Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: DarkFeiry    31/01/2010    2 recensioni
Tutto procede come al solito nella vita di Ryo e Kaori. Ma se in un giorno come tanti Kaori ricevesse la proposta di entrare a far parte di un gruppo musicale cosa succederebbe? Sarebbe pronta a lasciare Ryo?
Genere: Triste, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Piccola prefazione:

 

Ciao a tutti, eccomi qui a scrivere una nuova fan fiction sul manga che amo di più in assoluto. In questa piccola prefazione volevo premettere un paio di cose. Anche se in questo periodo ho scritto qualcosina non molto impegnativa tenendomi sempre, quindi, un pò in allenamento è dal 2006 che non scrivo una ff vera è propria. Credo di essermi molto arrugginita in questo tempo ma ho anche 4 anni in più sulle spalle che mi hanno maturata sia nel modo di pensare sia nella scrittura. Quindi non so cosa verrà fuori e se quello che scriverò possa essere di vostro gradimento. Io dalla mia parte ce la metterò tutta per far si che questa storia sia piacevole.
Per quanto riguarda la mia storia questa si colloca molto prima dell’effettivo finale di City hunter quindi per essere letta non ha bisogno di grandi conoscenze della storia, visto che la rifarò molto a modo mio.
Non è propriamente una Au visto che la storia di base è quella ma ho deciso di stravolgerla un po’.
Credo che per il momento ho detto tutto.
Mi piacerebbe moltissimo sapere cosa ne pensate di questa piccola e malsana idea che mi è venuta in mente. Sono sempre disponibile sia di accettare commenti positivi e soprattutto quelli negativi, l’importante è che sia costruttivi.

 
Ora vi lascio in pace e buona lettura^^





Kaori aprì gli occhi lentamente, infastidita dal sole che entrava dalla finestra. Lo spettacolo che si ritrovò davanti fu sempre quello che ormai vedeva tutte le mattine da circa due anni. L’armadio, la porta, la poltrona, la foto di suo fratello sul piccolo comodino, tutto era nel suo perfetto ordine.
Fissò il soffitto per un po’, non aveva voglia di alzarsi, le sarebbe piaciuto rimanere a letto ancora un pochino. Fuori faceva freddo anche se si prospettava una bellissima giornata di sole e poi, anche se non si sarebbe detto, le piaceva stare sveglia sotto le coperte per assaporare il caldo che sapevano offrirle. L’unico inconveniente di quei momenti erano i pensieri, soprattutto quelli brutti che sono capaci di rovinarti anche il miglior momento della vita.E qual’era il suo pensiero fisso?
Non c’era nemmeno da chiederlo. Il suo coinquilino abitava ormai i suoi pensieri, belli o brutti, da due anni o forse anche da molto prima. Era perdutamente innamorata di lui. Non era mai stata capace di nasconderlo e tutti, anche i bambini di cinque anni, se n’erano accorti. L’unico che sembrava non essersi minimamente accorto della cosa era proprio Ryo oppure, semplicemente, faceva solo finta di non vederlo perché lei non gli interessava a quel livello. Anzi, era sicuramente per quello ed ormai lei si era rassegnata. Il bene che lui le voleva era semplicemente l’affetto che si prova per una sorella e se la teneva ancora con lui era solo per un debito nei confronti di suo fratello. Eppure lei non riusciva a staccarsi da lui. Non le importava se a volte la trattava male, se la considerasse un mezzo uomo, un’incapace sul lavoro o solamente come una semplice amica, a lei bastava stare li con lui per sentirsi protetta e per stare bene…d'altronde lui era la sua unica famiglia. Ed anche per lui era così e ne aveva la conferma dai gesti di dolcezza che le concedeva quando erano da soli oppure dagli sguardi complici che le lanciava. Per il momento le bastava questo, forse andando avanti con il tempo si sarebbe stufata ma ora quella era la sua casa e lui era la sua famiglia e il suo unico punto di riferimento.
Dopo un piccolo sorriso amaro decise di alzarsi, il tempo delle riflessioni era finito e aveva una colazione da preparare.
Si alzò e uscì fuori dalla stanza dirigendosi in cucina. Prima di scendere le scale decise di fare un salto nella camera del suo socio. Quando lei era andata a letto, la sera prima, lui non era ancora rientrato. Chissà dov’era stato. Quando usciva aveva sempre il terrore di non vederlo più rientrare. Tante volte lo aspettava seduta sul divano, anche se finiva sempre per addormentarsi ma sera precedente aveva deciso di andare a letto, era sul serio stanca. Inoltre aveva deciso, dopo giorni di riflessioni, di non avere nessun diritto di fargli la paternale, in fin dei conti non era la sua donna. Eccola! La classica fitta di dolore che la percorreva ogni volta che faceva quel pensiero. Scosse la testa per allontanare il suo tormento,  per oggi il tempo della depressione era finito e doveva metterci un punto grosso come una casa.
Aprì piano la porta e vide Ryo disteso sul letto che dormiva beato. A giudicare dal grado del suo sonno non doveva essere rientrato molto tempo prima. Decise di lasciarlo riposare tranquillo ancora un po’, poi l’avrebbe svegliato a suon di martellate. Non poteva fargli la paternale ma poteva benissimo fargliela pagare.
Richiuse la porta alle sue spalle pregustando già il momento in cui l’avrebbe visto saltare dal letto per lo spavento.

 

Ryo aprì gli occhi dopo che Kaori richiuse la porta. Era sveglio già da quando lei era entrata nella stanza.Ormai avvertiva ogni suo più piccolo movimento. E poi le piaceva farle credere che era ancora addormentato in modo tale che potesse godersi il momento in cui avrebbe potuto svegliarlo. Era un portento quella donna! Sapeva passare da attimi calma e dolcezza infiniti a momenti di pazzia estrema.
Ormai erano due anni che conviveva con lei e se prima l’aveva fatto solo per un debito nei confronti di Maki ora era tutto cambiato. Aveva cercato in mille modi di sopprimere quel sentimento che stava nascendo ma tutto era stato inutile e ora era irrimediabilmente perduto. Ma non voleva legarla assolutamente a lui, questa era una cosa che assolutamente non poteva permettersi. Lei aveva bisogno di essere libera e soprattutto di vivere una vita normale e non sempre con il terrore della morte. E l’unica vita che lui poteva offrirle era la seconda.
In tutti i modi aveva cercato di mandarla via da li: trattandola male, facendola arrabbiare ed ingelosire. Era perfettamente conscio del fatto che lei fosse innamorata di lui ma ogni tentativo che aveva messo in atto per farla andare via era fallito miseramente. Kaori restava ancorata a quella vita e sembrava anche felice di viverci. Aveva fatto suoi amici tutte le persone che rientravano nella vita sua vita e sembrava essersi ambientata per il meglio. E quella non era semplicemente una facciata. Kaori si era dimostrata più forte di quello che sembrava al primo sguardo e forse è proprio per quello che se n’era innamorato, per la sua capacità di rimanere pura e decisa nonostante il lerciume  che la circondava. E il fatto che lei non se ne fosse ancora andata non gli dispiaceva poi così tanto.Una fitta alla testa gli ricordò che la sera prima aveva bevuto parecchio e che forse quello non era il momento adatto per darsi a delle riflessioni così profonde. Si girò dall’altro lato e decise che forse doveva approfittare di quel piccolo attimo di pace per farsi ancora qualche minuto di sonno. Tra poco Kaori sarebbe andata a svegliarlo e la pacchia sarebbe finita per quella bella mattina di Dicembre.

 

E come aveva previsto 15 minuti dopo arrivò Kaori con uno dei suoi martelli micidiali a svegliarlo. Con una forza prorompente aveva aperto la porta e l’aveva spiaccicato al muro opposto della camera da letto in meno di due secondi e ora lo guardava trionfante, con le mani sui fianchi e un sorriso sadico.
-buongiorno mio bel addormentato nel bosco, il risveglio è stato di suo gradimento?-
-direi proprio di no, cara la mia strega cattiva. Ma ti pare questo il modo di svegliare la gente?-
Ryo era riuscito a staccarsi dal muro e si stava ricomponendo.
-mi sembra il risveglio più adatto per uno che non fa altro che andare in giro e correre dietro a tutte le belle donne di  Shinjuku-
-ma io ho dei bisogni cara-
-bene! Vedi di soddisfarli in un altro modo-
-eddaiiii mia Sugar Boy non essere così cattiva-
Ryo aveva messo il classico broncio a cui lei non sapeva resistere.
-silenzio! È inutile che implori e comunque sbrigati che la colazione è pronta-
Kaori uscì dalla stanza borbottando qualcosa. Ryo la seguì con lo sguardo finché non fu fuori dalla camera. Alla fine ci rimetteva sempre lui, tutte le sante mattine. Ma alla fine gli andava bene così, gli piaceva questa piccola quotidianità e finché c’era voleva dire che tutto andava bene.

 
In quel periodo non avevano lavoro. Ne avevano appena concluso uno molto importante e questa volta Ryo aveva deciso finalmente di farsi pagare sul serio, semplicemente perché anche lui aveva preso coscienza che economicamente non è che navigassero proprio in buone acque negli ultimi mesi.
Quindi con un po’ di soldi in tasca e molto tempo libero erano spesso al cat’s eye. O meglio erano sempre li anche quando avevano lavoro. E anche quella mattina dovevano andare li, soprattutto perché Kaori aveva promesso a Miki che le avrebbe dato una mano con l’inventario.
Quindi finirono di fare colazione e uscirono di casa convinti che quella sarebbe stata una giornata normale…o forse non sarebbe stato così per uno dei due.

 

Eriko era alle prese con una sfilata di moda che stava preparando. Il suo capo era davvero esigente ed aveva dovuto faticare parecchio prima che tutto fosse perfetto. Purtroppo quello era ciò che doveva fare per riuscire ad accaparrarsi la giusta notorietà per poter diventare famosa in quel campo. Purtroppo a 22 anni non poteva aspettarsi di avere una linea tutta sua in quanto aveva ancora molto da imparare ma era sulla giusta strada del successo. Lavorare con una delle stiliste più famose del Giappone l’aveva portata nei posti più impensabili del mondo e aveva conosciuto così tante persone famose, su cui poi aveva anche provato i suoi modelli, che nemmeno se le ricordava tutte. Decise che era ora di prendersi una pausa. In fondo la maggior parte del lavoro era fatto e un po’ di riposo se lo meritava. Si sedette su uno dei divanetti dello studio felice di potersi distendere due minuti in santa pace.
Qualche secondo dopo il suo telefono iniziò a squillare. Ecco, come al solito aveva cantato vittoria troppo presto! Se non era il lavoro a stressarla ci pensava il telefono, prima o poi l’avrebbe distrutto.
Esasperata cercò il telefono nella borsetta Era tentata di non rispondere ma poteva essere Nari, il suo capo, e se non avesse risposto non voleva immaginare le conseguenze. Rispose senza nemmeno vedere il display del cellulare.
-pronto?-
-Ehi ciao Eriko-
La voce che le aveva parlato dall’altra parte dell’apparecchio non era certo quella di Nari. Era quella di un ragazzo che però non riconobbe subito.
-scusi chi parla?-
-come non mi riconosci? Eh cara Eriko perdi i colpi. Sono Yushi-
Yushi!!! Come aveva fatto a non riconoscerlo subito.
Yushi era il bassista degli “Overside”,uno dei gruppi musicali più famosi del Giappone che però lavorava in America. Il gruppo era formato da quattro componenti, compresa una vocalist. Il loro successo era stato stratosferico. Si erano conquistati una grandissima fetta del mercato discografico mondiale e la loro ascesa verso il successo era stata così rapida che nemmeno gli stessi componenti e la casa discografica se n’erano capacitati. Lei li aveva conosciuti durante un loro set fotografico per cui Nari aveva disegnato i vestiti, o meglio Nari aveva prestato solo il nome e i vestiti li aveva disegnati lei. Eh cosa non si faceva per la gavetta.Yushi era quello che le era stato subito più simpatico e tra loro c’era stato anche un piccolo intermezzo “romantico”. Ma tutto era finito così come era cominciato senza nessun rimpianto da nessuna delle due parti. Ogni tanto si sentivano solo che ora era un po’ che lui non la chiamava. Evidentemente era molto impegnato con la preparazione del nuovo cd. Si chiese infatti, molto perplessa, perché lui l’avesse chiamata proprio in quel momento.
-scusami Yushi ho la testa da un’altra parte ultimamente, ho una sfilata fra pochi giorni e sono in piena crisi-
-quanto posso capirti, anche noi siamo in piena crisi- La voce di Yushi era abbastanza strana. Si poteva dire…molto provata e stanca.
-eh fare un cd non è mai facile-
-ma chè! Se fosse solo il cd il problema non starei così-
Cosa poteva essere successo di così catastrofico per fare in modo che Yushi stesse in quel modo?
-che cosa è successo? Sembra una questione importante-
-Yuki c’ha mollato sul più bello! Ha deciso di mettersi in proprio e di provare la strada da solista e tutto questo proprio mentre dovevamo partire con la registrazione del nuovo cd-
Yuki era la vocalist del gruppo. Definita una delle voci più belle del mondo ma forse anche una delle persone più viziate. Quando l’aveva vista la prima volta era tutto il contrario di quello che si mostrava in televisione: capricciosa, invidiosa, con la puzza sotto il naso e con una grande faccia tosta. Era convinta che il mondo fosse hai suoi piedi. Molte volte aveva espresso questa sua impressione a Yushi, chiedendogli come facessero a sopportarla. Lui aveva risposto che quella era una parte che recitava ma che anche se fosse stata così la bravura che dimostrava nel lavoro la giustificava per tutto quello che faceva.
Ora il fatto che li avesse mollatti con la melma fino al collo non la sorprendeva affatto anzi…confermava semplicemente la sua tesi che Yuki era solo una grande egoista che sfruttava le sue potenzialità a proprio favore. Ma in fondo il mondo girava così no? Ora però si domandava proprio il motivo della sua chiamata, se stava così in crisi perché cercava proprio lei?
-questo non fa altro che confermare la tesi che ti ho detto mille volte: a Yuki non importava nulla di voi-
-Eriko!non essere così cattiva…anche se hai perfettamente ragione-
Una risata e poi qualche secondo di silenzio. Era giunto il momento di arrivare al nocciolo della questione.
-spara avanti! perché mi hai chiamata? di solito non ti fai sentire in questi periodi neri- chiese la donna molto decisa.
-devo chiederti un grosso favore-
E ti pareva!mica la cercavano per sapere come stava…no..solo per favori. Eh che vita la sua.
-cioè?-
-noi siamo qui in Giappone ora. Già da qualche settimana stiamo facendo dei provini per cercare la nuova vocalist. Abbiamo esaminato centinaia di ragazze ma nessuna di loro corrispondeva a quello che noi stiamo cercando-
-e io cosa centro in tutto questo?-
-bè tu conosci un sacco di gente, lavori poi in un campo dove vedi un sacco di persone, famose o no. Volevamo chiederti se per caso conoscessi qualcuna che potesse fare al caso nostro o, almeno, qualcuna che sappia cantare bene-
Bè non era un favore che le richiedeva molto impegno, poteva anche aiutarli.
-ok va bene, cercherò. Al momento non mi viene nessun nome da darvi. Appena mi viene in mente qualcosa ti chiamo ok?-
-Grazie sei una angelo Eriko. Sapevo che potevo contare su di te. Ora che sono qui in Giappone spero di rivederti presto. Almeno ti offro qualcosa da bere per sdebitarmi-
-non cantare vittoria troppo presto, non è detto che ci riesco. Comunque se dovessi farlo hai una fornitura di aperitivi per un anno come debito. A presto-
Chiuse la chiamata. Ormai la sua pausa era decisamente terminata. Tornò a lavoro, si sarebbe messa più tardi a pensare a chi mandare a quel provino.
Finito il lavoro si preparò a tornare a casa. Se solo pensava che appena tornata a casa invece di potersi rilassare doveva rimettersi a sfogliare i numeri della sua agenda per vedere di trovare qualcuno per Yushi le prendeva un colpo. Ma cosa diamine aveva detto di si a fare.
Mentre era in macchina iniziò a rimuginare su chi poteva andare bene. Aveva vestito molte cantanti giapponesi ma pensò che nessuna sarebbe stata in grado di rinunciare alla loro libertà per mettersi in  un gruppo. E poi si doveva essere sinceri, non avevano le doti canore necessarie per poter raggiungere il livello degli Overside. Non che non fossero brave, assolutamente, ma quel gruppo aveva una marcia in più e se anche Yuki era una viziata arrogante doveva ammetterlo: cantava divinamente. Eppure aveva una persona in testa, che in quel momento le sfuggiva.

Rientrata in casa mise le chiavi nel cestello all’entrata e si diresse subito verso il divano. Accese la tv e si mise comoda. Adesso si meritava i suoi 5 minuti di relax. Mentre però posava il telecomando sul tavolino di fronte al divano gli occhi le caddero sulla foto che era poggiata li sopra. Una foto di qualche anno prima, lei e Kaori abbracciate che guardavano verso l’obbiettivo. Era stata scattata ad una festa di compleanno di una loro amica prima ancora che Maki morisse. Quanto erano spensierate in quel periodo. Mentre osservava la foto le venne il lampo di genio. Ecco la persona giusta da presentare a Yushi: Kaori.
Eriko se lo ricordava perfettamente. Kaori aveva frequentato per molti anni una delle migliori scuole di canto di Tokyo imparando non solo a cantare ma anche a suonare il pianoforte. Era una delle migliori del suo corso e le avevano mille volte proposto di fare concorsi e provini. Lei aveva sempre rifiutato dicendo che non si sentiva pronta e che non era ancora matura, ma non era assolutamente vero. Aveva una voce bellissima e un’intonazione quasi perfetta. Purtroppo però, dopo la morte dei suoi genitori fu costretta a lasciare la scuola in quanto la retta era troppo alta e non voleva gravare assolutamente sulle spalle di suo fratello. Ma nonostante avesse smesso le sue doti canore non erano assolutamente svanite. Si ricordava ancora le serate al karaoke in cui tutti rimanevano affascinati dalla sua voce. Non l’aveva mai fatto notare a nessuno ma Kaori aveva sofferto enormemente quando aveva dovuto lasciare la sua grande passione. Era sempre stata una ragazza molto più matura della sua età e non voleva dare peso agli altri.
Ora, vivendo con Ryo, aveva completamente abbandonato tutto limitandosi solamente a canticchiare sotto la doccia a durante le faccende domestiche. Anche se tutto era stato lasciato alla deriva era sicurissima che Kaori custodisse ancora la sua grande dote.
È vero, sicuramente era molto arrugginita ma con un po’ di allenamento sarebbe riuscita a tornare al massimo della forma.
E poi, se tutto fosse andato bene, avrebbe avuto una possibilità di uscire da quella vita che conduceva. Eriko era sempre stata convinta che Kaori valesse mille volte di più per restare incatenata a quella vita ma non aveva mai insistito sul convincerla ad andarsene. In fondo lei era felice li, con l’uomo che amava che però non accennava minimamente a decidersi a ricambiarla.Inoltre provare non costava nulla, se le avessero detto di no poco male ma se l’avessero accettata sarebbe stata una grande vittoria per l’autostima della ragazza. Decise di non perdere tempo. Chiamo subito Yushi che, tutto euforico, le fissò il provino per due giorni dopo.

 

Kaori era rientrata a casa. Aveva passato la giornata da Miki e Falcon e finalmente erano riuscite a concludere quell’inventario. Ryo era rientrato prima di lei perché si lamentava di avere sonno e di aver voglia di dormire. Era sempre il solito. Quando rientrò lo trovò seduto sul divano che guardava la tv. La solita routine. Mentre posava tutto  per andare in cucina a preparare la cena squillò il telefono. Lasciò che a rispondere fosse Ryo ma poco dopo lo vide avvicinarsi e cedergli il cordless facendole segno che era per lei. Rispose:
-pronto?-
Dall’altra parte le arrivò la voce squillante e sempre allegra di Eriko.
-ciao tesoro ti disturbo?-
-no dimmi tutto…-
-niente volevo chiederti se dopodomani avevi da fare-
-no perché?-
-ma niente devo portarti da una parte-
-dove?-chiede Kaori un po’ preoccupata, l’amica le aveva già teso alcune trappole per cercarla di convincere a sfilare come sua modella.
-no no tranquilla Kaori, non è assolutamente quello che pensi tu è un altro posto ma non posso dirti di più perché è una sorpresa…ti prego non dirmi di no-
Kaori non sapeva resistere al tono implorante dell’amica.
-e va bene dimmi solo ora e posto- disse costretta a  cedere.
-grandeee! Ti richiamo io per confermare. Preparati Kaori perché stai per vivere una delle esperienze più grandiose della tua vita.-
Eriko riattacco senza nemmeno salutare. Era davvero strana.
Ora Kaori era davvero preoccupata, la sua amica era capace di tutto e chissà questa volta dove l’avrebbe trascinata.

  
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