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Autore: kiku77    30/12/2009    4 recensioni
Sanae e Tsubasa si sono sposati e vivono a Barcellona con i loro due gemellini. Sembra una favola, ma forse c'è qualcuno che ancora sta cercando se stesso...... Ce l'ho fatta........!!buona lettura!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Puoi venirmi a prendere?”

Questa domanda risuonava a ripetizione nella mente di Ryo, mentre con un occhio fissava la strada e con l’altro seguiva le indicazioni che Sanae le aveva dettato e che lui, naturalmente privo di un foglio di carta, aveva scritto su  un  kleenex rimediato nel bagno del ritiro…....Era il solito disorganizzato.

“Non so più nessun numero di telefono…. Mi riesco a ricordare solo il tuo…” gli aveva detto. Qualcuno avrebbe potuto interpretare la frase in questo modo:” visto che il tuo è l’unico numero che io mi ricordi, lo sto chiedendo a te.”

Ma Ryo conosceva Sanae da quando praticamente erano nati. E non si era fermato tanto a quello: piuttosto l’aveva colpito il perché si ricordasse solo il suo, di numero. E si sapeva anche dare la risposta: per Sanae, Ryo era “l’amico d’infanzia”, l’amico che non si tradisce e che non l’avrebbe mai tradita.

Il loro rapporto, fondato sullo scherzo e sulla falsa idea del non sopportarsi, era stato una costante di entrambe le loro vite: erano stati l’uno testimone dell’altra in tutte le fasi della loro esistenza. Sanae non aveva chiesto a Genzo, o a Taro. Aveva chiamato lui. Così come lo aveva chiamato appena dopo aver partorito Hayate e Daibu, dicendo a Tsubasa:” Prendi il telefono e chiama Ishizaki,…..glielo devo dire subito che sono nati….” Tsubasa, tutte le volte che poteva, quest’episodio glielo raccontava, perché sapeva che a Ryo faceva piacere. Lo faceva sentire importante.

Aveva dovuto inventare una balla che faceva acqua da tutte le parti per lasciare il ritiro: fortunatamente gli allenamenti sarebbero cominciati dopo un paio di giorni e l’allenatore non gli aveva fatto troppe storie. Aveva dovuto mentire a tutti i compagni e a lei, a Yukari….che era così gelosa….

I chilometri sembravano non finire più e quando cominciò a vedere che il paesaggio cambiava e qualche specchio d’acqua iniziava a intravedersi, sperò che non mancasse ancora molto.

“Si è nascosta proprio bene…a chi sarebbe mai venuto in mente che potesse restare qui tutto questo tempo?.....le donne…sono proprio incomprensibili…..non imparerò mai a prevederle…..” pensò.

 

Dopo un’altra ora di strada ( e in tutto erano state sei….), s’infilò nella via dove abitava Sanae. Una serie di casette tutte uguali facevano capolino sul bordo della strada e più avanti si aprivano dei lotti ampi di terreno pieni di palazzine, un po’ squallide  e malconce. Lì per lì ebbe una sensazione negativa e provò un po’ di tristezza: non riusciva ad immaginarla in un posto così desolante. Perché aveva scelto una zona del genere? Pensò che al ritorno gliel’avrebbe chiesto.

Scese dall’auto e si sgranchì le gambe. Lasciò sul sedile gli occhiali da sole e cercò il suo campanello.

Suonò ma nessuno rispose.

Il portone era aperto quindi decise di salire: le scale erano vecchie e tutte rotte. Il posto non sembrava molto pulito.

Dopo varie rampe di gradini, vide una porta  aperta e sul campanello il suo nome.

“Sanae? Ci sei?”

“Vieni vieni… Ryo….è aperto”

L’appartamento era davvero modesto: il corridoio era stretto e poco luminoso ma c’era buon odore e più andava oltre più gli pareva che ci fosse luce.

“Ciao! “ gridò Daibu seguito da Hayate, mentre raggiungevano  il ragazzo e prendevano a rincorrersi e a giocare nascondendosi dietro le sue gambe. Ryo non riusciva a guardarli bene perché non stavano un attimo fermi e parlavano fra di loro come se fossero in un mondo parallelo…

“Hey.. come va ragazzi? Tutto bene?”

Loro si fermarono d‘improvviso, e un po’ vergognosi, lo salutarono per bene e chiesero:“Chi sei tu?”

“eh… sono Ryo…. Ishizaki….un amico della mamma! E… il grande difensore della Nazionale Giapponese” almeno con loro doveva fare un po’ il grande….

“Ah…sì … giochi con il babbo, vero?” chiese Daibu, che, evidentemente, dopo averlo osservato, l’aveva riconosciuto.

Ryo, non sapeva cosa rispondere, perché non sapeva bene quale fosse la situazione…

“sì  Daibu.. gioca con papà, però adesso lasciatelo stare….” disse Sanae dall’altra stanza.

Ryo tirò un sospiro di sollievo. Quei bambini avevano messo su una bella lingua… sarebbe dovuto stare attento lungo il tragitto verso casa.

“Vieni avanti….non mi posso muovere adesso….” Fece Sanae, ancora dall’altra stanza.

Che cosa le era successo? Stava forse male? Ryo cominciò a preoccuparsi.

Avanzando chiese.:” Tutto bene?”

“Sì sì è che…….” Ryo entrò nella stanza da letto, perfettamente in ordine, con i bagagli pronti e tutto pulito.

“…..è che sto allattando Michiko….avanti vieni… vieni più vicino…..” disse lei nel modo più naturale possibile.

Ryo era rimasto immobile, sulla porta: Sanae era seduta ai bordi del letto, tutta vestita di bianco. La camicia era tutta aperta e al seno teneva una piccola… una piccola cosa che sembrava proprio un bambino…

“Ora capisci perché non avrei potuto affrontare il viaggio in treno da sola…..all’andata erano due e non avevo quasi niente. Adesso siamo cresciuti e ho messo su due valigie che pesano molto……avanti… cosa fai lì sulla porta…. Entra!”

Sanae, mezza nuda, con la sua bambina in braccio, era perfettamente a sua agio.

Non si vergognava di allattare davanti a Ryo, davanti a qualcuno. Non era più la classica donna giapponese che si vergogna di fare qualsiasi cosa in pubblico. Orai lei non si vergognava più di niente….

Ryo rimase ancora un momento al suo posto per poterla vedere meglio: era diventata ancora più bella. Con gli occhi pareva che già lo stesse abbracciando idealmente. Lei lo fissò ancora e gli sorrise rinnovando di nuovo il suo invito ad avvicinarsi.

Al che lui fece qualche passo e quando fu abbastanza vicino, lei gli prese la mano e lo spinse a sedere.

Uno di fianco all’altra. Uno testimone dell’altra….come sempre, per tutta la vita.

“Sei diventato più bello” disse lei.

Lui la guardò e si toccò la testa imbarazzato…

“Ah Anego… non dire fesserie…..io sono sempre stato bello….”

Lei scoppiò a ridere…. (adesso però non aveva più voglia di piangere dopo aver riso: lei questa reazione emotiva, finalmente l’aveva superata.)

“e… sei anche diventato più forte…. Ho seguito la tua squadra in prima divisione….sei stato veramente bravo. La convocazione in Nazionale te la sei davvero guadagnata sul campo….”

Non era cambiato niente fra loro, come se non si fossero mai lasciati… come se ancora si vedessero tutti i giorni al campo della scuola.

Ryo la guardò come per dirle grazie e l’occhio ricadde sulla piccola, che, incurante, dei loro discorsi, con gli occhi chiusi, e una manina in aria, continuava a succhiare il suo latte.

“E questa …signorina……?”

“Lei è la nostra apina, non è vero ?” chiese Sanae ai due gemelli che nel frattempo avevano osservato i grandi con molta curiosità.

Loro si misero a ridere….” Sì…. lei succhia il nettare, lo sai, Ryo?” E scapparono via…

Ishizaki, non sapeva che rispondere: era abbastanza confuso. Sapeva che Sanae era rimasta incinta, ma da come si erano evolute le cose, tutti si erano convinti che non avesse tenuto il bambino.

Era molto bella.

“Lei…è …. di Tsubasa, sì?”

Sanae lo guardò un po’ stupita.

“No…..… l’ho concepita da sola……sai so fare anche questo….ormai… ma dico che razza di domande mi fai? Eh?”

“Scusa Anego… ma sai… io credevo che tu……”

“Ishizaki, tu lo sai bene come sono fatta, io non butto mai niente….non sono proprio capace di buttare via le cose….figurati le persone…”

“Già…..come si fa a buttare un esserino così……?”

“Non hai detto niente a nessuno, vero?”

“Certo che no… ho seguito le tue istruzioni……Tsubasa è completamente distrutto…..lo sai, no? Hai sentito quello che ha detto alla tv?”

“Sì…..è per questo che voglio tornare a casa. Penso di essere pronta adesso. Penso che sia pronto anche lui. Ma prima devo vedere i miei e riprendermi  un attimo. Se avessi chiamato Tsubasa, sarebbe stato un po’ complicato….invece con te….”

“Con me cosa?”

“Beh …..lo sai quanto tu sia importante per me….”

Sì, lo sapeva. Ma quanto era ancora più bello sentirselo dire……

   
 
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