Anime & Manga > Alice Academy/Gakuen Alice
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Autore: _Pan_    27/12/2009    5 recensioni
Mikan è al suo primo anno di superiori, ma niente si prospetta come lei lo aveva immaginato: tra l'amore, inganni, e addii, la sua permanenza nella Alice Academy si preannuncia molto movimentata.
La storia tiene conto del manga (a tratti da capitolo 51 in su), quindi ci sono spoiler disseminati un po' ovunque. Inoltre, sarà raccontata alternativamente sia dal punto di vista di Mikan che che da quello di Natsume, ma non ci saranno capitoli doppi, nel senso che uno stesso capitolo non sarà raccontato da entrambi.
Coppie principali: Mikan/Natsume, Hotaru/Ruka (accennata)
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hotaru Imai, Mikan Sakura, Natsume Hyuuga, Ruka Nogi
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 8 – Seiji no Hi
(Natsume)

«Ti prego...» gemette Mikan, in preda alla disperazione. Mi chiesi in che modo fossimo arrivati a questo punto: ripercorrendo il tempo che avevamo trascorso insieme – più o meno cinque minuti – tutto quello che ricordavo era: averla vista sull'orlo delle lacrime spalancare la porta di camera mia e fiondarsi su di me, che ero seduto sul letto a leggere pacificamente. La strinsi a me, tentando di capire il motivo di tanta preoccupazione. «Ti prego... ho bisogno di te...»
Oh... era dunque questo il suo problema? Voleva fare...? Perché mi sembrava così strano? «Dai, Mikan, non mi sembra che sia il caso di fare così.» le feci notare, e in fondo era vero: non mi pareva di essermi mai comportato in modo tale da farle pensare che non avrei accettato quel genere di proposta.
«No, tu non capisci!» mi interruppe, scuotendo la testa, decisa. No, forse aveva ragione: non capivo. «Ho urgente bisogno di te, non dirmi di no, ti prego!» decisamente, quel comportamento non era da lei.
«Mikan, sei sicura di star bene?» mi accertai, cercando di farle recuperare il lume della ragione, non che non avessi intenzione di accontentarla, ma come mai tutta quella fretta? «È successo qualcosa?»
«Solo tu puoi aiutarmi!» continuò lei, guardandomi disperata. «Lo farai, vero?» la guardai, confuso: non è che aveva mangiato qualcosa che la sua amica totalmente incapace ai fornelli aveva preparato da sola e quella era stata la reazione? Come si disintossicava una persona da una di quelle schifezze?
«Perché pensi che non lo farei?» le chiesi, adesso seriamente preoccupato. Ma come poteva tutta quella storia essere la conseguenza di un'indigestione di quella robaccia?
«Stai dicendo che è un sì?» si assicurò, titubante, guardandomi timidamente negli occhi. Le sorrisi, ma non ero sicuro di aver afferrato completamente il suo problema.
«C'è qualche particolare ragione per cui dovrei dirti di no?» volli sapere, avvicinandomi a lei, per rispettare la sua richiesta. «Mi pareva fosse ovvio.»
«Ti adoro!» strillò, gettandomi le braccia al collo e stringendomi quasi fino a farmi soffocare. «Lo sapevo che non avresti detto di no! Possiamo cominciare subito?» non l'avevo mai vista tanto entusiasta. Sorrisi prima di avvicinarmi sempre di più per baciarla. «Natsume!» mi rimproverò lei, prima anche solo che potessi sfiorarle le labbra. «Ma ti sembra il momento?»
«Eh?» se le sembravo confuso, la mia faccia era niente in confronto a quel che davvero provavo.
«Io ti propongo di darmi ripetizioni per gli esami, riuscendo oltre ogni più rosea previsione a strapparti un assenso e tu pensi a baciarmi? Il mio grossissimo problema è la matematica!» avevo sentito bene? Mi aveva chiesto se potevo darle ripetizioni di matematica?
«Eh?» ripetei, con incredulità quasi palpabile. Adesso che la situazione era finalmente chiara, mi veniva quasi da ridere per l'equivoco che ne era venuto fuori. Immaginai che tutto questo avrebbe avuto una logica se i nostri posti fossero stati scambiati: di solito era lei quella che equivocava tutto «E io che credevo che ci saremmo dati ad un altro tipo di attività!» la sola idea di farle da tutor per matematica mi faceva quasi prendere da una crisi di panico. Mikan è sempre stata negata per quella materia e la sola idea di mettermi a tavolino con lei mi poteva creare scompensi. Mi sarebbe tanto piaciuto se ci fosse stato un luogo dove correre a nascondermi e non uscire fino alla fine degli esami.
«Ma che dici?!» era quasi scandalizzata ed io non potei trattenere un sorriso nel veder comparire il classico rossore sulle sue guance: era estremamente divertente metterla in imbarazzo. «Non mi sembra seriamente il momento di... sì insomma...» distolse lo sguardo e io alzai il mio al cielo, scuotendo la testa, domandandomi come facesse ad essere ancora così ingenua dopo tutto quel tempo.
«Mikan, lo sai che sono un pessimo insegnante. Ricordi l'anno scorso? Ti davo ripetizioni anche allora. Hai passato gli esami quasi per miracolo. Come al solito, permettimi di aggiungere.» osservai, mentre lei, offesa, mi guardava male, o almeno ci provava. Beh, era la verità, non ci potevo fare niente se lo studio non era il suo cavallo di battaglia.
«Perché devi sempre dirmi, in un modo o nell'altro, che sono stupida?» mi domandò, seccata. Io le feci un sorriso innocente, e lei abbandonò all'istante la sua espressione offesa, malcelando un sorriso. Mi compiaceva in modo strano avere questo effetto su di lei. «Va bene,» si arrese. «hai vinto.»
«Rassegnati. Non hai speranze contro di me.» risposi, ragionevolmente, con leggerezza. Lei alzò gli occhi al cielo, spazientita, per poi guardarmi scettica. A quanto pareva, non era d'accordo.
Ad un tratto, comunque, rise. «Ti detesto.» replicò, cosa che mi fece sorridere. Difficile credere che lo pensasse seriamente, dal momento che rideva e si trovava nella mia stanza, sul mio letto, e stava parlando con me.
«Ah, davvero?» chiesi, retoricamente, mentre mi avvicinavo per baciarla. Stavolta lei non si ritrasse ma, prima che potessi anche solo pensare di fare un'altra mossa, sobbalzammo entrambi per lo spavento: la porta si era spalancata e il nostro capoclasse – almeno sul momento credevo che fosse lui – gridava istericamente frasi senza senso, tra cui riuscii a distinguere alcune parole, tra cui il nome di Mikan. Ma se sapevano dove trovarla, non potevano anche pensare che fosse, probabilmente, impegnata? E allora perché ci disturbavano sempre? Quella situazione era un'immensa scocciatura.
«Iinchou!» esclamò lei, fermando le sue chiacchiere confuse. Era in tremendo imbarazzo, e mi limitai a lanciare a quell'idiota un'occhiata poco amichevole, che gli fece mandare giù la saliva, rumorosamente. «Adesso calmati, ti prego... e... raccontaci tutto dall'inizio.» beh, se non altro a lei non sembrava dare fastidio. Non che dubitassi che ci sarebbero state altre occasioni, ma alla lunga questa storia poteva cominciare a stancare. Anzi, per me, era durata anche troppo.
«Sta... stamattina... stavo andando a colazione, quando...» cominciò, e io sospirai rumorosamente: la mia classe era forse tutta composta da idioti di quel genere? Aveva il fiatone, sicuramente, perché era corso in camera mia e si soffermava pure sui dettagli inutili?
«Non così dall'inizio.» puntualizzai, spazientito. «Vai al sodo, maledizione. Qual è il problema?» Mikan mi diede un pizzicotto, bisbigliando qualcosa del tipo “non mettergli fretta.”. Io ricambiai lo sguardo, esasperato. Se davvero era così urgente, non potevamo certo soffermarci sul trascurabile. Tornammo a rivolgerci di nuovo verso il capoclasse.
«Calmati, Yuu, per favore.» gli disse Mikan, gentilmente.
Il ragazzo prese fiato, appoggiandosi allo stipite della mia porta. Già ero infastidito che si trovasse lì, figuriamoci che indugiasse tanto a lungo! Se non si fosse dato una mossa, gli avrei dato un motivo abbastanza caloroso per decidersi a parlare o andarsene. «Ruka... Mikan...» ci facemmo subito entrambi più attenti al nome di Ruka e ci guardammo, senza capire. «Dei ragazzi...»
«Parla chiaro, dannazione.» sbottai, irritato. Che ci voleva a dire una frase di senso compiuto? Era inutile che stesse lì se non riusciva ad articolare un suono comprensibile!
«Una rissa...» riuscì a dire, poi, ancora col fiatone. Lo sguardo di Mikan incontrò di nuovo il mio, che doveva essere perplesso e incredulo quanto il suo: Ruka... in una rissa? Ecco, se mi avessero chiesto quale era la cosa più assurda che riuscissi a immaginare, oltre a vedere il Preside e Persona evaporare, era Ruka in una rissa. Da che lo conoscevo, Ruka era sempre stata la persona più calma e meno incline ad arrabbiarsi. Di solito, anzi, quello suscettibile ero io e neanche io avevo mai partecipato a risse, nella mia vita; non intenzionalmente, almeno. Beh, nessuna se non contavo le missioni a cui avevo partecipato e che preferivo di gran lunga non ricordare.
«Muoviamoci, prima che si faccia seriamente male.» proposi, alzandomi in fretta dal letto. Dubitavo anche che il mio amico sapesse come si tira un pugno, e non mi sarei sorpreso se l'avessimo trovato per terra col naso a pezzi. Presi per mano Mikan e la trascinai fuori dalla stanza, senza curarmi di quello scocciatore, ma lei non sembrava essere d'accordo e, mentre gli passavamo vicino, lo afferrò per un braccio. Si mise a correre dietro di noi, indicandoci la strada. Sperai di arrivare lì prima che succedesse il peggio.
«Non avevo mai visto Ruka così arrabbiato.» stava dicendo mentre correvamo. Anche a me sembrava difficile pensare a Ruka arrabbiato. Al massimo si poteva alterare per quelle foto che Imai gli scattava di nascosto, ma non credevo di averlo mai visto coi nervi completamente saltati, e lo conoscevo da più di dieci anni. E, comunque, alla luce dei recenti eventi, non sembrava proprio che gli dispiacesse poi più di tanto essere fotografato da lei in pose imbarazzanti.
«E per cosa stavano litigando?» volle sapere Mikan, stupita. Effettivamente, nessuno l'aveva ancora detto. Di sicuro c'era un buon motivo se Ruka si era fatto coinvolgere in una rissa dopo aver valutato gli stessi parametri che avevo preso in considerazione io, tra cui: esperienza in rissa uguale a zero. «Iinchou?»
«Mi pare che fosse per una ragazza.» alzai gli occhi al cielo: Ruka che si azzuffava per una ragazza? Questa era ancora più impossibile che la semplice rissa per un qualsiasi altro motivo. A meno che... la ragazza non fosse la sua, il che poteva anche essere plausibile, dato che neanche io sapevo come avrebbe potuto reagire in quel caso. «Non ho capito bene chi stavano offendendo.» Si fermò di colpo e facemmo lo stesso io e Mikan; si guardò intorno, confuso. Alzai gli occhi ali cielo: era possibile perdersi dopo dieci anni passati nello stesso posto? «Eppure...» guardò me, preoccupato, come se temesse che l'avrei ammazzato. «era qui.»
«Fantastico!» commentai, acido, appoggiandomi al muro. Poteva essere successo che Ruka avesse vinto e avesse portato i tizi coinvolti in infermeria. Era una cosa proprio da lui. E se invece avesse perso, qualcuno, con tutte le ammiratrici che aveva, doveva aver provveduto a farlo aiutare. La destinazione era comunque una soltanto. Cominciai a camminare, mentre quei due mettevano in piedi le ipotesi più disparate, tra cui: “potrebbero essersi trasferiti sul tetto per non dare troppo nell'occhio dei professori”.
«Ehi! Dove vai?» mi chiamò Mikan, mentre sentivo entrambi venirmi dietro.

«E quindi, come sta?» sentimmo chiedere ad una indifferente Imai all'infermiera che si stava occupando di Ruka. Lei la rassicurò sulle sue condizioni fisiche: aveva un braccio rotto, ma niente che due settimane di gesso non potessero risolvere.
«Te l'avevo detto...» stava dicendo Ruka quando ci affacciammo sulla porta. Lui ci salutò con la mano sana, mentre Imai si limitava a guardarci con il suo solito sguardo vuoto. Era incredibile pensare che fosse tanto intelligente. «Come va, ragazzi?»
«Dovremmo essere noi a chiedertelo!» rispose Mikan, in tono preoccupato, avvicinandosi al letto. Non si appoggiò, quasi avesse avuto paura di poter fare ancora più male a Ruka che si limitò a sorridere, mentre Imai scuoteva la testa. «Ruka-pyon, che ti hanno...?»
«Sinceramente, Ruka,» la interruppi, avvicinandomi al mio migliore amico. «sei un idiota.»
Lui mi rispose ridacchiando. «Tu avresti fatto la stessa cosa, non dire di no.» magari aveva ragione lui, però...
«Con l'Alice che hai tu, avrei di sicuro portato una squadra di rinoceronti.» scherzai, ma lui alzò le spalle, come per dire che non aveva importanza.
«Seriamente, Ruka,» Imai impedì al suo ragazzo di rispondere, mentre vedevo Mikan guardarla con un certo stupore; probabilmente perché per la prima volta la sentiva chiamarlo per nome. «non riesco a capire in che modo tu ti sia lasciato coinvolgere da quegli idioti. Che pensavi di fare? Quando ho detto che volevo che tu fossi un po' più istintivo, non immaginavo che ti saresti messo a fare cose del genere.» Ruka arrossì, nascondendo metà del viso sotto le coperte, balbettando un debole “Mi dispiace”. Nessuno disse più una parola, finché non si verificò ciò che sospettavo.
«E perché mai gliel'avresti chiesto?» la domanda di Mikan spezzò improvvisamente la tensione, facendoci alzare gli occhi al cielo, dopo un tempo ragionevole che mi faceva presagire che avesse meditato a lungo sulle parole della sua amica. Mi guardò in cerca di una risposta, io mossi la testa in direzione di Imai: che fosse lei a spiegarglielo. «Hotaru?»
«Perché nei momenti meno opportuni è troppo riflessivo: è semplice.» vidi Mikan farsi sempre più confusa. Effettivamente, avrebbe anche potuto dirle qualcosa in più, dal momento che le deduzioni non sono mai state il suo forte.
«Che significa?» Sospirai rumorosamente: se non lo facevo io, la sua cosiddetta “migliore amica” l'avrebbe fatta marcire nel dubbio per giorni. Mi chiese aiuto con lo sguardo, quasi disperata, visto che Imai non accennava ad accontentarla.
Cercai di trovare la frase più diretta. «Significa che è la sua ragazza.» questa la lasciò letteralmente a bocca spalancata. Dopodiché, spostò lo sguardo, alternativamente, da me, a Ruka e infine a Imai, incredula e credevo che fosse anche... indignata.
«Come... quando...?» mi guardò, come se avessi appena confessato di averla tradita con una forma di vita aliena. Non sapevo rispondere a quella domanda, o se lo sapevo, l'avevo dimenticato. Ricordavo solo che stavano insieme solo perché era sfuggito a Ruka, prima di Natale.
«Da sei o sette mesi.» spiegò Imai, tranquilla come se non stessimo parlando degli affari suoi. Mikan la fissò, con la stessa espressione con cui prima guardava me. «Non te l'ho detto perché ho semplicemente visto con quanta facilità hai lasciato capire che stavi insieme a lui.» fece un cenno con la testa per indicarmi. Come mai io non ne sapevo niente? «E poi mi avresti chiesto come andava senza curarti se qualcuno stesse ascoltando o meno.» Mikan si offese, incrociando le braccia al petto. «Non fare così. Sai anche tu che è la verità.»
«Beh, può darsi!» concesse Mikan, mettendo il broncio. Mi domandai se avessero intenzione di mettersi a litigare su una cosa che ormai era successa e non si poteva cambiare, anche se potevo capire che, dal punto di vista di Mikan, il comportamento di Imai potesse sembrare discutibile. «Però avresti anche potuto dirmelo, in un'altra occasione, per esempio quando ti ho parlato di noi.» indicò sia se stessa che me. «E non ti avrei sommersa di domande in posti affollati!»
«Ti ricordi che mi hai detto che stavi con Hyuuga a mensa?» guardai Mikan per assicurarmi che fosse vero, e la vidi mordersi un labbro. Okay: era vero. Lei mi restituì lo sguardo quasi intimidita, come se avessi potuto sputare fuoco, ma non ne aveva nessun motivo, dal momento che lo sapevano già tutti comunque. Non mi sembrava che fosse più un problema. «Non mi piace essere sulla bocca di tutta la scuola.»
«Non mi dici mai le cose importanti.» replicò Mikan, girandosi dall'altra parte, improvvisamente triste. «Né che avevi un fratello, né che avevi un ragazzo. Mi sento esclusa.» poi si sedette su una sedia, imbronciata, senza dire un'altra parola, e non lo fece neanche Imai.
«E quindi?» chiesi spiegazioni, dopo qualche minuto di silenzio, per iniziare una conversazione che non vertesse su argomenti “scottanti”. «Cos'è successo esattamente?»
«Beh...» esordì Ruka, pensandoci su. «niente... è... sono arrivati questi ragazzi in gruppo e hanno cominciato a fare battute su di lei, e io mi sono arrabbiato. Però... non è che potessi fare molto contro tutti quei bestioni.»
«Come sapevano che stiamo insieme?» Imai sembrava rifletterci seriamente, come se avesse ordito un piano perfetto perché non sfuggisse la benché minima notizia. «Ti lasci sfuggire le cose troppo facilmente. Sei uno sciocco.» a quel punto, mi chiesi a quale scopo si fosse fatto pestare per lei.
Ruka assunse un'aria mortificata. «Non è stata colpa mia.»

«Dovreste andare, ragazzi.» ci consigliò Ruka, qualche ora dopo. Imai sbuffò, spazientita. «Credo che abbiate passato anche troppo tempo qui. Vi sto facendo buttare la giornata.»
«Se ti lasciassimo solo, magari ti romperesti anche l'altro braccio.» ribatté Imai, guardandolo male. Ruka le fece un sorriso di scusa.
«E dove dovremmo andare?» fu la domanda di Mikan, quasi indignata. Immaginai che la cosa più importante per lei fosse consolare Ruka, in quel momento.
«Mikan, apprezzo molto quello che state facendo per me.» confessò, distogliendo l'attenzione da Imai. «Ma so anche che per te è importante assistere alla cerimonia del giorno della maggiore età. E anche per i tuoi amici. Immagino che loro vogliano condividere questo momento con te.» nascosi un sorriso dietro la mano: ero sicuro che, dopo tutta quella confusione, Mikan si fosse completamente dimenticata della cerimonia.
«Ruka-pyon...» lei, però, parve sorpresa. Poi scosse la testa. «Ci saranno altre occasioni per...»
«Il giorno della maggiore età viene una volta nella vita.» precisò Imai, sospirando. «Resterò io insieme a lui. Se volete andare, andate.» inarcai un sopracciglio: non avevo nessuna intenzione di andare a sentire un discorso di cui non mi interessava praticamente niente e assistere a chissà che noiosità. La cosa ancora più irritante era che avremmo di sicuro passato tutto il tempo insieme a Ombra e alla sua ragazza, e non mi andava giù nessuno dei due. Probabilmente, Imai voleva solo che ci togliessimo dai piedi.
Mikan, però, sembrava non del tutto certa della cosa, così mi alzai e la tirai per la manica. «Su andiamo.» la esortai, mentre lei mi guardava, ma non accennava ad alzarsi. «Torneremo dopo, la sua gamba non guarirà solo perché stiamo qui.» ma dal suo sguardo sembrava che l'avessi offesa pesantemente.
«Aspro, ma corretto.» commentò Imai, con voce incolore. Mikan la fissò dubbiosa, ma poi si alzò, e uscimmo dalla stanza. Fece tutto il tragitto in silenzio, cosa che mi stupii parecchio, perché Mikan era quella che non smetteva di parlare per nessun motivo, a meno che non stesse seriamente meditando su qualcosa.
«Ce l'hai ancora con lei per non avertelo detto?» volli sapere. Lei scosse la testa, senza rispondermi. «E allora dove sta il problema?»
Lei emise un sospiro sconsolato. «Mi sento un'idiota.» in un altro momento, avrei potuto fare una battuta, dicendo magari che non era molto lontano dalla verità. Ma mi guardai bene dal farlo, o rischiavo di finire nel lettino vuoto vicino a Ruka. «Non mi sono accorta di niente. Cioè... ero l'unica a non saperne niente.»
«Cosa cambia?» ero davvero curioso di saperlo. Adesso lo sapeva, qual'era la catastrofe?
«I-In che senso?» alzò lo sguardo verso di me, confusa e sorpresa allo stesso tempo.
«Secondo me non è tanto il fatto di non averlo capito che ti dà fastidio, ma il fatto che non te l'abbia detto, perché tu l'hai fatto.» almeno questa era la mia teoria, la più logica perlomeno, anche se Mikan era di sicuro la persona che più di tutti riusciva a sorprendermi. Se contemplavo delle ipotesi riguardo a ciò che avrebbe potuto fare, riusciva a comportarsi secondo nessuna di queste. «Non è per questo.» ribatté lei, debolmente. «Ho solo paura che se cominciamo a nasconderci le cose, la nostra amicizia ne... risentirà.»
«Non essere ridicola.» non era proprio così che avrei voluto dirglielo, ma a quanto pareva ebbe l'effetto quasi desiderato: una specie di sorriso. «Dici sempre che la vostra amicizia è indistruttibile» e anche un po' troppo spesso.
«Hai ragione...» convenne, poi, stringendomi un braccio. Poi, si fermò improvvisamente, come se avesse dimenticato sul cratere di un vulcano la fonte della sua vita. «Oh, no! I regali!»
Corrugai la fronte, completamente confuso. «Quali regali?» perché saltavamo da una conversazione all'altra senza che mi accorgessi del cambiamento?
«Per il Seiji no Hi! Non posso presentarmi alla cerimonia del giorno della maggiore età senza regalo, soprattutto se li ho promessi!» cominciò a correre nella direzione opposta a quella in cui stavamo andando, e sparì dalla mia vista prima che avessi il tempo di ricordarle che l'uscita più vicina, si trovava proprio a due passi da noi.

Ero arrivato in cortile da dieci minuti quando vidi Mikan correre verso di me, con una busta di plastica in mano. Era pieno di gente, e ciò mi spinse a domandarmi cosa ci fosse di tanto entusiasmante nella giornata dei maggiorenni.
«Sono arrivata in tempo, menomale.» si accasciò sulla sedia vicino alla mia, col fiatone. Chissà poi che bisogno aveva di correre per arrivare. «Che hai? Perché quella faccia?» distolsi lo sguardo: il motivo principale era di sicuro la presenza del Preside, seduto vicino agli altri due.
«No, niente.» scossi la testa, cercando di non guardare in quella direzione. E poi lei sembrava già abbastanza giù per quello che era successo con Ruka e Imai, potevo anche evitare di dirle quello che mi passava per la testa.
«Senti... se non vuoi stare qui... va bene.» le scoccai un'occhiata scettica. «magari vuoi stare con Ruka, è il tuo migliore amico, dopotutto. È tutto a posto. Non sei costretto a restare solo per non lasciarmi sola. Ci saranno gli altri.»
«Tu fai dei ragionamenti davvero strani, Mikan.» osservai, incrociando le braccia al petto. «E arrivi sempre alle conclusioni sbagliate.» lei mi guardò con aria interrogativa.
«Pensavo che... ti stessi annoiando.» beh, magari se le avessi detto che restavo perché avevo il dubbio che il Preside avesse qualche malsano interesse per lei, mi avrebbe detto che pensavo sempre male e, forse, anche che ero paranoico. Ma dalla volta in cui lei aveva fatto saltare l'impianto prima del ballo di Natale, non avevo potuto non notare come si era subito fatto estremamente disponibile, appena aveva capito che c'entrava lei. Quella sottospecie di essere umano non era mai disponibile. La cosa non mi piaceva, non mi piaceva per niente. Se aveva dei piani che la riguardavano, poteva anche tenerli per sé, non gli avrei permesso tanto facilmente di usarla come faceva con tutti gli alunni della classe di Abilità Pericolose.
«Non è un problema.» mi limitai a replicare. E capii che era felice di sentirmelo dire dal sorriso che mi rivolse.
«Ehilà!» la voce di Ombra ebbe il potere di farmi saltare i nervi. Mi girai nella sua direzione e gli rivolsi un'occhiataccia, mentre Mikan gli correva incontro per abbracciarlo.
«Grazie per essere venuta, Mikan.» fu Nobara a parlare, mentre anche lei la abbracciava. Io rimasi a guardarli aspettando che finissero con le smancerie.
«Prima che mi dimentichi!» strillò Mikan, correndo a prendere la busta di plastica con cui era arrivata. «Qui ho dei regali per voi. Non mi sembra vero che diventerete maggiorenni quest'anno! È passato già così tanto tempo!»
«Non dirlo a noi...» rispose la ragazza di Ombra. «C'è Tsubasa, qui, che ha una paura folle per gli esami del diploma.»
Vidi Ombra ridere nervosamente, mentre si grattava la testa. «Lo devi proprio dire a tutti eh? Più che altro, però, mi preoccupa il discorso che dovrò fare a fine anno. Non sono abituato a parlare davanti a tanta gente. Ho paura di dire qualcosa di ridicolo che farà ridere tutti.»
«Oh, no! È vero!» gemette Nobara, cominciando a tremare. «Con tutte quelle persone che mi fissano! Come farò a parlare?» santo cielo, quanti problemi solo per dire due parole!
«Sono sicura che andrete alla grande!» li incoraggiò Mikan, convinta. «E anche lui lo pensa!» inarcai un sopracciglio: perché tirava in ballo anche me? «Vero, Natsume?»
«Oh, sì. Sicuro.» sperai che fosse suonato ironico come volevo che fosse. Ombra parve davvero impressionato. «Dicono che basti pensare che il pubblico sia in mutande.» mi parve che si fossero congelati dopo quello che avevo detto, finché Ombra non si schiarì la voce.
«Non mi aspettavo che saresti venuto, Natsume.» confessò, infatti. «Hai proprio paura che te la portino via, eh?»
«Chiudi quella boccaccia, Ombra.» risposi, con astio. «E fat...»
«Su, su. Calmatevi.» ci interruppe Mikan, cercando di riportare la situazione alla tranquillità. Sbuffai, distogliendo lo sguardo. «Non sono mai stata a questo tipo di cerimonia. Che succederà?»
«Beh,» Nobara tirò fuori un fogliettino dalla tasca. «prima c'è il discorso del Preside, e poi dobbiamo dimostrare, in non ho capito bene in che modo, le nostre capacità. Sai questa non è semplicemente una festa: molte persone importanti, come presidenti di aziende famose in tutto il mondo, vengono a valutare quanto i nostri Alice possano essere importanti per le loro attività. La cosa però non mi riguarda molto. Sai... io vorrei restare qui in Accademia, dopo il diploma.»
«Davvero?» Mikan parve proprio felice della prospettiva. «Diventerai insegnante?»
«Mi vedevo più come assistente di Persona. Sai, so che molti bambini che entrano nella nostra classe di abilità... temono Persona. Vorrei dare loro un punto di riferimento che non incuta terrore.» lei non era molto più tranquillizzante di Persona, quando la sua seconda personalità prendeva il sopravvento, ma pensai che fosse meglio tenerlo per me. Ah, che bella coppia...
«Oh, Noba-chan!» sospirò Mikan, estremamente colpita. «È davvero nobile da parte tua.»
«Sai voglio aiutare i bambini a vedere Persona per com'è.» corrugai la fronte, appena disse quelle parole. Voleva forse rendere le cose peggiori? «Lui non è come sembra, è un uomo buono.»
«Come una massiccia dose di cianuro.» commentai, sprezzante. Non sopportavo di sentire qualcuno parlare bene di Persona. Era l'essere più disgustoso, insieme al Preside, che avessi mai conosciuto.
«Natsume,» mi rimproverò bonariamente lei. «tu non lo conosci come lo conosco io.» se le era tanto vicina da essersi fatta fare il lavaggio del cervello, preferivo che fosse così.
«Sono certa che ce la farai, Noba-chan.» Mikan aveva sempre una buona parola per tutti. Incoraggiava anche le ipotesi fallimentari in partenza. «Sono felice per te.»
Sbuffai, sperando che la cosa si facesse più interessante, altrimenti avevo il forte sospetto di aver appena vinto un viaggio per “noia assoluta”.
«Quando cominciate?» volle sapere Mikan, entusiasta. Ombra si guardò intorno, prima di dire una parola.
«Dopo il discorso del preside, intanto è meglio se ci mettiamo dove abbiamo stabilito stamattina.» indicò un punto poco lontano da dove ci trovavamo. «Venite con noi?»
Io e Mikan rispondemmo due cose opposte allo stesso momento. «Ehm...» proseguì lei, in imbarazzo. «Verremo appena comincerete.»
Ombra scosse la testa con un sorriso malizioso sulle labbra, e mi chiesi se voleva andare a mostrare il suo Alice oppure in infermeria per ustioni. «Come volete.»
«Allora ci vediamo dopo!» ci salutò la ragazza di Ombra, mentre tutti e tre sparivano dalla nostra vista, in mezzo a tutte quelle persone che erano venute per l'esibizione.
«Natsume...» mi chiamò Mikan. Dal suo tono sembrava preoccupata. «so che te l'ho già chiesto, ma... va tutto bene? Mi sembri strano.»
Alzai le spalle, con noncuranza. «Alla grande.» replicai, fissando il Preside che guardava continuamente a destra e sinistra, e aveva un sorriso deliziato stampato in faccia; probabilmente per la moltitudine di gente che era venuta ad assistere al Seiji no Hi. «Non preoccuparti.» aggiunsi, per farle capire che non avevo totalmente ignorato il suo interessamento.
«Oh, guarda!» mi indicava convulsamente il palco improvvisato. Il Preside delle superiori stava per mettersi a parlare. «Stanno per cominciare.» trattenni un sospiro sconsolato e la vidi che guardava verso i suoi amici.
Sapevo che mi sarei pentito di ciò che stavo per dire. «Avanti,» mi alzai, suscitando da parte sua uno sguardo stupito. «andiamo.» annuì, scattando in piedi.
«Prestate attenzione.» ci disse Ombra appena arrivammo. «Questo sarà il discorso che ci permetterà di fare un altro Seiji no Hi il prossimo anno.» ridacchiò.
«È cambiato un po' rispetto all'anno scorso, dai.» commentò la sua ragazza, intenta ad ascoltare. «Sono stata qui due volte, a parte questa, ed era il solito barboso discorso su quanto ci faccia piacere che vengano qui, con tutto quello che avrebbero da fare, per prestare attenzione a noi.»
«Non è solo ruffianeria.» li contraddisse Nobara. Lei doveva sempre fare l'avvocato del diavolo. «Magari lo pensa davvero.»
«Povera illusa.» borbottai, suscitando un sorrisetto da parte di Ombra. Quando sentii tutti quanti applaudire, capii che il discorso era finito, anche perché non ero riuscito a sentire una sola parola.
«Oh, miseria!» strillò la ragazza di Ombra, continuando a ripeterlo come se farlo potesse in qualche modo ritardare la sua esibizione. «Arrivano! Arrivano!»
«Oh no!» anche Nobara fu contagiata dalla tensione. «E se poi non piace loro il nostro Alice?» avrei voluto ricordarle che lei aveva scelto di restare in Accademia, ma in fondo non erano affari miei.
«Smettetela!» le interruppe Ombra, in tono pratico. Lui sembrava più tranquillo che se stesse andando a vedere un torneo di scacchi. «Andrà tutto bene.»

Circa un'ora dopo, io e Mikan osservavamo quei tre usare i loro Alice e quelli che dovevano essere le persone importantissime di cui parlava Nobara, elargire “Oh” ammirati di qua e di là. L'unico lato positivo era che avevamo trovato dove sederci.
«Mikan,» biascicai, nascondendo uno sbadiglio. «davvero siamo venuti per sentire questi idioti dire “oh”?» lei mi guardò come se si stesse divertendo da morire. Beata lei. E io che mi ero anche esibito nella loro perfetta imitazione.
«Non trovi che sia fantastico?» non doveva neanche avermi sentito, anzi era talmente entusiasta che sembrava che li compisse lei vent'anni entro la fine dell'anno scolastico.
«Una meraviglia.» risposi, senza nessuna enfasi. Lei, però, non capì e sorrise.
«Hai visto che hai fatto bene a restare?» sospirai, senza dire un'altra parola. Ma forse era meglio così.
«Senti,» mi alzai, sbadigliando. «vado a vedere se c'è qualcosa da bere per non stare qui.»
«Aspettami, vengo con te.» mi raggiunse, inciampando nei piedi di un tizio. La afferrai per un braccio un secondo prima che si spaccasse il naso.
«Tutto bene?» mi accertai, mettendomi in ginocchio davanti a lei. Lei si mise nella stessa posizione, massaggiandosi il gomito.
«Credo di... di sì.» la guardai anch'io e non potei trattenere un sorriso malizioso, per fortuna che tutti erano impegnati a guardare gli Alice degli studenti.
«Tira giù la gonna, prima che tutti quanti vedano le tue mutande a pallini.» lei arrossì, affrettandosi a fare come le avevo consigliato. Quando si rimise in piedi, le presi una mano. «Rischiamo di perderci.»
«Guarda, lì si prende da mangiare.» mi indicò una specie di bancarella. La trascinai lì, anche se, per la verità, non avevo molta fame. «Accidenti, hanno pensato proprio a tutto. Guarda quante cose buone!»
«Almeno...» concessi, sedendomi sulla prima sedia libera che avevo trovato. Quando Mikan fu di nuovo nel mio campo visivo, vidi che il suo piatto era molto più che pieno.
«Ho preso anche qualcosa per te.» mi porse il piatto, e prima che potessimo fare qualsiasi altra cosa, una voce ci fece sobbalzare. Mi irrigidii all'istante. Non era possibile che mi trovasse anche in un posto pieno di gente! Strinsi la mano di Mikan che mi porgeva il piatto, e mi guardai intorno in cerca di tutte le possibili vie di fuga se le cose avessero dovuto mettersi male. Forse ero troppo esagerato, ma di sicuro era meglio essere preparati per tutte le evenienze.
«Buon pomeriggio, ragazzi.» la sua voce melliflua mi fece venire i brividi per il disgusto. Strinsi ancora più forte la mano di Mikan, mentre con la coda dell'occhio la vedevo guardarmi confusa. Puntai lo sguardo su di lui, che però pareva prestare molta attenzione alla mia ragazza.
«Buon pomeriggio, Preside.» rispose Mikan gioviale, quando vide che io non avevo intenzione di proferire parola. Era un po' strana, probabilmente perché neanche a lei trasmetteva una buona sensazione. Potei notare che quell'inquietante bambino aveva un'espressione più rilassata del solito: mi irritava.
«Buon pomeriggio.» dissi anch'io, poi, freddamente. Lui mi guardò, sorridendo, in modo che sembrasse del tutto naturale, e cercai di trascinare via Mikan, superandolo. Ma la sua voce di fermò, raggelandomi.
«Hyuuga-kun» quando mi girai, i suoi piccoli e furbi occhi viola mi scrutavano con qualcosa che mi sembrò soddisfazione. Era l'unica persona in tutta l'Accademia in grado di mettermi in soggezione. Lo detestavo anche per questo. «prima della fine degli esami, quando hai tempo,» sapevo che lo diceva solo per formalità – in fondo la nostra classe di abilità doveva essere segreta, anche se praticamente tutti sapevano della sua esistenza. Quando parlava così significava che, alla successiva riunione delle Abilità Pericolose, avrei dovuto ritrovarmi nel suo ufficio, e ci metteva sempre maledettamente tanto ad arrivare al punto. La prospettiva non era esattamente una delle migliori. «passa nel mio ufficio. Dobbiamo parlare.»
Aggrottai le sopracciglia, non capendo che volesse dire. Non mi fidavo affatto di lui. «Di cosa?» domandai, circospetto.
«Del tuo futuro.» spiegò, sempre con quel sorriso soddisfatto per chissà che motivo, mentre si girava e scompariva tra la folla. Rimasi un po' a fissare il punto in cui era sparito, turbato. Che cosa voleva dire che avremmo parlato del mio futuro? Che diavolo aveva in mente?
«Natsume?» la voce di Mikan mi distrasse dai miei pensieri. Cercai di rilassarmi e di sorriderle. «Tutto okay?»
«Sì,» mentii, girandomi verso di lei, per riprendere a camminare in direzione di Ombra e della sua ragazza. «dai, andiamo.» lei mi seguì, in silenzio.
«Cosa voleva dire con quella frase?» interruppe il silenzio che si era creato, guardandomi di sottecchi. Sembrava preoccupata. Sospirai: me lo chiedevo anch'io. «Che vuol dire che parlerete del tuo futuro?»
«Immagino che sia per il fatto che da qui a due anni saremo diplomati.» ipotizzai, ma non ne ero molto convinto. Ma, almeno per il momento, non avevo nessuna intenzione di turbarmi per questo. «Magari vuole mettermi a lavorare...» ci pensai un attimo su. «...in una fonderia.»
«Dai, non dire così!» mi interruppe. Beh, era vero: che cosa potevo fare col fuoco se non fondere? Dubitavo seriamente che mi avesse fatto entrare nella classe di Abilità Pericolose per mettermi ad alimentare il camino di casa mia. «Il tuo Alice è fantastico.» se lo diceva lei, magari era vero. «Col fuoco si possono fare tante cose.»
Scossi la testa: lei la faceva troppo semplice. «Magari sì.» concessi, anche se quando il mio sesto senso mi diceva qualcosa, che riguardasse Persona o il Preside, di solito non si sbagliava mai. «Tu, piuttosto, che hai?» mi era sembrata strana dalla fine della conversazione con il Preside.
«No... niente... è solo che...» aveva assunto un'espressione pensierosa e preoccupata, che avevo visto pochissime volte sul suo viso. «ho avuto una strana sensazione.»
«Sì... quel tipo suscita sempre questo tipo di reazioni.» cercai di sdrammatizzare. Ma lei scosse la testa.
«Ho avuto... l'impressione che mi saresti sparito da sotto il naso.» confessò, come se le costasse un certo sforzo. «Cioè... lascia stare...»
La trattenni per la mano, il piatto cadde a terra, e ci ritrovammo faccia a faccia, con lei che mi guardava spaesata. «Sta' tranquilla.» sussurrai, prima di baciarla. Mi strinse il braccio dove aveva appoggiato la mano come se davvero avesse paura che potessi svanire da un momento all'altro. «Te l'ho già detto una volta: non vado da nessuna parte.» annuì, ma non mi sembrava molto più tranquilla di prima.

*****

Ne approfitto per farvi gli auguri di Natale (in ritardo) e augurarvi buone feste e buon anno nuovo. Ci vediamo al prossimo aggiornamento (9 gennaio). Come dice una mia amica, il 6 sono impegnata XD.

Risposte alle recensioni:

_evy89_: finalmente l'ha scoperto. Tutto grazie alla “rissa”. Grazie mille per i complimenti, ma è tutto merito di Natsume, i suoi capitoli vengono da sé XD.
marzy93: la prima parte di capitolo 7 è anche la mia preferita. Mi sono divertita un sacco a scriverla, specialmente quando lui torna dalla lavanderia e lei si mette a gridare XD, di questo invece è la parte dell'equivoco quella che quando l'ho riletta mi ha fatto scoppiare a ridere, perché l'avevo scritta prima del resto e non me la ricordavo. XD
nimi_chan: certo XD è vero Mikan è un po' troppo ingenua per una della sua età, ma non potrebbe essere diversa da così com'è XD. Lei fa troppo ridere. Pensavo di essere l'unica che spesso non capisce al volo i doppisensi, a volte devono pure spiegarmeli XD.

Inoltre, ringrazio tutte le persone che hanno inserito la mia storia tra i preferiti:

1. bella95
2. Erica97
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5. piccola sciamana
6. rizzila93
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8. marzy93
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10. sakurina_the_best
11. _evy89_
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13. Luine
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E in particolare la new entry:

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E anche chi ha inserito la mia storia tra le seguite:

1. Mb_811
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E in particolare le new entry:

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