La gamba di Claire
vibrò e le fece distogliere i pensieri da quello che era accaduto, rispose
senza badare al numero che la stava chiamando
“Pronto?”
“Orsacchiotta…”
“Papà, ti ho detto
che ho bisogno di elaborare il lutto.” Disse lei in tono secco.
“Orsacchiotta, so
di averti deluso, so che avrei dovuto dirti la verità dall’ inizio ma devi
ascoltarmi, è per il tuo bene!”
“Okay papà dimmi”
“Si tratta di
Samuel, sta organizzando qualcosa di molto pericoloso, non sappiamo cosa ma
vuole anche te, devi stare lontano da lui! E’ molto pericoloso.”
“Samuel?”
A quel nome Sylar
sussultò e guardò nella direzione di Claire con attenzione tentando di cogliere
frammenti della conversazione.
“Si Samuel!”
“Okay, ciao papà”
“Ciao orsacchiotta”
Claire riattaccò e
si rimise il cellulare in tasca, voleva alzarsi eppure non ce la faceva, provò
a muoversi ma niente.
Sylar l’ aveva
bloccata di nuovo, le si avvicinò e
sussurrando nell’ orecchio le chiese che cosa volesse Noah.
Claire rabbrividì
nel sentire quelle parole dette in modo così minaccioso “Voleva solo avvertirmi
di stare attenta”
“Attenta a cosa
ragazzina?” mormorò Sylar
“Attenta a Samuel”
“E’ lui che mi ha
portata da te – disse Sylar più calmo – insomma è lui che mi ha fatto uscire il
tatuaggio, tu sei l’ unica che può aiutarmi e dalla chiamata di tuo padre credo
che ti serva il mio aiuto”
“Non ho bisogno di
te. Non ho paura Di Samuel”
“Oh ne dovresti
avere invece - sussurrò Sylar - ti rigeneri ragazzina, ma non puoi difenderti
contro tutti loro, non riusciresti a impedir loro di portarti nel Luna Park”
Claire rimase in
silenzio per qualche minuto
‘Dopotutto ha
ragione’ pensò ‘ma è Sylar..’
“ Hei ragazzina non
è buona educazione parlare male della gente, ma sono contento che tu abbia
capito di aver bisogno di me”
“Come hai…” Esclamò
Claire fermandosi appena vide la mano di lui che gli stringeva il braccio.
“Non è corretto
leggere nella mente lo sai vero? Ah già tu sei Sylar, l’assassino che non ha
risparmiato nemmeno sua madre”
A quelle parole
Sylar si alzò di scatto e con un semplice gesto della mano scaraventò a terra
Claire che andò a sbattere contro un tavolo strappandosi la maglietta e ferendosi
ad un fianco, non sentì dolore, si rialzò e mentre la ferita che aveva perso
poco sangue si rimarginava guardò Sylar negli occhi e vide in lui qualcosa che
prima non aveva mai visto e che mai si sarebbe sognata di poter vedere. Sylar
si sentiva in colpa, ma non riuscì a capire se era per averla scaraventata dal
divano o dal ricordo di essere un assassino e non un semplice assassino, no!
Era un matricida.
Claire si avvicinò
piano e Sylar, ad ogni passo della ragazza stringeva di più i pugni, sembrava
arrabbiato, ma non riusciva a fare niente, lei, con uno sguardo di disprezzo
gli indicò di seguirla e insieme si diressero verso la biblioteca dell’
università.
Quando arrivarono
Claire si sedette su una poltrona e Sylar si mise a sedere accanto a lei.
Rimasero in
silenzio a lungo, sia lei che lui avevano la testa troppo occupata a
metabolizzare ciò che era successo prima per riuscire a concentrarsi
interamente su altro, così dopo una mezz’ ora passata a guardarsi con la coda
dell’ occhio e a tentare di non incappare in uno di quegli sguardi brevi, intensi e molto imbarazzanti, Claire comunicò
a Sylar che aveva bisogno di una doccia per concentrarsi e lo stesso disse lui,
si sarebbero incontrati li un ora dopo.
Sotto la doccia
Claire non riuscì a rilassarsi, pensò a quello che era successo in quell’ aula,
il bacio, la strana reazione di Sylar, il suo tatuaggio, il loro accordo.
Aiutare Sylar a ritrovare se stesso, come poteva lei, che aveva avuto bisogno
dell’ aiuto di Zach per convincersi di non essere un mostro, aiutare Sylar a
tornare quello di prima? Forse poteva solo parlargli, come aveva fatto con lei
il suo amico o forse non avrebbe potuto, d'altronde Sylar era un mostro, come
poteva aiutarlo a tornare la persona malvagia che era stata, l assassino di
tutte quelle persone, compreso suo padre.
Ma forse era Gbriel
Gray a voler riapparire, non il vecchio Sylar, e considerando che non era più
capace di uccidere si trovava gia a metà strada.
Avrebbe voluto
chiedere aiuto a suo padre o magari a Peter, ma non poteva, era ancora
arrabbiata con suo padre e Peter avrebbe ucciso Sylar, o almeno ci avrebbe
provato.
Era sola… sola…
questa parola riecheggiò per molto tempo nella sua mente.
Arrivò in ritardo
all’ appuntamento con Sylar e si sedette senza dire neinte.
Anche lui rimase in
silenzio per qualche minuto mentre fissava la strana ragazza che in una sola
giornata gli aveva fatto provare tutte quelle sensazioni.
“Parlami di te –
disse Claire – da quando tutta questa storia è cominciata”
Sylar cominciò a
parlare, di sua madre di come l’aveva uccisa e di come da allora avesse ucciso
tutte quelle persone, parlò dell’ omicidio di Nathan e Claire provò una fitta
di dolore al pensiero di suo padre. Sylar continuò a parlare della sua vita
nella mente di Matt Parkman e di come fosse riuscito a tornare nel suo corpo e
riprendere in mano le redini della sua vita ma come da allora non era più lo
stesso. Arrivò poi a parlare di Samuel e di come fosse comparso il tatuaggio.
Quando finì Claire
rimase in silenzio, quella vita non sarebbe mai finita. La sofferenza, i
problemi, sarebbero continuati all’ infinito ma forse se Gabriel sarebbe
tornato al posto di Sylar ci sarebbe stato un problema in meno. Lo avrebbe
aiutato. Ma non era con lei a dover parlare.