Your Guardian Angel





- Matt?-
- Mh?-
- Passami dell’altra cioccolata-

Alzai lo sguardo giusto un attimo, prima di riportarli sulla mia amata PSP.

-Ce n’è una tavoletta davanti al tuo naso.- risposi, indicandola con un gesto svogliato del capo.

Mi guardasti male dall’altro lato del divano. – E’ cioccolato bianco. Non mi PIACE il cioccolato bianco, te l’ho detto mille volte - ribadisti mollando un calcio alla mia adorata console, che cadde a terra facendomi perdere la partita. Sbuffai.

-Quanto sei capriccioso... - esclamai voltandomi ad ammirarti in tutta la tua bellezza.
Eri sdraiato sul divano e mi tenevi i piedi addosso.

- Lo so. E sono anche fastidioso – ribadisti nuovamente, mollandomi un buffetto sulla guancia… con il piede destro.
– E adesso tu mi vai a prendere la cioccolata che ti ho chiesto. –

Mi alzai scocciato, dirigendomi verso la dispensa di cioccolato. Perché, sì, c’era una dispensa di solo cioccolato. Non doveva mancare mai. MAI. L’ultima volta che era mancata della cioccolata in casa fu… circa due anni fa. Che esperienza terribile, Dio, mi ha traumatizzato.
Ricordo che quando tornai a casa trovai tutto sottosopra, e tu che buttavi ancora tutto per aria, urlando “DOV’E’ LA MIA CIOCCOLATA? DOVE?!?”. Mi hai anche puntato la pistola addosso quella volta.

Scossi la testa al pensiero, prendendo in mano tre o quattro barrette.

-Oggi mi ha telefonato Halle. Per conto di Near, sicuramente.-

Stavo richiudendo l’anta della dispensa, ma mi bloccai all’istante sentendo quel nome.

-Mi ha spifferato un po’ di cose. Un po’ di informazioni che Near ha raccolto… fingeva di farlo di nascosto da lui, ma lo conosco troppo bene ormai, so come si muove. Ah, dopo dobbiamo andare in un posto, quindi non prendere impegni.-

-Oh, certo. Perché sono un uomo impegnato io.- borbottai chiudendo l’anta e tornando a sedermi sul sofà, ma più distante da lui di prima. Ripresi in mano la console.

Quel nome, “Near”. Lo odio. Odio quel nome, quel ragazzino.
Quando eravamo alla Wammy’s provavo sentimenti contrastanti verso di lui.
Lo odiavo, per lo stato in cui si riduceva Mello ogni volta che da lui veniva superato. Ma, in fondo, immagino che quel nanerottolo non facesse apposta a batterlo ogni volta.
Da una parte, però, mi faceva un po’ pena; se ne stava sempre in un angolino a giocare a fare e disfare i suoi puzzle monocromatici, o a risolvere qualche gioco di logica. Il genere di giochi di cui Mello si sarebbe stufato dopo pochi minuti.
Io e Mello abbiamo conosciuto il sesso a soli 13 anni. Un po’ presto, lo so, ma è andata così.
Ricordo di quando, ogni volta che tornava dopo aver visto i risultati di un test, di un esame o di qualunque altra cosa in cui avrebbe potuto sentirsi in competizione con Near, entrava in camera sbattendo la porta e cominciava a buttare tutto per aria urlando cose solo a cui comprensibili; io restavo in silenzio e lo lasciavo fare finché non si calmava e non veniva a cercare consolazione.
E ricordo ancora fin troppo vivamente come, anche mentre lo facevamo, non smettesse di chiedermi per quale motivo non era all’altezza di Near.
Near, Near, Near… sempre quel nome. Non ne potevo più ma l’ho sempre appoggiato e gli sono sempre rimasto accanto. Nonostante volesse fare tanto il predatore, in quei momenti diventava una preda indifesa ed era mio compito difenderlo. L’avrei protetto per sempre, fino all’ultimo.

-Beh, che ne so io, magari hai qualche impegno- rispondesti mordendo la barretta di cioccolato appena scartata.
-Chissà, magari mi tradisci con qualcuna.- aggiungesti con quel tuo sorriso fra il provocante e l’impudente.

Per un attimo fissai la scritta “GAME OVER” sullo schermo.

-Potrei supporre la stessa cosa di te.-
-Ohhh… e potresti anche avere ragione! –

Ridesti buttando la testa all’indietro.

-Ma sei già ubriaco a quest’ora?- chiesi irritato.

Mi salisti sopra con movimenti lenti, sensuali… capii al volo le tue intenzioni. Come riuscivi ad incantarmi così ogni volta? No, più che altro… come facevo io a cascarci ogni volta?

-Può darsi di sì… può darsi di no…-

Mi eri praticamente sopra e mi avevi fatto cadere dalle mani la console un’altra volta.

-Attento…- sussurrai – non puoi trattare la mia PSP così ogni volta. La Console è Dio, tu sei nulla al suo confronto, prostrati dinnanzi alla sua onnipotenza, se non vuoi che la sua ira si abbatta su di te…-

-Ma taci…- rispondesti, baciandomi teneramente. -E comunque preferirei avere una PSP come Dio piuttosto che uno come Kira… per questo Near mi ha passato le informazioni… anche se agiamo diversamente, noi due la pensiamo allo stesso modo…-

Mi staccai rapidamente e mi misi a sedere.

-L’hai… l’hai fatto di nuovo!!
-…Che c’è ora?
-Near, Near… sempre Near! Non riesci a parlare d’altro?- mi sfogai.

Mi guardasti stupito con quei tuoi occhi azzurri. – Di che stai parlando, Matt?-

-Lo vedi? Neanche te ne accorgi! Sei ossessionato!-

Raccolsi la PSP, presi il giubbino e uscii velocemente di casa.

-Matt? MATT! Dobbiamo andare via fra mezz’ora! Non puoi sparire adesso, Matt!-

Dall’esterno dell’abitazione riuscii a sentirti colpire qualche mobile malcapitato.

-Vaffanculo!-



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Eccoci al secondo capitolo!^^ Spero vi piaccia fin qui *__*
Beh, ormai avrete capito che da adesso in poi le parti in corsivo sono quelle narrate al presente... e c'è un motivo. Che scoprirete poi.
Volevo ringraziare tutte voi che state seguendo la mia fanfic ^^ in particolare chi le recensisce anche... grazie, i vostri commenti sono fondamentali, perché se la mia fanfic piace la continuo!^^

Alla prossima!

Capu-chuu~♥