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Autore: BellaJey    24/01/2010    3 recensioni
Il quinto libro della saga di twilight secondo il mio punto di vista. Tutto va avanti per il meglio fino a quando, una notte, degli sconosciuti avviano un processo che si concluderà solo con la sofferenza, con le lacrime e con la vendetta. Spero di avervi incuriosito...please recensite!! P.S. siate gentili...è la mia prima ff
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Risposte alle recensioni

 

trettra: mi dispiace ma il viaggio in italia sarà rimandato per alcuni problemi non trascurabili...spero che anche questo capitolo ti piaccia!!! Morsotti...aspetto una tua recensione!!!

 

Chanellina94: ahahahahah!!! Ogni tua recensione mi fa morire dal ridere!!! Dovresti andare a combattere in Vietnam/Iraq/Iran e chi + ne ha più ne metta...altro che Bin Laden...Comunque sn contenta che la mia storia ti renda così “attiva” XD!!! Non vedo l’ora di leggere la tua recensione a questo capitolo!!!Morsotti!




Intorno a me tutto era nero. Non percepivo più niente, come se stessi sospesa in un baratro infinito e buio, con la differenza che non sentivo intorno a me la presenza di nulla, neanche il rumore lieve del vento, o il sibilo della mia inesorabile caduta, o l’odore della roccia, dell’erba o di qualunque altra cosa. Non sentivo nemmeno il mio corpo.

C’era solo buio. Buio e niente altro.

Avevo paura, tantissima paura, ma non sapevo il motivo di tutto questo terrore che provavo. O meglio, lo sapevo ma non riuscivo a trovarlo nella mia mente annebbiata.

 

Ricordavo solo una cosa, un volto sbiadito che galleggiava indisturbato e leggero davanti ai miei occhi chiusi, nell’immenso buio che mi circondava.

Era un volto bellissimo, di un uomo, perfettamente squadrato, bianco come il latte. Era contornato da capelli bronzei arruffati.

Morbidi. Morbidi? Non li toccavo, ma sapevo che era così; come se i miei palmi, la mia pelle ricordasse quel contatto magnifico.

Il volto era la casa di un naso perfetto e dritto, due occhi dorati e dolci che mi fissavano e che facevano battere il mio...cosa?

Cos’era quel rumore, così lontano? Era famigliare, ma sapevo che non poteva appartenermi. Quella luce magnifica che veniva da quegli occhi così dolci mi faceva sentire bene, ma non abbastanza per portarmi via da quelle tenebre. Rimaneva lì imprigionata nel contorno di quegli occhi stupendi, ma non illuminava niente all’infuori di se stessa. Volevo raggiungerla, ma non sapevo come.

Sotto quegli occhi, sotto la linea perfetta del naso c’erano due labbra strette incurvate leggermente di lato. Erano così belle, rosse.

Avevano un sapore magnifico, sublime. Sapore? Che significava quella parola? Non lo ricordavo. Percepivo nella mia mente un impulso che mi faceva capire che quelle labbra avevano un sapore meraviglioso e che...mi mancava.

E poi, quel sorriso. Una malinconia mi invase accompagnata dal un dolore che mi trafiggeva il petto come mille lame ghiacciate e taglienti. Non percepivo il resto del mio corpo, ma sentivo benissimo il dolore che mi percuoteva intensamente il petto.

 

Di colpo quello stupendo sorriso svanì facendo spazio a un’espressione che inondò tutto il viso fino ad arrivare agli occhi, che divennero freddi e...delusi.

< Bella... > una voce melodiosa inondò tutto lo spazio infinito intorno a me e rimbombò nelle mie orecchie dandomi sollievo e fuoriuscendo dalle labbra del volto che si trovava davanti a me. Era bellissimo poterla riascoltare, dopo chissà quanto tempo, ma era dura e severa e... delusa.

< Bella...mi hai deluso. Pensavo fossi un’altra persona. Il mio è stato un enorme sbaglio. Non avrei dovuto sposare una persona del genere. Mi hai deluso...>

No! Perché diceva così? Edward...no.

Quelle parole mi ferirono in un modo spaventoso. Se solo avessi trovato le mia labbra avrei urlato per il dolore che quella frase mi aveva inferto.

 

Mi hai deluso...mi hai deluso...mi hai deluso...mi hai deluso...mi hai deluso...mi hai deluso...

 

Quelle parole continuavano a rimbombarmi intorno e trafiggendomi ogni volta con una lama ghiacciata che faceva bruciare il vuoto che sentivo dentro.

Perché? Tutto quello non poteva essere reale...non poteva...non...

 

D’improvviso tutto prese fuoco. Le fiamme lambirono quel volto magnifico e lo cancellarono dalla mia vista. Arrivarono a me e mi cominciarono a scottare.

Facevano male, mi bruciavano ovunque, mi scioglievano, mi trafiggevano d’improvviso facendomi sussultare, allargavano sempre di più la voragine che sentivo all’interno e la facevano sanguinare.

 

Poi...il buio.

 

 

 

Come se mi stessi svegliando riaprii i miei occhi che restavano comunque chiusi. Intorno a me non c’era più il buio, ma una sala luminosa e circolare. Era fatta interamente di marmo e sull’altra estremità rispetto a dove mi trovavo io c’erano tre troni d’oro. Mi sentivo spaesata e spaventata da quel posto così famigliare, ma anche così...maledetto.

 

La stanza cominciò a girare velocemente facendo confondere tutti i contorni. Poi di colpo tutto si fermò e io fui catapultata a pochi centimetri da trono centrale, che però non era più vuoto. C’era un uomo, la pelle lattea e trasparente, i capelli corvini e lunghi fino alle spalle e gli occhi di un rosso intenso. Mi fissava con un sorrisetto soddisfatto e falsamente dispiaciuto.

< Isabella, cara. Non hai ancora preso una decisione? Beh...il tempo è scaduto e noi abbiamo fretta. Quindi procederemo come avremmo dovuto fare sin dall’inizio >.

Non capivo le sue parole, ero confusa. Lui lo capì e mi fece segno di voltarmi. Lo feci.

 

Al centro della sala c’erano numerosi vampiri che riconobbi immediatamente: la mia famiglia.

Erano divisi. Da una parte c’erano Carlisle e Esme, Emmett e Rose, Jasper ed Alice. Dall’altra c’era solo una persona: Edward.

Ancora non riuscivo a capire, cosa significava tutto quello?

< Non hai saputo decidere se salvare la vita al tuo amore o al resto della tua famiglia, e per questo... > Aro mi fissò con un’espressione divertita in viso < Per questo moriranno tutti quanti >.

A quelle parole fui invasa dalla paura più pura e urlai. Urlai. Urlai. Urlai con tutta la voce che avevo in corpo.

Edward e il resto della mia famiglia mi guardava triste e prima che le loro vite venissero stroncate dai loro occhi scivolò una lacrima.

 

La stanza divenne lunghissima e loro erano lontanissimi da me. Vidi le schiere di vampiri avvicinarsi alla mia famiglia e al mio Edward e farli a pezzi ridendo.

No! NOOOOOOOOOO!

Cominciai a correre, ma più correvo più la stanza diventava lunga e più le urla di dolore diventavano più forti.

Una nuvola di fumo si innalzò dall’incendio che si era creato nella stanza e sentii delle braccia tenermi ferma come per impedirmi di andare verso il falò.

 

Urlai e piansi come una disperata, la quale ero. Poi la stanza tornò alle dimensioni precedenti. Il fuoco era spento, ma a terra giacevano i corpi dilaniati delle persone che amavo.

 

Carlisle...Emmett...Rose...Jasper...Esme...Alice... I loro corpi erano distrutti e bruciati. Mi inginocchiai e cominciai a piangere e urlare per il dolore che mi attanagliava lo stomaco e il cuore.

Poi qualcosa mi fece riaprire gli occhi che avevo chiuso per privare la mia vista di quello scempio orribile.

Dietro di me c’era un letto con le coperte color porpora. Mi alzai lentamente per vedere chi vi era disteso.

Il mio cuore scomparve, ucciso dall’immagine che mi si era parata davanti.

Vestito di nero, con gli occhi chiusi, immobile e bellissimo mio marito giaceva morto sul quel letto morbido.

Mi avvicinai fino a sfiorargli il viso, a quel tocco mi pietrificai. Non era più caldo, ma freddissimo, anche per la mia pelle di vampira. Mi inginocchiai vicino la sua testa e cominciai a versare lacrime di sangue sul cuscino.

Mio marito non c’era più, era sparito, scomparso dalla mia vita, dalla mia esistenza, e si era portato via il mio cuore, la mia anima, il mio respiro, la mia luce, il mio mondo, la mia felicità, la mia gioia. Si era portato via tutto.

Sentii i miei singhiozzi infrangersi sulle pareti della stanza testimone del mio dolore e della fine della mia ragione di vita. I miei lamenti di dolore rimbombavano e si ripetevano all’infinito intorno a me.

Tutto quel dolore che provavo, tutte quelle lacrime che i miei occhi stavano versando, tutte quelle spade affilate che mi trapassavano da parte a parte il cuore caduto che moriva nel mio petto. Tutto era scaturito dalla morte della persona più importante della mia esistenza.

 

Ora che era sparito anche lui la mia vita non aveva alcun senso. Il dolore di questa perdita si accumulò a quella della mia famiglia adottiva e di mia figlia e a quella del mio migliore amico.

Ero sola. Avevo paura, una paura enorme di non riuscire a raggiungere la mia famiglia. Avevo paura di rimanere per sempre a soffrire senza che niente potesse lenire il mio dolore. Avevo paura che tutto quello fosse reale, che non fosse un sogno, che fosse un incubo. Ma come potevo pretendere che tutto quello fosse soltanto un incubo? I vampiri non potevano averne.

 

I miei occhi tornarono a guardare quel viso meraviglioso che ormai non avrebbe avuto più nessuna emozione dipinta sopra, nessun sorriso luminoso, nessuna risata che lo accompagnava. Non avrebbe avuto più niente di tutto questo, mai più, per l’eternità.

 

Poi pian piano le mani e i piedi cominciarono a sbiadire, fino a sparire del tutto. Tutto il corpo se ne andava, si dissolveva in una polvere dorata che aleggiava nell’aria intorno a me. L’ultima cosa che vidi di mio marito furono gli occhi chiusi e poi più niente.

 

Poi...il buio.

Le tenebre erano tornate.



  
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