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Autore: Naomi    27/01/2010    2 recensioni
Dopotutto è il college no?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claire Bennet, Sylar
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

La gamba di Claire vibrò e le fece distogliere i pensieri da quello che era accaduto, rispose senza badare al numero che la stava chiamando

“Pronto?”

“Orsacchiotta…”

“Papà, ti ho detto che ho bisogno di elaborare il lutto.” Disse lei in tono secco.

“Orsacchiotta, so di averti deluso, so che avrei dovuto dirti la verità dall’ inizio ma devi ascoltarmi, è per il tuo bene!”

“Okay papà dimmi”

“Si tratta di Samuel, sta organizzando qualcosa di molto pericoloso, non sappiamo cosa ma vuole anche te, devi stare lontano da lui! E’ molto pericoloso.”

“Samuel?”

A quel nome Sylar sussultò e guardò nella direzione di Claire con attenzione tentando di cogliere frammenti della conversazione.

“Si Samuel!”

“Okay, ciao papà”

“Ciao orsacchiotta”

Claire riattaccò e si rimise il cellulare in tasca, voleva alzarsi eppure non ce la faceva, provò a muoversi ma niente.

Sylar l’ aveva bloccata di nuovo, le si avvicinò e  sussurrando nell’ orecchio le chiese che cosa volesse Noah.

Claire rabbrividì nel sentire quelle parole dette in modo così minaccioso “Voleva solo avvertirmi di stare attenta”

“Attenta a cosa ragazzina?” mormorò Sylar

“Attenta a  Samuel”

“E’ lui che mi ha portata da te – disse Sylar più calmo – insomma è lui che mi ha fatto uscire il tatuaggio, tu sei l’ unica che può aiutarmi e dalla chiamata di tuo padre credo che ti serva il mio aiuto”

“Non ho bisogno di te. Non ho paura Di Samuel”

“Oh ne dovresti avere invece - sussurrò Sylar - ti rigeneri ragazzina, ma non puoi difenderti contro tutti loro, non riusciresti a impedir loro di portarti nel Luna Park”

Claire rimase in silenzio per qualche minuto

‘Dopotutto ha ragione’ pensò ‘ma è Sylar..’

“ Hei ragazzina non è buona educazione parlare male della gente, ma sono contento che tu abbia capito di aver bisogno di me”

“Come hai…” Esclamò Claire fermandosi appena vide la mano di lui che gli stringeva il braccio.

“Non è corretto leggere nella mente lo sai vero? Ah già tu sei Sylar, l’assassino che non ha risparmiato nemmeno sua madre”

A quelle parole Sylar si alzò di scatto e con un semplice gesto della mano scaraventò a terra Claire che andò a sbattere contro un tavolo strappandosi la maglietta e ferendosi ad un fianco, non sentì dolore, si rialzò e mentre la ferita che aveva perso poco sangue si rimarginava guardò Sylar negli occhi e vide in lui qualcosa che prima non aveva mai visto e che mai si sarebbe sognata di poter vedere. Sylar si sentiva in colpa, ma non riuscì a capire se era per averla scaraventata dal divano o dal ricordo di essere un assassino e non un semplice assassino, no! Era un matricida.

Claire si avvicinò piano e Sylar, ad ogni passo della ragazza stringeva di più i pugni, sembrava arrabbiato, ma non riusciva a fare niente, lei, con uno sguardo di disprezzo gli indicò di seguirla e insieme si diressero verso la biblioteca dell’ università.

 

Quando arrivarono Claire si sedette su una poltrona e Sylar si mise a sedere accanto a lei.

Rimasero in silenzio a lungo, sia lei che lui avevano la testa troppo occupata a metabolizzare ciò che era successo prima per riuscire a concentrarsi interamente su altro, così dopo una mezz’ ora passata a guardarsi con la coda dell’ occhio e a tentare di non incappare in uno di quegli sguardi brevi,  intensi e molto imbarazzanti, Claire comunicò a Sylar che aveva bisogno di una doccia per concentrarsi e lo stesso disse lui, si sarebbero incontrati li un ora dopo.

 

Sotto la doccia Claire non riuscì a rilassarsi, pensò a quello che era successo in quell’ aula, il bacio, la strana reazione di Sylar, il suo tatuaggio, il loro accordo. Aiutare Sylar a ritrovare se stesso, come poteva lei, che aveva avuto bisogno dell’ aiuto di Zach per convincersi di non essere un mostro, aiutare Sylar a tornare quello di prima? Forse poteva solo parlargli, come aveva fatto con lei il suo amico o forse non avrebbe potuto, d'altronde Sylar era un mostro, come poteva aiutarlo a tornare la persona malvagia che era stata, l assassino di tutte quelle persone, compreso suo padre.

Ma forse era Gbriel Gray a voler riapparire, non il vecchio Sylar, e considerando che non era più capace di uccidere si trovava gia a metà strada.

Avrebbe voluto chiedere aiuto a suo padre o magari a Peter, ma non poteva, era ancora arrabbiata con suo padre e Peter avrebbe ucciso Sylar, o almeno ci avrebbe provato.

Era sola… sola… questa parola riecheggiò per molto tempo nella sua mente.

 

Arrivò in ritardo all’ appuntamento con Sylar e si sedette senza dire neinte.

Anche lui rimase in silenzio per qualche minuto mentre fissava la strana ragazza che in una sola giornata gli aveva fatto provare tutte quelle sensazioni.

“Parlami di te – disse Claire – da quando tutta questa storia è cominciata”

Sylar cominciò a parlare, di sua madre di come l’aveva uccisa e di come da allora avesse ucciso tutte quelle persone, parlò dell’ omicidio di Nathan e Claire provò una fitta di dolore al pensiero di suo padre. Sylar continuò a parlare della sua vita nella mente di Matt Parkman e di come fosse riuscito a tornare nel suo corpo e riprendere in mano le redini della sua vita ma come da allora non era più lo stesso. Arrivò poi a parlare di Samuel e di come fosse comparso il tatuaggio.

Quando finì Claire rimase in silenzio, quella vita non sarebbe mai finita. La sofferenza, i problemi, sarebbero continuati all’ infinito ma forse se Gabriel sarebbe tornato al posto di Sylar ci sarebbe stato un problema in meno. Lo avrebbe aiutato. Ma non era con lei a dover parlare.

  
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