Capitolo
4 – Sogno o realtà
Hermione era
seduta sulla riva del
lago, sotto la solita quercia. Un piacevole venticello le scompigliava
i
capelli e le rinfrescava il viso. Ormai l’inverno aveva
ceduto il posto alla
primavera e il sole aveva sostituito le nuvole.
“Che
pace” pensò la riccia e nel
farlo chiuse gli occhi e alzò il viso offrendolo ai raggi
del sole.
Rimase li,
rilassata, per alcuni minuti
andando con la mente a tutto quello che era successo nelle ultime
settimane, a
tutto quello che era successo da quando Ron l’aveva baciata.
Era
così persa tra i suoi pensieri
che non sentì dei passi avvicinarsi e quando due mani le
coprirono gli occhi trasalì.
“Chi
è?” fece una voce che lei
conosceva benissimo.
“Beh,
vediamo, dal momento che sono
le dodici e un quarto e che io avevo un appuntamento quindici minuti
fa, deve
trattarsi di un gran ritardatario.” Rispose la ragazza
cercando di assumere un
tono severo.
“Ops,
beccato” disse Ron mentre le
liberava gli occhi.
Hermione si
girò a guardarlo. Aveva i
capelli arruffati e indossava la divisa da Quidditch.
Incrociò il suo sguardo
per un attimo, stando attenta a non perdersi nell’azzurro dei
suoi occhi, come
le capitava troppo spesso. Poi si alzò in piedi e
incrociò le braccia al petto
assumendo un espressione imbronciata.
“E’
così che si trattano le ragazze?”
chiese provando a sembrare offesa.
“Scusami,
ma non è stata colpa mia”
rispose il rosso. Si era accorto che Hermione non era veramente
arrabbiata …
fortunatamente per lui.
“Sai
com’è fatto Harry, è il solito
schiavista. Ci ha fatto provare il nuovo schema fino
all’esaurimento.” Nel dire
questo si era avvicinato alla ragazza.
“Non
so se posso perdonarti” fece lei.
“Ti
prego” fece Ron cingendole i
fianchi con le braccia.
Hermione
arrossì cercando di
mantenersi lucida.
“E
perché dovrei?” chiese fissandolo
negli occhi.
Errore
madornale. Aveva assunto la
sua espressione da cucciolo bastonato.
“Beh,
perché non è stata colpa mia”
rispose Ron avvicinando il suo viso a quello di Hermione. “E
poi posso darti un
altro paio di motivi” aggiunse annullando la distanza tra le
loro labbra.
Inizialmente
poggiò delicatamente le
sue labbra su quelle della ragazza, ma poco alla volta il bacio
cambiò ritmo.
Le labbra si
muovevano sempre più
fameliche alla ricerca dell’altro, mentre le mani iniziavano
a prendere
confidenza con un corpo fino ad allora estraneo.
Dopo alcuni
minuto i due si separarono,
entrambi con il fiato corto.
Hermione era
completamente rossa.
Nonostante lei e Ron stessero insieme da diverse settimane non si era
ancora
abituata ai suoi slanci di affetto. Dopo tutto quel tempo in cui aveva
solo sognato il suo
miglior amico, le
era difficile credere che finalmente i suoi sogni fossero diventati
realtà.
Il ragazzo
invece aveva un
espressione compiaciuta.
“Non
sei più arrabbiata allora?”
chiese con un sorriso furbo.
“No.”
Rispose con una smorfia.
Ron si mise a
sedere a terra con la
schiena poggiata al tronco dell’albero tirando con se
Hermione e facendola
accomodare tra le sue gambe.
“Allora,
come hai passato la
mattinata?” le chiese.
“Niente
di entusiasmante” rispose lei
“ ho finito i compiti di trasfigurazione e antiche rune e poi
sono venuta qui,
ad aspettare qualcuno che non arrivava e …”
“Ok
ok” fece Ron velocemente “ meglio
cambiare discorso. Che cosa ti va di fare domani?”
“Domani?”
rispose la riccia con finta
ingenuità, felice che il ragazzo se ne fosse ricordato.
“Si,
per festeggiare” rispose Ron.
“Festeggiare
cosa?” chiese Hermione
decisa a non rendergli le cose più facili.
“Come
cosa? Non dirmi che te ne sei
dimenticata con il cervello che ti ritrovi.”
“Non
saprei, è il tuo compleanno per
caso?”
Ron
abbassò la testa. Il suo viso si
fece più cupo. Ci si poteva leggere la delusione che stava
provando. “Se non ti
ricordi cosa si festeggia domani vuol dire che non è tanto
importante.”
“Cosa
non sarebbe importante? Ti stai
forse riferendo al fatto che domani è il nostro primo
mesiversario?” disse
sfoderando un sorriso.
Il ragazzo
rialzò la testa per
guardare la riccia negli occhi. Un sorriso comparve anche sul suo volto.
“Complimento,
ci sono cascato” disse
accarezzandole la guancia.
“Non
lo sapevi? Oltre alle mie altre
innumerevoli qualità sono anche un ottima attrice.”
“E
vedo che sei anche molto modesta.”
rise baciandola “Allora che vuoi fare?” chiese
nuovamente quando si fu staccato
da lei.
“Possiamo
fare un pic-nic nel parco.
Oppure potremmo andare a Hogsmeade.”
“A me
va bene tutto, l’importante è
che stiamo insieme” rispose il ragazzo mentre le sue orecchie
si arrossavano
leggermente “l’importante è che non mi
porti in biblioteca.”
La ragazza stava
per rispondere
qualcosa, ma fu interrotta da Ron.
“Aspetta,
devo dirti una cosa. So che
in questi anni sono stato uno stupido. Non ti ho trattata come ti
meritavi e ho
dimostrato in più occasioni di non meritarti. Nonostante
fossi geloso di te non
sono mai riuscita ad ammettere nemmeno con me stesso i miei sentimenti
verso di
te. Ma ora tutto è cambiato, finalmente stiamo insieme e non
voglio continuare
a tenermelo dentro. Quello che sto tentando di dirti, Hermione,
è che ti amo.”
Hermione era
senza parole. Aveva
ascoltato tutto con il fiato sospeso, mentre il cuore le batteva sempre
più
veloce.
“Non
devi dire nulla” aggiunse Ron
preoccupato per il silenzio della ragazza. “Volevo solo fari
sapere quello che
provo. Se tu non …” ma si interruppe quando si
accorse che il volto di Hermione
era rigato dalle lacrime.
“Hei
cosa c’è che non va?” disse
cercando di confortarla mentre le asciugava le lacrime con il dorso
della mano.
“Se ti ho turbata ti chiedo scusa, io non volevo
…” ma di nuovo si interruppe,
stavolta fermato da un gesto di Hermione.
La ragazza prese
un respiro, mentre
si asciugava le lacrime che erano rimaste.
“Ron
tu non mi hai turbata, mi hai
resa la ragazza più felice del mondo. Queste sono lacrime di
gioia.” Disse
anticipando la domanda che il rosso stava per farle.
“Ho
aspettato per anni che tu ti
accorgessi di me. Eravamo amici e anche se questo non mi bastava
più cercavo di
accontentarmi. Ogni tanto mi sembrava di avere qualche
possibilità, ma poi mi
ricredevo. Stavo quasi per perdere le speranze, quando tu mi hai
baciata, e ora
stiamo insieme e niente ci separerà. Anche io ti amo Ron, ti
amo tantissimo.”
Il rosso non le
diede nemmeno il
tempo di riprendere fiato. La attirò a se e
iniziò a baciarla come non aveva
mai fatto prima. Era un bacio pieno d’amore e di passione, di
tenerezza e
irruenza.
Si separarono
solo quando un
tentacolo della piovra uscito dall’acqua ci si
rituffò violentemente schizzando
acqua sulla riva. Risero e si stesero accoccolandosi l’uno
all’altra.
“Questo
è il momento più bello della
mia vita” disse Hermione “nulla potrà
mai rovinare la felicità che provo ora.”
“Ne
è proprio sicura signorina
Granger?”
I ragazzi si
voltarono in direzione
della voce che aveva appena parlato. Era la professoressa McGrannit.
“P-p-provessoressa”
balbettò Hermione
sorpresa “ che ci fa qui?”
“Sono
venuta a dirle che deve
immediatamente lasciare Hogwarts” rispose la professoressa
severa.
“Come?
E’ uno scherzo?” disse
Hermione alzandosi in piedi.
“Nessuno
scherzo signorina Granger, è
ora di fare i bagagli.”
“Perché?”
chiese la riccia sull’orlo
delle lacrime. Aveva una gran confusione in testa. Solo pochi minuti
prima era
la persona più felice del mondo e ora…
“I
suoi voti sono troppo bassi perché
lei continui a frequentare questa scuola.”
Intanto il cielo si era rannuvolato e in lontananza si sentivano i
primi tuoni.
“Ci
deve essere un errore. Ho la media
migliore della scuola. Ron di qualcosa.”
“Mi
dispiace Hermione, ma la media
migliore la ha la mia ragazza.” Rispose il rosso.
“Ron
sono io la tua ragazza.”
“Questo
era prima, ora la mia ragazza
è lei.”
Ci fu un lampo e
comparve Lavanda
Brown.
“Ciao
amore mio” disse la bionda
avvicinandosi al ragazzo.
“Benissimo
quando ci sei tu
principessa” rispose stampandole un bacio sulle labbra.
Hermione ormai
era disperata.
Guardava Ron mentre le lacrime cominciavano a scorrerle inarrestabili.
“Ron
perché fai così? Mi hai appena
detto che mi ami.”
“Mi
dispiace, ma non è così” rispose
la ragazza “io amo lei e tu non puoi farci niente”
e così dicendo tornò a
baciare la ragazza.
“Allora
Granger, vogliamo andare?”
La professoressa
McGrannit era ancora
li. Le si avvicinò e la afferrò per un braccio
verso una carrozza trainata da
nessuno.
“Professoressa,
non può farmi questo”
disse con la voce rotta dai singhiozzi. “ non voglio lasciare
Hogwarts” disse
cercando Ron con lo sguardo. Ma il ragazzo era sparito, al suo posto
era comparso
Silente.
“Preside
mi aiuti almeno lei.”
“Ma
certo mia cara” Hermione si sentì
un po’ più sollevata.
“Da
ora in poi puoi lavorare nelle
cucine come elfo domestico” disse il preside.
“Cosa?”
il sollievo della ragazza
svanì all’istante. “non può
dire sul serio, la prego.”
Ma il preside
era sparito, e così
anche la professoressa McGrannit. Al loro posto erano comparsi due elfi
domestici.
Uno dei due
parlò ed Hermione
riconobbe la voce di Dobby.
“Whinky,
Hermione, noi deve andare.
Noi dobbiamo preparare la cena per gli studenti.
La ragazza si
lasciò cadere a terra,
distrutta. Avrebbe dovuto lavorare come elfo domestico. Tutto
iniziò a girare
vorticosamente. I ricordi del tempo passato in quella scuola iniziarono
a
passarle avanti agli occhi mentre una voce la chiamava.
“Hermione,
Hermione … forza, alzati.”
Chiuse gli occhi
coprendoli con le
mani.
“Hermione”
Il rumore
cessò. Lentamente si scoprì
gli occhi e li aprì. Una figura dai lunghi capelli rossi era
china su di lei.
“Finalmente
ti sei svegliata.” disse
Ginny sorridendole.
“ Cosa
stavi sognando? Non la
smettevi di agitarti.”
Per un momento
la riccia ebbe un
tuffo al cuore ricordando quello che stava sognando.
“Niente”
mentì.
“All’iniziò
sembrava ti piacesse”
continuò Hermione rincarando la dose. “Poi hai
iniziato a urlare che non eri un
elfo.”
“Non
lo so” le rispose Hermione, ma
arrossì ripensando alla prima parte del sogno.
“Credo
di saperlo io, a giudicare da
come sei arrossita” rise Ginny. “Quando ti
deciderai ad andare a parlare con
mio fratello?”
“Ti
sbagli, non ho sognato tuo
fratello.” Nel dirlo si alzò dal letto e
iniziò a cercare i vestiti. Poi non
riuscì a trattenersi e aggiunse “Cosa dovrei
dirgli?”
“Non
saprei” disse la rossa
spazientita “magari che lo ami e vuoi passare il resto della
tua vita con lui?
Dopotutto lui ha fatto la prima mossa, no?”
“Ma
poi sono passati due giorni in
cui lui non mi ha rivolto la parola.”
“Forse
aspetta che sia tu a farlo.”
“Ma io
non so che dirgli. Non so
nemmeno perché lo abbia fatto.”
“Perché
pensi che si faccia una cosa
del genere?”
“Se lo
sapessi con certezza non sarei
qui. Magari ha cercato solo dei far ingelosire qualcun’altre
… Lavanda magari.”
“Io
credo che tu ti sbagli, ma se
vuoi esserne sicura perché non provi a parlare con Harry.
Magari sa qualcosa.”
“Ci ho
pensato” rispose Hermione.
“E
…” la incoraggiò Ginny.
“Credo
proprio che lo farò.”
“Benissimo”
esultò Ginny “così mi
piaci.”
“Bene,
ora devo vestirmi” disse
Hermione che ormai aveva trovato i vestiti che cercava “
quindi che ne dici di
parlarmi di te e Harry. Gli hai già detto che hai lasciato
Dean.”
“Beh,
ancora no. Non voglio proprio
dirglielo. Sto aspettando che lo scopra per vedere la sua
reazione.”
“E
come pensi di fare?” le chiese la
riccia, contenta che la conversazione avesse cambiato soggetto.
“Ancora
non lo so precisamente”
attaccò Ginny e continuò a parlare dei suoi piani.
Hermione la
ascoltava, ma intanto un
angolo della sua mente vagava sulla riva del lago.
Quando scesero a
colazione Ron non
era al tavolo dei Grifondoro, come succedeva ormai da due giorni.