Piccola prefazione:
Ciao a tutti, eccomi qui a scrivere
una nuova fan fiction
sul manga che amo di più in assoluto. In questa piccola
prefazione volevo
premettere un paio di cose. Anche se in questo periodo ho scritto
qualcosina
non molto impegnativa tenendomi sempre, quindi, un pò in
allenamento è dal 2006
che non scrivo una ff vera è propria. Credo di essermi molto
arrugginita in
questo tempo ma ho anche 4 anni in più sulle spalle che mi
hanno maturata sia
nel modo di pensare sia nella scrittura. Quindi non so cosa
verrà fuori e se
quello che scriverò possa essere di vostro gradimento. Io
dalla mia parte ce la
metterò tutta per far si che questa storia sia piacevole.
Per quanto riguarda la mia storia
questa si colloca molto
prima dell’effettivo finale di City hunter quindi per essere
letta non ha
bisogno di grandi conoscenze della storia, visto che la
rifarò molto a modo
mio.
Non è propriamente una Au
visto che la storia di base è
quella ma ho deciso di stravolgerla un po’.
Credo che per il momento ho detto
tutto.
Mi piacerebbe moltissimo sapere cosa
ne pensate di questa
piccola e malsana idea che mi è venuta in mente. Sono sempre
disponibile sia di
accettare commenti positivi e soprattutto quelli negativi,
l’importante è che
sia costruttivi.
Ora vi lascio in pace e buona
lettura^^
Fissò il soffitto per un
po’, non aveva voglia di alzarsi,
le sarebbe piaciuto rimanere a letto ancora un pochino. Fuori faceva
freddo
anche se si prospettava una bellissima giornata di sole e poi, anche se
non si
sarebbe detto, le piaceva stare sveglia sotto le coperte per assaporare
il
caldo che sapevano offrirle. L’unico inconveniente di quei
momenti erano i
pensieri, soprattutto quelli brutti che sono capaci di rovinarti anche
il
miglior momento della vita.E qual’era il suo pensiero
fisso?
Non c’era nemmeno da
chiederlo. Il suo coinquilino abitava
ormai i suoi pensieri, belli o brutti, da due anni o forse anche da
molto prima.
Era perdutamente innamorata di lui. Non era mai stata capace di
nasconderlo e
tutti, anche i bambini di cinque anni, se n’erano accorti.
L’unico che sembrava
non essersi minimamente accorto della cosa era proprio Ryo oppure,
semplicemente, faceva solo finta di non vederlo perché lei
non gli interessava a
quel livello. Anzi, era sicuramente per quello ed ormai lei si era
rassegnata.
Il bene che lui le voleva era semplicemente l’affetto che si
prova per una
sorella e se la teneva ancora con lui era solo per un debito nei
confronti di
suo fratello. Eppure lei non riusciva a staccarsi da lui. Non le
importava se a
volte la trattava male, se la considerasse un mezzo uomo,
un’incapace sul
lavoro o solamente come una semplice amica, a lei bastava stare li con
lui per
sentirsi protetta e per stare bene…d'altronde lui era la sua
unica famiglia. Ed
anche per lui era così e ne aveva la conferma dai gesti di
dolcezza che le
concedeva quando erano da soli oppure dagli sguardi complici che le
lanciava.
Per il momento le bastava questo, forse andando avanti con il tempo si
sarebbe
stufata ma ora quella era la sua casa e lui era la sua famiglia e il
suo unico
punto di riferimento.
Dopo un piccolo sorriso amaro decise
di alzarsi, il tempo
delle riflessioni era finito e aveva una colazione da preparare.
Si alzò e uscì
fuori dalla stanza dirigendosi in cucina.
Prima di scendere le scale decise di fare un salto nella camera del suo
socio.
Quando lei era andata a letto, la sera prima, lui non era ancora
rientrato.
Chissà dov’era stato. Quando usciva aveva sempre
il terrore di non vederlo più
rientrare. Tante volte lo aspettava seduta sul divano, anche se finiva
sempre
per addormentarsi ma sera precedente aveva deciso di andare a letto,
era sul
serio stanca. Inoltre aveva deciso, dopo giorni di riflessioni, di non
avere
nessun diritto di fargli la paternale, in fin dei conti non era la sua
donna.
Eccola! La classica fitta di dolore che la percorreva ogni volta che
faceva
quel pensiero. Scosse la testa per allontanare il suo tormento, per oggi il tempo della
depressione era finito
e doveva metterci un punto grosso come una casa.
Aprì piano la porta e vide
Ryo disteso sul letto che dormiva
beato. A giudicare dal grado del suo sonno non doveva essere rientrato
molto
tempo prima. Decise di lasciarlo riposare tranquillo ancora un
po’, poi
l’avrebbe svegliato a suon di martellate. Non poteva fargli
la paternale ma
poteva benissimo fargliela pagare.
Richiuse la porta alle sue spalle
pregustando già il momento
in cui l’avrebbe visto saltare dal letto per lo spavento.
Ryo aprì gli occhi dopo
che Kaori richiuse la porta. Era sveglio
già da quando lei era entrata nella stanza.Ormai avvertiva
ogni suo più piccolo
movimento. E poi le piaceva farle credere che era ancora addormentato
in modo
tale che potesse godersi il momento in cui avrebbe potuto svegliarlo.
Era un
portento quella donna! Sapeva passare da attimi calma e dolcezza
infiniti a
momenti di pazzia estrema.
Ormai erano due anni che conviveva
con lei e se prima
l’aveva fatto solo per un debito nei confronti di Maki ora
era tutto cambiato.
Aveva cercato in mille modi di sopprimere quel sentimento che stava
nascendo ma
tutto era stato inutile e ora era irrimediabilmente perduto. Ma non
voleva
legarla assolutamente a lui, questa era una cosa che assolutamente non
poteva
permettersi. Lei aveva bisogno di essere libera e soprattutto di vivere
una
vita normale e non sempre con il terrore della morte. E
l’unica vita che lui
poteva offrirle era la seconda.
In tutti i modi aveva cercato di
mandarla via da li:
trattandola male, facendola arrabbiare ed ingelosire. Era perfettamente
conscio
del fatto che lei fosse innamorata di lui ma ogni tentativo che aveva
messo in
atto per farla andare via era fallito miseramente. Kaori restava
ancorata a
quella vita e sembrava anche felice di viverci. Aveva fatto suoi amici
tutte le
persone che rientravano nella vita sua vita e sembrava essersi
ambientata per
il meglio. E quella non era semplicemente una facciata. Kaori si era
dimostrata
più forte di quello che sembrava al primo sguardo e forse
è proprio per quello
che se n’era innamorato, per la sua capacità di
rimanere pura e decisa
nonostante il lerciume che
la
circondava. E il fatto che lei non se ne fosse ancora andata non gli
dispiaceva
poi così tanto.Una fitta alla testa gli
ricordò che la sera prima aveva
bevuto parecchio e che forse quello non era il momento adatto per darsi
a delle
riflessioni così profonde. Si girò
dall’altro lato e decise che forse doveva
approfittare di quel piccolo attimo di pace per farsi ancora qualche
minuto di
sonno. Tra poco Kaori sarebbe andata a svegliarlo e la pacchia sarebbe
finita
per quella bella mattina di Dicembre.
E come aveva previsto 15 minuti dopo
arrivò Kaori con uno
dei suoi martelli micidiali a svegliarlo. Con una forza prorompente
aveva
aperto la porta e l’aveva spiaccicato al muro opposto della
camera da letto in
meno di due secondi e ora lo guardava trionfante, con le mani sui
fianchi e un
sorriso sadico.
-buongiorno mio bel addormentato nel
bosco, il risveglio è
stato di suo gradimento?-
-direi proprio di no, cara la mia
strega cattiva. Ma ti pare
questo il modo di svegliare la gente?-
Ryo era riuscito a staccarsi dal muro
e si stava
ricomponendo.
-mi sembra il risveglio
più adatto per uno che non fa altro
che andare in giro e correre dietro a tutte le belle donne di Shinjuku-
-ma io ho dei bisogni cara-
-bene! Vedi di soddisfarli in un
altro modo-
-eddaiiii mia Sugar Boy non essere
così cattiva-
Ryo aveva messo il classico broncio a
cui lei non sapeva
resistere.
-silenzio! È inutile che
implori e comunque sbrigati che la
colazione è pronta-
Kaori uscì dalla stanza
borbottando qualcosa. Ryo la seguì
con lo sguardo finché non fu fuori dalla camera. Alla fine
ci rimetteva sempre
lui, tutte le sante mattine. Ma alla fine gli andava bene
così, gli piaceva questa
piccola quotidianità e finché c’era
voleva dire che tutto andava bene.
In quel periodo non avevano lavoro.
Ne avevano appena
concluso uno molto importante e questa volta Ryo aveva deciso
finalmente di
farsi pagare sul serio, semplicemente perché anche lui aveva
preso coscienza
che economicamente non è che navigassero proprio in buone
acque negli ultimi
mesi.
Quindi con un po’ di soldi
in tasca e molto tempo libero
erano spesso al cat’s eye. O meglio erano sempre li anche
quando avevano
lavoro. E anche quella mattina dovevano andare li, soprattutto
perché Kaori
aveva promesso a Miki che le avrebbe dato una mano con
l’inventario.
Quindi finirono di fare colazione e
uscirono di casa
convinti che quella sarebbe stata una giornata normale…o
forse non sarebbe
stato così per uno dei due.
Eriko era alle prese con una sfilata
di moda che stava
preparando. Il suo capo era davvero esigente ed aveva dovuto faticare
parecchio
prima che tutto fosse perfetto. Purtroppo quello era ciò che
doveva fare per
riuscire ad accaparrarsi la giusta notorietà per poter
diventare famosa in quel
campo. Purtroppo a 22 anni non poteva aspettarsi di avere una linea
tutta sua
in quanto aveva ancora molto da imparare ma era sulla giusta strada del
successo. Lavorare con una delle stiliste più famose del
Giappone l’aveva
portata nei posti più impensabili del mondo e aveva
conosciuto così tante
persone famose, su cui poi aveva anche provato i suoi modelli, che
nemmeno se
le ricordava tutte. Decise che era ora di prendersi una
pausa. In fondo la
maggior parte del lavoro era fatto e un po’ di riposo se lo
meritava. Si sedette su uno dei divanetti dello
studio felice di
potersi distendere due minuti in santa pace.
Qualche secondo dopo il suo telefono
iniziò a squillare.
Ecco, come al solito aveva cantato vittoria troppo presto! Se non era
il lavoro
a stressarla ci pensava il telefono, prima o poi l’avrebbe
distrutto.
Esasperata cercò il
telefono nella borsetta Era tentata di
non rispondere ma poteva essere Nari, il suo capo, e se non avesse
risposto non
voleva immaginare le conseguenze. Rispose senza nemmeno vedere il
display del cellulare.
-pronto?-
-Ehi ciao Eriko-
La voce che le aveva parlato
dall’altra parte
dell’apparecchio non era certo quella di Nari. Era quella di
un ragazzo che però
non riconobbe subito.
-scusi chi parla?-
-come non mi riconosci? Eh cara Eriko
perdi i colpi. Sono
Yushi-
Yushi!!! Come aveva fatto a non
riconoscerlo subito.
Yushi era il bassista degli
“Overside”,uno dei gruppi
musicali più famosi del Giappone che però
lavorava in America. Il gruppo era
formato da quattro componenti, compresa una vocalist. Il loro successo
era
stato stratosferico. Si erano conquistati una grandissima fetta del
mercato
discografico mondiale e la loro ascesa verso il successo era stata
così rapida
che nemmeno gli stessi componenti e la casa discografica se
n’erano capacitati.
Lei li aveva conosciuti durante un loro set fotografico per cui Nari
aveva
disegnato i vestiti, o meglio Nari aveva prestato solo il nome e i
vestiti li
aveva disegnati lei. Eh cosa non si faceva per la gavetta.Yushi era
quello che le era stato
subito più simpatico e tra
loro c’era stato anche un piccolo intermezzo
“romantico”. Ma tutto era finito
così come era cominciato senza nessun rimpianto da nessuna
delle due parti.
Ogni tanto si sentivano solo che ora era un po’ che lui non
la chiamava.
Evidentemente era molto impegnato con la preparazione del nuovo cd. Si
chiese
infatti, molto perplessa, perché lui l’avesse
chiamata proprio in quel momento.
-scusami Yushi ho la testa da
un’altra parte ultimamente, ho
una sfilata fra pochi giorni e sono in piena crisi-
-quanto posso capirti, anche noi
siamo in piena crisi- La
voce di Yushi era abbastanza strana. Si poteva dire…molto
provata e stanca.
-eh fare un cd non è mai
facile-
-ma chè! Se fosse solo il
cd il problema non starei così-
Cosa poteva essere successo di
così catastrofico per fare in
modo che Yushi stesse in quel modo?
-che cosa è successo?
Sembra una questione importante-
-Yuki c’ha mollato sul
più bello! Ha deciso di mettersi in
proprio e di provare la strada da solista e tutto questo proprio mentre
dovevamo partire con la registrazione del nuovo cd-
Yuki era la vocalist del gruppo.
Definita una delle voci più
belle del mondo ma forse anche una delle persone più
viziate. Quando l’aveva
vista la prima volta era tutto il contrario di quello che si mostrava
in
televisione: capricciosa, invidiosa, con la puzza sotto il naso e con
una
grande faccia tosta. Era convinta che il mondo fosse hai suoi piedi.
Molte
volte aveva espresso questa sua impressione a Yushi, chiedendogli come
facessero a sopportarla. Lui aveva risposto che quella era una parte
che
recitava ma che anche se fosse stata così la bravura che
dimostrava nel lavoro
la giustificava per tutto quello che faceva.
Ora il fatto che li avesse mollatti
con la melma fino al collo
non la sorprendeva affatto anzi…confermava semplicemente la
sua tesi che Yuki
era solo una grande egoista che sfruttava le sue
potenzialità a proprio favore.
Ma in fondo il mondo girava così no? Ora però si
domandava
proprio il motivo della sua chiamata,
se stava così in crisi perché cercava proprio lei?
-questo non fa altro che confermare
la tesi che ti ho detto
mille volte: a Yuki non importava nulla di voi-
-Eriko!non essere così
cattiva…anche se hai perfettamente
ragione-
Una risata e poi qualche secondo di
silenzio. Era giunto il
momento di arrivare al nocciolo della questione.
-spara avanti! perché mi
hai chiamata? di solito non ti fai
sentire in questi periodi neri- chiese la donna molto decisa.
-devo chiederti un grosso favore-
E ti pareva!mica la cercavano per
sapere come stava…no..solo
per favori. Eh che vita la sua.
-cioè?-
-noi siamo qui in Giappone ora.
Già da qualche settimana
stiamo facendo dei provini per cercare la nuova vocalist. Abbiamo
esaminato
centinaia di ragazze ma nessuna di loro corrispondeva a quello che noi
stiamo
cercando-
-e io cosa centro in tutto questo?-
-bè tu conosci un sacco di
gente, lavori poi in un campo
dove vedi un sacco di persone, famose o no. Volevamo chiederti se per
caso
conoscessi qualcuna che potesse fare al caso nostro o, almeno, qualcuna
che
sappia cantare bene-
Bè non era un favore che
le richiedeva molto impegno, poteva
anche aiutarli.
-ok va bene, cercherò. Al
momento non mi viene nessun nome
da darvi. Appena mi viene in mente qualcosa ti chiamo ok?-
-Grazie sei una angelo Eriko. Sapevo
che potevo contare su
di te. Ora che sono qui in Giappone spero di rivederti presto. Almeno
ti offro
qualcosa da bere per sdebitarmi-
-non cantare vittoria troppo presto,
non è detto che ci
riesco. Comunque se dovessi farlo hai una fornitura di aperitivi per un
anno
come debito. A presto-
Chiuse la chiamata. Ormai la sua
pausa era decisamente
terminata. Tornò a lavoro, si sarebbe messa più
tardi a pensare a chi mandare a
quel provino.
Finito il lavoro si
preparò a tornare a casa. Se solo
pensava che appena tornata a casa invece di potersi rilassare doveva
rimettersi
a sfogliare i numeri della sua agenda per vedere di trovare qualcuno
per Yushi
le prendeva un colpo. Ma cosa diamine aveva detto di si a fare.
Mentre era in macchina
iniziò a rimuginare su chi poteva
andare bene. Aveva vestito molte cantanti giapponesi ma
pensò che nessuna
sarebbe stata in grado di rinunciare alla loro libertà per
mettersi in un
gruppo. E poi si doveva essere sinceri, non
avevano le doti canore necessarie per poter raggiungere il livello
degli
Overside. Non che non fossero brave, assolutamente, ma quel gruppo
aveva una
marcia in più e se anche Yuki era una viziata arrogante
doveva ammetterlo:
cantava divinamente. Eppure aveva una persona in testa,
che in quel momento le
sfuggiva.
Rientrata in casa mise le chiavi nel
cestello all’entrata e
si diresse subito verso il divano. Accese la tv e si mise comoda.
Adesso si
meritava i suoi 5 minuti di relax. Mentre però posava il
telecomando sul
tavolino di fronte al divano gli occhi le caddero sulla foto che era
poggiata
li sopra. Una foto di qualche anno prima, lei e Kaori abbracciate che
guardavano verso l’obbiettivo. Era stata scattata ad una
festa di compleanno di
una loro amica prima ancora che Maki morisse. Quanto erano spensierate
in quel
periodo. Mentre osservava la foto le venne il lampo di genio. Ecco la
persona
giusta da presentare a Yushi: Kaori.
Eriko se lo ricordava perfettamente.
Kaori aveva frequentato
per molti anni una delle migliori scuole di canto di Tokyo imparando
non solo a
cantare ma anche a suonare il pianoforte. Era una delle migliori del
suo corso
e le avevano mille volte proposto di fare concorsi e provini. Lei aveva
sempre
rifiutato dicendo che non si sentiva pronta e che non era ancora
matura, ma non
era assolutamente vero. Aveva una voce bellissima e
un’intonazione quasi
perfetta. Purtroppo però, dopo la morte dei suoi genitori fu
costretta a
lasciare la scuola in quanto la retta era troppo alta e non voleva
gravare
assolutamente sulle spalle di suo fratello. Ma nonostante avesse smesso
le sue
doti canore non erano assolutamente svanite. Si ricordava ancora le
serate al
karaoke in cui tutti rimanevano affascinati dalla sua voce. Non
l’aveva mai
fatto notare a nessuno ma Kaori aveva sofferto enormemente quando aveva
dovuto
lasciare la sua grande passione. Era sempre stata una ragazza molto
più matura
della sua età e non voleva dare peso agli altri.
Ora, vivendo con Ryo, aveva
completamente abbandonato tutto
limitandosi solamente a canticchiare sotto la doccia a durante le
faccende
domestiche. Anche se tutto era stato lasciato alla deriva era
sicurissima che
Kaori custodisse ancora la sua grande dote.
È vero, sicuramente era
molto arrugginita ma con un po’ di
allenamento sarebbe riuscita a tornare al massimo della forma.
E poi, se tutto fosse andato bene,
avrebbe avuto una
possibilità di uscire da quella vita che conduceva. Eriko
era sempre stata
convinta che Kaori valesse mille volte di più per restare
incatenata a quella
vita ma non aveva mai insistito sul convincerla ad andarsene. In fondo
lei era felice
li, con l’uomo che amava che però non accennava
minimamente a decidersi a
ricambiarla.Inoltre provare non costava nulla, se
le avessero detto di
no poco male ma se l’avessero accettata sarebbe stata una
grande vittoria per
l’autostima della ragazza. Decise di non perdere tempo.
Chiamo
subito Yushi che, tutto
euforico, le fissò il provino per due giorni dopo.
Kaori era rientrata a casa. Aveva
passato la giornata da
Miki e Falcon e finalmente erano riuscite a concludere
quell’inventario. Ryo
era rientrato prima di lei perché si lamentava di avere
sonno e di aver voglia
di dormire. Era sempre il solito. Quando rientrò lo
trovò seduto sul divano che
guardava la tv. La solita routine. Mentre posava tutto
per andare in cucina a preparare la cena
squillò il telefono. Lasciò che
a rispondere fosse Ryo ma poco dopo lo vide avvicinarsi e cedergli il
cordless
facendole segno che era per lei. Rispose:
-pronto?-
Dall’altra parte le
arrivò la voce squillante e sempre
allegra di Eriko.
-ciao tesoro ti disturbo?-
-no dimmi tutto…-
-niente volevo chiederti se
dopodomani avevi da fare-
-no perché?-
-ma niente devo portarti da una parte-
-dove?-chiede Kaori un po’
preoccupata, l’amica le aveva già
teso alcune trappole per cercarla di convincere a sfilare come sua
modella.
-no no tranquilla Kaori, non
è assolutamente quello che
pensi tu è un altro posto ma non posso dirti di
più perché è una
sorpresa…ti
prego non dirmi di no-
Kaori non sapeva resistere al tono
implorante dell’amica.
-e va bene dimmi solo ora e posto-
disse costretta a cedere.
-grandeee! Ti richiamo io per
confermare. Preparati Kaori
perché stai per vivere una delle esperienze più
grandiose della tua vita.-
Eriko riattacco senza nemmeno
salutare. Era davvero strana.
Ora Kaori era davvero preoccupata, la
sua amica era capace
di tutto e chissà questa volta dove l’avrebbe
trascinata.