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Autore: samy88    13/01/2010    25 recensioni
FF A 4 MANI DI SHINALIA & SAMY88 TRATTO DAI PRIMI CAPITOLI POV BELLA : “Se quel bestione, zucca vuota, frequenta l’università con buoni risultati, immagina cosa potresti fare tu!”, aveva affermato ripensando al suo primo incontro con il mio sconclusionato fratello. POV EDWARD: avevo superato il primo anno universitario alla Dartmouth College in modo esemplare ottenendo il massimo dei voti a tutti gli esami conseguiti. Uno studente modello, degno di esempio.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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C1 HOLAAAA….
VI STATE SICURAMENTE CHIEDENDO IL MOTIVO DI TALE COMPARSA.
LO SO, LO SO.. DOVREI PUBBLICARE LE ALTRE MIE STORIE… E INVECE COSA FACCIO? NE PUBBLICO UN’ALTRA.
MA QUESTA NON E’ UNA STORIA. QUESTA E’
LA STORIA DI SHINALIA E SAMY88: UNA FANTASTICA FANFICTION A 4 MANI.
BEH SI, I NOSTRI CRICETINI (DEL CERCELLO) HANNO DECISO DI INCONTRARSI E CREARE QUALCOSA DI BELLO E DIVERTENTE (ALMENO COSì SPERO).
SONO IMMENSAMENTE FECILE, E MI SENTO COSì LUNSIGATA DI POTER SCRIVERE CON LEI DA VOLER SALTARE IN TUTTA LA STANZA CON DELLE MOLLE AI PIEDI (AHIME’, LE DEVO ANCORA COMPRARE). E’ UNA RAGAZZA PIENA DI TALENTO E NON SMETTERò MAI DI RIPETERLO.
 
ALCUNE SPIEGAZIONI:
I POV SARANNO DUE (TUTTI UMANI) ALTERNATI A CAPITOLI
@ BELLA: SCRITTO DA SHINALIA
@ EDWARD: SCRITTO DA ME
 
PER IL RESTO, NON VOGLIO ANTICIPARSI NULLA SOLO PER NON TOGLIERVI IL GUSTO DELLA SORPRESA.
 
RINGRAZIO ANTICIPATAMENTE CHI LEGGERA’ QUESTO NOSTRO DELIRIO E LASCERA’ UN SEGNETTO.
 
SALUTO TUTTI COMPRESE LE TARTARUGHE NINJA, I LEONI IN GABBIA E I GATTI VOLANTI.
 
 

CAPITOLO 1

 



EDWARD’S POV

 




Settembre.

Un'altra estate era giunta al termine. Finalmente. Avevo trascorso questi due mesi, se non altro la gran parte del mio tempo libero, sui tomi di medicina in modo tale da trovarmi avvantaggiato sugli esami universitari del nuovo anno. Mio zio Carlisle era uno dei medici più competenti e rinominati dell’intero stato di Washington, e come tale, possedeva un’infinità di libri sulla scienza medica, dai quali potevo deliberatamente attingere svariate informazioni, ricerche e quant’altro potesse essermi utile e attirare la mia attenzione. Mio padre aveva sempre sperato che seguissi le sue orme intraprendendo il percorso universitario di Legge e diventare un ottimo avvocato o – nel migliore dei casi – giudice. Ma non era quella la mia ambizione. Volevo diventare un medico, salvare la vita delle persone e non ammettere sentenze e condanne, nonostante quest’ultima responsabilità comportasse una rimunerazione abbastanza cospicua. Per l’appunto, quest’anno, la meta dei miei genitori era stata Bora Bora in Polinesia - ad ogni estate corrispondeva una luna di miele. Mi avevano perfino spinto a organizzare un vacanza estiva con gli amici, una di quelle che difficilmente dimentichi, ma avevo declinato il tutto anteponendo lo studio a qualsiasi diversivo.  Una mia caratteristica – o difetto, a seconda dei punti di vista.
Tuttavia, erano molto fieri di me: avevo superato il primo anno universitario alla Dartmouth College in modo esemplare ottenendo il massimo dei voti a tutti gli esami conseguiti. Uno studente modello, degno di esempio.
Non ero il cosiddetto “secchione”, anche se molto spesso Jasper - il fidanzato storico di mia cugina – mi prendeva in giro.
La pazienza è la virtù dei forti.
Semplicemente, prediligevo lo studio a qualsivoglia distrazione.     
Prima il dovere, poi il piacere.
Raccattai gli ultimi libri dalla scrivania; li sistemai con ordine nello scatolone.
« Edward! Edward! Edward! »
Sapevo perfettamente a chi appartenesse quella voce; speravo, tuttavia, che fosse solo frutto della mia immaginazione, l’eco di un ricordo molesto.
Ignorai persino il rumore secco della porta sbatacchiata contro il muro, spalancata con fin troppa foga. Ormai, ci avevo fatto l’abitudine. Soggiornare in casa Cullen per mesi interi, non era affatto una spasso. E ciò non era dovuto assolutamente ai miei zii - Esme e Carlisle erano due persone stupende -, ma a quella piccola – solo di statura - e pestifera cugina dalle fattezze di un folletto dei boschi.
« Edward, non sei ancora pronto? »
Alzai il capo dallo scatolone, sollevandomi gli occhiali con l’indice che, data la posizione curva, erano scesi sino alla punta del mio naso. Sospirai pesantemente palesando solo in una misera parte, la mia irritazione. Indiscutibilmente adoravo mia cugina Alice: era una ragazza molto dolce e altruista. La sua pecca?  L’esuberanza sproporzionata in tutto ciò che faceva e che amava fare.
«Sono pronto, Alice. Devo solo chiudere questo scatolo. Mancano un paio di libri. »  
Tra le mani aveva degli scatolini azzurri con su disegnato due occhi e un goccia d’acqua. Cosa aveva in mente?
Alzò gli occhi al cielo agitando nervosamente una mano. « Libri, libri, libri. Sempre libri. Vuoi svegliarti, una buona volta? »
Inutile ribattere; era una battaglia persa in principio. Per lei, ovviamente. S’accostò al letto ponendo sui libri gli scatolini azzurri. « Queste sono le lenti a contatto. Cerca di utilizzarle di tanto in tanto. »
Aggrottai la fronte con una certa disapprovazione. « Alice sai che non le sopporto. Mi fanno prurito. » Con un gesto automatico mi sistemai gli occhiali da vista.
Alice esibì un espressione furba, molto furba. Dalla tasca posteriore dei sui jeans estrasse un portaocchiali nero e sottile. Me lo porse col viso di “chi la sa’ lunga”.
Lo aprii con un certo timore. Non c’era mai da fidarsi di Alice. Era una donna e come tale, machiavellica. Al’interno vi erano un paio di occhiali da vista dalla montatura nera. « E questi? » Domandai con un sopracciglio arcuato.
Alice batté le mani contenta, come se avesse ricevuto uno dei regali più agognati nella sua vita. « Sapevo che saresti stato restio a utilizzare le lenti a contatto. Perciò… ecco un paio di occhiali nuovi. »
Perché doveva sempre trovare un alternativa poco propensa per il sottoscritto? 
« Alice, i miei sono perfetti.»
Si indispettì, s’imbronciò e incrociò le braccia al petto.
Arringa in vista.
« Sei un ingrato! Questi, mio caro, sono Dolce&Gabbana e fanno parte dell’ultima collezione. Sono limitati. Li ha indossati Johnny Deep al Red Carpet. Ti rendi conto? » Parlò velocemente senza riprender mai fiato. Una macchinetta umana. Avevo qualche dubbio, su quest’ultimo punto.
Arcuai un sopracciglio. “Chi?”
« Ohh, Edward! Johnny Deep! » Sbuffò con vigore come una locomotiva. Come un fulmine mi sfilò gli occhiali dal viso, li chiuse stringendoli in una mano. « Indossali. E sbrigati. Non voglio arrivare tardi. »
Uscii dalla stanza leggiadra, come una ballerina.
Sospirai indossando i nuovi occhiali indossati da… da… a stento ricordavo il nome di quel… forse attore, cantante, produttore… non sapevo neanche che ruolo avesse nel mondo dello spettacolo.
C’era da aspettarselo: con Alice lo stress pre-universitario era indispensabile.
Con un certo sforzo, e vari viaggi dalla mia stanza al piano inferiore, discesi i vari scatoloni sigillati, pronti per esser portati in auto.
Alice in queste cose era molto minuziosa, di conseguenza, i suoi vari pacchi (contenenti più vestiti che altro) erano già stati sistemati precedentemente in auto.
Poggiai l’ultimo scatolone con affanno sul pavimento lucido dell’atrio. Era sfinito. Non che il fisico mancasse per fare certi movimenti, ma ero abituato. Alice mi passò affianco aprendo la porta d’ingresso di casa Cullen dalla quale sbucarono Jasper e Rosalie – sorella alquanto acidula di quest’ultimo. Era una matricola: questo era il suo primo anno all’università dopo uno Scambio Culturale in Canada.
« Edward, vuoi una mano? »
Guardai Jasper con infinita gratitudine. « Magari. »
Mi fissò con un cipiglio curioso in viso. « Occhiali nuovi? »
Alice comparve, come per magia, accanto al suo fidanzato. Mi osservò compiaciuto anticipando la mia risposta.
« Sì, amore. Sono gli stessi che ha indossato Johnny Deep. »
Rosalie spalancò la bocca osservando con meticolosa attenzione i miei occhiali, come se potesse trovare quel tizio da qualche parte. « Sul serio, Alice? Sono fantastici. »
Donne! Tutte uguali.
« Chi? » Disse Jasper con sguardo e tono scettico. Oh, non ero l’unico a non conoscere quel tale.
Il colorito di Alice sembrò cambiare tonalità alla velocità della luce: da rosa candido divenne rosso porpora, quasi viola. « Jasper Hale, vuoi dirmi che non conosci quell’attore? »
Ecco svelato il primo mistero: era un attore. Tuttavia, decisi di soccorrere in suo aiuto e non solo per cortesia; i miei timpani e i miei nervi, non avrebbero retto una seconda paternale in merito ad un tizio con i miei stessi occhiali.
Circondai con un braccio le spalle di Jasper. « Certo che Jazz lo conosce. »
Lui mi scoccò un occhiata scettica. « Lo conosco? »
Strinsi le sue spalle: chiara richiesta di sostegno. Con voce bassa, sussurrai: « Abbi pietà delle nostre orecchie. Le donne qui sono due: sopportiamo a stento una paternale. Figurati da entrambe. »
Jasper capì al volo e si riprese fingendo una risatina divertita. « Stavo solo scherzando, amore mio. So perfettamente chi è Dhoppy Jeen. »
Mi tolsi gli occhiali strofinandomi ripetutamente gli occhi in un chiaro segno di disperazione. Non avevo alcuna intenzione di vedere lo sguardo livido di ben due donne per aver storpiato il nome ad un attore - a quanto pareva - famoso.
Presi velocemente un paio di scatoloni dirigendomi al garage.
 
- - -
 
Mi ero sbagliato. Una distrazione nella mia vita c’era. La mia piccola, dolce e passionale distrazione: Vivien. Le accarezzai con riverenza e amore il cofano. Ah, senza non saprei come vivere.
A parer mio, le auto rappresentavano la perfezione; a differenza della donne non erano opprimenti, estremamente esigenti e vanitose. Tutte caratteristiche del genere femminile.   
La mia Volvo C60 era un gioiellino dalla carrozzeria grigia, lucida, elegante e sportiva al tempo stesso. La velocità era la mia fonte costante di adrenalina allo stato puro. L’unica distrazione che mi concedevo. Il Dartmouth College si trovava ad Hannover nel New Hampshire e distava centinaia di chilometri da Forks. L’idea migliore sarebbe stata quella di prendere un aereo risparmiando, in quel modo, parecchio tempo e probabilmente anche denaro, ma non me la sentivo di lasciare Vivien sola. Sarei andato anche alla parte opposto del mondo con lei.
« Sei un traditore! » Esordì Jasper sbucando dalla porta che conduceva al garage.
Sospirai con un sorriso tirandomi su gli occhiali con l’indice. « Io ti avevo avvisato. »
« Come no. » Posò lo scatolone sul pavimento. « Pronto a fare conquiste quest’anno? »
« Jazz, se tu non fossi fidanzato con mia cugina… »
Jasper mi interruppe liquidandomi un gesto della mano. « Farei strage di cuori in tutta l’università, lo so. »
« Non era questo quello che volevo dire. »
Era strafottente? Un po’.
« E tu, quando ti deciderai a cercare una ragazza? »
Alzai le spalle. «Jazz, devo raggiungere il mio obbiettivo. Prima la laurea. Poi il resto. »
Jasper sbuffò ponendo lo scatolone nell’auto. « Sembri mio nonno. »
Un sorriso alquanto scaltro spuntò sul mio viso. Mi sistemai nuovamente gli occhiali D&G. « Allora tuo nonno deve essere molto furbo. »
 
   
 
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