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Autore: Serena Van Der Woodsen    15/12/2009    1 recensioni
Ciao spero che vi piaccia la mia storia, parla della vita adolescenziale di Reneesme, che porterà allo sbocciare di un grande amore...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Renesmee Cullen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Al sorgere del sole'
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QUESTO è UN CAPITOLO DI PASSAGGIO SPERO NON VI ANNOI! GRAZIE A TUTTI PER I COMMENTI GRAZIE MILLE IN PERTICOLAR MODO A noe_princi89 E A meryj PER I COMMENTI! :D CONTINUATE A COMMENTARE SPERO DI NON DELUDERVI.

Renesmee's POV           
Faceva freddo, e nonostante i miei sensi fossero molto sviluppati per una comune umana, non ci vedevo niente. Vagavo senza una meta, non sapevo dove conducesse quella strada, ma sono sempre stata una ragazza curiosa. Dovevo tornare a casa prima che mamma e papà si preoccupassero. Ad un tratto una luce accecante.
Era solo un sogno.
“Reneesme è ora di svegliarsi! Dobbiamo andare a scuola!”
Uff la scuola. La cosa peggiore che abbiano inventato. È snervante vedere tutte quelle persone che non fanno altro che fare pettegolezzi, mandarsi bigliettini durante la lezione e tutto il resto. Non so come facciano i miei genitori ad andarci da anni e sapere di dover continuare ad andarci all’infinito. Io sono diversa dai miei genitori. Diversa anche dagli umani. Ho molte caratteristiche che mi contraddistinguono, come i sensi molto sviluppati, la carnagione chiara, dormo come gli umani, ma a differenza dei miei famigliari, il fatto che io non mi nutra solo di cibo, ma anche di sangue e molto altro, tra cui il mio potere di trasmettere ciò che provo a qualcuno solo sfiorandolo.
Mi alzo e vado in bagno. Metto un accappatoio sul calorifero e mi butto sotto la doccia aprendo il getto freddo di modo che mi svegli. Esco, mi asciugo e mi vesto con un adorabile camicetta blu che mi ha regalato mio padre e un paio di jeans attillati. Scendo al piano di sotto e mi aspettano tutti. I nonni, gli zii e i miei genitori, che mi hanno preparato una fantastica colazione, come al solito. Saluto tutti e mangio qualcosa di fretta perché sono in ritardo. Quando mi alzo per andare ad infilarmi le scarpe mio padre mi squadra dalla testa ai piedi e sorride: “quanto sei cresciuta! Sei bellissima!”. Io arrossisco. Non mi piace essere osservata, anche se in casa mia è molto difficile non esserlo, sono la più piccola, e quindi la più viziata.
Usciamo tutti di casa tranne i nonni. Sapete è strano avere dei genitori che hanno la tua età, che vanno a scuola con te e che devi fingere siano tuoi amici. Comunque di solito noi ce ne stiamo in disparte. Mio padre sente nelle menti degli altri studenti se qualcuno sospetta qualcosa per la nostra diversità e se è così cambiamo città.
All’inizio poteva essere divertente vedere posti nuovi, gente nuova, ma adesso è terribilmente frustrante non avere amici o persone, che non siano quelle con cui vivi, con cui parlare dei propri problemi. Comunque ci ho fatto l’abitudine.
Arrivati a scuola seguiamo le solite lezioni di routine fino all’ora di pranzo. In mensa tutta la mia famiglia prende da mangiare, ma sono io l’unica che poi mangia!
All’improvviso mia zia Alice si irrigidisce, il suo sguardo si fa vitreo: sta avendo una visione. Ormai sono abituata anche a queste piccole stranezze.
“Ragazzi domani ci sarà il sole!” disse.
“Nooo zia non voglio venire a scuola da sola!” Ogni volta che c’era il sole io dovevo venire a scuola da sola perché gli altri non potevano esporsi alla luce.
“Mi dispiace Nessie.”
“Ufff” speravo che Alice si sbagliasse, anche se era improbabile.

  
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