla sua vicinanza, all’idea che potessi essere sua, almeno la misura in cui io lo sentivo mio.

-Jake- Riuscii solo a sussurrare piano.

Mi carezzò il viso con una mano mentre l’altra mi cingeva il fianco sinistro e mi stringeva a sé: dentro di me sapevo che stavo aspettando solo quel momento.

Le sue labbra si aprirono sulle mie con una delicatezza e una dolcezza straordinarie: mi baciò prima lentamente, come se dovesse trattenere quella sensazione più a lungo possibile dentro di sé mentre il mio corpo come fosse etereo si scioglieva fra le sue braccia. Il bacio divenne via via più intenso, più forte, quasi ingordo mentre le sue mani esploravano la mia schiena che andava a fuoco al loro passaggio.

Si staccò dalla mia bocca solo per scendere sul collo e poi sulle spalle; inarcai la schiena che lui mi sorreggeva con una mano mentre con l’altra sfiorava l’incavo del mio seno, racchiuso dalla biancheria costosa che Alice mi aveva propinato. Quello era però l’ultimo pensiero che mi  potesse sfiorasse la mente in quel momento. Come avvolta da una nebbia densa, la realtà si era estraniata da quella camera. Esistevamo solo io e lui.

Jake si muoveva lentamente, a respiri accelerati: sentivo che non si sarebbe trattenuto ancora per molto, ma in fondo era quello che desideravo. Essere rinchiusa fra le sue braccia era la sensazione più vitale che avessi mai provato.

-Bells... Dio come ti amo... come ti ho sempre amato-mormorò roco prima di riaprire la mia bocca ansimante che accoglieva il suo alito caldo.

-Jake stringimi. Non ti fermare. Stringimi e baciami- riuscii a sussurrare sulle sue labbra fra un bacio e l’altro.

Jake mi sorrise sulla bocca, socchiudendo gli occhi:-Il desiderio di tutta una vita... -bisbigliava a un centimetro dal mio viso.

Fece per sdraiarmi sul letto ma non facemmo in tempo: rotolammo per terra mentre le sue mani su di me mi avevano strappato la gonna già ormai rovinata per sempre. Chissà Alice come ci sarebbe rimasta male, lei e il suo desiderio di vedermi indossare un abito in stile vittoriano. In fondo detestavo quell’orrenda reliquia.

Avvertivo solo il tocco bollente delle sue mani che esploravano ogni parte del mio corpo: salivano sui fianchi per poi scendere sulle cosce ed avvolgere le mie ginocchia che si chiudevano sulla sua schiena.

Un trillo di cellulare inghiottì quel mondo parallelo in cui io e lui eravamo piombati ed interruppe il contatto frenetico dei nostri corpi. Jacob emise un suono gutturale di disapprovazione, quasi un ringhio animalesco e mi fece scivolare sotto le sue spalle perché tastassi fra i lembi stracciati del vestito il telefono.

-Pronto?-

-Bella, amore sono io. Come stai? Io e Carlisle stiamo elaborando un piano ma l’idea che I Volturi non ti possano raggiungere in riserva per ora mi tranquillizza.  Ti verrò a prendere non appena possibile-.

 La voce metallica di Edward proveniente dal cellulare mi riportò alla realtà con tale velocità che stentai a ricollegarmi a ciò che mi stava dicendo il mio  -fidanzato?- al telefono.

-Non se ne parla! La sua faccia morta diventerà sepolta nel solo momento in cui formulerà il pensiero di entrare nel nostro territorio!- tuonò la voce di Jacob da sopra le mie spalle: era scattato in piedi furioso e in tutta la sua altezza risultava minaccioso almeno quanto il suo sguardo.

Per qualche secondo persi la facoltà di articolare suoni, tanto quella situazione mi sembrava astrusa: ero al telefono con il mio quasi-marito mentre solamente qualche minuto prima stavo per fare l’amore con Jake.

-Edward, io sto bene. Mi sento al sicuro qui. Ti chiedo solo il favore di proteggere mio padre. E’ all’oscuro di tutta questa faccenda e vorrei rimanesse così. Odio il pensiero di metterlo in pericolo per colpa mia. -Cominciai a singhiozzare, dovevo risultare patetica ma non potevo fare a meno di piangere: mentire non era mai stato il mio forte ed io stavo ingannando troppe persone in quel momento, prima su tutte  me stessa.

-Ti amo,Isabella-

Terminai la conversazione con un groppo in gola che mi urticava: quelle parole che non erano uscite dalla mia bocca ferivano più di un’arma da taglio.

Alzai lo sguardo in cerca di Jacob, ma lui non c’era già più. Dalla finestra intravidi un’ombra di pelo rossiccio che si allontanava verso la foresta.

 Stavo mettendo in pericolo troppe persone nello stesso momento, ma la cosa più grave era che ferivo coloro che amavo di più. Mi accasciai sul pavimento su cui giacevano disordinati i resti del mio abito da sposa. Il mio amico-amante si era allontanato un’altra volta per non farsi vedere soffrire di fronte al suo carnefice.

 

JACOB

Ecco che cosa si provava.

Ecco che cosa voleva dire sentirmi svuotare e ricolmare di tutto allo stesso tempo.

Sotto la pelle, da ormai troppo tempo, incancrenivano le mie emozioni che non avevano trovato uscita; sbattevano feroci pungendomi dentro come cesoie arrugginite, sbranavano le ultime illusioni cui mi ero appigliato.

Vederla di fianco a me piccola, indifesa e impaurita mi  suscitava uno strano effetto, come  dovessi  salvaguardare quel piccolo corpicino da tutto il male che esisteva nel mondo. Quello era il mio scopo: proteggerla e preservare la sua vita a qualunque costo.

Ma in me coesistevano due nature differenti. 

Il lupo mi ordinava  di salvare la sua vita dai freddi ed allontanarla dal loro istinto di cacciatori; il mio occhio di uomo però vedeva anche la donna che meravigliosa e seducente, mi osservava a bocca socchiusa  nel suo abito da sposa, con quegli occhi color cioccolato che tanto avevano visitato i miei sogni e i miei pensieri negli ultimi due anni.

 Bella.

 Il mio pensiero fisso. Origine e causa di qualunque gioia suprema o dolore lacerante che potessi provare. Avrei amato mai nessun altro nella mia vita come amavo lei? Ero entrato in un tunnel vorticoso di sentimenti contrastanti da quando  lei era entrata a farne parte, e da quel tunnel non ci vedevo nessuna fine. Vaffanculo l’imprinting. Questo era amore, amore vero,  ed emozioni come queste non sarebbero mai svanite.

Non volevo avere nessun rimpianto. Quando vidi il suo sguardo vacillare, il mio cervello umano, troppo abituato a sottostare agli istinti selvaggi che lo avevano comandato per un così lungo periodo, mi ordinò di agire.

E lo feci. La mia bocca frugava ingorda dentro la sua, il mio corpo la cercava spasmodicamente. Possibile che il mio desiderio di lei crescesse anziché diminuire?

Cos’era tutta quella bramosia vorticosa che mi avvolgeva corpo e spirito, come fossi inghiottito da un tornado che mi mozzava il respiro in gola, e mi faceva respirare a rantoli involontari, eppure così affannosi da distruggermi il petto?

La sua reazione, alla quale inizialmente non volevo pensare, mi sbalordì. Mi sembrava di essere in un sogno ricorrente, in quel momento  sentivo su di me solo la morbidezza della sua pelle, l’odore del suo corpo che si confondeva col mio, il riflesso della luce nella stanza sui suoi capelli mogano, la sua voce esprimersi in sussurri cantilenanti…

Ma soprattutto, le sue labbra: morbide, tumide, dolci e passionali al tempo stesso. Spingevano, fremevano quanto le mie, con un passione che mai avrei sperato.

 Non era  come quel bacio nella foresta prima della battaglia coi neonati: l’altro era stato spinto dalla paura e dallo sbigottimento che provavamo entrambi. Perlomeno, così forse era successo a lei.

Questo era prepotente, consapevole.

Sentivo che era mia, che non poteva esserlo di più in quel momento.

Il desiderio di toccare il suo corpo nudo, di fare l’amore con lei era troppo.

Avevo avuto fantasie erotiche, ma quel momento che lo preannunciava era di gran lunga più potente di qualsiasi colorita immaginazione. Stentavo a controllare il respiro, che usciva in rantoli e alitava sul suo seno, sulla pancia, sotto l’ombelico..

Eppure come tutti i bei sogni da cui  ci si sveglia accaldati e sudati, la voce del succhiasangue che proveniva dal telefono fu peggio di una doccia gelida. Peggio di un calcio nelle palle. Lei non era mia, e se non era per quei vampiri italiani, probabilmente a quest’ora era già sposata con Cullen.

Sgusciai fuori di casa prima di scoppiarle a piangere davanti. Non lo potevo sopportare.

 Trovai Sam e gli altri a casa di Emily: l’odore dolciastro di vaniglia e mele proveniente dal forno dimostrava la pazienza e l’affetto di Emily nei confronti dei membri del branco. Già, la donna del branco. Meglio non pensarci. Sam stava impartendo ordini su quali aree sorvegliare  e tutti i volti che lo ascoltavano non erano certo ritratti pieni di serenità: il sapere che una schiera feroce di vampiri stesse per arrivare a Forks  non faceva impazzire di gioia nessuno.

-Jacob- la mano di Leah mi sfiorò leggermente la spalla- Come va’?-

-Come uno appena investito da un camion. Per il resto bene, grazie-

La mano sulla sua spalla si soffermò qualche istante di più. Sapevo che lei mi capiva, anche se il suo sguardo che prima era perennemente incazzato e rabbioso sembrava illuminato e raggiante, come mai l’avevo vista in passato.

-Allora il biondino dove l’hai nascosto?-

Leah abbassò lo sguardo ma non riuscì a trattenere un sorriso. Felice.

-Come ci si sente? Voglio dire, passa tutto il dolore improvvisamente?- Fissai distratto il cielo buio gli alberi.

-Sì Jake. Tutta la tua vita si ricompone in un istante, come tessere di un puzzle perdute automaticamente ricomposte. Vedi tutto in modo diverso, perché comici a vederlo anche con i suoi occhi-

-Già- Sospirai. Anche la mia vita aveva preso una direzione diversa da quando avevo conosciuto Bella, capivo perfettamente quello che mi stava dicendo.

Non c’entravano però magie o incantesimi indiani, era guidato da un sentimento fortissimo, più travolgente di qualsiasi altra  potenza sulla terra. Io ero realmente e follemente innamorato, come mai un uomo avrebbe potuto esserlo.

  
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