Capitolo 1
Dopo aver inseguito
gli orchi per tre giorni e tre notti,
Aragorn, Boromir, Legolas e Gimli si erano resi conto che i rapitori
dei loro
amici erano agli ordini di Saruman e li stavano portando ad Isengard.
Ormai
disperavano di riuscire a raggiungerli in tempo, anche se avevano
recuperato
terreno, dato che Isengard era ormai molto vicina.
Quello che i quattro non sapevano era che gli orchi erano
già stati attaccati durante la notte ai confini della foresta di
Fangorn da Éomer
ed i suoi uomini e che Merry e Pipino si erano rifugiati nella foresta
dove
erano stati trovati da Barbalbero.
Poco dopo videro un numeroso gruppo di cavalieri venire
verso di loro e si fermarono, pensando che probabilmente quegli uomini
sapevano
qualcosa degli orchi che stavano inseguendo.
Nonostante fosse pieno giorno e i quattro fossero bene in
vista, i cavalieri non li videro e li oltrepassarono tutti, merito
questo dei
mantelli di Lorien che i Viandanti indossavano e solo quando tutto il
gruppo li
superò Aragorn li richiamò, facendosi vedere.
-Cavalieri di Rohan, quali notizie dal Mark?- chiese e
subito i cavalieri girano i cavalli e tornarono indietro,
circondandoli, mentre
uno di loro, quello che probabilmente era il loro capo, si fece più
avanti
degli altri.
-Quali sono i vostri nomi e cosa fate nelle terre del Mark,
stranieri? Parlate in fretta! E in che modo siete sfuggiti ai nostri
occhi?
Siete forse di stirpe elfica?-
-Solo
uno di noi appartiene alla stirpe elfica, Legolas del Reame Boscoso nel
lontano
Bosco Atro, ma siamo passati da Lothlórien e i doni e la benevolenza
della Dama
ci accompagnano.- spiegò Aragorn e sentendo quelle parole il cavaliere
divenne
diffidente
-Allora
esiste davvero una Dama nel Bosco d’Oro! Ma dicono che ben pochi
riescano a
sfuggire alle sue reti e se godete della sua benevolenza potreste
essere anche
voi tessitori di reti.- e lanciando uno sguardo diffidente agli altri
tre
proseguì chiedendo loro perché stessero zitti.
Gimli
inveì contro il Rohirrim, chiedendogli quale fosse il suo nome e
rimproverandolo
per ciò che aveva detto sul conto della Dama di Lorien.
-Egli
è Éomer, figlio di Éomund, Terzo Maresciallo del Riddermark e nipote
del
sovrano di queste terre, Gimli. Ma noto che la tua cortesia ultimamente
è
diminuita Éomer.- disse Boromir, abbassando il cappuccio del mantello.
-Boromir
di Gondor! Quale sorpresa! Non avrei mai pensato di rincontrarti in
queste
circostanze e in tale compagnia! Spero che mi dirai i nomi degli altri
tuoi
compagni e i vostri scopi- rispose Éomer, sorpreso ma molto più
rilassato di
prima
-Il
mio nome è Aragorn, figlio di Arathorn ed egli è Gimli figlio di Glóin.
Inseguiamo un gruppo di Uruk-hai, diretti ad Isengard, che hanno rapito
due
nostri compagni.- spiegò Aragorn
-Saruman
ha avvelenato la mente del Re e stabilito il dominio su queste terre.
La mia
compagnia è di quelle fedeli a Rohan e per questo veniamo banditi, dato
che
ormai Théoden non sa più riconoscere gli amici nemmeno nella propria
stirpe e
Théodred giace ormai morente ad Edoras.-
Poi
Éomer disse che lui ed i suoi uomini avevano ucciso tutti gli Uruk-hai
ma non
avevano trovato traccia di prigionieri, uomini o bambini che fossero,
ma prestò
loro tre cavalli, augurando loro che la ricerca non fosse vana, anche
se la
speranza sembrava aver abbandonato le terre di Rohan. Poi li avvertì
che
Saruman era astuto e pericoloso e si diceva che vagasse qua e là come
un
vecchio con mantello e cappuccio e che ovunque le sue spie sfuggivano
alle reti
di Rohan prima di partire a cavallo insieme ai suoi uomini, diretto
verso Nord.
Aragorn
salì su uno dei cavalli, Boromir su un altro e Legolas, con Gimli
dietro,
sull’ultimo e si diressero verso il campo della battaglia nella
speranza di
trovare tracce dei loro amici, o almeno i loro corpi.
Durante
la ricerca si accorsero che i due erano riusciti a fuggire nella
foresta di
Fangorn, nonostante la ritenessero pericolosa, s’inoltrarono tutti e
quattro
senza esitare alla ricerca degli hobbit.
Ad un
certo punto videro lo stregone bianco e decisero di attaccarlo senza
dargli il tempo
di parlare, per evitare i suoi incantesimi, ma il mago li sconfisse
senza
difficoltà per poi rivelarsi Gandalf, sopravvissuto allo scontro con il
Balrog
e tornato di nuovo per terminare il suo compito. Aggiunse anche che
adesso era
Gandalf il Bianco e che tornava da loro al mutare della marea perché
una parte
del loro viaggio era terminata e un'altra stava cominciando, dato che
si
dovevano dirigere immediatamente a Rohan dove la situazione era
difficile e la
guerra contro Saruman alle porte.
Poi
Gandalf riferì loro alcuni messaggi da parte di Galadriel e aggiunse
che Merry
e Pipino avevano un altro compito e che erano stati portati a Fangorn
perché
stava per succedere qualcosa che non accadeva dai tempi remoti e che
nella
foresta c’era un grande potere che si stava risvegliando. Aragorn gli
fece
notare che non aveva assolutamente perso la sua vecchia abitudine di
parlare
per enigmi.
Gandalf spiegò che gli Ent stavano per
svegliarsi per poi chiamare il suo stallone, Ombromanto, signore dei
Meares,
gli splendidi destrieri di Rohan. Insieme
a lui arrivarono i cavalli che i Rohirrim avevano prestato ad Aragorn,
Legolas
e Boromir e montarono tutti in sella, partendo alla volta di Edoras.
Si
vedevano già i primi bagliori dell’alba, quando Aragorn, svegliatosi
prima
degli altri, vedendo Gandalf intento a fumare si avvicinò lui. Lo
stregone gli
disse che per quanto Sauron fosse potente, non si sentiva ancora tanto
sicuro
da poter ignorare l’erede di Númenor. Sapendolo ancora vivo, temeva lui
e
quello che era diventato e per questo avrebbe colpito il mondo degli
uomini e
lo avrebbe fatto in fretta, servendosi di Saruman per attaccare Rohan.
La terra
di Théoden doveva riuscire a difendersi da sola, ma era debole e pronta
a
cadere, e per di più il re aveva la mente incatenata da un incantesimo
di
Saruman. Aiutare Rohan era il loro primo compito, difficile certo, ma
in ogni
caso, nonostante la forza di Sauron e Saruman, loro avevano un
vantaggio: Frodo
e l’Anello erano nascosti e i loro nemici non potevano nemmeno
lontanamente
immaginare che loro volessero distruggerlo. Molto sarebbe dipeso dalla
velocità
e dalla segretezza con cui Frodo avesse portato a termine il suo
compito e doveva
portarlo a termine da solo. Sentendo che anche Sam era con Frodo,
Gandalf si rassicurò,
sapendo che Sam avrebbe aiutato Frodo a non cedere all’Anello.
Quello
che non sapevano era che durante la notte, nella capitale di Rohan,
qualcuno aveva
continuato a mettere in atto i piani dei loro nemici: Gríma Vermilinguo
era
entrato nella stanza del principe Théodred, con l’intenzione di mettere
fine
una volta per tutte alla vita dell’erede del suo sovrano, dato che
l’agguato degli
Uruk-hai, organizzato da Saruman con la sua complicità non era
completamente
andato a buon fine.
Pochi
minuti dopo usciva dalla stanza, stando attento a non essere notato ed
estremamente soddisfatto per aver raggiunto il suo scopo: dopotutto,
chi
avrebbe potuto sospettare che qualcuno si fosse preso la briga di
uccidere un
uomo morente e incosciente e nessuno avrebbe sospettato o scoperto che
il
principe Théodred fosse morto soffocato, prima di essere ucciso dalle
ferite
riportate.
Nei
pressi della breccia di Rohan
Erano
passate parecchie ore dal momento in cui avevano incontrato Aragorn,
Boromir,
Legolas e Gimli, ed era ormai pomeriggio inoltrato quando Éomer ed i
suoi
uomini, che costeggiavano la foresta di Fangorn, avvicinandosi al
Limlaith,
videro in lontananza due cavalieri che venivano verso di loro. Entrambi
indossavano l’armatura completa, con i volti celati da elmi e montavano
splendidi destrieri, indubbiamente di gran valore e paragonabili ai
Meares di
cui Rohan era tanto fiera e il manto di uno dei due animali era bianco
splendente, mentre quello dell’altro era nero come la notte.
Non
appena intravidero i Rohirrim, i due spronarono i loro cavalli al
galoppo per
raggiungerli, sorpresi di vedere un gruppo di Eorlingas tanto lontani
dalle
loro fortezze, per poi fermarsi a poca distanza dal gruppo e smontare
da
cavallo togliendosi gli elmi: entrambi mostravano all’incirca
venticinque anni
e sarebbe stato difficile darne loro più di una trentina. Uno dei due
era un
uomo alto, dai capelli neri e gli occhi grigi, l’altra una ragazza,
alta e
slanciata, con lunghi capelli d’oro ondulati e gli occhi di un azzurro
scuro
tendente al violetto, decisamente molto bella.
-Éomer!
Cosa ci fai da queste parti? Sbaglio o dovresti essere ad Edoras?-
chiese Beren
-Gríma
Vermilinguo ha avuto la meglio, purtroppo. Théodred è stato ferito
mortalmente
in un agguato dagli Orchi di Saruman e quando sono partito giaceva
incosciente
e morente nel suo letto, senza alcuna possibilità di salvezza ed io
sono stato
esiliato e per di più temo che Vermilinguo abbia messo gli occhi sulla
mia
adorata sorella. E le brutte notizie non finiscono qui.- spiegò Éomer
-Cos’altro
è successo, Éomer?- chiese Laurelin, molto preoccupata da quelle notizie
-Ieri
mattina ho incontrato Boromir di Gondor insieme ad alcuni compagni e mi
hanno
informato che Gandalf il Grigio è morto a Moria, ma non mi hanno
spiegato per
quale motivo sia entrato lì dentro ed è anche per questo che sono stato
felice
di vedervi arrivare.- fu la risposta
-Come
facevi a sapere che eravamo proprio noi, Éomer?- chiese Beren,
incuriosito
-Beh,
Aglar e Thalion sono decisamente inconfondibili, specie per qualcuno
che ama i
cavalli, non credete anche voi?- disse Éomer riferendosi ai bellissimi
destrieri dei due. Laurelin, sentendo quelle parole, sorrise e
accarezzò il suo
Aglar, mentre Beren disse che solo un Rohirrim avrebbe potuto fare
simili
considerazioni, rimontando sul suo splendido cavallo nero. Tanto
Laurelin
quanto Beren, nonostante cercassero di non mostrarlo troppo erano
veramente
molto preoccupati e rattristati per le notizie portate loro da Éomer,
soprattutto perché sentivano che adesso, anche il peso del compito di
Gandalf e
lo scontro con Saruman sarebbero ricaduti sulle loro spalle, ma
convinsero Éomer
ed i suoi uomini a seguirli ad Edoras, dicendo loro che avrebbero
convinto il
re a perdonarli e che erano sicuri di riuscirci, anche perché era
probabile che
Théoden non sapesse nemmeno di averli banditi.
Edoras
Éowyn,
disperata per la morte del cugino, per la propria solitudine,
disgustata dal
discorso e dalla doppiezza di Vermilinguo era corsa all’ingresso del
palazzo,
per sfuggirgli e nella speranza che il vento la facesse sentir meglio.
Vedendo
la bandiera di Rohan, che il vento aveva strappato dalla sua asta,
volare e
depositarsi oltre le mura, vicino ad un gruppo di cavalieri in arrivo,
si
chiese se fosse un buon presagio o se invece fosse stupido continuare a
conservare
la speranza in un futuro migliore.
I
cavalieri erano i cinque Viandanti, ormai giunti alla loro meta, che
prima di
essere introdotti al cospetto del re, furono costretti dalle guardie,
che obbedivano
ad un ordine di Gríma, a lasciare le loro armi fuori dalla sala.
Obbedirono, ma
non senza qualche protesta, anche se quando il capitano disse a Gandalf
di
lasciare anche il suo bastone, lo stregone rispose che non era giusto
separare
un vecchio dal suo appoggio, per poi scambiare uno sguardo con Aragorn.
L’accoglienza che re Théoden diede loro non fu delle migliori, nemmeno per Boromir, che a Rohan era poco conosciuto, dal momento che Gríma, il consigliere del Re, gli suggeriva di dire a Gandalf Corvotempesta, come lo chiamava lui, che non era il benvenuto. Quando Gríma si accorse che le guardie non avevano tolto il bastone allo stregone urlò, rimproverando le guardie di aver disubbidito ai suoi ordini, costringendo Aragorn, Legolas, Boromir e Gimli a bloccare i soldati con la forza per impedire loro di raggiungere Gandalf. Mentre Gimli teneva bloccato Gríma e Aragorn fermava Éowyn, che preoccupata per lo zio voleva raggiungerlo, Gandalf rivelò di essere diventato il Bianco e ruppe l’incantesimo di Saruman, liberando Théoden, che da vecchio incanutito, pieno di rughe e quasi incapace di muoversi, ritornò a mostrare la sua reale età, ancora alto e fiero, con molte rughe in meno e capelli e barba biondi. Éowyn, non appena Aragorn la lasciò andare, corse dallo zio abbracciandolo felice, soprattutto quando lui la riconobbe. Théoden ringraziò quindi Gandalf, si alzò e uscì a respirare di nuovo l’aria di Rohan, per poi cacciare Gríma e ricevere l’omaggio dei suoi uomini,. Poi chiese notizie di Théodred ed Éomer, che non vedeva insieme agli altri e provò un fortissimo dolore quando lo informarono della morte di Théodred e dell’esilio di Éomer, mentre insieme a Éowyn dava il benvenuto agli altri suoi ospiti.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, come l'entrata in scena dei primi due nuovi personaggi di questa storia.
Grazie per la recensione Thiliol e spero che la storia continui a piacerti e interessarti