Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Arial    08/12/2009    3 recensioni
Sam è convinto che Dean al suo fianco sia in pericolo e decide di allontanarlo nell'unico modo possibile: regalandogli una nuova vita. Il suo piano, però, si rivela un disastro, lasciando Dean da solo e per la prima volta in vita sua, completamente vulnerabile.
Genere: Azione, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-“James, sta attento

 

 

 

 

-“James, sta attento!”

Le voce di Ron mi giunge attutita, quasi soffocata dal fumo spesso ed acre che ha invaso l’edificio. Il suo tentativo, però, è sufficiente ad avvertirmi del pericolo: mi getto sotto un’arcata e porto le mani alla testa, aspettando che termini la  pioggia di intonaco e calcinacci.

-“Stai bene?” grida dopo un po’.

-“Alla grande” ribatto, ironico. “Tu resta dove sei, amico, ché con quest’ultimo colpo di fortuna il pavimento ce lo siamo giocato.”

-“Già, per questo ci avevano detto di aspettare i rinforzi…” incomincia.

Ecco, questo sì che mi è d’aiuto.

Esco dal mio riparo, dirigendomi verso la stanza alla fine del corridoio. Non c’è tempo da perdere: c’è un motivo per cui ho disobbedito agli ordini ed ha smesso di piangere cinque minuti fa.

Ti prego, tieni duro. Sto arrivando.

-“James, portalo fuori più in fretta che puoi, qui sta crollando tutto!”

Un altro consiglio illuminante…

Avanzo tenendomi sempre lungo il muro, dove le assi sono più solide. Scricchiolano inquietantemente, ma dovrebbero reggere. Devono.

Nella nursery tiro un sospiro di sollievo: la culla è circondata dalle fiamme, ma lei e il suo occupante sono ancora illesi.

Faccio un passo in avanti. Un brivido mi percorre la schiena, mentre lancio uno sguardo allarmato al soffitto. Piccole lingue di fuoco lambiscono il lampadario e la carta da parati un tempo azzurra, ma non era questo che mi aspettavo di vedere. Già, e cosa? La fatina dei pompieri?

Scuoto la testa, imponendomi di restare concentrato. Mi chino sul bambino, poggiando l’orecchio contro le sue labbra. Merda, non respira più.

Gli spingo delicatamente la testa all’indietro e gli apro la bocca, cercando di liberare le vie respiratorie. Poi comincio la rianimazione. Lo prendo fra le braccia, voltandolo verso il pavimento. Do quattro rapidi colpetti fra le sue scapole, lo rigiro e poggiandolo contro le gambe, faccio lo stesso al livello del diaframma. Vengo ricompensato da un acuto strillo, seguito da urla indignate. Direi che i suoi polmoni sono di nuovo perfettamente in funzione.

-“Bravo, campione. Pronto per l’ultimo sforzo?” gli domando.

Qualcosa nella mia voce deve tranquillizzarlo, perché smette di singhiozzare.

Lo porto al petto, nascondendolo, per quanto possibile, contro la tuta ignifuga.

Ripercorro la strada a ritroso, ma arrivato al salone, sono costretto a fermarmi: il pavimento ha definitivamente ceduto. Siamo fottuti.

-“Ron, il bambino sta bene, ma…”

-“Già. Resisti, John e Chris stanno arrivando con delle pertiche.

-“Pertiche? Vuoi che faccia il funambolo a sei metri d’altezza con un neonato fra le braccia?” grido, sconvolto.

-“Beh, potresti lanciarmelo, ma non sono mai stato bravo come ricevitore” risponde, tranquillo.

Sto per ribattere qualcosa, quando parte del soffitto crolla, solo per essere immediatamente inghiottita nell’inferno sottostante.

Passano altri minuti. Il legno sotto le mie scarpe comincia a sfrigolare, l’aria si fa più densa. Dove cazzo sono quei due?

-“Sempre contrario a quel lancio?” chiedo, combattendo la nausea.

-“Tieni duro, ragazzo. Presto ti tireremo fuori.”

-“Oh, che dolce, sei preoccupato per me…” dico, stuzzicandolo.

-“Mi preoccupa che il fuoco bruci il tuo culo, prima che possa prenderlo a calci!”

-“Già” sospiro, lasciandomi scivolare a terra, dove l’aria è più respirabile. “Sei ancora con me, piccolo?” sussurro poi al fagotto stretto contro di me.

Ha nuovamente perso conoscenza, ma respira ancora. Grazie a Dio, non so se riuscirei a rianimarlo in queste condizioni.

-“Ron, sbrigati!”urlo, ormai in preda alla disperazione.

-“Tranquilla, principessa. I cavalieri sono arrivati.”

John?!

-“Alla buon ora, coglioni!”

-“Aurora non aveva questa boccaccia” sbuffa Chris, spingendo le tavole verso di me.

-“Chi?!

-“Zitto e muoviti a fissarle a qualcosa, James. Dopo potrai farti una cultura sui film Disney” taglia corto Ron.

Mi do una rapida occhiata in giro, ma non c’è niente che possa fare al caso mio. Niente che non sia divorato dalle fiamme, almeno.

-“Qui non c’è niente, Ron. Vi toccherà tenerle ferme voi. Non fatemi cadere di sotto, tornerei a perseguitarvi” concludo, minaccioso.

Poggio un piede sulla tavola. Comincio a saggiarne la resistenza, esitante: -“Reggerà il mio peso, vero, ragazzi?”

-“Se hai smesso di strafogarti di panini nella pausa pranzo, sì! Datti una mossa, idiota, che qui sta per andare tutto a puttane” ringhia John.

Chiudo per un attimo gli occhi e mi sposto del tutto sul legno scricchiolante. Cerco di mantenere il baricentro basso e di guardare esclusivamente davanti a me. Sembra davvero di essere sulla soglia dell’Inferno: un abisso in costante attività che vomita fuoco, fiamme e volute di fumo nauseabondo.

Qualche altro passo e il respiro viene a mancarmi. Una crisi di tosse mi costringe ad inginocchiarmi. Provo a trattenerla, ma si trasforma ben presto in spasmi incontrollabili. Mi si chiude la gola, mentre osservo sgomento le oscillazioni della tavola. Si spaccherà…

-“James, non fermarti. Manca pochissimo, figliolo” mi incoraggia Ron.

Mi rimetto in piedi e avanzo un altro po’. È vero, fra poco potrò consegnare loro il piccolo.

-“Sta pronto a prend…”

Il legno cede con uno schiocco sonoro, inghiottendomi la gamba sinistra in una tagliola di schegge e frammenti incandescenti. Il dolore resta però al livello dell’inconscio, sopraffatto dal cieco terrore che mi assale alla totale perdita dell’equilibrio. Mi getto in avanti, facendo da scudo al bambino con le braccia. Atterro pesantemente sulla tavola, che miracolosamente tiene.

-“Tirateci verso di voi” grido, mentre il mio mondo comincia a sfumare nel grigio…

-“James, James resta sveglio! Una volta raggiunto il bordo, l’asse si inclinerà e dovrai tenerti… Mi hai capito, ragazzo?

Fanno scivolare la tavola in avanti. Provo a ghermirla con un braccio, ma la mia presa è debole.

La gamba oscilla nel vuoto, una sorta di pendolo sincronizzato con gli spostamenti del legno. Peccato che i suoi dong risuonino forte e chiaro nelle mie tempie e che al minimo movimento scariche e fitte mi risalgano lungo il corpo. Uno scossone improvviso e tutto oscilla sul suo asse. E dire che ho sempre evitato persino le montagne russe…

Mi gira la testa, vomito. Tremo con violenza, forse sono già in shock, ma la morsa con cui stringo il piccolo non viene mai meno. È l’unica cosa su cui riesca ancora a concentrarmi.

Sento le voci concitate dei ragazzi, mi sfugge il senso delle loro parole però. È qualcosa di simile a “tienilo” o “tieniti”, poi qualcuno urla “adesso”.

Un rumore assordante, dopodiché la tavola si inclina e la forza di gravità comincia a trascinarmi velocemente verso il basso. Chiudo gli occhi, cercando di tenere fuori le fiamme più a lungo possibile, quando la mia caduta si arresta, di colpo.

Vengo sbalzato in avanti e colpisco il muro con forza.

-“Ce l’ho. Tieni duro, Aurora, poi ti porto al ballo” dice una voce sopra di me.

Sollevo lo sguardo, confuso. Chris?

Cazzo, pensavo di essere fottuto stavolta…

Due paia di braccia mi tirano su in tutta fretta. Per poi distendermi sul pavimento sporco.

-“Sei ancora con noi, James?” chiede Ron.

Non riesco a metterli a fuoco, un sordo ronzio mi trapana il cervello. Sto per perdere conoscenza.

-“Mi sa che vi toccherà portarmi in braccio fuori dal castello…” blatero.

La risposta di Chris è l’ultima cosa che sento prima di sprofondare nel buio: -“Io di certo non lo bacio, ragazzi.”

 

* * *

 

Un forte odore di disinfettante permea l’aria, mascherando almeno in parte qualcosa di più dolce e sgradevole: il tanfo della malattia, quello del sangue e delle sostanze chimiche che si usano qui. Sono in ospedale.

Provo ad aprire gli occhi, ma sento le palpebre pesanti. Cerco di sollevarmi, ma riesco soltanto a spostare di pochissimo la mano lungo il ruvido lenzuolo. Il mio gesto, però, attira l’attenzione di qualcuno. Delle dita mi stringono il braccio appena al di sopra del polso. Sono calde e si spostano con lentezza sulla mia pelle, descrivendo piccoli cerchi. Sono rassicuranti.

So a chi appartengono. Mi lascio andare contro il guanciale, improvvisamente tranquillo.

-“Non farmi mai più prendere un simile spavento, altrimenti...

Al suono della sua voce il cuore mi si ferma per un attimo, come a darsi una spinta per la corsa sfrenata che intraprende subito dopo. Chi diavolo ha parlato?

Spalanco gli occhi, in preda al panico, finché questi si posano su Lucy. Ovviamente, era stata lei a parlare. Chi mi aspettavo di trovare al mio capezzale, se non la mia ragazza?

-“Ssshh, calmati, James. L’infermiera sta arrivando con dell’altra morfina.

Annuisco stancamente.

-“Altrimenti cosa?” chiedo poi con un ghigno.

Lucy mi sorride di rimando: -“Ne parliamo dopo, non posso minacciarti in queste condizioni.”

Esplodo in un sonoro sbadiglio: -“Quindi mi converrebbe più spesso… ehm, come sono finito qui?” chiedo, cercando di colmare il buco nei miei ricordi.

Avverto un leggero pizzico al braccio.  Abbasso lo sguardo e vedo l’infermiera armeggiare con una flebo. Quando è arrivata?

Vi inietta qualcosa, poi si china su di me: -“Non era lei che ti aspettavi di vedere, vero, Dean?” mi sussurra all’orecchio.

Dean, e chi sarebbe? E chi altri avrei dovuto aspettarmi?

L’osservo interrogativo, ma la stanza ha già cominciato a girare. Dev’essere l’effetto della morfina comunque, adesso mi pare addirittura che i suoi occhi siano bianchi…

Quando mi risveglio, la qualità della luce è cambiata. Entra dalla finestra in tenui raggi rossastri, respinti con forza dalle ombre che si allungano intorno a me. La camera è ormai quasi completamente buia.

Sono solo. L’unico suono è il costante bip dei monitor cardiaci, che fa da contrappunto al mio respiro affrettato.

Mi guardo in giro, cercando di scorgere qualcosa, convinto che ci sia una minaccia in agguato.

-“Già, sarà probabilmente il babau” mi dico, cercando di allentare la tensione e di razionalizzare questo terrore insensato. La mia voce però peggiora soltanto le cose, aumentando il mio stato d’allerta. Mi sembra di sentire le mie grida, distorte dal dolore e dalla paura; la mia risata, piena di sdegno e derisione, sadica, animalesca.

Le prime gocce di sudore mi imperlano la fronte, mentre altre mi scivolano gelide lungo la schiena.

Mi tiro su, facendo leva sulle braccia. Le lenzuola sono madide. Una patina acquosa mi ricopre la pelle, che il tramonto tinge di riflessi purpurei. Non è sangue, nonostante ne abbia il colore… e l’odore. Non è sangue, non è sangue.

La nausea mi assale. Mi gira la testa, ma non posso distendermi, non in questa pozza rossa. Vorrei lanciarmi fuori dal letto, ma ho una gamba in trazione. Sono confinato qui, da solo…

Un allarme comincia a suonare, ossessivo. Qualche istante e la porta si spalanca. Un infermiere fa il suo ingresso,  illuminando la stanza.

I suoi occhi si posano su di me e mi ritraggo istintivamente.

-“Tutto bene, signore?” mi chiede con cautela.

Scuoto la testa, insicuro su come proseguire. Osservo con attenzione le mie mani, ma sono immacolate.

“Non potrai mai lavare via il loro sangue, Dean.”

-“Cosa?” domando, sgomento.

-“Le ho chiesto se le occorre qualcosa, signore. Non potrò darle altra morfina nella prossime ore, però.”

Mi lascio sfuggire un piccolo sospiro di sollievo: una frattura dall’aspetto per nulla rassicurante, morfina e chissà che altro schifo ed ecco spiegato tutto. Il sonno della ragione genera i mostri, no? Fortunatamente ci pensa la luce elettrica a dissiparli.

-“Non ho bisogno di niente” lo tranquillizzo. “Solo un incubo, ma non diciamolo in giro” concludo, sorridendo.

-“Il suo segreto è al sicuro. Anche perché dovrei passare sul corpo di una dozzina di infermiere, pronte a difenderlo.

Sollevo un sopracciglio, interrogativo.

-“Non lo sa ancora? È la star del nostro reparto, il pompiere eroe. Infatti credevo che la sua fidanzata non avrebbe mai lasciato il territorio incustodito” dice con una punta di invidia. “Ma forse ha pensato che in certe condizioni…

-“Spero non sia andata a comprare una cintura di castità” sussurro, con una smorfia.

Scoppiamo a ridere insieme, come due vecchi amici.

Si avvicina ai macchinari, mettendo a tacere l’allarme. Studia i vari tracciati, analizzandone l’andamento. La sua espressione muta radicalmente; adesso è attento, professionale: -“Qui abbiamo avuto un bel picco” mormora. “Anche la saturazione dell’ossigeno nel sangue era molto alta.”

-“L’incubo di cui le parlavo” ribatto, a disagio.

-“Sì, certo. Si tratta di una reazione più che normale, considerando lo stress cui è stato sottoposto. Se sentisse il bisogno di parlarne con qualcuno, in quest’ospedale ci sono medici più che qualificati…

Vuole che parli con uno strizzacervelli?

-“Non ne sento il bisogno, grazie” lo interrompo, brusco. “Mi scusi, sono un po’ stanco…”

Stavolta il suo sorriso è decisamente forzato: -“Capisco. Buona notte.”

Fa scattare gli interruttori; per qualche secondo la sua sagoma risalta sulla soglia contro il corridoio illuminato, poi si chiude l’uscio alle spalle e la mia camera ripiomba nell’oscurità.

Poggio la testa sul cuscino umidiccio e mi impongo di chiudere gli occhi. È tutto ok. Sono al sicuro.

Mentre scivolo nuovamente nel sonno, mi sembra di risentire l’odore del sangue e lo stridore delle grida, pronti a stringermi nel loro sudicio abbraccio.

 

 

 

Note: Grazie mille per il commento, Jo <3 Spero ti piaccia anche questo capitolo con James!

Il prossimo aggiornamento sarà fra una settimana, perché starò via qualche giorno. Ci sentiamo. Mi raccomando, fatemi sapere ^^

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Arial