Sylar : “ Dopotutto è il college no? “
Ma quel bacio, dato
solo per scavare nei posti più profondi della mente di Claire, si trasformò in
qualcosa di diverso, aveva visto quello che la stessa Claire rifiutava di vedere
in se stessa, la paura, il rancore, la frustrazione, si sentiva sola anche lei,
orfana, tradita dall’ uomo che l’ aveva cresciuta, nemmeno Gretchen era una
persona di cui potersi fidare, sola, sola come anche lui lo era, solo che Sylar
l’ aveva accettato, Claire invece tentava di fingere che tutto andasse bene,
anche se era la prima a no credere a quell’ enorme bugia.
Il corpo di Sylar
cominciò a riscaldarsi, sentì il suo volto prendere fuoco, staccò per un
istante le sue labbra da quelle della ragazza senza nemmeno aprire gli occhi ma
subito fu attirato da quelle della ragazza. Il peso del suo corpo era tutto
sulle gambe e sul braccio sinistro che sembrava troppo grande per stare in
quella manica di giubbotto mentre con la mano destra le aveva cinto il collo.
Non capiva cosa
stava succedendo, sembrava intrappolato dal suo stesso potere, non riusciva a
distaccare le sue labbra da quelle di Claire, la sua mente era un groviglio di
pensieri che non riusciva a decifrare, erano i suoi pensieri o quelli di Claire?
O quelli di entrambi uniti in un groviglio in districabile. Poi finalmente
riuscì ad interpretare una delle frasi
che riecheggiavano piano e allo stesso tempo confusamente nella sua testa : “
non lo stai usando” . All’ inizio non capì ma poi pian piano si rese conto di
aver liberato già da tempo Claire dalla sua stretta sovrannaturale, allora
perché lei non si stava opponendo? Perché ricambiava quel bacio?
Finalmente si
staccò da lei, le labbra ancora vicine a quelle di Claire, aprì piano gli occhi
e qualche secondo dopo anche lei fece lo stesso. Nei loro occhi si poteva
vedere lo stupore, la paura, entrambi non capivano cosa fosse successo.
Mentre si
guardavano Sylar provò una fitta atroce al braccio, era una bella sensazione
provare di nuovo dolore ma il piacere non impedì al suo viso di contrarsi in
una smorfia di dolore e alla sua bocca di emettere un gemito. Guardò il
tatuaggio, non si era mosso, era sempre li fermo, non capiva.
Si mise a sedere e
lo stesso fece Claire, lui con il volto assorto mentre con la mano sinistra
teneva il braccio in una stretta come se volesse togliere il tatuaggio a forza
di graffi ma nello stesso tempo volesse tenerlo li e avesse paura che, come era
comparso, così scomparisse, mentre Claire rannicchiata con le mani nei capelli
tentava di capire cosa le fosse preso.
Insomma avrebbe
dovuto provare disgusto per lui, le aveva messo le mani nel cervello, strappato
via la dignità, ucciso il suo padre biologico e centinaia di altre persone e
quasi ucciso il suo padre adottivo, perché non gli aveva infilato la matita
nell’ occhio come aveva pensato di fare? Certamente non solo aveva visto i suoi
pensieri ma l’ aveva obbligata a soccombergli, allora perché ora che lui era
così assorto nei suoi pensieri e nemmeno si sfioravano non riusciva a trovare
ne la forza ne il desiderio di ferirlo e scappare? Perché voleva solo restare
li e sentire il suo profumo?