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Autore: Camille_Paul    28/12/2009    2 recensioni
Mary Blanche è una principessa francese di sedici anni che presto si ritroverà a lasciare la sua patria per trasferirsi, a tempo indefinito, a New York, una città che odia altamente perchè spesso paragonata alla sua Parigi. In un momento di Follia, di alta follia, dopo il ballo in suo onore, incontrerà per caso, Jason, un ragazzo che alle prime visioni sembra una persona fredda ma con un passato cupo alle spalle.Il ragazzo è nato e vissuto nelle fredde strade di New York City. I due si ritroveranno vincolati in una profonda fiducia reciproca che li porterà molto lontano, ma al destino, non si sfugge, A VOLTE... "Siamo entrambi in piedi, l'uno di fronte all'altro. - Cosa sono quei segni sulle tue braccia? - Vedi Blanche, questo significa vivere in strada. Tu non hai neanche un graffio e sai perché? Perché l'oro in cui sei nata non taglia - A quella risposta mi sembra di morire, perché è vera" "Lo vedo spogliarsi davanti a me e in quel momento voglio solo lui" "Quando mi risveglio davanti a me c'è un ragazzo seduto su una sedia, intento a sbucciare un mandarino, con uno sguardo maligno e malizioso, e mi guarda sorridendo" Spero di avervi almeno un po' incuriosito! Entrate...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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mary blanche
Capitolo 1: Presentazioni a Palazzo

Mi chiamo Mary Blanche Lidia Audrey Jane Gabrielle Elisabeth. Ne ho troppi di nomi. Infatti mi faccio chiamare solo Mary Blanche. Sono francese, nata esattamente a Parigi il 2 giugno. Mio padre è il Re e mia madre la Regina. Già, sono la Principessa Francese, futura erede al trono. Ho 16 anni. I miei genitori sono molto all'antica: balli, conferenze stampa, incontri con sovrani stranieri. In parte anche io sono molto all'antica, perché adoro i balli di ogni genere. In maschera, soprattutto. I miei genitori non li vedo mai. Sto sempre con le damigelle che mi sono state affidate. Il mio amore che provo per i miei genitori devo scaricarlo sulle mie badanti. E ho 16 anni. Le mie damigelle non sono le mie migliori amiche perché mi sono state affidate, ma, soprattutto, perché le voglio bene in un modo incredibile. Si chiamano Agatha e Clara. Ciò che ci lega è un legame inossidabile. Anche loro devono essere nobili, ma in realtà non ne sono sicura. Sono le 22.00. Sono in camera mia e dovrei già dormire da un pezzo. La mia camera non è un posto in cui posso attaccare i poster dei miei miti o disegnarci sopra. Il mio mito dovrebbe essere mio padre e per disegnare devo prendere un foglio e delle matite colorate. A volte mi sembra di essere una bambina di cinque anni che non riesce neanche a mettersi i  vestiti da sola. La mia camera è una delle più grandi di tutto il palazzo e anche una delle più belle, ma in realtà ci sono posti che non mi è dato conoscere. Guardo fuori dal mio balcone, avvolta dalla soffice camicia da notte bianca e gigante. Apro la finestra e cammino sul balcone. Fa un freddo cane. I miei capelli biondi sembrano quasi spaventarsi al freddo di Parigi. Guardo la mia città natale. Magnifica, Eterna, Magica. Al diavolo New York. Parigi è una città Magica. New York una città troppo "libera". Se fosse una persona sarebbe uno spirito libero, una persona selvaggia. Sorrido. I miei piedini stanno diventando dei ghiaccioli e decido di rientrare. Mi butto sul letto. Non voglio dormire per niente al mondo. Devo resistere. Devo essere selvaggia come New York City. Ma sono costretta a lasciare il mio lato selvaggio da un'altra parte, perché mi addormento in pochi minuti.

La luce del sole mi dà fastidio. Ce l'ho addosso. Il primo viso che vedo è quello della mia badante, Celestine. Adoro questa  donna.
<< Principessa, buon giorno >>. E' tanto gentile con me.  
<< Buongiorno a lei >> rispondo. Il "lei" è tutta scena. Ci diamo del "tu" comodamente.
<< Oggi ci aspetta una giornata molto impegnativa >>. E quando mai non lo è?
<< Certamente. Posso alzarmi? >>
<< Ovviamente >>
Mi alzo. Lei se ne va per lasciarmi vestire e mi sorride.
Sul manichino accanto all'armadio c'è un vestito rosato. Una fascia bianca sulla vita va a chiudersi a fiocco dietro la schiena. E' senza maniche e mi supera  di poco il ginocchio. Le scarpe sono rosa, di vernice e con il tacco. Dopo pochi minuti, qualcuno bussa alla porta. << Avanti! >> esclamo. Sono la mia parrucchiera e la mia truccatrice personale. Mai uscire senza trucco e senza i capelli a posto. Ovvio. << Buongiorno Principessa >> mi dice la parrucchiera. << Buongiorno a lei, signora >>. Mi mette davanti ad uno specchio. Le sorrido pazientemente. Mi osserva attentamente. << Per oggi penso di optare per un'acconciatura semplice >>. Comincia a pettinarmi i capelli. << Ha dei capelli splendidi, Principessa >> << Oh, tante grazie>>. Prende qualche ciocca di capelli e me li lega dietro. Ho un'aria così romantica. << Ecco a lei: semplice e perfetta >> << Lei è molto gentile, signora >> << Mai come lei >> mi risponde lei. Sorridiamo entrambe. La truccatrice è una persona molto gentile, ma allo stesso tempo può diventare impaziente. La parrucchiera se ne va. << Buongiorno >> << 'Giorno >> rispondo. Sorridiamo. << Un colore naturale...trucco naturale >>. E comincia a truccarmi con rossetto colore delle mie labbra, ombretto beige e cose così. Quando finisce,sono pronta per andare a fare colazione. Apro la porta. Ci sono le mie guardie del corpo. Sorrido dolcemente. << Buon giorno Fred, Buon giorno Jim >> << Principessa >> mi salutano loro. Mi avvio verso la sala, con dietro loro due. Spalanco le porte. La sala è tutta illuminata. Con quadri alle pareti e al centro un tavolo enorme. E bellissimo. Attorno ci sono le mie due damigelle. Mi inchino. C'è anche il maggiordomo che, malgrado al vassoio che sta portando, si inchina prontamente. << Grazie >> rispondo. Si inchinano anche le mie damigelle. << Grazie >> ripeto un'altra volta e mi siedo. Bevo la mia tazza di thè, mentre il silenzio che c'è tra noi sembra quasi innaturale. Innaturale per me. Il ministro, a servizio di mio padre e di mia madre, entra. Si inchina, vedendoci. Annuisco e sorride. << Principessa >> annuncia. Subito ciò che ho sul piatto viene portato via. << Con il suo permesso >> mi dice il cameriere. Con il suo permesso un corno, sto mangiando! Annuisco, sorridendo, malgrado ciò. << Principessa, oggi dovrà salutare il popolo francese perché domani partiremo >>. Lasciare Parigi? Lasciare la mia patria? << E la nostra meta quale sarà, Signor Ministro? >> << Stati Uniti, New York >>. La città libera e selvaggia dell'America. << New York? >> chiedo, << esattamente, vostra altezza. Faccio prepare l'auto >>. E dopo essersi inchinato, se ne va. << Partiamo per gli Stati Uniti!! Non è una cosa magnifica? >> chiede Agata. << Ti prego, controllati >> le dico. Entrambe mi guardano male. << E' solo un po' euforica, tutto qui >> la scusa Clara. Sorrido. << Lo spero proprio >> e ci mettiamo a ridere. Il ministro entra. Si inchina. << Principessa, l'auto la sta aspettando >>. Insieme alle mie damigelle esco, seguita da Jim e Fred. Salgo in macchina. "La macchina" in realtà è  una Limousine bianca. I finestrini si abbassano. In macchina non ho il permesso di stare con le mie amiche, perciò loro si mettono sempre un po' più avanti rispetto a me. Siamo sulla strada principale di Parigi, piena di persone. Con la mano avvolta nel guanto, mi sbraccio fuori dal finestrino. La strada è lunghissima e piena di persone. Salutare il mio popolo mi rende triste. E' così bello ed elegante il mio popolo...mi distrugge pensare che forse non lo rivedrò più. Il popolo che mi ha amato dal primo istante in cui ho messo piede al mondo. Una cosa inacettabile. Una principessa come me, dovrebbe essere abituata a queste cose. Io no. E' la prima volta che lascio la mia patria per un tempo indefinito e spero che non ricapiti mai più.  Mi viene da piangere. Però so perfettamente che una ragazza non dovrebbe mai piangere. Una principessa non dovrebbe mai piangere. Una ragazza mai perché il trucco potrebbe sciogliersi, una principessa mai perché è un essere superiore. Tutte le volte che mi sento triste per qualcosa, Celestine me lo ripete sempre. Io, in realtà, in privato piango sempre, magari mentre cerco di dormire. E con quella sensazione addosso ci dirigiamo a palazzo, per prepararmi per il mio prossimo evento principesco.

Ciao a tutti. Devo ammettere che questa storia è nata quasi per caso, pensando e ripensando sul mio letto. Spero tanto che vi piaccia.  Ciao.
  
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