Stupendomi…
Draco Malfoy deve morire.
Chiamalo un presentimento…( Seconda parte )
Con uno sbadiglio più forte del dovuto Harry Potter, schiena
contro un albero e seduto sull’erba, fece capire ai suoi compagni di essersi finalmente
svegliato. Alzò un sopracciglio incuriosito mentre quattro persone lo
guardavano inviperite, facendogli segno di stare zitto. Era passata un’altra
ora e ancora non si vedeva niente. Rendendosi conto che, anche volendo, non si
sarebbe più addormentato –ormai aveva superato di molto le ore di sonno che un
diciassettenne era solito fare- incominciò a maledirsi in silenzio per aver
voluto fare “esperienza sul campo”. Se una caccia ai mangiamorte per gli Auror
equivaleva a stare quattro ore nascosti nel folto della foresta proibita a
spiare qualcosa che non era ancora arrivato senza poter neanche mangiare o
parlare, allora non era più sicuro di voler diventare uno di loro. Non che
all’improvviso disprezzasse quel lavoro ma, per Merlino, si aspettava qualcosa
di vagamente più eccitante!
Eppure gli altri sembravano completamente presi dalla
situazione e, nel più completo silenzio, si preparavano ad agire scambiandosi
fra loro piccoli cenni della testa e delle mani. Davanti ad Harry Potter, il
bambino sopravvissuto alla maledizione senza perdono di Voldemort, c’erano due
Auror, una spia e un Licantropo. Nel medesimo ordine, Sirius Black, Malocchio
Moody, Severus Piton e Remus Lupin.
Sistemandosi meglio contro il tronco e afferrando dallo
zaino un panino clandestino, Harry Potter si chiedeva come ammazzare il tempo.
Se fosse rimasto al numero 12 di Grimmauld Place con Hermione e Ron si sarebbe
di certo divertito di più, avrebbe passato la sera con i suoi due migliori
amici a giocare agli Scacchi Magici, immaginando la battaglia che gli Auror
stavano combattendo. Sbuffò. Che battaglia e battaglia, oh se Godric non sapeva
quanto ne aveva le palle piene di aspettare che i Mangiamorte gli facessero la
concessione di presentarsi. Se solo avesse saputo come farlo si sarebbe
smaterializzato immediatamente a Grimmauld Place!
Ancora con un velo di sonno sugli occhi, Harry Potter
sospirò. Il numero 12 di Grimmauld Place, ancora non riusciva a dire “Casa”.
Perché si, colui che aveva sconfitto Voldemort alla tenera età di un anno,
adesso viveva a Londra con il suo padrino. Sirius Black, noto anche come “il
prigioniero di Azkaban”, o meglio come colui che era inspiegabilmente evaso
dalla prigione dei Maghi, era stato finalmente scagionato e, con le scuse
ufficiali del mondo magico, aveva messo la parola fine ai suoi giorni da
galeotto ricostruendosi una vita insieme al suo figlioccio. Harry sapeva di
dover ringraziare Silente per questo, era lui che aveva organizzato tutto.
Ancora ricordava il giorno dell’udienza in tribunale, quando il Preside della
scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts aveva proposto la prova del
Veritaserum. Sotto l’effetto della pozione Sirius, Remus e Harry stesso avevano
dichiarato cosa era veramente successo quella notte, quando il giovane Potter aveva
appena concluso il suo terzo anno di lezioni e, con le testimonianze aggiuntive
di Hermione, Ron, Silente e di un riluttante quanto inaspettato Piton, avevano
dimostrato l’innocenza di Black rendendolo finalmente libero. Naturalmente
avevano evitato i particolari dell’evasione da Azkaban e poi dalla scuola,
chiedendo direttamente a Cornelius Caramell che annullasse le domande
concernenti all’argomento. In fondo erano importanti solo relativamente e la
versione dei fatti di tutti i testimoni bastava già da sola a far vergognare
l’intera aula per l’ingiustizia che era stata commessa, tanto da far sperare a
giudici, giurati e spettatori che l’inchiesta finisse al più presto, con un
risultato o con l’altro. E, se per far smettere di sputare sentenze a Sirius
Black bisognava dargli la libertà, questo e altro gli sarebbe stato dato.
Il suo padrino aveva finalmente avuto la vendetta a cui
tanto aveva agognato, e lui stesso aveva potuto abbandonare la casa dei suoi
odiati zii, come per anni aveva desiderato invano. Cosa si poteva volere di più
dalla vita?
All’improvviso il sorriso di Harry svanì dal suo volto e,
chiudendo gli occhi, sospirò vagamente sconsolato. Per essere felice doveva
chiedere alla vita ancora un’ultima cosa: gli mancava l’amore. E’ vero, Sirius
era per lui come un padre, come Remus d'altronde, e aveva Ron ed Hermione che
si sarebbero gettati nel fuoco per lui, per renderlo felice. Eppure non
bastava.
Harry voleva qualcuno da amare e da cui essere ricambiato.
Ma non un qualcuno a caso, ma un qualcuno biondo, con gli occhi azzurro grigi,
un fisico mozzafiato e un carattere di merda. Harry Potter voleva Draco, Draco
Malfoy, la sua Nemesi, il suo nemico più acerrimo dopo Voldemort. Era stato
difficile accettarlo, soprattutto i primi tempi quando, a scuola, doveva
convivere con l’esasperante pensiero che il ragazzo per cui aveva una cotta
stratosferica venisse a sfotterlo con gli amici Slytherin, ma adesso, con il
senno di poi e sentendosi vagamente più maturo, aveva imparato a convivere con
questi suoi…come chiamarli? Sentimenti…No, meglio di no, desideri!
A nessuno aveva detto dei suoi recenti –ma neanche
tanto- “desideri” e a chiunque
chiedesse del suo stato amoroso rispondeva sinceramente dicendo che c’era una
persona per cui nutriva un certo interesse, ma non aveva la minima intenzione
di dichiararsi. Né una parola di più, né una di meno. Ridacchiò pensando ad un
vecchi telefilm babbano che sua zia Petunia vedeva…Come si chiamava? “Un
medimago in famiglia”? No no, “Un medico in famiglia”! C’era un certo tizio che
diceva sempre “Perché una parola è troppo, e due sono poche!” Ecco, lui pensava
la stessissima cosa! Il prossimo anno scolastico sarebbe stato l’ultimo ad
Hogwarts e lui lo avrebbe affrontato prontamente, non lasciando trasparire i suoi
“desideri” e comportandosi normalmente con Malfoy, sperando che, anche se in
una rissa, le mani di lui toccassero il suo corpo.
Perché, se esisteva una cosa che Harry adorava della sua
nemesi, erano le mani. Bianche come il latte, pallide, perfettamente curate,
con le unghie tutte perfette e pulite. Sottili, morbide, con l’assenza di alcun
segno del tempo e dello sforzo. Immancabilmente l’occhio cadde sulle sue di
mani. Polpastrelli duri e leggeri calli all’attaccatura delle dita dovuti
all’attrito con il legno della bacchetta durante i duelli. E invece le mani di
Malfoy erano perfette…
Cercando di destarsi da questi pensieri si diede del malato
mentale. Di un figo come Malfoy come faceva ad essere attratto dalle sue mani?
Che fosse una specie di maniaco? Aveva sentito parlare di persone che avevano
una mania per i piedi altrui, i feticisti…che fosse diventato un feticista
delle mani? Un manicista? Fortunatamente a interrompere queste macabre
riflessioni sopraggiunse Malocchio Moody, che lo scrollò per le spalle per
svegliarlo meglio e gli indicò un punto dove guardare. Il moro inforcò gli
occhiali, appoggiati sull’erba fino ad allora, e strizzò gli occhi. Gli ci
volle poco a capire cosa stava succedendo: Figure avvolte in vesti nere e
incappucciate si avvicinavano al centro della foresta, dove diversi alberi
erano stati in precedenza tagliati.
Uno, due, cinque, dodici, ventisei, ma quanti erano?
-Sirius, cazzo, sono troppi!- Disse una voce di fianco a
lui. Era stato Remus a parlare.
-Cosa c’è Lunastorta? Paura?-
-Mai Felpato, mai. Ma fattelo dire…Per essere il migliore
amico dell’uomo, sei troppo acido!-
Harry soffocò una risata mentre Black mormorava qualcosa
simile a “lupaccio bastardo”. Malocchio Moody li zittì all’istante puntando gli
occhi su di loro. Harry pensò che avrebbe potuto risparmiarsi quella
performance, l’occhio magico bastava e avanzava a far venire i brividi a
chiunque. Cercando di non ripensare a quando il caro Auror puntava la vista
verso l’interno di se stesso – spettacolo alquanto raccapricciante soprattutto
dopo i pasti- Potter cercò di concentrarsi su ciò che facevano i mangiamorte.
Gli incappucciati si erano riuniti in cerchio e sembravano aspettare qualcosa,
o meglio qualcuno. Il dubbio sorse spontaneo e lo rivolse al padrino, che di
tutti era quello più vicino a lui di posizione.
-Che stiano attendendo Voldemort?-
Con un piccolo ghigno l’uomo affianco a lui gli passo una
mano sulla spalla attirandolo a se e dandogli un leggero scappellotto sulla
nuca.
-No Harry, non credo. Voldemort è uno che comanda, non ce lo
vedo a riunirsi con i suoi sottoposti. Ma, se va come dico io, oggi assisterai
all’iniziazione di un mangiamorte.-
Harry deglutì sentendo finalmente arrivare un po’ di quella sana
eccitazione che dovrebbe accompagnare ogni Auror nelle sue battaglie. Vide il
padrino parlare a bassa voce con i compagni e intuì che anche gli altri
avessero capito a che genere di evento stavano per presenziare. Fu questione di
un attimo, al centro del cerchi di figure incappucciate comparvero due
mangiamorte, e l’attenzione di tutti fu su di loro: uno era molto alto e
l’altro più modesto di statura, un po’ più basso di Harry stesso. Mentalmente
lo classificò come il più giovane di tutti i presenti.
Quello che Harry riuscì a capire di tutta la serata fu molto
poco. Uno dei due arrivarti, quello più basso, si era posizionato su ciò che
restava di un tronco tagliato e stava parlando in una lingua che non conosceva.
Escludendo a prescindere il serpentese, di cui poteva considerarsi un
indiscusso esperto, quello strano modo di parlare gli sembrava vagamente
familiare, infatti riuscì ad afferrare due tre parole.
I due Auror si scambiarono un segno di assenso mentre Piton
decretava che di sicuro era di ceppo indo-europeo.
-Ma sai quanto ce ne frega?-Disse acido Moody che, come
Harry e tutti i presenti sapevano, non riusciva ancora a fidarsi di Severus e
non perdeva occasione per ricordare a chicchessia la sua vecchia devozione a
Voldemort.
-Capra ignorante- Rispose brusco Severus decidendo
mentalmente di prestare attenzione all’iniziazione più che a quell’Auror fuori
di testa.
Anche il resto del gruppo cessò i mormorii e prese ad
ascoltare la conversazione. Il secondo mangiamorte arrivato stava rivolgendo delle
domande a quello che aveva smesso di parlare e quest’ultimo, con tono basso e
strascicato, rispondeva lentamente scandendo l’inizio delle parole e lasciando
il resto in un sussurro.
Quando quella specie di conversazione indecifrabile finì
venne acceso un fuoco magico, di colore rosso violaceo, abbastanza alto da
poter sembrare un falò estivo. In malo modo uno dei mangiamorte spingeva verso
le fiamme quello che aveva parlato. Questo si alzò il braccio sinistro della
tunica mostrando la pelle candida.
-Il Marchio- Sussurrò Remus abbastanza forte da farsi
sentire dagli altri. –dovremmo andare!-
-Non se ne parla minimamente Lupin, usa quel cervello che
dici di avere! Se aspettiamo la fine della cerimonia ne prendiamo uno in più,
con il marchio ancora fresco sulla pelle!-
Harry guardò Moody con profondo rispetto: Lui, come Lupin,
avrebbe agito sul momento, sbagliando. Aveva molto da imparare come Auror ma,
in fondo, per i suoi diciassette anni aveva già visto cose di cui potersi
vantare per secoli.
Volse per l’ennesima volta lo sguardo al quasi
neo-mangiamorte. Lo incuriosiva, per quanto lo disprezzasse come ogni seguace
di Voldemort. Fatto sta che, quando si accorse del modo in cui il Marchio
Oscuro gli sarebbe stato impresso sull’avambraccio, ebbe pena di lui: A fuoco,
con un ferro incandescente. Inconsciamente chiuse gli occhi quando sentì un
grido: Subito pensò al ferro caldo sulla pelle e al bruciore che certamente
procurava. Presto però dovette ricredersi. Quando aprì gli occhi, pronto a
seguire i suoi compagni, notò che a terra c’era un mangiamorte e, di fianco a
lui, quello giovane brandiva una bacchetta che puntava contro quelli che
avrebbero dovuto essere i suoi compagni.
-Iter Nefas- Gridò questo e dalla punta dell’arma un sottile
filo d’oro lo circondò.
Alcuni incappucciati cercarono di raggiungerlo ma si
trovarono di fronte ad una barriera stregata al cui contatto venivano
sopraffatti da un dolore immenso. Molti si gettarono a terra, mentre urla di
sofferenza echeggiavano nell’ aria notturna.
-Ripeto, dovremmo agire!- Disse Remus attirandosi
un’occhiataccia dall’Auror più anziano.
-E perché scusa? Quel tizio sta facendo il nostro lavoro!-
sentenziò Moody portandosi alla bocca la sua fiaschetta.
-Io vado! Non ho la minima intenzione di prendermi il merito
di un lurido mangiamorte.- Sbottò Sirius deciso e, senza aspettare gli altri,
si lanciò nella mischia anche se immediatamente tutti lo seguirono.
Harry rimase lì, nascosto ai margini della foresta a guardare
la sua prima battaglia di Auror. Fremeva per combattere anche lui ma se lo
avesse fatto Sirius non si sarebbe più fidato di lui. “Patti chiari, amicizia
lunga” gli aveva detto il padrino stringendogli la mano prima di arrivare nel
bosco e lui, per quanto non accettasse quella posizione, non voleva per nulla
al mondo deludere quello che ormai per lui era un genitore. Non capì molto di
quello che successe nella mezz’ora successiva: di certo non era normale che un
Mangiamorte attaccasse i suoi simili con le maledizioni oscure. Ammise con se
stesso che quel tipo incappucciato se la cavava proprio bene, deciso di non
rivelare a nessuno che quasi quasi iniziava a fare il tifo per lui. Anche
Sirius, Remus, Piton e Moody stavano facendo un buon lavoro, aiutati da
rinforzi di cui Harry non riuscì a visualizzare il punto di arrivo. A mano a
mano il terreno si coprì di figure vestite di nero prive di coscienza. Eppure
quel ragazzo continuava a combattere ancora, provando ad allontanarsi il più
possibile. Stava cercando una via di fuga.
Quasi senza pensarci
il bambino sopravvissuto iniziò a muoversi cautamente ai bordi del bosco,
inseguendo di nascosto quella che poteva essere la sua preda. Decisamente nel
giro di dieci minuti la sua voglia di non contraddire il padrino era andata a
farsi fottere per la felicità della sua nuova idea di stupire Sirius catturando
“il fuggitivo”.
Quello che seguì di lì a poco, Harry non lo avrebbe
dimenticato per molto molto tempo. Moody e Sirius, lasciati gli altri ad
annientare gli ultimi mangiamorte, stavano cercando di raggiungere la preda di
Harry che, avendoli scorti tutti e tre, aveva preso a correre bacchetta in
mano. Moody, smaterializzandosi davanti al “fuggitivo” era riuscito a bloccarlo
ma uno schiantesimo lanciato all’ultimo momento gli aveva fatto perdere
l’equilibrio, già penalizzato dalla gamba di legno. Arrivati Lunastorta e
Piton, il fuggitivo si era girato per un secondo e aveva lanciato un
incantesimo Impedimenta, seguito quasi contemporaneamente da un Reductor, facendo
perdere loro molta strada. Il peggio però arrivò quando lui stesso ebbe la
fantastica idea di mostrarsi al mangiamorte cercando di prenderlo di sorpresa.
Il tutto non fu invano, anche se si beccò un Imperius semplice ma efficace alle
gambe che inspiegabilmente non ressero più il suo peso costringendolo a
fermarsi, infatti Sirius fece capire di aver perso la pazienza. Un
neo-mangiamorte non poteva battere la sua squadra migliore, ma soprattutto non
poteva far male alle persone più importanti della sua vita: Harry e Remus.
L’animagus lanciò un incantesimo sul terreno che cedette
facendo incastrare la gamba del fuggitivo. Di lì alla fine il passo fu veloce:
dalla bocca di Sirius uscirono due semplici parole, parole di morte. Avada
Kedavra. Il mangiamorte si coprì il volto con le mani ed Harry, che a stento
camminava, capì tutto troppo tardi. Quelle mani che per mesi aveva sognato
erano lì, di fronte a lui, a coprire il viso di una persona che non aveva
riconosciuto in tempo. Il neo-mangiamorte, il fuggitivo, era Draco Malfoy. E
stava morendo. Senza neanche pensare Potter lanciò un incantesimo verso il suo
padrino, o meglio verso la bacchetta di quest’ultimo. Expelliarmus.
Il fascio di luce verde, troppo vicino, nonostante tutto
centrò esattamente il petto dell’incappucciato che cadde a terra con un leggero
tonfo.
-Ma che cazzo fai Harry!- Gridò Sirius con rabbia pura negli
occhi.
-Quello non era un mangiamorte, gente- Disse con voce ferma
e occhi puntati verso i compagni –Quello era un ragazzo di diciassette anni.
Quello era Draco Malfoy-
L’espressione del viso di Remus, Piton e Moody – di cui i
primi due si erano appena liberati della maledizione con l’aiuto dell’ultimo-
non l’avrebbe dimenticata mai. Tutti e tre conoscevano Malfoy, anche se in modo
diverso, ed Harry si rese conto di non aver mai visto Piton con l’aria così
triste. Sirius invece non disse niente, neanche una parola, e il suo volto non
subì alcun cambiamento.
A conferma di ciò che il figlioccio aveva detto, si avvicinò
al mangiamorte e gli tolse il cappuccio: Occhi chiusi, capelli biondi scomposti
e pelle diafana. Davanti a loro il corpo senza vita di Draco Malfoy, con le
braccia ancora serrate in una croce a coprire il volto e la bacchetta stretta
nella mano destra.
L’Animagus lo prese delicatamente in braccio, attento a non
stringerlo troppo e, senza degnare nessuno di un’occhiata, si smaterializzò al
numero 12 di Grimmauld Place.
Fine Secondo Capitolo
Ringrazio
Copilote, Sammy Malfoy, miss black, mistica, moon89, Sabryyy, Michelle Malfoy
e impossible dream*per i commenti. Non
vi ho fatto aspettare troppo per il secondo capitolo…vero?
Qualche
piccola risposta:
Miki_TR:
conquistata??? Miii, grazie! Sei molto gentile…non ti piace Malfoy, hai detto?
Beh, a me non piace Harry! Comunque per la tua felicità Draco ne passerà di
brutte per questo avrai modo di divertirti. ^___^ Grazie
Agartha: ma
il nick viene da quello Agartha e la Sfida dei Cinque? E’ il mio libro
preferito!!!! Ok ok, passo alle cose serie! Sei esagerata, non sono così brava
a descrivere come dici tu…ma cosa mi dici mai! (versione topo gigia)
Sere: ho
cercato di seguire il tuo consiglio anche se è la prima-anzi seconda-volta che
uso l’html e non so dove andare a parare. Un giorno qualcuno mi spiegherà
perché devo usare questa cosa…io sono “ignorante” con computer!!!!! Ami Draco?
Anche tu? Dammi il cinque collega!
Jackie
Hooker: promettente io? ^////^ Mi mettete in imbarazzo. Sono felice che ti
piaccia l’idea dei tarocchi, la sto sviluppando ancora. E pensare che all’inizio
non erano previsti…
Kia91: non
dire così!!!! Mi metti l’ansia addosso…^_^ Comunque grazie
Myriam
Malfoy: ehm…beh, ma sai, con il laser adesso si possono togliere i tatuaggi. Su
su, non disperare…al massimo gli mettiamo sulla pelle un casino di correttore e
vediamo se sparisce ok? ^_^’Oppure possiamo provare con il “Gratta e netta”!