Viola
“si mi ricordo! Non riuscivo a decidermi fra due completini meravigliosi!”
“ino erano identici”
“non è vero! Uno era violetto, quasi lilla, l’altro invece era viola più intenso!”
“….”
“non guardarmi così stupido!! Cosa ne vuoi capire di moda tu!”
Primo
pomeriggio.
Konoha città. Negozi visitati: 0
“non
capisco perché ti
devo accompagnare proprio io, sono cose da donne, non potevi chiedere a
Sakura?!”borbotta un irritato Shikamaru con le mani in tasca,
qualche passo
dietro a una Ino radiosa e saltellante.
“vero”
disse lei
fermandosi. Il ragazzo si bloccò interdetto: Ino Yamanaka
gli stava forse dando
ragione? Avrebbe avuto pietà di lui e lo avrebbe mandato a
casa? La bionda si
volto di scatto con un indice alzato vicino
al viso “ma tu trasporti più peso!”
Il ragazzo lasciò cadere la testa sul petto mentre un aura nera lo avvolgeva. Che illuso se credeva di poterla scampare e rassegnato si portò al fianco della giovane kunoichi.
Pomeriggio inoltrato. Sempre Konoha città. Negozi visitati: 21 Prodotti negozio attuale: scarpe.
Ino
correva da una
parte all’altra del negozio, posando ogni scarpa che le
sembrasse meno bella di
quella un metro più in la. Dopo qualche minuto
cinguettò “ti piacciono queste
Shika??” esibendosi in una passerella che lasciò
tutti i clienti ammaliati, con
un paio di tacchi vertiginosi ai piedi, che le esaltavano ancora di
più le
gambe snelle.
La
gente intorno alla
bionda si voltò alla ricerca del ragazzo interpellato. Da
dietro una montagna
di sacchetti e scatole messe pericolosamente in bilico una
sull’altra un ciuffo
di capelli neri fece capolino, accompagnato da una voce alquanto
indisposta.
“seccatura
come credi
che possa vederti con queste cose in mano??!!”
“eddddaiiii
Shikaaaaaa!” lo implorò lei mettendosi in una posa
statuaria. Il ragazzo riuscì
ad aprirsi una fessura tra il sacchetto della profumeria e la scatola
della
gioielleria e vedendola per
poco rischiò
di compromettere l’equilibrio precario della sua costruzione,
che si portava
dietro dalle 2 del pomeriggio.
“levati
quei cosi e
andiamo via” disse notando infastidito che tutti la
mangiavano con gli occhi,
di certo il suo abitino bianco da ballerina, per quanto semplice, non
collaborava. “ma Shika non ti piaccio? Mi stanno
così male?” domandò lei seria.
“assolutamente.
Malissimo. Ora andiamo. Muoviti.” Espose ancora
più serio a monosillabi,
fulminando tutti quelli intorno a lei che intercettavano il suo
sguardo.
Fuori
dal negozio.
“non
capisco perché non
ti piacevano quei tacchi bellissimi, il commesso diceva che mi stavano
benissimo” disse lei col visino corrucciato
“il commesso? Quale, quello alto? È un incompetente, vedrai che domani non ci lavorerà più lì.” Disse come se stesse appuntando una cosa da fare più che esprimere un parere critico.
Pomeriggio tardo. Negozi visitati: 46 Negozio attuale: intimo.
“io
li dentro non ci
metto piede” affermò.
“
Shikamaru non fare
il bambino!” e lo trascinò dentro con un braccio.
Il
ragazzo riuscì a
posare le “cosine” che Ino aveva comprato in un
angolo del locale e si era
seduto su un puff messo lì per gli ospiti. Ino era in
camerino. Si sarebbe
provata solo una cosa, niente discussioni.
“Ino
hai fatto? Dai
ora basta, torniamo a casa, non ce la faccio più, ho male
alle braccia, ai
piedi, alla testa, per non parlare della schiena che non me la sento
più,
questo è l’ultimo cambio che fai siamo intesi? Non
ho intenzioni di
sopporta-a-a” panico. Ino? Si era lei. Ed era semi-nuda
davanti a lui. Cosa
diavolo ci faceva seminuda davanti a lui?!
“non
so Shika non
credo che questo colore mi si addica, ho bisogno di un tuo parere. A
proposito
cosa stavi dicendo?” chiese angelica lei, come se presentarsi
così davanti a
lui fosse la cosa più naturale del mondo.
“Che
restiamo quanto
vuoi” proclamò il giovane, prima di cercare un
commesso e chiedergli in quante
sfumature di viola fornivano i loro prodotti.
“e comunque senza di te non avrei saputo scegliere! C’erano così tanti modelli oltre a quei due” ribadì Ino sforzandosi di ricordare quel giorno più vividamente.
“avrei lasciato il posto a qualcun altro ma probabilmente mi avresti legato alla sedia se avessi osato disubbidire” disse lui in tono rassegnato “in pratica mi hai costretto, è stata proprio una seccatura immensa” concluse mentre un angolo della sua bocca si curvava in un ghigno.