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Autore: Kikyo90    24/12/2009    0 recensioni
Non ho mai pensato molto a come sarei morta, ma morire al posto di qualcuno che amo è un buon modo per andarmene.
La storia che sto per raccontarvi ha dell'incredibile, forse non mi crederete neanche ma non vi biasimo per questo. Del resto, se non la stessi vivendo io stessa in questo momento, anche io faticherei a credere che le vicende di una persona comune si siano potute intrecciare a quelle dei personaggi di un libro.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

La giornata passò molto in fretta e arrivò presto l'ora di uscire. Daphne era agitatissima, un fascio di nervi. Il cuore le batteva come impazzito e il suo respiro era leggermente accelerato.
“Ok, ci siamo... adesso vado alla fermata e appena rimane solo vado da lui...”
-Sei pronta?-le chiese Rosalie mentre camminavano l'una di fianco all'altra.
-No, ma fa lo stesso. Sei sicura che non sia fidanzato?
-No, fidati. Non lo è... magari molto presto sarai tu la sua ragazza.
-Lo spero, quel ragazzo mi piace davvero.
Rosalie la guardò sorridendo prima di salutarla e allontanarsi verso una macchina. Daphne la invidiò mentre baciava il suo fidanzato dopo essere salita ma si disse che non doveva abbattersi e che doveva farsi forza.
Andò a sedersi sulla solita panchina e posò lo zaino, aspettando di vederlo arrivare.
Purtroppo, i minuti passavano ma il ragazzo misterioso non si faceva vedere e la ragazza era sempre più triste.
“Non dirmi che oggi non c'è, accidenti! Proprio adesso che avevo trovato il coraggio e la scusa adatta per andare a parlargli...!”
Aveva appena finito di formulare quel pensiero quando lo vide comparire dal fondo della strada. La frangia nera era più lunga da un lato e ricadeva sull'occhio destro e il viso pallido... bellissimo come sempre.
“O mio Dio, eccolo... quant'è carino...”
Aspettò che il ragazzo si sedesse sulla panchina e, dopo un respiro profondo, attraversò la strada e andò da lui. Ascoltava la musica, perciò non si accorse subito di Daphne.
-Ehm... ciao.
Il ragazzo alzò la testa e la guardò leggermente stupito.
-Ciao.
-Ti intendi di cellulari?
Lui aggrottò le sopracciglia, sempre più stupito.
-Penso di si.
-Bene,-disse Daphne sedendosi accanto a lui-allora forse puoi aiutarmi perché questo telefono mi sta letteralmente facendo impazzire. Ancora un po' e andrò a finire alla neuro...
Il ragazzo rise e le chiese che problemi aveva e lei gli disse che non capiva come ascoltare la musica, dato che era nuovo.
-È comprensibile, devi ancora imparare ad usarlo bene... se me lo dai ti faccio vedere io, è molto facile.
Mentre gli porgeva il telefonino le loro mani si sfiorarono e lei sussultò, ma lui sembrò non farci caso. Il ragazzo si dilungò in spiegazioni riguardanti le varie funzioni del cellulare ma Daphne non capì niente di quello che le diceva, era troppo impegnata a guardare il suo viso pallido e bellissimo.
-Allora,-le chiese lui dopo aver finito-ti ho chiarito un po' lei idee?
-Si, abbastanza...
Stava per chiedergli il suo nome ma proprio in quel momento arrivò l'autobus e dovette salutarlo.
-Ciao... e grazie per l'aiuto.
-Figurati... ciao.
Lo guardò salire, ancora incredula per quello che era riuscita a fare.
“Incredibile, gli ho parlato... ancora non ci credo...”
Col sorriso sulle labbra attraversò nuovamente la strada per tornare dal lato giusto appena in tempo per vedere arrivare il suo pullman. Salì con aria trasognata, la stessa con la quale andò a sedersi e che, era sicura, sarebbe stata sul suo viso per tutto il giorno.

Quando arrivò a casa, sorprendentemente notò che i suoi genitori erano entrambi dentro. Oltrepassò la porta sempre con lo stesso sorriso stampato in faccia, chiedendosi se lo avrebbero notato.
-Ciao mamma, ciao papà.
-Ciao Daphne, com'è andata oggi?
-Bene, come al solito. Anzi, anche meglio del solito...-aggiunse l'ultimo pezzo sotto voce.
-Come?
-Niente, niente... dicevo solo che sono contenta di trovarvi a casa, è strano che ci siate entrambi.
-Oggi ho finito prima, anche se purtroppo non è da prendere come un'abitudine. Oggi è stato così, ma forse domani finirò più tardi... chi può dirlo?
-Non preoccuparti, ormai sono abituata a rimanere spesso da sola.
-Ma noi non vorremmo mai essere costretti a farlo,-intervenne Morgan-solo che il lavoro non ci lascia scelta.
-Papà, io non mi sto lamentando. So bene che non dipende da voi, ma che altro resta da fare se non tenere duro? Il lavoro è importante e io stessa non farei nulla di diverso da quello che state facendo voi.
Dalila la abbracciò.
-Sei saggia per essere una diciottenne, sai?
-Da qualcuno avrò pur preso, no?
-Si, e purtroppo da quel testone di tuo padre...
L'uomo si allontanò da loro, fingendosi offeso mentre le due scoppiavano a ridere. Infatti, non si poteva dire che il carattere della ragazza fosse tanto malleabile quando decideva di fare qualcosa.
Dopo aver mangiato andò in camera sua per fare i compiti, ma non riuscì a concludere niente e quando posò finalmente gli occhi sul quaderno vide che invece di scrivere aveva disegnato una marea di cuoricini.
“Ma quanto sono stupida! Dovrei pensare a concentrarmi, altro che cuoricini...”
Purtroppo, l'unica cosa che gli veniva in mente in quel momento erano due occhi neri come il carbone e una voce che le faceva tremare le ginocchia. Desiderava di nuovo poter avvertire il suo tocco, voleva parlargli... in quel momento squillò il cellulare.
-Pronto?
-Daphne, sono Rosalie. Com'è andata?
-Oh, ciao Rose! Bene, credo sia andata bene...
-Credo? Perché credo?
-Perché spero non mi abbia presa per pazza, data la scusa che ho usato...
-Cosa gli hai detto?
-Ehm, meglio sorvolare. È una scusa talmente idiota che mi vergogno pure, spero solo abbia capito.
-Gli hai chiesto come si chiama?
-No, non ho fatto in tempo che è subito arrivato il suo pullman ma vedo se riesco a parlargli anche domani.
-Ti piace proprio, eh?-disse l'altra, ghignando.
-Fin troppo... sarebbe la prima volta che il ragazzo di turno mi ricambia, mi sembra di sognare...
-Sono felice per te, magari tra qualche anno mi chiederai di essere la tua damigella.
-Non corriamo troppo, ho paura che tutta questa felicità possa svanire...
-Non dire queste cose... ah, suonano alla porta, devo andare. Ci vediamo domani, ok?
-Va bene, ciao Rosalie.
Daphne premette il tasto rosso e interruppe la chiamata, tornando a sdraiarsi sul letto con un cuscino tra le braccia immaginando che fosse il suo lui...


Ragazze, abbiate pietà della mia fic ç__ç
So che la scusa del telefono vi sembrerà strana, ma è quella che ho usato io e che credevo, a torto, fosse addirittura banale (non lo era, dato che lui non ha capito e infatti adesso sto malissimo ç__ç).
Fatemi sapere cosa ne pensate,
kissssssssssssssssssss

  
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