Capitolo 1
Questa
separazione ci fa tanto male,
perché le nostre anime sono legate l’una all’altra.
Forse
lo sono sempre state e lo saranno sempre.
Forse
abbiamo vissuto mille vite prima di questa e.
In
ciascuno ci siamo incontrati.
E
forse ogni volta siamo stati costretti a separarci
Per le
stesse ragioni. Perciò questo è un addio che dura
Da 10
mila anni e prelude quelli a venire.
Quando
ti guardo, vedo la tua bellezza e la tua grazia
E so
che sono andate via via crescendo ciascuna delle tue
vite.
So
anche che ciascuna delle mie vite sono andato alla tua ricerca.
E
cercavo proprio te, non qualcuno che ti somigli ,
perché la tua anima e la mia
Devono
sempre riunirsi.
E poi,
per ragioni che nessuno di noi capisce,
siamo costretti a dirci addio.
Vorrei
dirti che tutto andrà benissimo e giurò che farò il possibile
Perché
ciò accada. Ma se non ci incontrassimo e questo fosse un vero addio,
so che ci rivedremo in un’altra vita. Ci incontreremo di nuovo,
e forse il volere delle stelle sarà cambiato e potremo amarci tanto da
convivere tutte
le sensazioni precedenti.
( Walt
Whitman)
“ Ma che fai stai piangendo?”
“ No…”
“ Come no, hai le lacrime agli occhi.”
“ Che cosa stai leggendo?”
“ Ester….”
“ Lo sai, quando leggo le poesie di Whitman mi commuovo sempre.”
“ Allora sai che cosa faccio?”
“ No…non ci provare….”
“ e invece si….”
“ ah ah….il solletico no…..”
“ Ah ah….basta Samuel….ah ah….”
“ Non sai resistere a solletico...”
“ dai basta….” E la ragazza corre fino al letto per sfuggire dal solletico.
“ Che fai fuggi?” Il ragazzo si mette carponi sopra di lei e la tortura facendola ridere.
“ Ah ah….ah…ah….”
“ Va bene, basta, ti lascio in pace….sei una secchiona.”
“ Io devo studiare, ho un esame fra due giorni.”
“ Guarda che sono geloso!”
“ E di chi ?”
“ Dei tuoi
libri…stai più con loro che con me.”
“ Dei tuoi libri…stai
più con loro che con me.”
“ non è vero….”
“ e invece si…
.” Samuel le fa il solletico.
“ Si…sì ….ti
tradisco con i libri.”
“
si…. .grrr….”
Samuel la bacia, la riempie di baci e si lasciano andare persi nel loro amore.
Samuel ed Ester si erano
conosciuti,quando avevano 16 anni. Ester lavorava dopo
la scuola in un piccolo bar e un giorno arrivò lui.
Lui con i suoi capelli castani con dei riflessi biondi,
Lui con i suoi occhi verdi splendenti,
Lui che guardava fuori dalla finestra ,
Lui che aspettava la sua ordinazione.
“ Che cosa le porto signore?” Arrivò lei con i suoi occhi
stanchi, dopo una giornata di lavoro intensa.
“ Un toast e un succo d’arancia.”
“ okay….”
“ E voglio anche che lei si sieda.”
“ Come scusi?”
“ Ha due occhi stanchi….si sieda…”
“ non posso, sto lavorando.”
“ Per favore, se no ritiro la mia ordinazione .”
“ Va bene, mi siedo, ma un secondo.”
“ ha due occhi bellissimi lo sa….”disse mentre la
guardava rapito.
“ va bene ora mi alzo…non voglio essere presa in
giro.” Ma in realtà era imbarazzata ed era diventata tutta rossa.
“ Ha ragione, mi scusi…” Ester si alzò.
“ Signorina…”
“ Che cosa vuole ancora?”
“ Ha perso il suo orecchino, è cascato sul tavolo.”
Oh…grazie”
Ed Ester se lo riprese, guardandolo stupito.
Da quel giorno lui venì sempre lì, chiedendo
la stessa ordinazione. Veniva per lei. Ester lo conobbe e seppe che si era
trasferito da poco a New York con la sua famiglia.
La sorpresa più grande fu quando lui venne a frequentare la sua stessa
scuola.
Ormai gli anni erano passati, lei
frequentava l’università di lingue, in particolare narrativa straniera a
Chicago ,mentre lui lavorava in un’officina del
padre in un paese poco distante , nel frattempo Samuel era diventato un abile
giocatore di basket. Samuel ed Ester ormai abitavano insieme, anche se facevano
cose diverse.
Ester lo incitava a rimettersi a
studiare, perché aveva capacità e sarebbe potuto arrivare in alto, se si
sarebbe impegnato. Ma a Samuel non importava, il basket era tutto per lui e il
lavoro in officina lo impegnava molto, infatti, la palla era per lui un modo di
sfogarsi dalla fatica della giornata.
Ai primi anni che Ester
frequentava l’università, loro litigavano per questo motivo, poi Ester
capi che doveva accettare le sue scelte, di non
doverlo cambiare.