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Autore: mamogirl    06/01/2010    2 recensioni
Anche la più forte e duratura delle amicizie può andare incontro a difficoltà, specialmente quando, spinti dalla rabbia, ci si rinfaccia frase e parole di cui ci si pente poi amaramente. E' difficile chiedere scusa ma si é pronti ad affrontare tutto quando il destino decide di metterti di fronte alla più dura delle prove?
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"I Still need you

I Still care about you

Though everything's been said and done." 

                                                     


**********

 

Il ritorno a Lexington, Kentucky, era sempre un viaggio che A.J. adorava fare. Nonostante quella non fosse la sua città natale, ormai per lui era come una seconda casa; negli ultimi mesi appena trascorsi aveva trascorso più tempo in quella città rispetto che a casa sua, ad Orlando. 

Parcheggiò la macchina vicino al vialetto di casa Littrell e sorrise quando vide la figura del suo amico seduto sui gradini della veranda, un giornale tra le mani e bardato come se non ci fossero più di venti gradi.

“Hey, Rok, non ti sembra di aver esagerato con i vestiti?” lo approcciò mentre si sedeva accanto a lui. Brian alzò lo sguardo dal giornale e gli sorrise, anche se ad A.J. sembrava non essere il suo famoso sorriso a cinquantaquattro denti che sconvolgeva le loro fans. Ripensandoci, nelle ultime settimane, non era mai stato il solito Brian ed osservandolo meglio, notò che era più pallido del solito. Forse si stava lasciando contagiare dal senso estremo di preoccupazione di Kevin ma era anche vero che gli ultimi mesi erano stati duri per tutto il gruppo. In più, nelle ultime settimane Brian aveva preso l’influenza, gettando il panico tra tutti nonostante l’operazione al cuore fosse stata un successo. Ma era la prima volta che si ammalava da quel lontano maggio del 1998 e la cosa aveva fatto preoccupare le persone a lui vicine.

Brian rispose inizialmente alzando le spalle. “Sai che sono costantemente freddoloso.”

“Mh... ci sono quasi trenta gradi! Se continui ad avere freddo anche con questo caldo significa che non continui a non star bene!”

“Ti prego, non incominciare anche te Bone!”  rispose Brian mettendosi la testa fra le mani. “Ho già Leigh e Kevin che mi seguono come degli avvoltoi, pronti a prendermi e portarmi in ospedale al minimo starnuto. Ci manca solo che mi seguano dovunque vada con degli spray anti disinfettanti e poi abbiamo fatto bingo.”

“Sono preoccupati per te.”

“E di questo sono grato. Ma credo che esista sia una benché minima ma fondamentale differenza tra preoccupazione e totale pazzia!”

“Non farmi entrare in questo discorso. Sai che ho paura di Kevin quando si comporta da Generale Maggiore.” Scherzò A.J. Notando il giornale che Brian aveva in mano, decise di cambiare argomento. “Allora, che notizie ci sono nel mondo?”

Brian sorrise. “Stavo leggendo la sua ultima intervista.” Rispose semplicemente e A.J. capì immediatamente chi era il soggetto di quella frase. “Nonostante quello che siamo detti, sono sempre più orgoglioso di quanto è maturato in questi mesi.” Aggiunse dopo un minuto di silenzio. “Sai, avevo paura che, rimasto senza qualcuno che lo controllasse, finisse nei guai o non avrebbe tenuto fede ai suoi impegni. Invece non ha mai mancato ad un’intervista o partecipazione ad un programma. Sono orgoglioso del mio fratellino.”

“Perché non lo chiami e non glielo dici?” era la prima volta che A.J. si avventurava in quel discorso. Da quel lontano giorno in cui si erano incontrati in una delle sale riunioni  della Jive, Brian non aveva mai fatto parola su quello che era successo tra lui e Nick. Kevin vi aveva tentato moltissime volte ma l’unica risposta che aveva ricevuto era stato il silenzio; anche Howie ci aveva provato ma il risultato non era cambiato. Mentre A.J. aveva aspettato, non gli aveva messo pressione ben sapendo che quando sarebbe stato pronto, sarebbe stato Brian stesso a tirar fuori l’argomento.

“Non è facile, A.J.”

“Davvero? Non serve un genio dell’informatica per digitare una serie di numeri e poi un bottone verde. Ed il gioco è ancora più semplice se hai il numero già memorizzato.”

“Molto divertente come battuta. Di certo, devi averla rubata dal mio lungo repertorio!”

“Mr. Littrell, non sei l’unico che è capace di fare battute in questo mondo!”

“Ma di certo sono il migliore!” rispose Brian sfoderando il suo migliore sorriso.

“Certooo… continua a crederlo!” A.J. lasciò che un po’ di tensione si allentasse prima di riprendere il discorso. “Sul serio, B-Rok, Nick non aspetta altro che un tuo segno di apertura.”

“Bone, non è che non lo voglia perdonare o altro. Anzi, l’ho perdonato dopo nemmeno un minuto che sono uscito dalla stanza. Ma… il nostro rapporto s’era incrinato già da tempo: io che passavo il mio tempo con Leighanne e lui che preferiva usciva a festeggiare ed ubriacarsi. Credo che entrambi avessimo molte cose da dirci e quel giorno tutta la rabbia e la delusione è esplosa.”

“E che cos’è allora che non ti permette di chiamarlo?”

“Mi ha ferito. Per quanto possa sembrare il santo che passa sopra a tutto, le sue parole sono state come delle pugnalate dritte al cuore.” Rispose Brian, lo sguardo perso nel vuoto mentre nella sue mente riviveva tutta la litigata. “So che può sembrare una contraddizione: averlo perdonato ma continuare a soffrire nello stesso momento.”

“Brian, nessuno pensa che tu sia un santo.” Rispose dopo qualche secondo A.J. “O meglio, tu di sicuro sarai la mia raccomandazione per il Grande Boss lassù ma… sei un essere umano ed è normale che non riesci a riprendere da dove vi eravate lasciati. Ma non ho dubbi che, da qui a qualche mese, Frick e Frack saranno di nuovo inseparabili e pronti per nuove avventure.”

“Sai A.J. che non ti avevo mai sentito nelle vesti di diffusore di perle di saggezza?”

“Potere della riabilitazione e del tempo trascorso con te e Kevin.”

Brian sorrise, orgoglioso dei progressi che il suo amico aveva fatto nei mesi precedenti. Nonostante i Backstreet Boys si fossero presi una pausa, l’amicizia fra di loro non era diminuita. Per quanto alcuni di loro avessero preso una strada separata, niente poteva cambiare il fatto che per più di otto anni erano stati come una famiglia. E che lo erano ancora, nonostante tutto.

“Okay, il momento della predica direi che è terminato.” Concluse A.J., alzandosi in piedi ed aiutando l’amico a fare altrettanto. “Quando dobbiamo incontrarci con Kev, a proposito?”

“Conoscendo la sua puntualità, credo che ci stia aspettando da ben due minuti in fondo alla via.”

“Quindi siamo in ritardo?”

“Esatto.” Rispose serio Brian. “Che ne dici di fare una piccola corsetta? Chi arriva per ultimo deve offrire la cena all’altro!”

“Hey, Rok, non vale! Tu sei più in forma di me!”

“Oh, Bone, dai! Sono solo pochi metri!” rispose scherzando Brian. “E poi, da quando hai smesso di fumare, dovresti avere più fiato!”

“Okay, sfida accettata!” rispose A.J. prendendo la mano destra dell’amico come a suggello del patto.

I due ragazzi si prepararono imitando i movimenti che solitamente i corridori facevano prima di iniziare una gara.

“Okay, Bone. Al tre si parte. 1… 2… 3!” esclamò Brian e, al suo via, entrambi incominciarono a correre.

A.J. ce la stava mettendo tutta per poter battere il compare, anche se sapeva che era una battaglia persa in partenza visto che Brian si allenava tutti i giorni.

Brian aveva ragione, erano solo pochi metri ma nonostante ciò quando vide finalmente che era arrivato alla fine della via, dovette appoggiarsi al muretto più vicino per poter riprendere fiato. Mentre faceva ciò, vide con la coda dell’occhio la macchina di Kevin parcheggiata proprio lì vicino ed il suo proprietario appoggiato che li guardava con fare divertito.

“Kev… chi ha vinto?” gli chiese non appena riuscì ad ispirare ed respirare senza sembrare un asmatico.

“A quanto pare, tu.” Gli rispose, indicando con il dito di girarsi.

“Non ci credo…” incominciò a dire mentre si voltava in tempo per vedere Brian ancora dietro di lui. Ora sì che era preoccupato, vedendo che Brian più che correre stava semplicemente camminando tenendosi una mano intorno alla gola.  Si voltò per dire qualcosa a Kevin e notò che anche lui stava osservando la scena con il suo medesimo sguardo preoccupato. All’improvviso, sentirono Brian urlare e si voltarono in tempo per vederlo crollare sull’asfalto del marciapiede.

“BRIAN!!!!!!” urlarono sia Kevin sia A.j. mentre lo raggiungevano.

“Bri, che cosa c’è?” gli chiese Kevin inginocchiandosi accanto a lui.

“Kev… non riesco… a respirare…” cercò di dire Brian mentre tentava invano di recuperare l’aria. Sia Kevin sia A.J. si scambiarono uno sguardo preoccupato.

“Rok, cerca di stare calmo, okay? Ora ti portiamo in ospedale dove ti faranno stare meglio, intesi?” A.J. cercò di ricacciare in gola il nodo che gli si era formato. Vide Brian chiudere gli occhi e per un’interminabile attimo ebbe paura che fosse svenuto. Quando lo vide riprendersi, si accorse che per tutto quel tempo aveva trattenuto il fiato.

“Fa… male…” aggiunse con voce ormai roca mentre la stretta attorno al collo della giacca si faceva sempre più stretta.

Kevin non perse tempo e, come se stesse sollevando il più leggero dei pesi, prese fra le braccia il cugino facendo segno con la testa ad A.J. di precederlo ed aprire la portiera. Appoggiarono il ragazzo sul sedile posteriore, sempre più preoccupati delle sue condizioni: ogni minuto che passava, il colore della sua pelle diventava sempre più pallido, aveva incominciato a tremare e la sua fronte era ormai imperlata di gocce di sudore.

Kevin mise in moto e, mandando a quel paese tutte le norme stradali, cercò di diminuire il più possibile il tragitto verso l’ospedale più vicino mentre, lanciando sempre più spesso un’occhiata al ragazzo dallo specchietto retrovisore per tenere sotto controllo le sue condizioni.

“Kev… devi farmi… un favore…”

“Qualsiasi cosa, a patto che non siano parole da condannato a morte.” L’ironia nelle sue parole cercavano di mascherare la sua ansia.

“Chiama Nick.” Furono le ultime parole, pronunciate quasi in un sussurro, che Brian pronunciò prima di arrendersi a quella battaglia ormai persa in partenza ed abbandonarsi al dolce oblio. 

 

 

 

**********

 

 

Piccolo regalo della Befana! In realtà, questa storia avrebbe dovuto essere una one - shot ma, più la scrivevo, e più mi sono resa conta che sarebbe stato meglio suddividerla in pochi capitoli. Se non si é notato, adoro Brian e, soprattutto, adoro esplorare i rapporti e le dinamiche all'interno del gruppo. Non che ci sia del male a scrivere fanfiction a sfondo romantico (e, qualche anno addietro, quando ero piccola e pazza... nah, sono ancora pazza! avrei scritto anch'io un ff dove facevo follemente innamorare BRok!)!

Comunque, questa piccola storia é dedicata a Kia, con la quale sto condividendo questo BSB period ed a cui so benissimo che adora quando scrivo di Frick e Frack! 

Gotta Go!

Alright!

Cinzia

   
 
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