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Autore: Sherry    11/01/2010    1 recensioni
"Non ho mai pensato a vincere, ho solo capito che bisognava essere sempre all'altezza della situazione, e questo è ciò che conta.
E' imbarazzante che un samurai non lo sia. Se fossimo sempre all'altezza della situazione, non ci sentiremmo mai a disagio"
Esperimento su Zoro e sui suoi pensieri!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ebbene sì, sono io

Ebbene sì, sono io.

Non sono morta, non sono sparita.

Ho avuto una specie di crisi mistica in questo periodo, che non coinvolgeva la mia passione per la scrittura e per le ZoNami, ma solo me stessa e il mio futuro.

Tuttavia, in questo clima di crisi non sono riuscita a buttare giù niente di decente, e per questo non ho più aggiornato per un po’.

Voglio essere sincera, non è passata. Neanche un po’, anzi… sono tutt’ora in piena crisi.

Ma confido di poter trovare nella scrittura un metodo per sfogarmi, un mondo in cui trovare rifugio e consolazione.

Ringrazio tutti per l’affetto e il sostegno, per i consigli e per l’amicizia dimostratami.

Vi voglio bene!

Spero di pubblicare presto la mia nuova long fic (aspetto di avere qualche capitolo pronto prima di cominciare a pubblicarla), e spero di non deludervi troppo con questo capitolo.

Forse Zoro e Nami saranno un po’ OOC, ma vi assicuro che mi sono impegnata a tenerli IC il più possibile.

Fatemi sapere cosa ne pensate!

Buona Lettura

 

 

Capitolo 2 – Dolore e Ricordi

 

 

 

Le amarezze della vita non risparmiano nessuno.

Tutti quanti nel nostro microcosmo sopportiamo il peso di una croce che spesso non ci lascia dormire sonni tranquilli.

Depredati di ogni energia scivoliamo nel silenzio di ogni nostra lacrima,

perdendo pian piano ogni senso di speranza. Affogando nell’oscurità di ogni nostro pensiero.

Ma evidentemente chi ci ha creato ha saputo darci quella meravigliosa possibilità per cui iniziare ogni volta a scrivere di noi nella vita.

 

 

Il buio della notte mi avvolgeva con il suo velo di discrezione.

Camminavo, sul ponte della nave, in direzione della cucina.

La mente persa nei ricordi.

Avanzai qualche passo incerto nell’oscurità, i miei sensi all’erta, mentre aspettavo che i miei occhi si abituassero all’assenza di luce.

Mi ci volle qualche minuto, prima di riprendere un po’ di vista e accorgermi che non ero affatto solo come pensavo in quella stanza.

“Che ci fai qui?” bisbigliò lei.

Dannazione.

“Ho appena finito di allenarmi” decisi di rimanere sul vago, senza espormi troppo. “Tu piuttosto?”

La sentii sbuffare e mi sedetti accanto a lei su uno dei divanetti presenti nel salottino.

“Non riuscivo a dormire”. Ora la vedevo distintamente, rannicchiata con le ginocchia al petto e una coperta sulle spalle. Sembrava terribilmente indifesa.

“E’ Rhum quello?” le domandai, indicando il tavolo. Lei annuì, porgendomelo con gesti misurati.

Bevvi un sorso velocemente, rilassandomi dopo la giornata di fatica.

E brindai, mentalmente. Era un giorno speciale, quello.

Chiusi gli occhi per un momento, abbandonandomi ai ricordi.

Ero solo un bambino a quei tempi, eppure… era tutto stampato nella mia mente alla perfezione.

Feci appena in tempo a riaprirli, quando vidi una cosa che, se possibile, mi fece ancora più male dei ricordi funesti.

Una lacrima, brillante alla luce lunare, rotolava sullo splendido viso di Nami.

Mi voltai a guardarla, senza sapere bene che cosa fare.

Detestavo vedere le donne piangere… mi confondevano, mi disarmavano.

Così decisi di agire d’impulso, senza premeditare niente.

Le passai la bottiglia di Rhum, come per assicurarle che se cercava conforto poteva trovarlo.

Lei bevve avidamente alcune sorsate, appoggiando la bottiglia per terra subito dopo.

“Che succede?” le chiesi.

“Ogni tanto…” mi disse, con voce morbida data l’ora tarda. Non voleva correre il rischio di svegliare qualcuno. La capivo, perché anche io stavo misurando la mia voce in modo da tenerla il più basso possibile.

“Ogni tanto, di sera, i ricordi riaffiorano prepotenti in me”

La guardai, nella speranza che aggiungesse qualcos’altro, ma non lo fece.

Si limitò a guardare il silenzio, un’altra lacrima che scendeva.

E di nuovo, seguii il mio istinto.

Delicatamente – come per darle la possibilità di scostarsi se non avesse voluto – la avvicinai a me e la cinsi un abbraccio. Nami poggiò il capo sul mio petto, e in qualche modo io mi sentii completo.

“Il passato fa male, Nami” le dissi, mentre lei mi guardava in cerca di spiegazioni. “Ma è grazie ad esso che oggi sei quello che sei”.

Le sorrisi, spostandole una ciocca di capelli dal viso.

“Quando stavo nella ciurma di Arlong” mi disse lei, dopo poco “mi facevano delle cose…”.

La sentii rabbrividire, mentre cercava di stringersi nelle proprie spalle. La strinsi leggermente a me, accarezzandole piano quell’unico centimetro di pelle scoperta sotto al ventre.

“Mi facevano delle cose tremende” concluse “e proprio quando calava la sera. A volte ho il terrore che possano tornare”.

Rimasi in silenzio per qualche istante, continuando a giocare con quel piccolo lembo di pelle scoperta.

“Sai che giorno è oggi?” la guardai.

Lei negò con la testa, scuotendo appena la chioma rossiccia.

“Esattamente tredici anni fa, in una notte come questa, Kuina è morta”. Non seppi mai dire perché, ma mi decisi a raccontarle il mio segreto più profondo, il mio sogno. Il motivo per quale cercavo ‘Mihawk occhi di falco’, la promessa, la katana bianca, tutto.

Avevo avuto modo di raccontarlo solo a Rufy e sapevo con certezza che lui non ne aveva fatto parola con nessun’altro membro della ciurma.

“Non capisco…” mi disse lei dopo poco “perché mi stai raccontando queste cose?”

“Ognuno di noi deve portare nel suo cuore il suo passato” le risposi “ma è anche per quello che si cresce e si diventa più forti.”

Nami mi guardò e per un attimo mi persi nel suo sguardo.

“Sì, credo di aver capito quello che volevi dirmi” annuì.

“Non devi dimenticarti il tuo passato, Nami, perché fa parte di te. Ma devi pensare al presente, al futuro” Mi presi un attimo di tempo, mentre lei assimilava ciò che le stavo dicendo.

“Noi ci saremo sempre ad aiutarti” conclusi.

Io ci sarei sempre stato.

Lei si voltò, verso di me, e mi sorrise.

Non feci neanche in tempo ad accorgermi che si stava avvicinando che le sue labbra erano già sulla mia guancia.

“Grazie” mormorò, alzandosi dal divano e trascinandosi dietro anche la coperta.

Si voltò un’ultima volta verso di me, prima di lasciare definitivamente la stanza.

“Sogni d’oro” mi disse.

Probabilmente, li avrei fatti davvero.

Anticipazioni:

 

Vivere per la lealtà era l’unica “legge morale” che mi avessero mai trasmesso.

Per questo avevo preso la mia decisione.

Sarei stato leale fino in fondo.

 

  
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