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Autore: Meli_mao    16/01/2010    0 recensioni
“Posso andare ora? Ho finito il  mio tè!” esclamò.
“No ti prego resta… necessito un po’ della tua compagnia!” le disse lui ironico.
“Se non ti conoscessi penserei che sia vero!”
“Sai che giorno è oggi?” le chiese ignorando il commento.
“IL 22 Dicembre..”
“Fra due giorni sarà il nostro compleanno…darò una festa!” disse semplicemente.
“Che carino…” lo schernì lei.
“.. una festa in cui annuncerò il nostro fidanzamento!” precisò.
Forse in continuazione, ancora da decidere.Contiene i ringraziamenti de: "Il mio bastardo opportunista!"
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Kaname Chidori
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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“Signorina Kaname.. è ora di alzarsi!”
La luce filtrava dalla grande vetrata semi aperta, trapassando le leggere tende del baldacchino.
Kaname Chidori aprì gli occhi piuttosto contrariata, ritrovandosi per l’ennesima volta con una sensazione spiacevole che le attanagliava l’animo e, come sempre, incapace di ricordare a cosa fosse dovuta.
“Un brutto sogno?” le chiese la gentile cameriera come ormai d’abitudine.
“Credo… di si!” disse incerta, stringendosi al petto le lenzuola e attendendo che le venisse passata la vestaglia.
“Preferirei far colazione in camera oggi Mary!” disse senza pensarci troppo, ma si bloccò non sentendo il cordiale assenso. Capì subito che quel giorno non avrebbe potuto fare a modo suo.
“Il signor Leonard ha espresso il desiderio di vedervi a tavola, ma posso provare a..”
“Non importa.. scenderò a breve!” e, per quanto delusa, sfoderò un sorriso rassicurante alla povera ragazza che già stava immaginando il peggio.

“Per un attimo ho pensato non avresti acconsentito!” la voce cordiale di Leonard Testarossa risuonò per un frangente nelle mura della grande sala da pranzo.
La tavola era stata imbandita per due e Sabina stava accanto al padrone con dei fogli in mano. Quando la scorse indietreggiò di qualche passo e, al cenno dell’uomo, si congedò velocemente.
“Avevi già compagnia, la mia presenza è superflua!” fu il commento leggero.
“E’ gelosia, la tua?” ma nel suo tono c’era quella punta di ironia e di divertimento tipiche di un uomo che non crede affatto a ciò che dice.
“La speranza è l’ultima a morire!” lapidaria si sistemò su una sedia, versandosi del caffè nero.
“Ho dato disposizione che venga il sarto…per l’abito che indosserai! Ne ho scelti personalmente alcuni modelli, potrai scegliere tra quelli dopo averli indossati!” disse mentre sorseggiava un succo.
“Altruista da parte tua esserti preso tanto disturbo per me!” rispose secca, evitando accuratamente di guardarlo.
“Non odiarmi per questo, Kaname!”
lei si irrigidì al suo nome.
“Col tempo apprezzerai la mia compagnia… la mia presenza reale, lasciando da parte i vecchi ricordi! Chissà.. magari mi ringrazierai anche per averti migliorato la vita! ”
“Punti di vista!” disse solo lei in risposta.
Lui rimase del tempo a osservarla, sorridendo e sfiorando con le dita il bordo del bicchiere.
“Hai qualcos’altro da dire? Mi da alquanto fastidio vederti li a fissarmi!” riprese la ragazza concentrandosi però su una fetta di torta.
“No, nulla…” disse lui alzandosi. Fece per voltarsi poi, come ricordandosi di qualcosa, parlò cauto.
“Il mio preferito è quello rosso di seta, trovo anche che si addica molto a te!” e senza aggiungere altro, uscì dalla stanza.
Kaname rimase un attimo immobile, aspettando di sentir scemare il rumore dei suoi passi poi, rilassatasi, riprese a respirare regolarmente.

“Il signora Testarossa ha espresso il desiderio di mostrarle per primo questo!” un signore composto e cordiale, di bassa statura e dall’aria riflessiva, prese un involucro grigio da un plico di simili e fece per aprirlo.
“Quello rosso di seta..” mormorò lei fissando però la sua figura snella nello specchio.
“Esattamente, ve ne ha già parlato? È il più bello e il più prezioso del negozio, signorina.” Disse lui aprendo finalmente la cerniera e mostrando un lembo del tessuto.
Kaname annuì sfiorando con la mano la seta rossa, morbida sotto il suo tocco.
Quando le fu mostrato totalmente rimase affascinata. Certo, Leonard aveva buon gusto.
“Non mi piace!” disse infine, cercando di sembrare convincente.
“Ma signorina… è un capolavoro di alta sartoria, il vostro fidanzato ha..”
“Non.. è..il mio…fidanzato!” rispose trattenendo l’ira.
L’omino la fissò confuso per del tempo, sorreggendo con fatica l’abito.
“In effetti…il signore mi aveva detto che voi non avreste approvato!” mormorò quello cercando di ripiegare la seta.
“Ha detto davvero così?!” chiese Kaname dopo un momento di incertezza.
“Si..”
“Bene, allora, mio simpatico vecchietto, che ne dice se gli do comunque una provata?!” e sorridendo al pover uomo che la guardava stralunato, prese il tutto e si sbrigò ad indossarlo.

“Divinamente…le sta divinamente, signorina!” lasciare a bocca aperta un vecchietto non era proprio quello che voleva però ne fu compiaciuta. Era proprio vero, quell’abito era un capolavoro. Le cascava sui fianchi e le scivolava addosso con estrema naturalezza, avvolgendola apparentemente in una morsa, ma lasciandole tuttavia ampio movimento.
Non era eccessivamente scollato, ne particolarmente lungo…certo, quel colore l’avrebbe fatta risaltare, ma aveva sempre pensato  che il rosso fosse bello dopotutto.
Rimase in rigoroso silenzio a osservarsi davanti allo specchio, facendo scivolare le mani sui fianchi e sul ventre per far aderire meglio la seta. Si sistemò alcune volte la spallina e poi finalmente aprì bocca.
“Penso che sarebbe stato meglio di un colore più sobrio, però…”
“Colore più sobrio? Il signor Testarossa ha richiesto espressamene che tutti gli abiti qui presenti fossero rossi!” dichiarò l’ometto scorrendo il tessuto in cerca di imperfezioni.
“Vedo che ha azzeccato anche la taglia… e tutto assolutamente perfetto! Il suo ragazzo ha buon occhio!”
“Senta…lui non è il mio ragazzo!” Chidori si girò di scatto, sfilando dalla mano dell’uomo la seta e fissandolo in modo aggressivo.
“Scusi…scusi.. io pensavo che…visto che domani sera..!”
“So cosa pensava, ed è sbagliato! Domani sera è solo una cosa formale per celebrare i nostri compleanni con i suoi…amici…io sarò il trofeo del momento, tutto qui!” e nelle ultime parole il suo tono di voce si era abbassato, tanto da farsi un lamento soffuso e impercettibile.
“Credo invece che il signor Testarossa tenga molto a lei, signorina, non deve dubitarne!”
“Lo so…o almeno così sembrerebbe!”
“E allora…perché dubita..”
“Io non dubito di lui, vecchietto!” e sorrise, nascondendo come sempre il suo stato d’animo e tacendo le parole che avrebbe voluto dire.
“E’ lui che non dubita abbastanza di me!” mormorò fra sé e sé infine.

L’ora di cena era passata da un pezzo quando Kaname finì di provarsi tutti gli abiti. Salutò calorosamente il sarto e poi si concesse un momento di relax a bordo piscina, prima di sentire la tanto famigliare voce di Sabina che le avrebbe ricordato di mangiare.
I piedi le facevano un poco male, ma ora che li aveva messi a mollo nell’acqua sembravano rigenerarsi.
“Ha trovato il vestito adatto?” Mary le si avvicinò con un asciugamano pulito e un sorriso.
“Sabina mi ha mandato a chiamarla, dice che lei sarà via questa sera quindi è affidata a me, signorina Kaname!” spiegò.
L’altra annuì più rilassata.
“Perdoni la domanda…ma non vuole un giorno andare in spiaggia? Oppure domani nel paese dove vive mia madre, poco lontano, c’è il grande mercato…se vuole potrei scortarla personalmente!” la ragazza era di sicuro giovane e piena d’iniziative. Eppure, pensò Kaname, era lei stessa la più piccola fra le due e anche la più noiosa.
“Credo che Leonard non approverebbe!” disse velocemente per tagliare ogni discorso.
“Possiamo chiedere, se lei davvero vuole venire..” insistette.
“Mary?” iniziò Kaname guardando il movimento dell’acqua al passaggio dei suoi piedi.“Perché vuoi così tanto andare a quel mercato?” le chiese con un mezzo sorriso.
Quella arrossì, imbarazzata, e Chidori scoppiò a ridere.
“Un ragazzo dunque…ne sei innamorata?” continuò ormai interessata.
“Non so… lui.. beh lui fa il semplice fruttivendolo!”
“Semplice dici?...io lo trovo un lavoro molto dignitoso!”
“O certo…solo non potrò mai avere una villa come la vostra, signorina!” e sorrise anche lei divertita, mentre Kaname per un attimo tacque.
“Credi davvero che questo sia ciò che voglio? Non sono qui per mia volontà…o per lo meno non per libera scelta!” disse nascondendo il volto.
“Non capisco..”
“Già, nemmeno io!” Leonard apparve alle loro spalle come un fantasma. Mary, che si era seduta accanto a Kaname, si alzò trafelata.
Lui non la degnò nemmeno di un’occhiata, limitandosi a indicarle con un gesto della mano di ritirarsi.
Lei annuì, col capo chino e le mani intrecciate per il nervosismo.
“E’ colpa mia, io l’ho trattenuta…puoi andare ora Mary, grazie!” Chidori si alzò afferrando l’asciugamano e congedando l’altra che si allontanò velocemente.
“Quand’è che riparti?” chiese al ragazzo fermo di fronte a lei.
“Fra due giorni…è commovente la tua voglia di trattenermi qui!” sussurrò innocentemente.
Puntò i suoi occhi ghiaccio in quelli scuri di lei e, per un secondo, Kaname rabbrividì.
“Vuoi vietarmi anche di parlare ora?” sputò acida oltrepassandolo.
Lui la afferrò dolcemente per un braccio riportandosela di fronte.
“Se vuoi andare ti congederai da me con rispetto, Kaname! E tanto per stroncare ogni dubbio…evita di pronunciare il suo nome di fronte alla servitù e a me!” eppure c’era come un senso di ferocia nascosta dietro a quelle parole pronunciate in tono tanto gentile.
“Intendi dire Sousuke?” lei lo sfidò apertamente, sperando di vederlo perdere il controllo, invece lo vide semplicemente sorridere soddisfatto.
“Esattamente quello!” dichiarò.
“Chissà, magari quando avremo un figlio deciderò di chiamarlo così, oppure preferisci Kasshim?!” ma la domanda suonava più ironica che altro.
Lui la lasciò e si spense sulle sue labbra quel leggero sorriso che lo accompagnava sempre. Strinse i pugni lungo i fianchi e, infine, si mise le mani in tasca.
Lei si allontanò senza rancore, rilassandosi per un attimo e, come se si fosse appena risvegliata da un lungo sonno, si sentì rigenerata.

La mattina arrivò puntuale come ogni giorno e i caldi raggi le carezzarono il volto scaldando il suo viso sudato.
Si svegliò di soprassalto, ignorando l’orario tardo. Quella notte aveva sentito un voce…non una come le altre..
Quella era familiare e come vicina, però non riusciva a ricordarsi né cosa le avesse detto né di chi fosse.
Poggiò i piedi a terra, sentendo il contatto col pavimento particolarmente rigenerante per il suo corpo. Aprì di scatto la tendina trasparente del letto e intravide sulla scrivania in legno un pacco bianco con fiocco rosso.
Soppesò mentalmente le ipotesi sul mittente e concluse infine che solo uno poteva essere l’artefice. Stizzita nel constatare che aveva ragione e che quindi si era intrufolato nelle sue stanze mentre dormiva, raggiunse il bordo dello scrittoio e sfiorò con le punte delle dita il grande regalo.
Improvvisamente si rese conto della presenza di un secondo pacchetto, molto più piccolo e, senza pensarci, allungò la mano e scartò quello per primo.
Era un semplice braccialetto, probabilmente di poco valore. Eppure qualcosa le fece morire le parole in bocca e inumidire gli occhi con estrema facilità.
Un ciondolo, l’unico su quel bracciale, raffigurava un delfino azzurro, di quelli semplici e poco elaborati, più portafortuna che oggetti da mostrare.
Le scappò un singhiozzo che risuonò con violenza in quella stanza tanto vuota. Una piccola lacrima le uscì, scivolando con lentezza e delicatezza sul suo viso.
Con mani tremanti riuscì al terzo tentativo ad infilarselo al polso, rimanendolo  poi a guardare a lungo, mentre il sole creava inusuali riflessi sul piccolo animaletto di vetro.
Era accompagnato da un biglietto, scritto da una mano svelta quanto precisa.
Che la libertà sia un giorno riconquistata dal tuo spirito.
Mary.

Sorrise mentre si vestiva. Sorrise mentre sceglieva un abito in tinta col regalo. Sorrise mentre scese a colazione. E sorrise vedendo il mare in lontananza nella sua distesa blu immensa. Per la prima volta pensò che forse quel giorno sarebbe stato bello.
“Dunque ti è piaciuto il mio regalo?” con una semplice e cordiale frase le sue certezze caddero come foglie in autunno. Facilmente e velocemente.
“In verità…non ho proprio avuto il tempo di aprirlo!” suonò falsa e soddisfatta, la sua voce.
“Capisco..” lo sguardo di Leonard cadde sul suo polso, sul suo viso e infine sul suo abito.
“Simbolo di libertà, forza d’animo, intelligenza….ti si addice molto, Kaname! Anch’esso un dono di compleanno? Non mi sarà difficile immaginare da chi!”
“Non è tanto per il regalo…è più per la scelta dell’animale credo! Non vorrei mai contraddirti, ma… non è nemmeno per quello che rappresenta! Diciamo solo che mi ricorda un vecchio episodio… un piacevole momento!” la sua voce scemò lentamente, sfiorando il malinconico nel finale.
Leonard non si mosse, come se fosse inconsapevole del valore delle sue parole.
“Ora, se non ti dispiace, vorrei mangiare qualcosa!” Kaname lo oltrepassò con occhi bassi.
“Fammi sapere se il mio regalo è di tuo gradimento!” le disse senza ottenere risposta.



Massì…forse sarà conclusa in pochi capitoli…un semplice episodio autoconclusivo ambientato durante la lontananza di Sousuke e Kaname…

In realtà è mia intenzione scrivere si Sousuke e Nami, proprio per smettere di odiare così tanto quel personaggio…credo che riuscirà perfettamente ad essere la protagonista disillusa e triste di una One-shot.
Grazie mille del commento a goldi chan, l’ho molto aprezzato davvero! Spero continuerai a seguire questo piccolo progetto.
Alla prossima dunque, anche a chi volesse condividere i suoi pensieri durante la lettura..
   
 
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