Risposte
alle
recensioni
trettra:
mi
dispiace ma il viaggio in italia sarà rimandato per alcuni
problemi non trascurabili...spero che anche questo capitolo ti
piaccia!!! Morsotti...aspetto
una tua recensione!!!
Chanellina94:
ahahahahah!!!
Ogni tua recensione mi fa morire dal ridere!!! Dovresti
andare a combattere in Vietnam/Iraq/Iran e chi + ne ha più
ne metta...altro che
Bin Laden...Comunque sn contenta che la mia storia ti renda
così “attiva” XD!!!
Non vedo l’ora di leggere la tua recensione a questo
capitolo!!!Morsotti!
Intorno a me tutto
era nero. Non percepivo più niente, come se stessi sospesa
in un baratro
infinito e buio, con la differenza che non sentivo intorno a me la
presenza di
nulla, neanche il rumore lieve del vento, o il sibilo della mia
inesorabile
caduta, o l’odore della roccia, dell’erba o di
qualunque altra cosa. Non
sentivo nemmeno il mio corpo.
C’era solo
buio.
Buio e niente altro.
Avevo paura,
tantissima
paura, ma non sapevo il motivo di tutto questo terrore che provavo. O
meglio,
lo sapevo ma non riuscivo a trovarlo nella mia mente annebbiata.
Ricordavo solo una
cosa, un volto sbiadito che galleggiava indisturbato e leggero davanti
ai miei
occhi chiusi, nell’immenso buio che mi circondava.
Era un volto
bellissimo, di un uomo, perfettamente squadrato, bianco come il latte.
Era
contornato da capelli bronzei arruffati.
Morbidi. Morbidi?
Non li toccavo, ma sapevo che era così; come se i miei
palmi, la mia pelle
ricordasse quel contatto magnifico.
Il volto era la
casa di un naso perfetto e dritto, due occhi dorati e dolci che mi
fissavano e
che facevano battere il mio...cosa?
Cos’era quel
rumore, così lontano? Era famigliare, ma sapevo che non
poteva appartenermi. Quella luce
magnifica che
veniva da quegli occhi così dolci mi faceva sentire bene, ma
non abbastanza per
portarmi via da quelle tenebre. Rimaneva lì imprigionata nel
contorno di quegli
occhi stupendi, ma non illuminava niente all’infuori di se
stessa. Volevo
raggiungerla, ma non sapevo come.
Sotto quegli
occhi, sotto la linea perfetta del naso c’erano due labbra
strette incurvate
leggermente di lato. Erano così belle, rosse.
Avevano un sapore
magnifico, sublime. Sapore? Che significava quella parola? Non lo
ricordavo.
Percepivo nella mia mente un impulso che mi faceva capire che quelle
labbra
avevano un sapore meraviglioso e
che...mi mancava.
E poi, quel
sorriso. Una malinconia mi invase accompagnata dal un dolore che mi
trafiggeva
il petto come mille lame ghiacciate e taglienti. Non percepivo il resto
del mio
corpo, ma sentivo benissimo il dolore che mi percuoteva intensamente il
petto.
Di colpo quello
stupendo sorriso svanì facendo spazio a
un’espressione che inondò tutto il viso
fino ad arrivare agli occhi, che divennero freddi e...delusi.
< Bella...
> una voce melodiosa
inondò tutto lo spazio
infinito intorno a me e rimbombò nelle mie orecchie dandomi
sollievo e
fuoriuscendo dalle labbra del volto che si trovava davanti a me. Era
bellissimo
poterla riascoltare, dopo chissà quanto tempo, ma era dura e
severa e...
delusa.
< Bella...mi
hai deluso. Pensavo fossi
un’altra persona. Il mio è stato un enorme
sbaglio. Non avrei dovuto sposare
una persona del genere. Mi hai deluso...>
No! Perché
diceva
così? Edward...no.
Quelle parole mi
ferirono in un modo spaventoso. Se solo avessi trovato le mia labbra
avrei
urlato per il dolore che quella frase mi aveva inferto.
Mi hai deluso...mi hai
deluso...mi hai
deluso...mi hai deluso...mi hai deluso...mi hai deluso...
Quelle parole
continuavano a rimbombarmi intorno e trafiggendomi ogni volta con una
lama
ghiacciata che faceva bruciare il vuoto che sentivo dentro.
Perché?
Tutto
quello non poteva essere reale...non poteva...non...
D’improvviso
tutto
prese fuoco. Le fiamme lambirono quel volto magnifico e lo cancellarono
dalla
mia vista. Arrivarono a me e mi cominciarono a scottare.
Facevano male, mi
bruciavano ovunque, mi scioglievano, mi trafiggevano
d’improvviso facendomi
sussultare, allargavano sempre di più la voragine che
sentivo all’interno e la
facevano sanguinare.
Poi...il buio.
Come se mi stessi
svegliando riaprii i miei occhi che restavano comunque chiusi. Intorno
a me non
c’era più il buio, ma una sala luminosa e
circolare. Era fatta interamente di
marmo e sull’altra estremità rispetto a dove mi
trovavo io c’erano tre troni
d’oro. Mi sentivo spaesata e spaventata da quel posto
così famigliare, ma anche
così...maledetto.
La stanza
cominciò
a girare velocemente facendo confondere tutti i contorni. Poi di colpo
tutto si
fermò e io fui catapultata a pochi centimetri da trono
centrale, che però non
era più vuoto. C’era un uomo, la pelle lattea e
trasparente, i capelli corvini
e lunghi fino alle spalle e gli occhi di un rosso intenso. Mi fissava
con un sorrisetto
soddisfatto e falsamente dispiaciuto.
< Isabella,
cara. Non hai ancora preso
una decisione? Beh...il tempo è scaduto e noi abbiamo
fretta. Quindi
procederemo come avremmo dovuto fare sin dall’inizio >.
Non capivo le sue
parole, ero confusa. Lui lo capì e mi fece segno di
voltarmi. Lo feci.
Al centro della
sala c’erano numerosi vampiri che riconobbi immediatamente:
la mia famiglia.
Erano divisi. Da
una parte c’erano Carlisle e Esme, Emmett e Rose, Jasper ed
Alice. Dall’altra
c’era solo una persona: Edward.
Ancora non
riuscivo a capire, cosa significava tutto quello?
< Non hai
saputo decidere se salvare la
vita al tuo amore o al resto della tua famiglia, e per questo...
> Aro mi
fissò con un’espressione divertita
in viso < Per questo moriranno tutti
quanti >.
A quelle parole
fui invasa dalla paura più pura e urlai. Urlai. Urlai. Urlai
con tutta la voce
che avevo in corpo.
Edward e il resto
della mia famiglia mi guardava triste e prima che le loro vite
venissero
stroncate dai loro occhi scivolò una lacrima.
La stanza divenne
lunghissima e loro erano lontanissimi da me. Vidi le schiere di vampiri
avvicinarsi alla mia famiglia e al mio Edward e farli a pezzi ridendo.
No! NOOOOOOOOOO!
Cominciai a
correre, ma più correvo più la stanza diventava
lunga e più le urla di dolore
diventavano più forti.
Una nuvola di fumo
si innalzò dall’incendio che si era creato nella
stanza e sentii delle braccia
tenermi ferma come per impedirmi di andare verso il falò.
Urlai e piansi
come una disperata, la quale ero. Poi la stanza tornò alle
dimensioni
precedenti. Il fuoco era spento, ma a terra giacevano i corpi dilaniati
delle
persone che amavo.
Carlisle...Emmett...Rose...Jasper...Esme...Alice...
I loro corpi erano distrutti e bruciati. Mi inginocchiai e cominciai a
piangere
e urlare per il dolore che mi attanagliava lo stomaco e il cuore.
Poi qualcosa mi
fece riaprire gli occhi che avevo chiuso per privare la mia vista di
quello
scempio orribile.
Dietro di me
c’era
un letto con le coperte color porpora. Mi alzai lentamente per vedere
chi vi
era disteso.
Il mio cuore
scomparve, ucciso dall’immagine che mi si era parata davanti.
Vestito di nero,
con gli occhi chiusi, immobile e bellissimo mio marito giaceva morto
sul quel
letto morbido.
Mi avvicinai fino
a sfiorargli il viso, a quel tocco mi pietrificai. Non era
più caldo, ma
freddissimo, anche per la mia pelle di vampira. Mi inginocchiai vicino
la sua
testa e cominciai a versare lacrime di sangue sul cuscino.
Mio marito non
c’era più, era sparito, scomparso dalla mia vita,
dalla mia esistenza, e si era
portato via il mio cuore, la mia anima, il mio respiro, la mia luce, il
mio
mondo, la mia felicità, la mia gioia. Si era portato via
tutto.
Sentii i miei
singhiozzi infrangersi sulle pareti della stanza testimone del mio
dolore e
della fine della mia ragione di vita. I miei lamenti di dolore
rimbombavano e
si ripetevano all’infinito intorno a me.
Tutto quel dolore
che provavo, tutte quelle lacrime che i miei occhi stavano versando,
tutte
quelle spade affilate che mi trapassavano da parte a parte il cuore
caduto che
moriva nel mio petto. Tutto era scaturito dalla morte della persona
più
importante della mia esistenza.
Ora che era
sparito anche lui la mia vita non aveva alcun senso. Il dolore di
questa
perdita si accumulò a quella della mia famiglia adottiva e
di mia figlia e a
quella del mio migliore amico.
Ero sola. Avevo
paura, una paura enorme di non riuscire a raggiungere la mia famiglia.
Avevo
paura di rimanere per sempre a soffrire senza che niente potesse lenire
il mio
dolore. Avevo paura che tutto quello fosse reale, che non fosse un
sogno, che
fosse un incubo. Ma come potevo pretendere che tutto quello fosse
soltanto un
incubo? I vampiri non potevano averne.
I miei occhi
tornarono a guardare quel viso meraviglioso che ormai non avrebbe avuto
più
nessuna emozione dipinta sopra, nessun sorriso luminoso, nessuna risata
che lo
accompagnava. Non avrebbe avuto più niente di tutto questo,
mai più, per
l’eternità.
Poi pian piano le
mani e i piedi cominciarono a sbiadire, fino a sparire del tutto. Tutto
il
corpo se ne andava, si dissolveva in una polvere dorata che aleggiava
nell’aria
intorno a me. L’ultima cosa che vidi di mio marito furono gli
occhi chiusi e
poi più niente.
Poi...il buio.
Le tenebre erano
tornate.