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Autore: Ekija89    28/12/2009    2 recensioni
“Ma che cosa si aspetta”penso Hermione” che Ron chiuda i libri si alzi e vada con lei dentro quello squallido sga…..”
Proprio in quel momento Ron poggio il libro sul prato e si alzo in piedi.(Dal capitolo 1)
Sto riscrivendo la storia. Leggete in tanti e ditemi che ne pensate.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Lavanda Brown | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo 4 – Sogno o realtà

Hermione era seduta sulla riva del lago, sotto la solita quercia. Un piacevole venticello le scompigliava i capelli e le rinfrescava il viso. Ormai l’inverno aveva ceduto il posto alla primavera e il sole aveva sostituito le nuvole.

“Che pace” pensò la riccia e nel farlo chiuse gli occhi e alzò il viso offrendolo ai raggi del sole.

Rimase li, rilassata, per alcuni minuti andando con la mente a tutto quello che era successo nelle ultime settimane, a tutto quello che era successo da quando Ron l’aveva baciata.

Era così persa tra i suoi pensieri che non sentì dei passi avvicinarsi e quando due mani le coprirono gli occhi trasalì.

“Chi è?” fece una voce che lei conosceva benissimo.

“Beh, vediamo, dal momento che sono le dodici e un quarto e che io avevo un appuntamento quindici minuti fa, deve trattarsi di un gran ritardatario.” Rispose la ragazza cercando di assumere un tono severo.

“Ops, beccato” disse Ron mentre le liberava gli occhi.

Hermione si girò a guardarlo. Aveva i capelli arruffati e indossava la divisa da Quidditch. Incrociò il suo sguardo per un attimo, stando attenta a non perdersi nell’azzurro dei suoi occhi, come le capitava troppo spesso. Poi si alzò in piedi e incrociò le braccia al petto assumendo un espressione imbronciata.

“E’ così che si trattano le ragazze?” chiese provando a sembrare offesa.

“Scusami, ma non è stata colpa mia” rispose il rosso. Si era accorto che Hermione non era veramente arrabbiata … fortunatamente per lui.

“Sai com’è fatto Harry, è il solito schiavista. Ci ha fatto provare il nuovo schema fino all’esaurimento.” Nel dire questo si era avvicinato alla ragazza.

“Non  so se posso perdonarti” fece lei.

“Ti prego” fece Ron cingendole i fianchi con le braccia.

Hermione arrossì cercando di mantenersi lucida.

“E perché dovrei?” chiese fissandolo negli occhi.

Errore madornale. Aveva assunto la sua espressione da cucciolo bastonato.

“Beh, perché non è stata colpa mia” rispose Ron avvicinando il suo viso a quello di Hermione. “E poi posso darti un altro paio di motivi” aggiunse annullando la distanza tra le loro labbra.

Inizialmente poggiò delicatamente le sue labbra su quelle della ragazza, ma poco alla volta il bacio cambiò ritmo.

Le labbra si muovevano sempre più fameliche alla ricerca dell’altro, mentre le mani iniziavano a prendere confidenza con un corpo fino ad allora estraneo.

Dopo alcuni minuto i due si  separarono, entrambi con il fiato corto.

Hermione era completamente rossa. Nonostante lei e Ron stessero insieme da diverse settimane non si era ancora abituata ai suoi slanci di affetto. Dopo tutto quel tempo in cui aveva solo  sognato il suo miglior amico, le era difficile credere che finalmente i suoi sogni fossero diventati realtà.

Il ragazzo invece aveva un espressione compiaciuta.

“Non sei più arrabbiata allora?” chiese con un sorriso furbo.

“No.” Rispose con una smorfia.

Ron si mise a sedere a terra con la schiena poggiata al tronco dell’albero tirando con se Hermione e facendola accomodare tra le sue gambe.

“Allora, come hai passato la mattinata?” le chiese.

“Niente di entusiasmante” rispose lei “ ho finito i compiti di trasfigurazione e antiche rune e poi sono venuta qui, ad aspettare qualcuno che non arrivava e …”

“Ok ok” fece Ron velocemente “ meglio cambiare discorso. Che cosa ti va di fare domani?”

“Domani?” rispose la riccia con finta ingenuità, felice che il ragazzo se ne fosse ricordato.

“Si, per festeggiare” rispose Ron.

“Festeggiare cosa?” chiese Hermione decisa a non rendergli le cose più facili.

“Come cosa? Non dirmi che te ne sei dimenticata con il cervello che ti ritrovi.”

“Non saprei, è il tuo compleanno per caso?”

Ron abbassò la testa. Il suo viso si fece più cupo. Ci si poteva leggere la delusione che stava provando. “Se non ti ricordi cosa si festeggia domani vuol dire che non è tanto importante.”

“Cosa non sarebbe importante? Ti stai forse riferendo al fatto che domani è il nostro primo mesiversario?” disse sfoderando un sorriso.

Il ragazzo rialzò la testa per guardare la riccia negli occhi. Un sorriso comparve anche sul suo volto.

“Complimento, ci sono cascato” disse accarezzandole la guancia.

“Non lo sapevi? Oltre alle mie altre innumerevoli qualità sono anche un ottima attrice.”

“E vedo che sei anche molto modesta.” rise baciandola “Allora che vuoi fare?” chiese nuovamente quando si fu staccato da lei.

“Possiamo fare un pic-nic nel parco. Oppure potremmo andare a Hogsmeade.”

“A me va bene tutto, l’importante è che stiamo insieme” rispose il ragazzo mentre le sue orecchie si arrossavano leggermente “l’importante è che non mi porti in biblioteca.”

La ragazza stava per rispondere qualcosa, ma fu interrotta da Ron.

“Aspetta, devo dirti una cosa. So che in questi anni sono stato uno stupido. Non ti ho trattata come ti meritavi e ho dimostrato in più occasioni di non meritarti. Nonostante fossi geloso di te non sono mai riuscita ad ammettere nemmeno con me stesso i miei sentimenti verso di te. Ma ora tutto è cambiato, finalmente stiamo insieme e non voglio continuare a tenermelo dentro. Quello che sto tentando di dirti, Hermione, è che ti amo.”

Hermione era senza parole. Aveva ascoltato tutto con il fiato sospeso, mentre il cuore le batteva sempre più veloce.

“Non devi dire nulla” aggiunse Ron preoccupato per il silenzio della ragazza. “Volevo solo fari sapere quello che provo. Se tu non …” ma si interruppe quando si accorse che il volto di Hermione era rigato dalle lacrime.

“Hei cosa c’è che non va?” disse cercando di confortarla mentre le asciugava le lacrime con il dorso della mano. “Se ti ho turbata ti chiedo scusa, io non volevo …” ma di nuovo si interruppe, stavolta fermato da un gesto di Hermione.

La ragazza prese un respiro, mentre si asciugava le lacrime che erano rimaste.

“Ron tu non mi hai turbata, mi hai resa la ragazza più felice del mondo. Queste sono lacrime di gioia.” Disse anticipando la domanda che il rosso stava per farle.

“Ho aspettato per anni che tu ti accorgessi di me. Eravamo amici e anche se questo non mi bastava più cercavo di accontentarmi. Ogni tanto mi sembrava di avere qualche possibilità, ma poi mi ricredevo. Stavo quasi per perdere le speranze, quando tu mi hai baciata, e ora stiamo insieme e niente ci separerà. Anche io ti amo Ron, ti amo tantissimo.”

Il rosso non le diede nemmeno il tempo di riprendere fiato. La attirò a se e iniziò a baciarla come non aveva mai fatto prima. Era un bacio pieno d’amore e di passione, di tenerezza e irruenza.

Si separarono solo quando un tentacolo della piovra uscito dall’acqua ci si rituffò violentemente schizzando acqua sulla riva. Risero e si stesero accoccolandosi l’uno all’altra.

“Questo è il momento più bello della mia vita” disse Hermione “nulla potrà mai rovinare la felicità che provo ora.”

 

“Ne è proprio sicura signorina Granger?”

I ragazzi si voltarono in direzione della voce che aveva appena parlato. Era la professoressa McGrannit.

“P-p-provessoressa” balbettò Hermione sorpresa “ che ci fa qui?”

“Sono venuta a dirle che deve immediatamente lasciare Hogwarts” rispose la professoressa severa.

“Come? E’ uno scherzo?” disse Hermione alzandosi in piedi.

“Nessuno scherzo signorina Granger, è ora di fare i bagagli.”

“Perché?” chiese la riccia sull’orlo delle lacrime. Aveva una gran confusione in testa. Solo pochi minuti prima era la persona più felice del mondo e ora…

“I suoi voti sono troppo bassi perché lei continui a frequentare questa scuola.”
Intanto il cielo si era rannuvolato e in lontananza si sentivano i primi tuoni.

“Ci deve essere un errore. Ho la media migliore della scuola. Ron di qualcosa.”

“Mi dispiace Hermione, ma la media migliore la ha la mia ragazza.” Rispose il rosso.

“Ron sono io la tua ragazza.”

“Questo era prima, ora la mia ragazza è lei.”

Ci fu un lampo e comparve Lavanda Brown.

“Ciao amore mio” disse la bionda avvicinandosi al ragazzo.

“Benissimo quando ci sei tu principessa” rispose stampandole un bacio sulle labbra.

Hermione ormai era disperata. Guardava Ron mentre le lacrime cominciavano a scorrerle inarrestabili.

“Ron perché fai così? Mi hai appena detto che mi ami.”

“Mi dispiace, ma non è così” rispose la ragazza “io amo lei e tu non puoi farci niente” e così dicendo tornò a baciare la ragazza.

“Allora Granger, vogliamo andare?”

La professoressa McGrannit era ancora li. Le si avvicinò e la afferrò per un braccio verso una carrozza trainata da nessuno.

“Professoressa, non può farmi questo” disse con la voce rotta dai singhiozzi. “ non voglio lasciare Hogwarts” disse cercando Ron con lo sguardo. Ma il ragazzo era sparito, al suo posto era comparso Silente.

“Preside mi aiuti almeno lei.”

“Ma certo mia cara” Hermione si sentì un po’ più sollevata.

“Da ora in poi puoi lavorare nelle cucine come elfo domestico” disse il preside.

“Cosa?” il sollievo della ragazza svanì all’istante. “non può dire sul serio, la prego.”

Ma il preside era sparito, e così anche la professoressa McGrannit. Al loro posto erano comparsi due elfi domestici.

Uno dei due parlò ed Hermione riconobbe la voce di Dobby.

“Whinky, Hermione, noi deve andare. Noi dobbiamo preparare la cena per gli studenti.

La ragazza si lasciò cadere a terra, distrutta. Avrebbe dovuto lavorare come elfo domestico. Tutto iniziò a girare vorticosamente. I ricordi del tempo passato in quella scuola iniziarono a passarle avanti agli occhi mentre una voce la chiamava.

“Hermione, Hermione … forza, alzati.”

Chiuse gli occhi coprendoli con le mani.

“Hermione”

Il rumore cessò. Lentamente si scoprì gli occhi e li aprì. Una figura dai lunghi capelli rossi era china su di lei.

“Finalmente ti sei svegliata.” disse Ginny sorridendole.

“ Cosa stavi sognando? Non la smettevi di agitarti.”

Per un momento la riccia ebbe un tuffo al cuore ricordando quello che stava sognando.

“Niente” mentì.

“All’iniziò sembrava ti piacesse” continuò Hermione rincarando la dose. “Poi hai iniziato a urlare che non eri un elfo.”

“Non lo so” le rispose Hermione, ma arrossì ripensando alla prima parte del sogno.

“Credo di saperlo io, a giudicare da come sei arrossita” rise Ginny. “Quando ti deciderai ad andare a parlare con mio fratello?”

“Ti sbagli, non ho sognato tuo fratello.” Nel dirlo si alzò dal letto e iniziò a cercare i vestiti. Poi non riuscì a trattenersi e aggiunse “Cosa dovrei dirgli?”

“Non saprei” disse la rossa spazientita “magari che lo ami e vuoi passare il resto della tua vita con lui? Dopotutto lui ha fatto la prima mossa, no?”

“Ma poi sono passati due giorni in cui lui non mi ha rivolto la parola.”

“Forse aspetta che sia tu a farlo.”

“Ma io non so che dirgli. Non so nemmeno perché lo abbia fatto.”

“Perché pensi che si faccia una cosa del genere?”

“Se lo sapessi con certezza non sarei qui. Magari ha cercato solo dei far ingelosire qualcun’altre … Lavanda magari.”

“Io credo che tu ti sbagli, ma se vuoi esserne sicura perché non provi a parlare con Harry. Magari sa qualcosa.”

“Ci ho pensato” rispose Hermione.

“E …” la incoraggiò Ginny.

“Credo proprio che lo farò.”

“Benissimo” esultò Ginny “così mi piaci.”

“Bene, ora devo vestirmi” disse Hermione che ormai aveva trovato i vestiti che cercava “ quindi che ne dici di parlarmi di te e Harry. Gli hai già detto che hai lasciato Dean.”

“Beh, ancora no. Non voglio proprio dirglielo. Sto aspettando che lo scopra per vedere la sua reazione.”

“E come pensi di fare?” le chiese la riccia, contenta che la conversazione avesse cambiato soggetto.

“Ancora non lo so precisamente” attaccò Ginny e continuò a parlare dei suoi piani.

Hermione la ascoltava, ma intanto un angolo della sua mente vagava sulla riva del lago.

Quando scesero a colazione Ron non era al tavolo dei Grifondoro, come succedeva ormai da due giorni.

 



 

 

 

 

 

   
 
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