Salve! Mi sa proprio che per lo scorso capitolo ho parlato toppo presto... La voglia di scrivere è arrivata e dopo qualche giorno è sparita di nuovo... Inutile dire ancora una volta che mi dispiace tantissimo per il ritardo... Comunque ora il capitolo è pronto, e anche se, come al solito non mi piace, e che per come l'ho reso sono convinta che mi causerà dei problemi con i prrossimi capitoli, non mi andava affatto di lasciarvi così per chissà quanto tempo ancora! Eh si, dopo questo non so quando riuscirò ad aggiornare, perchè ormai non ho neanche una parola scritta per il prossimo capitolo, e per di più con l'anno nuovo si avvicina anche il periodo degli esami, quindi credo proprio che potrò pubblicare solo alla fine di gennaio (e sono ottimista). Che altro posso dire? Spero che almeno a voi il capitolo piaccia, anche se è moolto triste, quindi ne dubito! E vorrei assicurare che la riappacificazione delle due cugine non ha reso Leah una specie di agnellino, anzi, temo che il vero caratteraccio di Leah si farà notare più avanti!
Vorrei precisare che, non avendo ua chiara descrizione di come avviene la trasformazione dei lupi, mi è stato davvero difficile scrivere di quella dei due fratelli Clearwater, e so ce non corrisponde molto con quella degli altri, ma ho pensato di giustificare la cosa in un certo modo: come la Meyer ha scritto per la trasformazione di Jacob, anche io per gli altri membri del branco ho scritto che stavano male, e che per giorni non sono stati in grado di vedere nessuno, ma secondo le licenze che mi permetto di fare (solo per mandare avati la storia), questo 'allontanamento' è dovuto più al loro autocontrollo che ad una vera convalescenza. Cioè, i ragazzi, una volta ricevuti i segni della trasformazione, diventano piuttosto irrequieti, e perdono l'autocontrollo, quindi qualunque cosa è in grado di scatenare un'eventuale trasformazione, per questo motivo tendono a stare lontano per giorni, per non rischiare di ferire chi gli sta intorno. Dubito che possa andare come spiegazione, ma non sono riuscita ad inventarmi altro...
Infine, prima di lasciarvi al capitolo, vorrei perdermi nei soliti ringraziamenti, per valeego, Hermione 93 e sarapastu per le recensioni che mi lasciano sempre e che mi fanno sempre piacere (grazie davvero!), e per coloro che hanno inserito la storia tra i preferiti e/o tra le seguite.
E ora, buona lettura!
Capitolo
15
Le
cose con Emily migliorarono parecchio.
Non avrei mai pensato che il rapporto tra noi sarebbe
tornato quello di un tempo, ma eravamo cresciute insieme, era
impensabile stare
lontane per sempre.
Non avrei mai perdonato né a lei né a Sam
ciò che mi
avevano fatto, ma guardare il suo volto trasfigurato mi faceva pensare
che
dopotutto meritasse un po’ di felicità, e se con
Sam era felice, io non potevo
ostacolarla. Un altro paio di maniche era Sam. Con lui non sarei mai
riuscita
ad essere tanto risoluta. Mi aveva illusa. Per anni mi aveva giurato
che non
avrebbe mai pensato a nessun altra eccetto me, che era impossibile per
lui
pensare di stare con un’altra ragazza. Mi aveva anche detto
di amarmi, e invece
alla prima occasione aveva cambiato idea, veloce come un lampo. Non
potevo
perdonarlo. E neanche mi sforzavo di capire il suo punto di vista. Era
un vile
traditore.
Una volta ne parlai con Seth, e quel bambino troppo
maturo mi disse che era davvero un comportamento anomalo. Secondo Seth,
non
potevo avere delle idee così diverse di Sam e Emily. Se
pensavo che Emily
dovesse essere felice, non potevo non sperare che lo fosse anche lui. E
viceversa, invece, se pensavo a Sam come un traditore, dovevo includere
anche
mia cugina, perché in fondo erano stati in due a tradirmi.
Certo il suo
ragionamento non faceva una piega, e forse anche io un tempo avrei
fatto lo
stesso ragionamento, ma pensandoci bene, ero arrivata alla conclusione
che
purtroppo odiavo tanto profondamente Sam perché non riuscivo
a smettere di
amarlo. Riuscivo a perdonare Emily perché sapevo che i suoi
sentimenti nei miei
confronti erano sinceri e corrisposti, ma non riuscivo neanche a
pensare a Sam
perché mi aveva fatta sentire davvero amata, e non riuscivo
a sopportare di
averlo perso. Lo odiavo perché lo amavo, ancora.
Poi un giorno successero le cose più orribili della mia
vita, e sono sicura che pur essendo ancora molto giovane non ci
sarà nessun
altro giorno che potrò definire il più brutto
della mia vita, se non quello.
Quel pomeriggio iniziai ad odiare profondamente quelli
che mi spiegarono essere vampiri.
Quel pomeriggio iniziai ad odiare profondamente, con ogni
fibra del mio corpo me stessa, per essere stata la causa principale
della morte
della persona che avevo più amato al mondo.
Quel pomeriggio la mia intera esistenza cambiò del tutto,
e quella che fin a quel momento era stata Leah Clearwater
morì, insieme a mio
padre.
So che è strano, so bene cosa è accaduto sulle
scale di
casa mia,a mio fratello e a me, è una cosa che mi
porterò dentro per sempre, ma
non riesco a ricordare tutti i particolari. Nella mia mente le immagini
di quel
giorno scorrono sfuocate e sovrapposte, e l’unico particolare
chiaro e lampante
è lo sguardo stupito e disperato di mio padre mentre esalava
il suo ultimo
respiro, il mio nome.
Ricordo ben poco, se non che un attimo prima mi trovavo
sulle scale con mio fratello, che litigavamo per uno stupidissimo
progetto
scolastico, e un attimo dopo eravamo due bestie feroci pronte ad
attaccarci.
Quella fu la prima volta che mi trasformai, sotto gli
occhi increduli di mio padre, e le grida spaventate di mia madre.
Ci fu molta confusione in casa quella sera, non ricordo
come feci a tornare normale, so semplicemente che avevo una voglia
matta di
rivedere mio padre, di sapere come stava e quali fossero le sue
condizioni, ma
tutti i miei sforzi erano inutili, perché a quanto pareva,
per il vecchio Quil
e per Bill Black era più importante spiegare la situazione a
me e Seth,
piuttosto che lasciarci andare e rimandare le spiegazioni ad un altro
momento.
Così mentre loro si perdevano in inutili spiegazioni su
leggende che in realtà erano vere, mostri
succhiasangue e protettori mutaforma, la mia mente vagava nella stanza
al piano
di sopra, dove il medico stava visitando mio padre.
Non riuscivo a capire niente, non mi rendevo conto di ciò
che stesse accadendo, né di quello che i due anziani stavano
cercando di dirmi.
Ma tutto mi fu chiaro quando sentii un unico forte grido di mia madre
che
scoppiò in un pianto disperato. “Mamma!”
ormai era chiaro che né io né Seth
eravamo in grado di ascoltare anche una sola parola di quello che
stavano
tentando di dirci i vecchi amici di papà, quasi in sincrono
ci alzammo in piedi
e ci fiondammo al piano di sopra, dalla mamma.
È sempre stata forte mia mamma, l’ho sempre vista
come
una persona dura, decisa. Pur non avendo un rapporto con lei forte come
quello
con mio padre, l’ammiravo tanto. Per me era un esempio, anche
se non glielo
avevo mai detto. Lei era quella che non si abbatteva mai, mai una volta
l’ho
vista piangere, nemmeno quando la nonna venne a mancare. Ma la scena
che mi si
parò davanti quando mi precipitai per le scale fu
straziante.
Lei, la mia mamma, sempre forte, sempre decisa,
combattiva, pronta ad affrontare qualunque cosa, ora sedeva
lì,accanto al corpo
freddo di mio padre, disperata,
con i
gomiti sulle ginocchia e la testa fra le mani. Piangeva. Quella
è stata l’unica
volta in cui l’ho vista piangere. Mai più una
lacrima, davanti a qualcuno,
neanche il giorno del funerale.
In quel momento Seth si precipitò tra le sue braccia, era
semplice per lui,lo è
sempre stato, ma
per me non lo era. Così continuavo a stare in piedi, accanto
a loro, mentre
sentivo delle calde lacrime scendere anche sulle mie guance.
Dopo qualche attimo mia madre alzò lo sguardo e ci
fissammo negli occhi, e non ci fu nessun bisogno di parole. Le andai
incontro e
l’abbracciai anche io, come il mio fratellino, e restammo
qualche minuto così.
Solo noi. Non c’era nessun altro, perché nessuno
poteva condividere il nostro
dolore.
Dopo poco iniziai a sentire un forte calore al centro del
petto, e non ci misi molto a capire quello che stava per accadere.
Sentivo la
rabbia crescere in me, sentivo quel fuoco aumentare dentro, e iniziai a
tremare
forte. Non so cosa mi guidò fuori, ma corsi veloce
giù per le scale fino in
giardino, e presi a correre velocemente verso il bosco che finiva sulla
spiaggia di La Push. E un attimo prima di trovarmi tra gli alberi
provai una
specie di esplosione e tornai ad essere quel mostro.
Avevo assunto nuovamente l’aspetto da lupo, si, ricordavo
di aver sentito Billy dire che eravamo lupi. Iniziai a correre, ero
veloce, non
sapevo che quello sarebbe diventato il mio punto forte. Correvo, sempre
più
veloce, e più correvo e più sfogavo quella
sensazione di impotenza che mi aveva
preso in precedenza.
Andavo avanti, non sapevo neanche dove, vedevo gli alberi
tutt’intorno a me e mi sentivo libera.
Corsi ancora per un bel po’, e quando mi fermai,
stanchissima, mi resi conto di esser tornata proprio sotto casa mia.
Per
fortuna la finestra della mia stanza era aperta, e ebbi modo di saltare
dentro
e riprendere le mie sembianze, senza farmi vedere da nessuno. Mi vestii
e poi
tornai da mia madre. Evitai di entrare nella stanza in cui
c’era mio padre, non
sarei riuscita a vederlo di nuovo così.
Appena mi vide mi disse di scendere in salotto. Feci come
mi disse, ma decisi di passare prima in cucina, sicura di trovarvi
Seth.
Infatti mio fratello era lì, che beveva un tè, e
di spalle c’era una ragazza
che riconobbi subito, Emily.
“Finalmente sei tornata! Mi hai fatto preoccupare molto,
stavo quasi per venirti a cercare.” Povero il mio
fratellino.. “Scusa, tutto
ok?” “Meglio” “E tu Leah, come
stai?” mi chiese Emily, porgendo anche a me una
tazza di tè fumante. Ho sempre odiato il tè.
“Come vuoi che stia?”
“Scusa, so che è la domanda peggiore da fare in
questi
momenti..”
“Lascia perdere”