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Autore: LunaNera17    04/01/2010    9 recensioni
Cosa prova il cacciatore vampiro Zero Kiryu dopo aver perso il suo amore e tutto ciò in cui credeva? E se fantasmi dal passato venissero a tormentarlo per svelargli qualcosa di ignoto? Non tutti sono veramente come mostrano essere, e questa grande realtà rischia di sconvolgere la vita di molte, troppe persone...
Non so ancora dove porterà questa storia, ma spero che vi piaccia!Potrebbero esserci alcuni spoiler qua e là.
... vedevo il mondo come in una vecchia foto in bianco e nero, sfocato, irreale, senza vita...
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Odio e amore.

Era notte inoltrata. Fuori nell’ampio parco dell’Accademia non si udiva alcun rumore a parte il frusciare degli alberi, dato che la Classe della Notte era ormai stata sciolta da tanto tempo. Si… ormai nessun vampiro orbitava intorno alla Cross Accademy, a parte uno solo, uno spirito solitario. Io, Zero Kiryu, colui che più odia il genere dei vampiri, ero stato costretto a diventare un mostro, dipendente dal sangue; disprezzavo me stesso, ma non potevo fare a meno di vivere per portare a termine la mia missione: uccidere ogni singolo vampiro Puro Sangue esistente sulla faccia di questa terra.
I Puro Sangue mi avevano rovinato la vita: la mia famiglia, una delle più importanti tra i Vampire Hunter, era stata sterminata quasi interamente da uno di quei mostri, una donna soprannominata “la principessa sanguinaria” che, dopo aver dissanguato i miei genitori ebbe la brillante idea di mordermi, trasformandomi in un essere a lei simile. Il mio fratello gemello, a cui volevo bene più che a me stesso, divenne il suo fedele servitore. Quattro anni dopo finalmente lo rividi, cambiato ma pur sempre la parte mancante della mia anima; non passò molto perché ci riunissimo. Ichiru, sacrificando la sua stessa vita, aveva iniziato una nuova vita dentro di me, donandomi la forza per annientare qualsiasi nemico mi intralciasse.
E poi c’era Kuran… l’essere spregevole che più odiavo, un “uomo” in apparenza dolce e tranquillo, ma in realtà più sanguinario e temibile dei peggiori delinquenti, freddo calcolatore e abile adulatore. Lui più di tutti aveva distrutto le poche cose in cui credevo e a cui potevo aggrapparmi, mi aveva usato come un burattino, senza che io potessi ribellarmi, per i suoi intricati piani. E soprattutto… mi aveva portato via Lei. Yuki.
Yuki sbadata, coraggiosa, protettiva, pasticciona. La mia Yuki, che quando mi vedeva triste o turbato mi veniva accanto e mi tranquillizzava con una carezza. Chiusi gli occhi, rigirandomi nelle lenzuola del mio letto.
 Una serie di immagini mi tormentava la testa: il primo giorno in cui la vidi sulla porta di casa Cross, che mi scrutava con i suoi grandi e generosi occhi castani; la notte in cui ebbi un incubo e mi svegliai urlando, lei accorse da me, si sdraiò lì accanto e mi carezzò la testa fino al mattino, senza mai stancarsi; il giorno in cui la mia natura vampiresca si risvegliò definitivamente e lei offrì il suo sangue –delizioso, profumato, delicato, niente è mai stato più puro di esso- per farmi stare meglio. Fino a giungere a quell’ultimo terribile incontro, in cui mi trovai davanti a una nuova Yuki, estremamente bella e nobile, circondata da fluenti capelli castani, gli occhi sempre dolci che però svelavano la sua vera natura… occhi rossi da vampira.

La donna che amavo non era altro che la nobile Principessa Purosangue, sorella e amante di Kaname Kuran, la cui natura di vampiro era stata celata anche a se stessa per dieci lunghi anni.
Affondai le unghie nel cuscino, con rabbia.
‘Perché deve succedermi tutto questo?’ pensai ‘Non era già abbastanza complicata la mia vita?’.
Avrei dovuto odiarla, per il solo fatto di essere quello che era. Avrei dovuto… cosa? Ucciderla forse? E come, dato che non riuscivo nemmeno a convincere me stesso che tra noi ogni tipo di rapporto era impossibile?
‘Che sete…’
Non riuscendo più a stare tranquillo nel letto, mi alzai con un balzo. La mia stanza era spoglia, solo un letto, un cassettone e uno specchio la riempivano. In fondo per il poco tempo che trascorrevo in essa erano più che sufficienti. Infatti, da quando avevo cominciato a svolgere il doppio lavoro di prefetto e Hunter, mi era stata data la possibilità di avere una camera tutta mia, così da permettermi di entrare e uscire a mio piacimento ed evitare domande dei curiosi.
 Mi diressi verso la finestra e in pochi secondi mi trovai all’aria aperta, solo con il mio orgoglio, che mi impediva di fare anche il minimo passo per sollevarmi da quella assurda situazione.

Quella sera stranamente l’organizzazione dei Vampire Hunter non mi aveva assegnato alcuna missione, ma decisi comunque di fare un giro per la città. Era finito il tempo in cui facevo la spola tra un capo e un altro, tra i compiti del prefetto, le missioni dei cacciatori e quelle dei vampiri.
Volevo essere libero, senza padroni, senza nessuno che mi sfruttasse.
Il mio unico desiderio era gridare al mondo che anch'io avevo diritto ad una vita normale e tranquilla.
‘Troppi pensieri da sostenere da solo, non voglio più amare, non voglio provare nulla, solo… trovare una ragione per vivere.’
Mi era difficile in quel momento pensare a qualcosa che mi rendesse seriamente felice, nulla della mia vita mi soddisfaceva appieno e più e più volte ero stato molto vicino al punto di perdere il controllo di me stesso.
Per essere certo di non aggredire qualcuno in un momento di follia, presi la boccetta delle pillole di sangue e ne ingerii qualcuna, calmandomi leggermente, sebbene non del tutto.

Era quel dannato pizzicore alla gola che non voleva andarsene, ricordandomi ogni istante il mio crudele destino. Conviveva con me come un amaro sottofondo in ogni cosa che facevo, al pari di un incubo che tormenta i sogni di un bambino, era ciò che non mi permetteva mai di essere al pieno delle mie forze.
Ero ormai giunto in paese, luogo tranquillo specialmente a quell'ora, solo ogni tanto la quiete veniva rotta da qualche mostro fuori controllo che tentava di avvicinarsi agli umani.
Sentii ancora rumore in un pub, dove spesso un gruppo di sfaccendati si riuniva nei finesettimana, per scherzare e ubriacarsi in compagnia. Stavo per entrare ma qualcosa mi bloccò: la laringe inaspettatamente prese fuoco, come se non bevessi da settimane. Il dolore mi fece cadere carponi, e strizzai gli occhi per dissipare la nebbia che si era creata intorno a me. Sentivo un forte, inarrestabile bisogno di sangue fresco umano, e nient'altro contava, tanto che i contorni degli oggetti intorno a me divennero sfocati. Non era mai successo prima… possibile che le pillole non avessero funzionato…?

Ad un tratto però alzai lo sguardo quel tanto che bastava per accorgermi di una presenza che avanzava in lontananza e rimasi pietrificato, senza osare muovere un muscolo.

…ogni pensiero abbandonò la mia mente, per lasciare posto a un vortice di emozioni senza senso, dolore, amore, stupore, paura, confusione, totalmente scollegate e indipendenti l'una dall'altra, si facevano guerra dentro di me… sentii il mio corpo irrigidirsi e i miei sensi perdersi nel gelo che mi era calato addosso, vedevo il mondo come  attraverso una vecchia foto in bianco e nero, sfocato, irreale, senza vita.
'Sento freddo... non può essere vero. Questo non... n-non doveva succedere, non dovevo vederti mai più…'


Odi et amo, quare id faciam fortasse requiris
Nescio, sed fieri sentio et excrucior

Dolci ricordi affiorano nell’anima mia,
ma è straziante il dolore che li annega
e, come l’alta marea, li trascina via…

  
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