Anime & Manga > Captain Tsubasa
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Autore: kiku77    08/01/2010    2 recensioni
seguito di "ALLA RICERCA DELLA FELICITA'"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Kumiko Sugimoto/Susie Spencer
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao!Qualche riga per ringraziarvi delle vostre recensioni e delle vostre reazioni sempre molto “vivaci”! Volevo anche precisare alcune cose: non l‘ho fatto prima per non rovinare la tensione che ha portato al capitolo di ieri, il primo “turning point “ di questa storia. Quando ho cominciato a pensare al seguito, sono partita proprio da questo “episodio”: è da lì che è scaturito il tutto. Quindi quello che è successo e come è successo, è fondamentale per poter capire  i due protagonisti, soprattutto Genzo. Sia lui che Kumiko, nel mio immaginario, sono 2 personaggi estremi, molto complessi. Genzo, è vero, ha avuto una reazione esagerata: ma credo che questi comportamenti siano anche un po’ normali, in un personaggio come lui, sempre teso al massimo all’autocontrollo. E’ nel manga il soggetto più” oscuro” ( a parere mio molto più di Hyuga) e questo dà a tutti infinite possibilità di descriverlo. So che ognuna/o di noi, poi ha il suo personalissimo modo di “sentire” e “vedere” la storia e so che sarà impossibile che tutti apprezzino il mio modo di vederla e di procedere. Ma spero che non la troverete banale e non vi stancherete di leggerla...( scusate se, come al solito, “qualche riga”…. è diventato un papiro……)

__________________________

Alla festa Kumiko arrivò puntuale. Parcheggiò il furgoncino e Tsubasa le andò incontro per aiutarla a portare in casa tutte le cose che aveva preparato. Non aveva toccato cibo ed erano già le quattro del pomeriggio. In compenso si era scolata due bei bicchieri di vino a stomaco vuoto e ora era un po’ stordita.

Appena Sanae la vide, la prese da parte.

“Cos’hai? Cos’hai fatto?”

Kumiko le sorrise e si diresse verso Michiko: la voleva prendere in braccio.” Niente….perchè? hai visto che sono venuta?”

Sanae le sorrise.” Sì…sono contenta….senti…se c’è qualche problema…..”

“Quale problema ci dovrebbe essere, scusa?”

“Non lo so…ti vedo strana…..”

Kumiko cercò di rassicurarla  e per mascherare il suo sgomento interiore, fu anche più gioviale e simpatica del solito.

Fece festa a tutti e si mise a parlare di vestiti, di scarpe e di viaggi con le ragazze. Neanche si rendeva conto che loro cercavano di snobbarla e di escluderla. In effetti non che dicesse molto: più che altro stava lì a fingere di ascoltare sorridendo.

“Come cambiano le cose nella vita, eh?” disse Yayoi, in tono pungente, guardando Kumiko.

“Già..” disse lei, senza battere ciglio

“Un giorno odi una persona, e poi ti ritrovi ad essere così importante per lei….chi l’avrebbe mai detto che tu e Sanae vi sareste incontrate di nuovo e sareste diventate così amiche…..” continuò, sempre con un velo di malizia.

Kumiko sorrise, ma non disse nulla. Non voleva essere sgarbata con le amiche di Sanae; cercò di tenere la bocca chiusa.

Yukari, che conosceva Yayoi fin troppo bene, intervenne, tentando di smorzare i toni, come sempre.

“Beh….chi l’avrebbe detto che saresti diventata pasticcera, piuttosto! …il lavoro deve portarti via molto del tuo tempo….segui ancora il calcio?”

“No..non lo seguo più molto…lavoro sempre! Ma il mio lavoro è tutto per me…..”

“Certo che non dev’essere facile mantenere la linea lavorando tutto il giorno in mezzo ai dolci e alle calorie….” a Yukari, venne proprio naturale fare questa osservazione; anche lei, pur non essendo così pungente nel tono come Yayoi, non riusciva a nascondere il suo disagio nel trovarsela lì di fronte; aveva notato come ogni tanto Sanae buttava lo sguardo verso Kumiko e riusciva bene a percepire quanta intimità avessero raggiunto. Non lo sopportava, perchè prima quella complicità con Sanae ce l’aveva solo lei ed ora invece sembravano solo due estranee.

“Ah beh se me ne fregasse qualcosa, sì…sarei già impazzita…ma a me non importa assolutamente. Anzi, mangiare è una delle cose che mi fa godere di più….”

Eccola lì, che non avendocela fatta più, aveva risposto e aveva “punto”. Non aveva semplicemente assecondato la battuta, ma aveva volutamente usato il verbo “godere” per “scandalizzare” quelle due ragazze e farle arrossire.

Infatti si erano guardate e si vedeva lontano un miglio che si sentissero in imbarazzo.

A quel punto, le sembrò che era stata abbastanza “carina” e che si poteva concedere un po’ di tempo per sé. Prese per mano Hayate e Daibu e si allontanò. “Molto meglio la vostra compagnia che quella dei grandi” pensò.

 

“Ma Genzo che fine ha fatto? “ Chiese Ryo, guardando l’orologio.

Era già passata un’ora e Sanae cominciava a preoccuparsi.

“Prova a chiamarlo,Tsubasa… come può aver dimenticato di passare?”

Provò a digitare il numero ma il telefono era staccato.

Dopo poco sentirono suonare  il campanello ed era lui.

“Ti aspettiamo da un vita…. Cosa ti è successo eh?”

“Ho avuto da fare….” disse lui, salutando un po’ tutti.

Vide Sanae. “Finalmente…..” disse lui, guardandola.

Sanae gli si avvicinò e si abbracciarono a lungo.

Tsubasa, si vedeva benissimo, che era infastidito. E anche Ryo. Fosse stato per Kumiko, poi,che lo aveva visto entrare dalla cucina,  gliel’avrebbe strappata di dosso con la forza. Erano tutti gelosi di lei.

“Ti ricordo che questa ragazza è già impegnata” fece Taro in tono formale

Tutti si misero a ridere.

“Non sai quanto tu mi sia mancata…” le sussurrò lui, prima di lasciarla….“Tsubasa, abbi pazienza… non la vedo da quasi un anno, praticamente…”

Tsubasa gli fece un sorrisino di circostanza, ma gli fece capire che Sanae era sua e di nessun altro.

“Vieni forza….” Sanae lo trascinò nell’altra stanza, chiamando con la mano anche Tsubasa.

Genzo vide la culla dove Michiko dormiva profondamente.

Gliel’avevano spiegato che era bella. Non avevano fatto altro che ripeterglielo tutti, quindi lui era preparato. Se l’era anche un po’ immaginata; anche se di esperienza nel campo dei bambini non ne aveva proprio.

Vederla però fu totalmente diverso da come se l’era aspettato.

Non sapeva bene dove trovare le parole per spiegare quanto fosse stupefacente.

“Che dici Tsubasa….io sarò troppo vecchio quando lei sarà una donna, eh?”….Tsubasa gli diede una pacca sulla spalla ridendo.

“Te l’avevo detto io…..una Sanae in miniatura… e poi ancora non l’hai tenuta in braccio….è lì che arrivano i dolori…tu sentissi com’è profumata…”

“e i due ometti?” chiese Genzo

“Sono in cucina con Kumiko…. Te la ricordi vero Kumiko?” chiese Sanae.

A lui andò di traverso la saliva

“Sì sì me la ricordo:”

“vai vai pure…..”

“Magari prima bevo qualcosa, eh?” chiese Genzo

“Ok… poi… beh ci mettiamo a sedere e mi racconti tutto…..” disse Sanae facendogli l’occhiolino.

“Come no? Non aspettavo altro!” disse Genzo ironicamente cercando conforto nello sguardo di Tusbasa che se la stava già facendo sotto dalle risate.

 

Genzo salutò Kumiko da lontano con un cenno al quale lei rispose con distacco e per il resto lui cercò attentamente di evitarla.

Dopo poco poi Sanae, Tsubasa e Genzo si appartarono e parlarono a lungo. Sanae cominciò a fare domande a raffica e Genzo non faceva in tempo a rispondere che già lei ne aveva di nuove; e più lui cercava di essere vago e sintetico, più lei andava al fondo delle cose, scavando da dentro per prendergli le parole. Tsubasa non faceva altro che fissarla e si sentiva quella sete, quella maledetta sete, mista a un sentimento di gelosia, che saliva, saliva sempre di più. Per tanti mesi non aveva potuto toccarla, non era riuscito a vederla, ed ora, ogni secondo che passava cercava di dilatarlo e amplificarlo per non perdersi neanche un frammento di lei. Era troppo preziosa.

Genzo era divertito dall’atteggiamento di Sanae: sentire di nuovo la sua voce, ascoltare il ritmo dei suoi pensieri, lo riportavano indietro nel tempo, a tutti quei momenti che avevano condiviso ed erano stati felici. Non si stancava della sua curiosità, non si stufava di rispondere; lei era l’unica persona con cui riusciva a sentirsi in sintonia fuori da un campo da calcio. Per il resto era solo caos e rapporti sfilacciati, che non avevano né capo né coda. Per un po’, riuscì anche a dimenticare l’episodio della notte appena trascorsa.

Kumiko aveva passato  il resto del pomeriggio in cucina a giocare con i gemellini: li aveva messi sul tavolo da lavoro e aveva dato loro un po’ di farina e dell’acqua. Avevano giocato a  fare il pane con lei. Li osservava mentre si sporcavano e ridevano: pensò che si sentiva così lontana dalla loro purezza; si sentiva sporca dentro. E brutta. E squallida.

Le venne quasi da piangere. Ormai l’effetto dei due bicchieri andava svanendo e tutta la loquacità se ne stava andando. Il suo mondo desolato e desolante la stava lentamente riportando alla realtà dei fatti.

Verso le sette e mezza, quando ormai alcuni erano già brilli ed altri se n’erano andati, Sanae lasciò Tsubasa e Genzo da soli in terrazza a parlare del loro rientro nei rispettivi club e raggiunse la cucina.

Appena vide i due bambini zuppi fino ai capelli scoppiò a ridere…..

“Ora mi dovrai dare un mano a  lavarli….!”

Kumiko la guardò e Sanae si accorse subito che i suoi occhi erano vuoti.

“Ma cosa c’è? Kumiko per favore dimmelo…..se ti ho fatto qualcosa, ti prego dimmelo…io speravo che fossi felice della festa….”

Sanae non poteva assolutamente immaginare cosa stesse succedendo dentro il cuore dell’amica. Pensava, come sempre, di essere lei la colpevole di qualcosa.

Kumiko la guardò di nuovo.

“Tu….tu sei il motivo per cui ancora non mi sono data una botta in testa…….l’unica cosa bella che c’è in tutto questo schifo che ho dentro….” Rispose

Sanae non capiva, non riusciva proprio a capire cosa tutti trovassero di così bello in lei: era una ragazza normale, aveva avuto paura ed era scappata, non aveva un lavoro, non aveva talento per qualcosa….eppure tutti l’amavano….

Kumiko invece si buttava sempre giù: perché? Lei era una dea della pasticceria, conosceva benissimo i fiori e  aveva affrontato i problemi;  non era scappata. Allora perché non era in pace con se stessa? Sanae non ce la faceva proprio a risolvere questo teorema.

“Kumiko…..ma dentro di te non c’è niente che faccia schifo….lo vuoi capire?” disse lei, con voce concitata.

La ragazza prese uno straccio e cominciò a pulire le mani dei bimbi.

“Avresti voglia di venire con me in un posto?” chiese a Sanae

“Adesso?”

“Sì, io ci devo andare adesso…perché se no sento che mi manca l’aria……”

Kumiko era esattamente così: o tutto o niente, o adesso o mai più…..

“Certo… se me lo chiedi in questo modo, come faccio a dirti di no…..solo che mi devo portare Michiko perché quando si sveglia, quella vuole il nettare, lo sai….”

“Michiko te la devi assolutamente portare…lei quel posto lo deve vedere”

“Vengo anch’io!!!!!!!” disse Daibu.

“Anch’io!!!” gli fece da contro canto Hayate.

“No…no voi fate il bagno con papà, eh?” propose Sanae.

A quel punto, i gemelli si guardarono e risero entusiasti, perché fare il bagno con Tsubasa era un po’ come giocare a calcio…..una delle cose più divertenti del mondo.

Sanae andò  a dirlo a Tsubasa

“Perché non lo fai anche tu Genzo? La vasca è così grande…..ti farebbe bene stare un po’ con i miei figli…..hai l’aria troppo seria oggi…” disse Sanae

“Beh…non è mica una brutta idea, però lo faccio solo se avete la paperella ….”

Tsubasa gli diede un pugno su un fianco per scherzo.

“E tu credi che con tre figli, io non abbia una paperella? Ho quella, più due- tre libri di gomma, un delfino e tante altre cose…vieni…. vieni di sopra così scegli il gioco che preferisci….” Disse con ironia.

Tsubasa prese in braccio i bambini e baciò Sanae con passione “ avrei preferito fare il bagno con te, veramente…..” le sussurrò ad un orecchio

Sanae gli sorrise facendogli capire che anche lei lo desiderava molto.

Kumiko si sentì un po’ in imbarazzo: si guardavano intensamente come se il resto del mondo non esistesse e riusciva perfettamente a cogliere quanta complicità ci fosse fra le loro menti ed i loro corpi.

“Resterà presto incinta di nuovo….” Pensò istintivamente. Aveva un sesto senso incredibile per certe cose ed avvertiva quanto Sanae fosse fertile semplicemente osservandola. Allo stesso modo, aveva invece il presentimento che per lei la natura avesse riservato un destino più infausto. Ma a lei non importava. Tanto nessuno avrebbe mai potuto desiderare un figlio da lei, pensava.

 

Le due ragazze salirono sul furgoncino e attraversarono la periferia.

“Dove mi porti?” chiese Sanae curiosa, dando un’occhiata alla culla di Michiko affinché fosse ben fissa sul sedile.

“E’ una sorpresa….”

Dopo una ventina di minuti ed aveva già cominciato ad imbrunire, arrivarono in una zona di campagna: attraversarono una strada di  terra e ai loro occhi si apriva una distesa di piccole lunghe serre.

“Siamo ai vivai dei Furosawa: è qui che vengo a prendere i fiori e  le piante. Qui è ancora meglio che in pasticceria……”

Sanae prese in braccio Michiko che nel frattempo si era svegliata e fece per spogliarsi e appoggiarsi al furgoncino per allattarla.

“No” fece Kumiko….” Aspetta: non qui. Stasera l’allatterai in un posto speciale.”

Allora Sanae si riabbottonò la camicetta e seguì l’amica all’interno di stradine piene di sassi e terriccio.

Oltre le casupole più grandi ce n’era una più modesta, tutta illuminata e dalle grandi vetrate.

Kumiko tirò fuori la chiave ( i proprietari gliene avevano fatto una copia) ed entrarono.

Sanae non credeva ai suoi occhi: c’erano tante specie diverse di orchidee; una più bella dell’altra; una più colorata di quella accanto; era un trionfo di luce, di delicatezza, di bellezza. Restarono in silenzio a contemplare quello spettacolo e Kumiko le trovò una sedia così che Sanae potesse dare il suo nettare alla piccola, senza perdersi un secondo di quell’incanto.

Il silenzio non sembrava neanche silenzio. Perché ognuna di loro, nel proprio cuore, stava provando uno sconvolgimento tale che nessuna parola, nessun libro, nessuna equazione sarebbe bastata a spiegarlo,  ma loro sentivano come una musica dentro. I loro mondi interiori dilatavano quel momento attraversando le dimensioni fisiche dello spazio e del tempo, senza che se ne potessero ben rendere conto.

Solo dopo molto, parlarono.

Sanae la guardò con dolcezza, nello stesso identico modo in cui guardava i suoi bambini.

“Kumiko…grazie…..è bellissimo…le orchidee sono bellissime…..”, stette ancora un secondo in silenzio  poi riprese” …ma non sono i tuoi fiori…..”

Kumiko la guardò dispiaciuta. “Ecco”, pensò..” Te ne sei accorta anche tu che faccio schifo….che faccio pena dentro e che sono sterile…io non potrò mai essere bella….” Continuò a pensare, aspettandosi che Sanae ora le avrebbe spiegato questo concetto in un modo un po’ più gentile, ma senza alterare il contenuto. D’altra parte cosa poteva mai aspettarsi?

“….ieri mattina sono andata in libreria. Perché io non è che ti capisca molto…sai? Sei una persona molto complessa. Sei difficile! Comunque…sono andata in libreria e.. ho comprato un libricino sui fiori….ho pensato che se ti devo capire, devo anche un po’ conoscerli questi fiori, no?”

Kumiko la guardò stupita. Lei non aveva mai comprato un libro sui fiori. Non ne sapeva granchè in teoria. Tutta la sua esperienza l’aveva fatta sul campo, dentro i vivai o dai fiorai.

“Ho notato in questi giorni, che guardi spesso la tua ginestra….tu la chiami “ginestra di fiume”….ma con l’acqua la ginestra non ha niente a che fare…..lo sapevi?”

Kumiko fece un passo indietro.

“beh…io l’ho trovata lungo l’argine del fiume.. la scorsa estate. Il fiume si era quasi ritirato e tra i sassi c’era questo cespuglio così colorato….mi ha colpito  e ne ho preso una radice…”

Sanae sorrise:”già… la ginestra è un fiore che nasce e cresce dove c‘è l’arido: nei posti dove ci sono pietre e sassi,  poca acqua, magari sui dirupi o nelle pareti scavate delle montagne colpite dal sole. Lei riesce a crescere e dare colore, dove c’è il deserto….la ginestra è il tuo fiore, perché tu sei così. Sei come una ginestra”, Sanae accarezzò Michiko e continuò” dentro di te c’è qualcosa di molto speciale, solo che tu non lo sai vedere….si vede da come fai la vetrina della tua pasticceria, da come impasti i tuoi frutti. Intorno a te c’è sempre qualcosa che va storto, ma tu non ti spezzi. Se anche non c’è acqua, o ci sono solo pietre e terra, la ginestra fa il suo fiore; e tu, anche se intorno tutti ti tradiscono, riesci sempre a fare qualcosa di buono……Certo, a chi non piacerebbe essere un’orchidea? Guardale……sono perfette: e le radici spugnose sono in perfetta armonia con i petali grandi e colorati…..sono così fragili però…..chiuse in questa gabbia di vetro…ad una certa temperatura, altrimenti muoiono…., Kumiko dammi retta, molto meglio essere ginestra che orchidea….Io se potessi trasformarmi in qualcuno, vorrei essere te; vorrei avere la tua forza…..”

Kumiko non era riuscita a guardarla: in tutta la sua vita, nessuno le aveva detto qualcosa del genere. Aveva messo in parole qualcosa di talmente intenso, che si sentiva il cuore fuori dal petto.

Magari tutti pensassero lo stesso, magari tutti potessero capirla come la stava capendo lei! Sanae la capiva proprio, era questo il fatto. Ma se ne sarebbe andata presto e di nuovo sarebbe ripresa la stessa vita, la stessa dannata  malattia. Come avrebbe fatto a sopportare tutto da sola?

“Cosa succede quando una ginestra vuole essere un’orchidea, Sanae? Che succede quando desideri qualcosa che sai già di non poter mai avere?” chiese Kumiko, con la stessa implorante ansia di risposta, con cui ci si rivolge ad un saggio o al proprio dio.

Sanae scosse la testa.

 “….Ahimè….ci si dispera e ci si strugge…..è molto doloroso…..non lo fare, se hai ancora un briciolo di amor proprio… non lo fare……” le rispose Sanae. Ma sapeva, che Kumiko non avrebbe seguito il consiglio, anzi….forse aveva già cominciato a desiderare ciò che non poteva avere.

“Non partire, non andartene…..io senza questo, senza di te….ormai mi sento persa” le disse ancora Kumiko, consapevole che anche quello era impossibile da ottenere.

   
 
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