Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Tedda    15/12/2009    1 recensioni
Girai lo sguardo per cercare di capire dov’ero e fu lì che la vidi: una ragazza minuta, quasi goffa che camminava sul ciglio della strada. Senza neanche volerlo il piede pigiai sul pedale del freno, facendo inchiodare la macchina in mezzo alla strada, sentivo l’impulso di tornare indietro, di andare da quella ragazza e fare in modo che fosse al sicuro, volevo proteggerla. Probabilmente ero pazzo ...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ho sempre amato,
e te ne do la prova:
prima di amare,
io non ho mai vissuto pienamente.
E. Dickinson

SARAH

Non la riconoscevo più, quella donna seduta di fianco a me non poteva essere mia madre.

 Da quando mio padre, un anno prima, se ne era andato, non era più la stessa: sempre cupa, fredda e distaccata. Non avevamo mai avuto un rapporto stupendo, ma nell’ultimo periodo le cose erano andate di male in peggio.

 La tensione in casa era insostenibile e non passava un giorno senza che litigassimo.

Per questo mamma aveva deciso di mandarmi a vivere da suo cugino Adam, che abitava a Forks. Diceva che era per il bene di entrambe, e a me sinceramente, non dispiaceva l’idea di allontanarmi un po’ da lei e ritrovare la tranquillità che mi mancava da tanto, troppo tempo.

Da quanto mi aveva raccontato Adam, Forks era una cittadina sperduta in mezzo ai boschi e con pochi abitanti. Esattamente quello che cercavo in quel periodo.

“Ma piantala mamma !” non potei evitare di urlarle in faccia queste parole, era l’unico modo in cui riuscivamo a comunicare.

“Piantala di fare cosa ?! A volte proprio non ti capisco …” il suo tono di voce era così freddo, il che non era una novità da un anno a sta parte, ma era una cosa nuova per la donna a cui avevo imparato a voler bene. Non poteva essere mia madre, me lo ripetevo in continuazione.

“Ammetti che mi mandi via perché non mi vuoi tra i piedi” glielo sputai in faccia, con tutta la rabbia che avevo dentro.

“Per quante volte ancora dovrò ripeterti che non è per questo ? Ti dico che, sia io che te, abbiamo bisogno di un po’ di tempo per ritrovare noi stesse e cercare di rimediare alla situazione che si è creata tra noi…” pronunciando quelle parole ritrovai, dopo tanto tempo, un po’ di mia madre, il suo tono di voce ora era più dolce.

“Si certo, come no” e con questo conclusi il discorso, che ormai si ripeteva da più volte. Mi girai verso il finestrino per guardare fuori, e pensare ad altro. Mi andava bene che mi mandasse via, ma non che si inventasse scuse, mentendomi spudoratamente. Avrei preferito che fosse stata sincera e mi avesse detto - voglio che vai a Forks perché voglio stare un po’ da sola - lo avrei veramente preferito.

All’improvviso la macchina frenò, facendomi balzare in avanti.

“Ma sei impazzita ?” chiesi.

“Basta, mi sono stufata. Scendi dalla macchina !” quel poco, che un attimo prima avevo ritrovato di mia madre sparì tanto velocemente quanto era arrivato, portato via da una persona fredda e dal tono agghiacciante, quasi inumano.

“Stai scherzando spero” la sfidai con la certezza che non avrebbe mai avuto il coraggio di mollarmi in mezzo alla strada.
Ma a quanto pare mi sbagliavo, perché lei allungò il braccio e mi aprì la portiera. La guardai scioccata, non ci potevo credere, ma lo stava facendo davvero ?

“Allora ?! Cosa aspetti ?” mi fissava, aspettando che io scendessi “per arrivare a casa di mio cugino Adam basta che vai sempre dritta, è la prima casa. Io ti porto le valigie e poi torno a casa. Ci vediamo quando sarai diventata abbastanza matura …” praticamente mi spinse giù dalla macchina, e subito dopo se ne andò.

Rimasi lì, ferma sul ciglio della strada, per almeno cinque minuti a maledire mia mamma.

- Ci vediamo quando sarai abbastanza matura - aveva detto, non ci potevo credere, lei mi lasciava in mezzo alla strada in una città che non avevo mai visto e poi ero io quella che doveva diventare matura ? Che madre sciagurata.

Quando mi fui ripresa cominciai a camminare nella direzione che mi aveva indicato la donna che avrebbe dovuto essere mia madre …

E continuai a camminare per un bel pezzo.

JACOB

 Era stata una tipica mattinata, almeno fino a quel momento.

Appena sveglio avevo fatto un giro di perlustrazione e visto che era tutto tranquillo avevo deciso di approfittare del momento di pausa per andare a Port Angeles per comprare un po’ di ricambi che mi servivano per finire la macchina, mancava davvero poco, al massimo entro un mese l’avrei finita.

Ora era ferma in garage, lo stesso garage dove, tanto tempo prima, aveva lavorato alle moto con Bella.

Bella, la ragazza che amavo, cavolo, ogni volta che cercavo di pensare a qualcos’altro lei riappariva nella mia mente come un chiodo fisso.

Sembrava che non riuscissi, o meglio non volessi essere felice. Lei mi piaceva davvero ma ormai l’avevo persa, aveva preferito il succhiasangue a me, e io non ci potevo fare niente.

Volevo dimenticarla, ero stanco di continuare a pensare a una ragazza che non ricambiava i miei sentimenti …
Ma l’amavo troppo per farlo.

Con la mente occupata da queste riflessioni riuscii anche a sbagliare strada. Strano, perché conoscevo quei posti come le mie tasche.

Girai lo sguardo per cercare di capire dov’ero e fu lì che la vidi: una ragazza minuta, quasi goffa che camminava sul ciglio della strada. Senza neanche volerlo il piede pigiò sul pedale del freno, facendo inchiodare la macchina in mezzo alla strada, sentivo l’impulso di tornare indietro, di andare da quella ragazza e fare in modo che fosse al sicuro, volevo proteggerla.

Probabilmente ero pazzo, ma feci un’inversione a “U” e mi accostai vicino alla ragazza, che mi stava ancora fissando, probabilmente per via del rumore che aveva provocato la frenata.

L’avevo spaventata, solo al pensiero di averla fatta soffrire rabbrividii … Ma che cosa mi stava succedendo ? Dovevo assolutamente parlare con Sam, lui avrebbe sicuramente saputo darmi qualche risposta.
Tornai a concentrarmi su quella ragazza ancora senza nome.

“Ti serve un passaggio ?” cercai di sembrare il più normale possibile, anche se dentro di me c’era una tempesta.
Lei alzò lo sguardo, che fino ad ora era stato rivolto verso il basso, e incrociò il mio.

 In quel preciso istante, mentre i miei occhi fissavano i suoi occhi verdi, il tempo si fermò. Mi sentii improvvisamente completo, e leggero come non mai ... Tutto andò finalmente al proprio posto.
Non riuscivo a smettere di guardarla, i miei occhi erano incollati ai suoi.
Non sentivo più nessun dolore, e Bella era magicamente sparita dai miei pensieri.

Ora c'era solo lei...

***

Angolo della Scrittrice.

Questa è la prima Fan Fiction che scrivo, in assoluto.
Spero solo che vi piaccia... (:
Fatemi sapere, mi raccomando !

Tedda.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Tedda