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Autore: Vale_Hiwatari    25/06/2005    2 recensioni
Per un'interrogazione servono fondamentalmente tre persone: un professore che interroghi e due alunni che siano interrogati. E non è detto che un'interrogazione di Storia dell'Arte possa trasformarsi in una strana spirale di pensieri ed emozioni..... Alessandra, Giovanni e il prof. Cattaneo in una storia un po' d'amore e un po' di odio; una riflessione su diversi quadri e sul passato.
Quali foto vorresti strappare dal tuo album dei ricordi?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'atrio era grande.
Era sempre stato grande, solo che nessuno ci faceva caso.
C'era un grande tavolo da ping-pong in mezzo, sotto un grande soffitto bianco retto da grandi colonne.
Solo che nessuno ci faceva caso.
Erano tutti impegnati a riempirlo per accorgersene.
Qualcuno giocava a ping-pong, qualcun altro stava seduto guardando l'orologio appeso alla parete, altri ancora chiacchieravano animatamente del più o del meno...
Senza però dire realmente qualcosa, salvo forse qualche appunto e un mare di paradigmi.
In quest'area satura di clausura e piena di gente si muoveva Alessandra; e ogni volta che Alessandra si muoveva nell'atrio Giovanni era lì a guardarla.
Giovanni era strano.
Era quello che chiunque avrebbe definito un ragazzo strano.
Non aveva un brutto viso, né in fondo era brutto, ma guardandolo anche solo di sfuggita tutti si sarebbero resi conto del suo "non essere comune".
Aveva i capelli biondi, Giovanni.
Non chiari come quelli di Alessandra, questo no, ma comunque biondi.
Spiccava sulla fronte un ciuffo ribelle, che nonostante tutti i tentativi di tenerlo fermo era sempre lì sventolante.
Forse lo caratterizzava.
Seppure avesse occhi luminosi, da gatto, Giovanni sorrideva poco e poco li faceva brillare.
Sorrideva molto poco, Giovanni, e anche quando sorrideva il suo sorriso era più una smorfia storta.
Tutto sommato, però, Giovanni era felice.
Era felice dentro, lo dava a vedere poco fuori.
Pensava un po' solo a se stesso, a star bene con se stesso e ai suoi voti.
Aveva bei voti, Giovanni.
Tutti 9, qualche 10; non era bravo come Alessandra, ma era piuttosto soddisfatto dei suoi risultati.
Quando parlava con te sembrava che guardasse il mondo dall'alto, invece lo vedeva dal basso.
Quando chiacchierava, se lo faceva, bisognava tendere l'orecchio oppure non si sarebbe sentito assolutamente nulla.
I professori lo stimavano.
Le ragazze non lo capivano.
I ragazzi lo snobbavano.
Aveva qualche amico ma preferiva stare solo, Giovanni; ascoltava musica seduto sulla sua panca preferita nel grande corridoio pieno.
Nessuno sapeva chi fosse Giovanni.
Non sapevano che musica ascoltasse né che libri leggesse; ma a loro non importava.
Giovanni era strano perché non riusciva ad essere se stesso.
In nessun modo, per quanto si sforzasse.
E guardava di sottecchi Alessandra passeggiare nell'atrio, senza sapere cosa fosse quella sensazione che provava alla bocca dello stomaco.
Era strano, Giovanni, chiuso e muto.
E, come se non bastasse, era innamorato di Alessandra.
  
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