Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: endif    05/01/2010    31 recensioni
“«Edward…» non mi accorgo neppure di avere sussurrato il suo nome, ma forse l’ho fatto perché lo vedo girarsi verso di me come a rallentatore. Il tempo si cristallizza qui, in questa stanza, in questo momento, restando sospeso a mezz’aria.
Sgrano gli occhi a dismisura quando capisco chi è tra le sue braccia.
No. Non può essere.”
Piccolo spoiler per questa nuova fic, il seguito di My New Moon. Ci saranno tante sorprese, nuove situazioni da affrontare per i nostri protagonisti. Un E/B passionale e coinvolgente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Change' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAP.24

BELLA

«Deve esserci un errore, non c’è altra spiegazione»
Helèna ripercorre l’intera lunghezza della nostra microscopica stanza al dormitorio del campus per l’ennesima volta, una cartellina rigida tra le mani.
Distesa sul letto, come ormai da una settimana a questa parte, la osservo.
E, come da una settimana a questa parte, non parlo. Sia perché in questo caso  lei non ha posto alcuna domanda, sia perché, se anche l’avesse fatto, non si sarebbe aspettata da me nessuna risposta.
E’ una settimana che non sento la mia voce.
E’ una settimana che non mi alzo dal letto.
Ed è da una settimana che ho smesso di vivere.
E’ anche una settimana che Helèna non ha smesso di dar fiato ai suoi polmoni, cercando di compensare la mancanza di un interlocutore soddisfacente. Parla, parla, parla senza fermarsi mai. Si pone le domande e si risponde da sola.
Chiusa nella mia bolla di apatia, sento il suo flusso incessante di parole come un elemento imprescindibile del quotidiano, un costante rumore di fondo.
La mancanza di interazione verbale da parte mia non la spaventa più di tanto. Forse perché, per tutto il resto, non oppongo resistenza.
Helèna lancia un’occhiata distratta all’orologio da polso, strabuzza gli occhi  ed esclama:«Caspita, sono già le undici!». Si affretta, quindi, verso la scrivania aprendone il cassetto inferiore e tira  fuori un confezione bianca con l’immagine di una donna che si accarezza il pancione enorme.
Si avvicina al mio letto con un bicchiere d’acqua in una mano e una pasticca nel palmo aperto dell’altra e li accosta al mio viso.
Meccanicamente mi raddrizzo giusto il necessario per afferrare prima la minuscola pillolina e poi l’acqua per mandarla giù e mi lascio sprofondare nuovamente sul cuscino.
La mia amica riafferra la cartellina e si siede al mio fianco sul letto.
Non ho idea di cosa stia facendo, di cosa confabula. Non le presto attenzione più di tanto. Osservo lo spiraglio di luce che entra dalla finestra e raggiunge il pavimento. Nel cono luminoso piccoli granelli dorati danzano con leggerezza.
«A detta di zio Jim, i tuoi esami sono nel complesso normali, eccetto due valori» comincia a spiegare, ma io continuo ad osservare la polvere illuminata dalla luce «i globuli bianchi che sono alle stelle» gira un foglio «e una marcata anemia causata dal ferro che praticamente rasenta il suolo».
Zio Jim mi pare sia un parente di Paul. L’ho visto solo una volta, una settimana fa. Non ho memoria del suo viso, ricordo solo le sue mani. E’ comparso davanti ai miei occhi dopo che, come in un sogno, mi sono ritrovata magicamente nel mio letto.
Mi ha sfiorato giusto il necessario, non ricordo se abbia detto qualcosa, se mi abbia parlato. Ricordo vagamente Helèna che si affaccendava al suo fianco, che spiegava e parlava.
Ricordo che volevano che alzassi la maglia per scoprire il ventre, ma ero così raggomitolata su me stessa che alla fine hanno rinunciato. Dopo che se ne fu andato, Helèna mi aveva guardato preoccupata e mi aveva detto solo che zio Jim riteneva opportuno un ricovero, o almeno che facessi un’ecografia e che avremmo dovuto avvertirlo immediatamente se accusassi fitte al ventre o avessi emorragie.
La mia amica non ha fatto domande, non ha cercato di tendermi tranelli per farsi raccontare qualcosa di quel giorno.
Da allora gravita attorno a me come un satellite. Si occupa di somministrarmi quotidianamente una serie di pasticche colorate a orari prestabiliti, cucina per me, legge per me quando sono sveglia e immobile nel letto. La lascio fare, vuole solo rendersi utile.
E, poi, non saprei dove altro andare.
«Dice che dovresti sottoporti ad una trasfusione, che non va affatto bene che tu sia così debole.» Chiudo gli occhi, ma non reagisco. Potrebbero fare di me ciò che vogliono, non mi interessa.
«Ma la cosa davvero strana è che questi valori di beta-HCG corrispondono ad una gravidanza avanzata, almeno di quattro mesi.» dice sorpresa e confusa.
Questa volta i miei occhi si posano sul suo viso.
«Di sicuro è un errore, dovremmo ripetere le analisi» afferma decisa, richiudendo la cartellina.
Deglutisco.
Cazzo. E’ ovvio che non sono incinta di quattro mesi. Ma è più che probabile che ad essere sbagliate non siano affatto le analisi. Nell’ultima settimana il mio ventre è diventato più pronunciato. E la crescita non è stata affatto “normale”come sarebbe dovuta essere in una gravidanza tradizionale.
E se dalle analisi fosse venuto fuori qualcosa di totalmente assurdo?  
Come lo avrei giustificato ad un medico, ad Helèna ?
Potevo forse dire loro che quel bimbo era mezzo vampiro?
Il panico comincia ad affiorare nella mia mente. Per quanto tempo ancora sarei potuta rimanere chiusa in questa stanza, per quanto avrei potuto nascondere quella che poteva essere una gravidanza assolutamente fuori dalla norma?
Ero dimagrita. Ancora. Eppure mi sforzavo di mangiare quello che la mia amica si ostinava a mettermi davanti alla bocca come un generale nazista.
E in tutta la settimana avevo vomitato solo due volte.
Pensavo di stare migliorando. Più o meno.
Non mi concedevo il lusso di rimuginare. Vegetavo e basta. E i ricordi non bussavano alla mia mente, mi lasciavano tranquilla.
Ero come sospesa in un limbo.
E la mia pancia aumentava.
Ciò significava che il mio bimbo cresceva, e per adesso questo mi bastava.
Avrei anche potuto alzarmi, se l’avessi voluto.
Per andare al bagno lo facevo, e, tranne qualche capogiro dovuto alla prolungata posizione supina, non ne risentivo. Almeno non in termini di stanchezza fisica.
Per la stanchezza emotiva … beh, per quello non trovavo un rimedio. Pensare mi richiedeva uno sforzo enorme, parlare lo stesso. E allora, semplicemente  non lo facevo mai.
Punto.
Incapace di trovare una soluzione, ma cosciente che il problema si sarebbe presto ripresentato quando zio Jim avesse avvicinato un ago al mio braccio o una penna ecografica al mio addome, chiudo gli occhi cercando di allontanare questi fastidiosi pensieri.
Sento il letto cigolare nel momento in cui Helèna si alza per, poi, rimboccarmi  le coperte.
Nella stanza scende il silenzio. Di norma non mi turba, ma in questo momento sì. Forse, perché ho indugiato troppo in pensieri spinosi.
Sento i passi della mia amica percorrere la stanza e fermarsi ad una certa  distanza. Venire messa a conoscenza delle sue supposizioni mi angoscia di più dei miei stessi pensieri, quindi decido di restare ad occhi chiusi e fingere di essermi appisolata.
Mi accorgo che sta alla finestra dal rumore che fa nel tentativo di chiuderla ermeticamente. Ci prova con insistenza.
Più di una volta.
«Devo decidermi ad inoltrare una protesta formale alla direttrice. Mi pare che da alcuni giorni questa imposta sia ancora più dura del solito, non riesco a chiuderla bene» dice stizzita.
Ben presto lo sferragliare dei due battenti comincia a cullarmi. Mi ricorda lo stridio del metallo, quando la meccanica di famiglia trascorreva le sue giornate in garage immersa in un motore ed io, in casa mi sentivo al sicuro dai suoi sguardi o commenti acidi.
E, poi, i rumori esterni sono molto meglio di quelli prodotti dai miei pensieri ansiosi.
Mi sono quasi davvero appisolata, quando una risata sommessa di Helèna raggiunge una minuscola parte di me ancora vigile.
«Chissà di chi è l’auto che si è fermata proprio quaggiù … Dio mio, che coraggio!» Non parla a nessuno, ma è tipico di Helèna pensare ad alta voce, poco importa se qualcuno la sta ascoltando. «Bisogna essere davvero dei tipi fuori dal comune per possedere una Porsche … e gialla, per giunta!»
Ci metto cinque lunghi secondi per rielaborare la frase.
E allora, i miei occhi si sbarrano.


EDWARD

Litigare con Alice, non mi è mai piaciuto.
Intendo litigare sul serio.
La prima cosa che ha fatto quando è arrivata a passo di marcia alla Rauner è stata afferrarmi per la camicia, alzarsi sulle punte dei piedi e mollarmi uno schiaffo in pieno viso con tutta la forza di cui era capace, uno sguardo feroce negli occhi.
Quello che, se non le avesse probabilmente procurato almeno una frattura multipla, mi sarei aspettato da Bella.
Ma che non è successo.
Ho rivissuto nella mente, per ogni istante passato lontano da lei, tutta la scena della Rauner. Ogni singolo momento è scolpito nei miei ricordi, nel mio animo.
Ogni sguardo.
Ogni parola che ha pronunciato.
Ma, soprattutto, quelle che non hanno avuto voce.
Mi sono illuso? Ho frainteso? Ho letto sulle sue labbra quello che avrei voluto mi dicesse?
Ovviamente avrei dovuto aspettarmi una reazione insolita, tipica di lei, eppure … Dopo il dolore, dopo la sofferenza attendevo con impazienza di scorgere nei suoi occhi la rabbia, l’ira per il tradimento subito, ed il sollievo per il senso di colpa sfumato.
Dovevamo incontrarci affinché mi riferisse qualcosa di importante, di grave. Aveva scelto un luogo pubblico, forse temendo la mia reazione.
E qualche giorno prima aveva baciato un altro uomo.
Non ci voleva un mago per capire cosa avesse di così urgente da dirmi.
Perché mortificarla, umiliarla costringendola a confessare la sua debolezza, lo spostamento più che lecito del suo interesse verso un’altra persona? In fondo, con il mio comportamento indecente rompevo la promessa di rispettarla per l’eternità. E sarebbe stata più che in diritto di poter vivere la vita che meritava al fianco di quell’uomo. L’uomo che desiderava, che aveva baciato, cui era aggrappata come a un’ancora di salvezza.
Paradossalmente questo pensiero non mi era così insopportabile come avevo sempre temuto.
Perché avrei dovuto essere triste se Bella stava bene? Era lei la mia sola ragione di sopravvivenza. Ogni mio gesto, ogni mio pensiero era sempre stato rivolto al suo benessere … se io non ero stato capace di renderla felice, perché avrei dovuto dispiacermi se qualcun altro ci riusciva al posto mio?
L’ira di mia sorella non si era placata dopo quello schiaffo che sentivo di meritare in pieno. Mi aveva ricoperto di insulti mentali di ogni genere, in ogni lingua. In fine mi aveva chiesto Perché.
Risponderle con la verità sarebbe stato come screditare Bella.
Semplicemente avevo detto che Andrea mi attraeva, e che non avevo resistito ora che sapevo come controllarmi in quel senso nell’entrare in contatto con un’umana.
Alice mi aveva guardato fisso.
Poi mi aveva risposto sarcastica, a voce:«Oh, ma davvero! E come mai se ti attrae tanto, ti vedo partire per l’Alaska stanotte? Solo?»
Ero rimasto in silenzio. Continuare a mentire con Alice sarebbe stato inutile, rischiavo di tradirmi.
Imperterrita, aveva continuato ad osservarmi. In fine mi aveva inchiodato con uno sguardo infuocato e con determinazione aveva aggiunto mentalmente: Fai come vuoi Edward, ma non chiedermi di appoggiarti, non chiedermi nulla. Questa volta non ti ascolterò.
Senza replicare ero uscito dalla libreria. Alice e la sua studentessa non erano più un mio problema.

Non ero più tornato a casa.
Ma non ero nemmeno andato in Alaska come nei miei progetti originari.
Avevo preso una camera in un motel. Sapevo che Alice era al corrente di ogni mio spostamento, reale o presunto, ma non mi interessava.
Avevo deciso di non potermene andare se prima non mi fossi accertato della ripresa di Bella. Ora che non ero più un ostacolo alla sua vita, alla realizzazione dei suoi desideri, dovevo assicurarmi che in un frangente così delicato, l’uomo che le sarebbe stato a fianco avesse intenzioni onorevoli, che si sarebbe preso cura di lei, che non l’avrebbe lasciata sola. E, poi, sarebbe stato necessario scioglierla anche formalmente dal nostro vincolo.
Bella era ancora una donna sposata, e non mi andava che potesse essere additata come una poco di buono.
E poi … quelle parole che – ormai non riuscivo più a capire se l’avessi o no immaginato – avevo letto sulle sue labbra.
“Ti amo. Addio.”
Le aveva pronunciate davvero? Non potevo esserne sicuro. Ma non ero nemmeno certo che non l’avesse fatto.
Continuavano a frullarmi per la testa, e mi zavorravano piacevolmente ad Hanover. A Dartmouth.
La notte, incurante dei rischi cui mi esponevo, mi arrampicavo sulla parete esterna del dormitorio fino alla finestra della sua camera e sgattaiolavo dentro. Avevo forzato la maniglia dell’imposta e , quando ero certo che le ragazze fossero entrambe addormentate, mi avvicinavo al letto di Bella.
Mi ripetevo che era per assicurarmi che stesse bene.
Forse, non ero ancora pronto a dirle addio definitivamente. Prima dovevo vederla felice.
Era sempre raggomitolata sotto le lenzuola, ma non aveva mai parlato nel sonno. Strano. Di solito era persino più loquace di notte che di giorno. La fissavo immobile, lei immobile nel suo letto. Se non avessi ascoltato il battito del suo cuore e il suo respiro profondo, avrei pensato che era morta.
Restavo ad osservarla per poco. Se Bella era silenziosa nei suoi sogni, non lo era anche Helèna. Lei sì che era loquace, ma per lo più russava come un trattore. E lo faceva così intensamente che spesso lo stesso rumore da lei prodotto la svegliava.
Due volte avevo rischiato di essere scoperto.
Mi aggrappavo tenacemente a quei minuti che riuscivo a rubare, lasciando che l’odore di Bella mi arrostisse la gola, fissando nella mente ogni sfumatura di colore che vedevo comparire sul suo volto pallido, sforzandomi di riconoscere una ripresa di vita in un lieve rossore, in realtà per lo più dovuto al calore delle coperte.
Ormai andava avanti così da una settimana.

Guardo il cellulare abbandonato sul tavolino accanto alla finestra di questo squallido motel di terz’ordine.
Mi manca il suono della sua voce.
Lo ricordo alla perfezione, ma nessuna memoria, neppure la mia, perfetta per ogni minimo dettaglio, riesce a rendergli giustizia.
Riesco a rievocarne il timbro, le variazioni di tono all’alternarsi delle sue emozioni, ma non riesco a sentirne il calore. Che è nella voce, ma anche negli occhi, nei gesti.
Sposto lo sguardo sulla finestra.
Mi manca lei.
Dio, se mi manca!
Dovrei andarmene, questa è la verità. Mi ostino a volerle restare silenziosamente accanto, ma so che è un errore.
Quanto ci vorrà prima di vederli insieme? Quanto prima di vederli passeggiare mano nella mano per il college?
Riuscirei a sopportarlo? E se non dovessi controllarmi?
Ormai, Bella appartiene ad un altro uomo. Ad un umano. E nel loro mondo non c’è spazio per uno come me.
Riporto lo sguardo sul cellulare. Forse potrei chiamare Alice. L’orgoglio non serve a nulla, in questo caso. Lei sa perfettamente che sono ancora qui ad Hanover. Non le servono i suoi poteri da veggente per capire anche quale è la ragione. Ha detto che non mi avrebbe appoggiato, e non posso che esserne contento. E’ Bella che ci sta lasciando, questa volta. Restarle accanto ancora un po’ potrebbe rivelarsi utile per renderle il distacco meno traumatico.
Mi avvicino per prendere il telefono, quando mi accorgo di pensieri familiari aleggiarmi intorno. In effetti, non mi serve nemmeno concentrarmi. Mi aspettavo da un momento all’altro una sua visita.
Senza indugiare ulteriormente, lascio stare il cellulare, mi accosto alla porta e la spalanco.


BELLA

Comincio a boccheggiare molto prima di sentire bussare alla porta. Non appena Helèna se ne rende conto, si affretta al mio letto e cerca di mettermi seduta.
«Bella, cos’hai? Stai male? Che succede??!» la sua voce è preoccupata, gli occhi sono spaventati. Mi passa le mani sulle guance, sulla fronte, febbrilmente.
Deglutisco e cerco di incamerare un po’ d’aria. Con uno sforzo immane riesco a sussurrare: «A … Ali … Alice» la voce strozzata, tremante.
«Alice?» nei suoi occhi lo stupore misto a sollievo, forse per essere riuscita a sentire nuovamente la mia voce «La sorella di Edw … ehm … tua sorella?»
Annuisco brevemente.
«Devo chiamare tua sorella al telefono? Vuoi parlarle?»
Scuoto la testa e chiudo gli occhi:«E’ … è Alice»
Nello stesso istante sento bussare alla porta e sono già in iperventilazione.
E’ venuta per dirmi che vanno via.
Che lasciano Hanover.
Per sempre.
Riapro gli occhi terrorizzata e guardo Helèna. In silenzio scuoto la testa.
Mi lancia una lunga occhiata, emette un sospiro. Poi, stringe le labbra e si alza per andare alla porta.
Quando la apre giusto un po’, trattengo il respiro in attesa di sentire la dolce voce di Alice.
«Posso … aiutarla?» Helèna è esitante, nervosa.
«Sono Alice Cullen.»una pausa « cerco Bella».
E non è una voce, ma una melodia delicata, un coro di risate di angeli.
Una pugnalata in pieno petto.
E, tuttavia, anelo a risentirla, a coglierne ancora lo scampanellio, ignorando il tamburo che ha preso il posto del mio cuore e che risuona impazzito.
Helèna resta imbambolata alla porta, la stringe forte, ma non parla.
«E’ mia sorella. So che è qui» una spiegazione secca, un tono impaziente.
«Ehm … sì. Sì è qui. Ma … sta riposando» si riprende la mia amica e risponde a voce traballante.
«Capisco» un attimo ancora di pausa, poi «Helèna, giusto?»
Vedo le sue spalle sobbalzare lievemente. Annuisce con il capo.
«Possiamo darci del tu, vero Helèna?» il tono di Alice diventa una carezza lieve come una piuma. Helèna annuisce di nuovo, sempre in silenzio «Vedi, Helèna, noi siamo molto in pensiero per Bella. Avrei davvero bisogno di parlare con lei. Ti spiace se aspetto che si svegli?» mi pare quasi di vedere quella luce diabolica negli occhi di Alice, la stessa di quando è decisa ad ottenere qualcosa.
«Beh … potrebbe volerci molto tempo. Ha appena preso sonno e stanotte non ha riposato bene.» L’insicurezza di Helèna lascia via via spazio ad una maggiore determinazione sulle ultime parole.
«Oh, ma non importa! Ho un’eternità di tempo a disposizione!» e le dita bianche, piccole e affusolate che ben conosco, spuntano d’un tratto di lato alla porta, come a volerla spingere verso l’interno.
Helèna barcolla leggermente all’indietro, ma riacquista subito l’equilibrio e stringe meglio la presa sullo stipite.
«Tu avrai anche tempo» dice seccata «ma io ho molto da fare»
«Appena si sveglia le riferirò che sei passata di qui. Se lo riterrà opportuno, sarà lei a chiamarti.» La voce è un po’ tremante, ma il tono è deciso.
Segue un silenzio terrificante.
Strabuzzo gli occhi immaginando l’espressione furiosa che deve essersi impressa sul viso dolce di Alice e un fremito mi invade pensando alla temerarietà della mia amica.
Le lacrime cominciano a fare capolino tra le mie palpebre.
Helèna sta facendo tutto questo per me, per difendermi. E so che non è di natura particolarmente coraggiosa.
Ma so anche, perfettamente, cosa significa mettersi contro Alice.
Un sospiro.
«Come preferisci» la voce di Alice è diventata dura. Non oso pensare ai lampi che in questo momento minacciano di uscirle dagli occhi.
Mentre la mia amica cerca di chiudere la porta, vedo una ballerina di vernice dorata spuntare nella parte inferiore.
«Non così in fretta … un’ultima cosa. Appena si sveglia, riferiscile, per favore,  che io non ho dimenticato la promessa che le ho fatto. Nemmeno per un istante.»
So che è a me che si sta rivolgendo, adesso.
Le lacrime si accumulano tutte insieme, traboccanti sull’orlo delle palpebre.
«Io non la lascio sola. Lei è mia sorella.»
Con un pugno chiuso sulla bocca per impedirmi di singhiozzare, lascio che le palpebre si chiudano, e liberino finalmente le mie lacrime.
Scendono giù bagnandomi le dita, le labbra e cadono sul lenzuolo.
Oh Alice!
Mi sembra quasi che Helèna stia trattenendo il respiro.
«Diglielo.»
Alice pronuncia l’ultima parola con durezza, un tono minaccioso, sferzante come un colpo di frusta.
Ritrae il piede e dopo un attimo la porta si chiude.


EDWARD

Lascio la porta spalancata e, senza degnarlo nemmeno di un’occhiata, mi sposto verso la finestra.
«Ti ha mandato Alice?» gli chiedo con voce seccata.
«Buongiorno anche a te» dice Jasper con tono affabile. La sua calma mi  stizzisce all’istante.
Sento che entra pur senza che faccia il minimo rumore. Solo la porta che si chiude spezza l’innaturale silenzio intorno a noi.
Fa qualche passo, poi si ferma al centro della stanza.
«Carino qui» dice «Il “Bates Motel” … suggestivo, non c’è che dire … hai intenzione di trattenerti molto?»
«Perché vuoi prenderla tu questa stanza?!» il mio tono è sarcastico. Lo sento sogghignare.
Sempre dandogli le spalle, stringo le labbra e serro la mascella.
Tranquillo, Edward … non serve agitarsi. Pensa sempre serafico da farmi saltare i nervi.
«Se avessi voluto compagnia, sarei rimasto a casa» sibilo fra le labbra.
«Ah, sì … non ho dubbi» Sento che si sposta con fare felino, indolente e silenzioso e si accomoda sul bordo del letto.
Quando vuole, Jasper sa essere davvero irritante. Almeno quanto Alice. Non mi stupisce affatto che siano anime gemelle.
«Ebbene?» Incrocio le braccia al petto e mi volto verso di lui. E’ concentrato su di me, un sorrisino sulle labbra. Sta sondando le mie emozioni che rimbalzano dalla sua mente alla mia in una sorta di rimpiattino.
Rabbia, frustrazione, gelosia, dolore, nostalgia, preoccupazione e … amore.
Sono le mie emozioni che leggo nella sua mente.
Il sorriso sul suo volto si accentua proporzionalmente al senso di fastidio che provo.
«Se hai finito, gradirei essere lasciato solo» gli dico sbrigativo.
«In effetti avevo finito già prima di entrare» spiega sottolineando come i miei sentimenti gli siano stati chiari molto prima di mettere piede in stanza «anzi, ancora prima di uscire di casa» e sorride beato.
Inarco un sopracciglio seccato «Sono contento che la cosa ti soddisfi. Salutami tutti» e faccio per avvicinarmi alla porta.
«Ah no! Lo sai che Alice preparerebbe immediatamente un bel falò» dice alzando un palmo verso di me.
Lascio andare un sospiro. Liberarmi di lui non sarà così indolore :«Jasper. Non sono dell’umore giusto per fare salotto, penso che tu lo sappia»
Annuisce placidamente.
«Se vuoi chiedermi di tornare a casa, la risposta è “no”. Se vuoi chiedermi perché, la risposta è “non sono affari tuoi”» lo osservo e cerco di carpirne i pensieri.
Ancora non ci sono riuscito da quando è entrato.
«Ah Edward! Tu la conosci Alice. Lo sai che impazzisce quando vede delle cose … strane … e non le motivazioni che ci sono dietro.»
Piego un angolo delle labbra in un sorriso amaro. Alice lo starà tormentando.
Compassione. Ancora le mie emozioni che leggo nella sua mente.
«Appunto. E grazie.» dice lui, annuendo con ovvietà, cosciente che ho appena letto il mio moto di solidarietà nei suoi confronti, nella sua testa.
«Jazz, ascolta.» Lo fisso negli occhi per un attimo e , poi, abbasso lo sguardo ai piedi del letto. «Anche se so che Alice sta male per quello che ha visto, non posso spiegarne il motivo … non sono cose che riguardano me, ma …» e mi interrompo, incapace di pronunciare quel nome.
Prendo un respiro, spingendo giù il nome della mia amata che si è bloccato in gola «Non sono disposto a rivelarvi nulla che abbia a che fare con la sua intimità, che non sia lei stessa a volerlo fare.»
«Il fatto che tu abbia la certezza che i miei sentimenti nei suoi confronti non siano mutati affatto, non cambia niente» scuoto la testa una volta soltanto «non è questo il punto.»
Mi fermo. Jasper è molto sensibile e sa leggere meglio di me nell’animo altrui.
Andare avanti a spiegare con mezze frasi equivale ad una confessione di proprio pugno, controfirmata.
Alzo lo sguardo e i suoi occhi sono rivolti alla finestra.
Sta pensando. Ad Alice. Ma non ha quello che lei gli dirà se non gli porta una spiegazione esauriente, ma ai sentimenti che prova per lei e al loro … passato.
Stringo gli occhi. Jazz sta ricordando una sensazione di fastidio, lontana nel tempo, ma molto intensa.
Brandelli di conversazioni, forse liti con sua moglie …
Si riscuote con una scrollata di spalle e dalla lucidità dei suoi occhi capisco che è ritornato al presente.
«Edward. Io ho qualche anno più di te, e ho avuto la fortuna di trovare una compagna da più tempo. I comportamenti delle donne a volte sembrano  inspiegabili.» Il tono della sua voce è serio, ma sereno.
«A volte, per noi che siamo loro accanto, è difficile capire.» Si volta a guardarmi «E, chissà per quale strana ragione siamo più inclini a cercare il male che a lasciarci andare al bene.»
Lo fisso in silenzio.
«Bella è tua moglie, Edward.»
E per la prima volta, in questa conversazione, il suo nome esce fuori. Raddrizzo il capo come se mi avesse schiaffeggiato. Deglutisco.
«Se tra voi ci sono delle incomprensioni, è tuo dovere cercare di risolverle.» Si alza dal letto e sento che il suo non è solo un consiglio, ma, involontariamente, mi sta raccontando qualcosa di molto privato tra lui ed Alice.
«Hai fatto in modo che ti vedesse baciare un’altra donna, che ti lasciasse.» mi inchioda con i suoi occhi chiari e dorati come i miei. Sostengo il suo sguardo senza muovere un muscolo. «Ovviamente stai aspettando l’evolversi di una situazione.»
Ovviamente.
«Ormai è passata una settimana. Non pensi che, se qualcosa doveva succedere, sarebbe già successo?»
Vedo che i suoi occhi colgono il guizzo nei miei.
Comincio a scuotere la testa, ma in fondo vorrei credere anche io alle sue parole.
«Non voglio sapere cosa ti aspettassi dalla tua performance. Quello che so, è che sei riuscito ad allontanarla dall’unica famiglia che abbia qui, dal suo unico sostegno, che sei tu, e che probabilmente in questo momento sarà sull’orlo della pazzia.»
La sua voce si è fatta dura, i suoi occhi sono freddi.
«Esme e Carlisle sono molto turbati. Non te lo farebbero mai notare, lo sai. Ma Bella è anche figlia loro, ormai. Non puoi costringerli a scegliere. Non un’altra volta.»
La rabbia prende il posto del dolore. Ovviamente hanno frainteso. Pensano che stia replicando la situazione dello scorso anno, quando avevo costretto tutta la famiglia a lasciare Forks per dare a Bella l’opportunità di vivere una vita da umana, malgrado i suoi desideri.
Pensano che sia io a volerla lasciare ancora, anche se per il suo bene.
«Non ho intenzione di farlo, Jasper. Questa volta non sono io a decidere. Sto solo cercando di rendere tutto più semplice» sibilo fra i denti, un labbro scoperto e digrignato. Ed è vero. Non voglio che scelgano tra me e Bella. E, sarebbe anche inutile.
Perché sarà lei, ben presto, a scegliere.
E non sceglierà noi.
Sceglierà una vita, con un umano. E non un’eternità, con dei vampiri.
I suoi occhi si stringono.
«Edward, abbiamo lasciato che passasse una settimana. Poteva essere una semplice lite fra moglie e marito e nessuno voleva intromettersi fra voi due.» fa una piccola pausa, poi continua «a questo punto è giusto che la situazione venga definita. Lo devi alla tua famiglia, ma soprattutto a tua moglie. E, poi, solo così le lascerai, davvero, tutta la possibilità di scegliere cosa vuole veramente.»
Essere dipinto come il mostro che non esita a farla soffrire, e con lei a far soffrire i miei familiari, mi fa male. Ma so che è vero.
Ognuno di loro vuol bene a Bella. Sapere che deliberatamente ho cercato di farmi lasciare esponendola ad un chiaro dolore non poteva che porli sul piede di guerra. Anche se non ne conoscono le motivazioni con esattezza, non ci sarebbe voluto molto per capire che i miei sentimenti non erano cambiati e che avevo delle ragioni diverse per fare ciò che avevo fatto.
Forse è anche giusto così.
Lascio che passi qualche secondo di silenzio, poi emetto un sospiro e dico «E sia.»
«Ma dipenderà da lei. Io non la forzerò in nessun modo. Sarà lei, se vorrà, a spiegarvi la situazione. E se non dovesse farlo, voi lo dovrete accettare senza metterla in imbarazzo» il mio tono è minacciosamente determinato «E senza farle domande » aggiungo.
«Perfetto» dice e il suo volto si schiarisce.
Dopo meno di un centesimo di secondo compare davanti ai miei occhi con il mio cellulare e un sorriso sulle labbra:«Chiamala»
Faccio un passo indietro e mi irrigidisco.
Potrei risentire la sua voce. Mi si spaccherebbe il cuore, ma ascolterei ancora il suo tono un po’ esitante, quel modo di pronunciare il mio nome come se lo stesse strappando dal cielo, quelle parole che prima di giungere a me sfiorerebbero la dolcezza delle sue labbra.
Potrei.
E la tentazione è forte, fortissima.
Ma ad un tratto il telefono mi pare un mezzo inadeguato, un’invasione inopportuna della sua intimità. E se stesse con lui, adesso? Dopo il modo in cui mi sono comportato, parlarle al telefono mi sembra una pessima idea.
No, per quanto la tentazione di farlo sia irresistibile, non sarebbe la scelta più oculata.
Afferro il cellulare dalle mani di Jasper e lo ripongo nella tasca dei jeans. Mi avvicino alla sedia su cui è appoggiato il cappotto e lo prendo, mentre comincio a dirigermi verso la porta.
«Andiamoci con calma …» sussurro, forse di più a me stesso «per adesso torniamo a casa. La incontrerò al college e le chiederò se ha voglia di parlare … con voi» e senza tradire in apparenza alcuna incertezza lascio il motel   insieme a lui.



NOTA DELL’AUTRICE: Calme, calme … per ricomporre i cocci ci vuole molta attenzione. E’ necessario raccogliere i frammenti, tutti, sistemarli con cura, e procedere con l’assemblaggio. Se fossi frettolosa, mi direste “brava, brava” , ma in cuor vostro sareste delusi. Ed io penso solo al vostro bene :incrocia le dita dietro alla schiena: mhuhauhauahuaa !

yle94: Ciao! Grazie per la tua solerzia nel leggere tutto in così breve tempo e per i complimenti. Come hai potuto vedere il cappy, almeno per te, è arrivato presto. Baci
tsukinoshippo: Tesoro non scusarti con me per questa che forse è la recensione più toccante che mi hai lasciato. Lo so che questo è un periodaccio per te, la storia sta sempre qui, quando e come vuoi. Lo sai che sapere che ti commuovi così per me è fondamentale? Non che abbia piacere che tu stia male, ovviamente, ma sapere che riesco a sfiorare così la tua sensibilità mi inorgoglisce come autrice e come amica. :) Bacioni cara e a presto *.*
Aleu: Ancora un po’ di pazienza cara… e buon anno anche a te :D
arual93: Tesoro, tu vuoi lusingarmi! Sono contenta che il cappy ti sia piaciuto, non è stato semplice da scrivere, ma spero che il seguito ti piaccia allo stesso modo. Grazie cara :D
Giorgina_Cullen: No Giorgina, non deve deluderti, perché a ben vedere il suo è un gesto d’amore, non di rabbia. Non lascia Bella per ripicca, ma per renderla felice, credendo che un altro lo possa fare meglio di quanto abbia fatto lui finora XD Spero di averlo chiarito meglio in questo capitolo. Grazie per la tua recensione :) Baci
SweetCherry: Jessy, ti prego non farmi avere lo scrupolo che non dormi la notte a causa mia :P Già non dormo io, voi almeno fate sogni d’oro! Ti saluto con affetto :D
ginny89potter: Mia cara *__________* Direi che avevi pienamente ragione: gongolo è proprio il termine più appropriato da dire! Sono certa che a breve riceverò la parcella del tuo psicologo, sperando che tu sopravviva fino alla prossima luna piena (giusto per mantenere qualche riferimento lupesco) Grazie lo devo io a te: sapere che scacci il chiodo della depressione che ti creo con altre ff mi inorgoglisce, significa che sono tra le tue autrici più angoscianti e lo prendo come un enorme complimento. Niente spoiler per te, solo “Buona Lettura” *.*
kikkikikki: Cherì *.* L’Amarone continua a fare danni e sapessi quanti! Grazie, mi sommergi sempre di complimenti, ma ti prego di non odiare Ed…quanti uomini pensi esistano che lascerebbero la propria amata sperando che sia più felice con un altro, pur amandola alla follia? :spulcia la rubrica: fammi sapere, se ne trovi uno come lui!
harley1958: No no, Alice non c’entra nulla e non avrebbe potuto vedere nulla … qui si dovrebbe capire meglio. Grazie spero che la mail ti sia arrivata :D
piccolinainnamora: Grazie, grazie , grazie …ma quanti complimenti mi hai fatto?! Spero di aver risposto a qualcuna delle tue domande in questo cappy, per le altre pazienza pliiiiis. Baci
sily85: Gioia *.* Ma forse dovrei chiamarti “viandante” giusto per mantenermi in linea con zia Stephie (l’hai letto  L’Ospite?) mi spiace che ti sequestrino il pc, cattivacci!! Ma tu glielo hai spiegato che ce basta poco a noi per andare in crisi di astinenza?!! Non ti preoccupare se non recensisci i teaser, mi basta sapere che ti tiri i miei capitoli con soddisfazione… Baci stellina *.*
VampGirl: Nuuuu niente lacrimucce! E allora, nu, Ed non ha sentito, Bella non le ha pronunciate, ma ha solo mosso le labbra. Ma lui è bravo … e le ha lette lo stesso. Si, ma adesso? In questo cappy c’è qualche rispostina… Grazie :si commuove: Bacioni
RenEsmee_Carlie_Cullen: mi sto impegnando, lo giuro sul mio onore…cerca di resistere XDDD
mony cullen GraSSie cara! Bacioni XD
Sissi_Cullen: Maduuu, grazie dei complimenti! Bacioni
garakame: Ho promesso?! Nun mi ricordo bene… cmq spero che anche Alice si sia comportata bene, nonostante non gli abbia dato un calcio…XD Baci
00Stella00: Grazie, speriamo che Bella si vada prima a fare un giro per altre autrici…io c’avrei famiglia a cui badare XD !!
Michelegiolo: Allora ti presento Jasper…è un tipo simpatico, vedrai che andrete una favola assieme!!!! Baci
grepattz: lo so, lo so … non resistete alla tentazione di passare le vostre ditine tra i capelli di Eddino … Alice che dici, l’abbiamo rivalutata un po’? Baci XD
LOVA: Grazie mia cara, sei un tesoro… Ti bacio forte XD
superlettrice: Allegro? :scuote la testa vigorosamente: le mie dita si muovono da sole…spesso non le comando nemmeno, come in questi giorni …a breve il frutto della mia pazzia XDDD. Grazie per il tuo commento :P
angteen: La tua domanda ha avuto risposta qui. Grazie, sono contenta che le musiche che scelgo ti piacciano. In genere sono loro ad ispirare gran parte del capitolo. Regalatemi qualche cd più allegro e provvedo subito XDDD Baci
mikicullen: Prego ^^ Ma in realtà sono io a dover dire GRAZIE a voi … Baci
astrea87: BHUAUAUAUAUAUAUUAUA Il tergicristallo negli occhi ti giuro che non l’avevo mai, mai sentita!!! Grazie Veronica, sei gentilissima e simpaticissima … ti accontenterò, ti assicuro. Solo devi avere un po’ di paSienSa … Baci *.*
cloe cullen Cara…c’hai uno sgorbio pure tu?! Che cosa meravigliosa!! Allora c’è un padre/nonna/fratellino/cuginetto che mi bestemmia dalla mattina alla sera perché a) te faccio piangere; b) faccio piangere il pargolo; c) te tengo incollata al pc. Mo davvero m’arrivano le minacce de morte -.- Grazie grazie grazie … so cosa significa cercare di mantenere l’equilibrio …ti prometto che presto ci saranno delle sorprese …su vari fronti *.*
keska: BRAVA!!!! E con te CAMI! Siete MITICHE!!!! Vi ho fatto industriare…sapevo che avreste accolto la provocazione ihihihi. Nu non era Carllisle, ma sempre di medici si tratta ù.ù Spero che il cappy ti sia piaciuto,  ho abbandonato per un po’ i toni angoscianti … (spero) La risposta alla tua recensione avviene in questo istante alle 0.59 di notte. Davvero vorrei postare adesso, ma se non ce la faccio domattina presto. Lo giuro !!!! Bacioni *.*
rodney: Carissima *.* L’Amarone è un vino buonissimo, che ho la fortuna di assaggiare quando vengono queste feste perché lo regalano in famiglia come dono natalizio … a me ispira molto bene ( o molto male, dipende dai punti di vista!). Quest’anno credo di essermene tracannata una bottiglia da sola (adesso penserete che sia un’ubriacona e vi spiegherete tante cose ù.ù), ma normalmente io non bevo mai. A voi le conclusioni *.* Grazie per gli auguri, te li rinnovo con calore e affetto. Baci
Piccola Ketty: Tesoro, grazie infinite!!! Per tutto, per i commenti su fb, alle foto, ai miei annunci mortuari …GraSie *.*


Ringrazio le tante persone che ancora hanno il coraggio di inserirmi tra preferiti e seguiti … una buona azione verrà sempre ripagata in paradiso :)

Ringrazio i miei funghetti, i miei followers sanno a cosa mi riferisco.
Ringrazio chi ha voluto commentare il teaser su fb . Si trattava proprio del famoso Bates Motel del film Psycho. A keska e a tsuki la cipolla d’oro :D
E ringrazio chi mi tiene compagnia e si sorbisce le mia caHate su twitter.
Un bacio a @vampadagosto lei sa perché.
Senza tediarvi ancora vi chiedo di pazientare un po’ perché in questo particolare momento storico nel mio cervellino ballano parecchie idee delle quali -spero presto- vi metterò al corrente.
Baci a tutti voi e buon inizio d’anno *.*
M.Luisa
   
 
Leggi le 31 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: endif