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Autore: Pudentilla Mc Moany    01/02/2010    2 recensioni
Il fatto era, che Mary Sue Dashwood riteneva che Augusta e Aginulfo Dashwood, gli autori dei suoi giorni, fossero di gran lunga i peggiori genitori del mondo. Era un’affermazione imperativa, ma certo giustificata dal dato inconfutabile del suo nome kitsch. E dal momento che suo fratello maggiore si chiamava Gary Stu, bisognerà credere che i coniugi Dashwood bazzicassero il Colmo dell’Ignominia con una costanza da brivido.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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mary



DOVEROSE PRECISAZIONI DI INIZIO CAPITOLO: Il copyright non è mio. Ed è un vero peccato.
La nota introduttiva include una richiesta di perdono. Lo so, non ho aggiornato. E' stata una mancanza di rispetto imperdonabile nei vostri confronti. Il punto è, che ho avuto una serie di problemi che non sto qui a raccontarvi; essendo io incapace di fare due cose contemporaneamente, non potevo fare chiarezza dentro me stessa in contemporanea alla stesura di questa storia.
Dal momento che adesso ho ritrovato il mio equilibrio psicofisico (sempre ammesso che ne abbia mai avuto uno), e dal momento che la clausura pre-esami mi obbliga a una vita da reclusa, immagino che aggiornerò molto più in fretta. Ci si vede in fondo alla pagina!

( Mary ) sue me

Capitolo due: in cui la nostra eroina odia Al Potter


<< E’ assolutamente ridicolo, Thelma… >>
Mary Sue attraversò l’arco rampante dell’ingresso alla sala grande con un gesto stizzito e l’aria scontenta, il mantello nuovo ruvido contro le gambe scoperte e violacee di lividi distratti.
<< Gli piaci. >> L’amica le diede di gomito cantilenando, e aveva il sorriso enfatizzato da fossette adorabili e gli occhi lucenti di entusiasmo e i riccioli scuri e scarmigliati e soffici. E Mary Sue era certa che a lei il mantello nuovo non pungesse affatto, per il semplice fatto che Thelma Babbington era una specie di meraviglioso angelo benvestito e beneducato, e cose del genere a quelle come lei non succedevano.
In effetti, non passava giorno che Mary Sue non si chiedesse per quale assurdo motivo quella ragazza alta, magra, bella e proporzionata avesse deciso di scendere dal suo empireo pivato e posare gli occhi su di lei, comune, goffa mortale, il primo Settembre di qualche anno prima.
Thelma Babbington era l’immagine della perfezione. Fonte di massima frustrazione e ricettacolo del suo affetto più imprevisto, era una così cara ragazza, ed era la cercatrice della squadra di Quidditch di Corvonero, un ruolo delicato che richiedeva leggerezza aerea e che sembrava fatto apposta per lei, così distante dalle orrifiche mazze da battitrice fra cui lei  si barcamenava.
Thelma era brava a scuola e aveva una bella grafia, ed era tanto meravigliosa da mettere in ombra l’orrore del suo nome.
Mary Sue aveva sentito Patrick parlare di quella coppia di comici babbani, Stanlio e Ollio, e si era detta che l’impressione che lei e Thelma dovevano dare quando camminavano fianco a fianco fosse più o meno la stessa: erano due opposti convergenti per magnetismi ignoti, e l’effetto era quello di una strana parodia di amicizia.
Però funzionavano.
<< Thelma. Ascoltami. Se Al Potter si è degnato di scendere nei nostri bassifondi impopolari, se l’ha fatto perché era interessato a qualcuno e non per il semplice gusto di infastidirci e guardarci dall’alto in basso, sta’ pur certa che è te, che braccava.>>
<< Ogni tanto potresti anche piantarla di parlare come un libro stampato.>>
Un risolino acuto la fece sobbalzare, provocandole un sogghigno involontario. Poi si riebbe, e affibbiò uno scappellotto a Patrick, che si era come materializzato alle loro spalle con l’aria fiera e il maglione decorato da quelle strane spillette babbane con le immagini fisse.
<< Secondo me è tipo una barriera. Cioè, tu non ti vuoi proprio fare capire.>>
Il commento new age e quasi corretto che giunse a sottolineare quanto detto da Patrick fu quasi esalato dalla vocetta flautata di Lola Lovegood-Longbottom, i cui genitori dovevano avere una vera passione per l’allitterazione, e che aveva il musetto da animale stralunato nascosto sotto strati di lana eco di alpaca sputasentenze tibetano.
<< Sì, Lola. Perché sono una sociopatica paranoica, d’accordo? E voi non esistete; vi ha fabbricati il mio cervello perché potessi non sentirmi troppo sola nelle lunghe notti invernali…>>
<< Teoria affascinante ma poco coerente. Non si spiegherebbe perché nelle lunghe notti invernali Patrick tenda a dileguarsi per sgusciare nel letto di Castor Belmont.>> L’affermazione semi-categorica di Thelma pose fine a una conversazione che minacciava di volgere al brutto, e ebbe il pregio di una sincronia quasi perfetta con l’arrivo dell’antipasto.

La gelatina alle more del dessert ondeggiava già sui piatti di porcellana quando il preside percosse il parquet con uno zoccolo, sollevandosi piano dal giaciglio che gli era stato preparato al posto centrale del lungo tavolo dei professori.
L’attenzione si spostò su di lui con l’acquietarsi del brusìo generale, e Mary Sue non potè fare a meno di pensare che Fiorenzo –senza cognome, perché era un centauro-, il cui accesso alla cattedra di preside aveva fatto tuonare i benpensanti e salutare gli altri all’alba di una nuova era, quel ruolo ce l’avesse nel sangue.
<< So quanto poco vi piacciano i discorsi di benvenuto, e spero teniate ben presente che nemmeno io vi sono particolarmente devoto. Cercherò di essere il più breve possibile.>>
Alcuni Serpeverde ridacchiarono, altri accennarono a un applauso. Flegias Houdini si tamponava gli angoli degli occhi con un tovagliolo bordato di verde, provocando l’ilarità un po’ civetta di una bionda poco distante.
<< Vorrei prima di tutto augurare un buon anno scolastico agli studenti del primo anno, e ricordare loro che chi non osserverà diligentemente le regole e le consegne dei compiti sarà vittima di una violenza inaudita..>>
Pausa di terrore che vibrò nella sala ammutolita, prima che il magnanimo professor Ruf si decidesse a prorompere in un risolino isterico, contagiando l’intera sala grande.
L’umorismo quadrupede non era sempre ben comprensibile.
<< …Agli studenti più anziani dico Bentornati. Mi sembra inoltre opportuno rendervi partecipi di un cambio nell’organico dei docenti, che ad ogni modo avrete di certo notato.>>
In realtà non l’aveva notato nessuno; erano tutti troppo impegnati a chiaccherare animatamente, passarsi il burro e parlare con la bocca piena delle ragazze conosciute durante l’estate, ma l’assenza del professor Vitious si fece palese quando la mano di Fiorenzo si allargò in un gesto ampio, sottolineando la presenza dell’uomo esile seduto al fianco di Anita Draculia, colei che con i suoi cinque anni in cattedra era l’insegnante Difesa contro le arti oscure più longeva della storia di Hogwarts.
Semioscurato dalle forme procaci della vampira rumena, stava un piccolo uomo cinese.
Vestito all’occidentale, era giovane ma di una gioventù senza tempo; aveva gli occhi lucidi e vivissimi, e sembrava scrutare la sala come se non vedesse i singoli volti: coglieva la totalità, in un modo strano e però quieto.
Portava occhiali sottili, ovali e dalla montatura dorata, e i capelli lunghi e lisci, lucentissimi, erano raccolti in una coda bassa e ordinata che gli scendeva dolcemente lungo la schiena. Aveva il pizzetto come i saggi di quelle xilografie cinesi, e quasi ci si aspettava che da un momento all’altro tirasse fuori un gong e cominciasse uno spettacolo acrobatico.
<< Come certo alcuni di voi sapranno, il Professor Vitious ci ha lasciato improvvisamente durante l’estate…>>
Altra pausa imbarazzata sottolineata da qualche scoppio di singhiozzi, prima che il buon centauro si decidesse a concludere la frase.
<< …Per dedicarsi interamente al sogno della sua vita, la redazione degli annali di Hogsmeade dal 1238 a oggi.>>
Sospiro sollevato dell’intera sala grande e occhiataccia della professoressa Draculia.
<< Al suo posto, vi prego di dare un caloroso benvenuto al professor Fang Liu, il vostro nuovo insegnante di incantesimi!>>
Il piccolo uomo cinese si alzò lentamente e fece un sorriso cortese, rivolto metà a Fiorenzo e metà alla sala. Si inchinò rispettosamente con le mani giunte davanti a sé, e malgrado tutti si aspettassero un discorso si limitò ad arricciare il naso in silenzio.
Rimase fermo a guardarli fisso per un paio di estenuanti minuti, e solo quando un paio di Grifondoro presero a schiarirsi la gola e dal tavolo dei Tassorosso prese a levarsi un applauso di incoraggiamento, solo allora qualcosa successe.
Una puzza come di zolfo si siffuse nell’aria profumata di stufato e patate al forno, e le gelatine nei piatti di studenti e professori lievitarono e levitarono. Presero a girare vorticosamente su se stesse diffondendo il panico in sala, e dopo essersi gonfiate come enormi meduse scoppiarono a mezz’aria col rumore tipico e allegro dei fuochi d’artificio. Ricaddero sui tavoli in fiocchi leggeri e impalpabili di zucchero a velo viola, catalizzando l’attenzione mentre nei piatti apparivano dolcetti tondi e fragranti.
L’applauso questa volta fu generale e colmo di approvazione; scrosci di mani e di risa si diffusero virulenti fra i tavoli, e presto il nome del professor Fang fu sulla bocca di tutti, insieme ai suoi pasticcini al loto.
L’oggetto di tanta ammirazione, per tutta risposta, si inchinò nuovamente e sorrise e riprese posto fra la professoressa Draculia e il professor Longbottom, la prima che scuoteva la testa di fiera disapprovazione e il secondo che prendeva a stringergli calorosamente la mano, mentre l’altra esibiva ancora un pollice sollevato in direzione della figlia.
Pochissimi ci fecero caso, ma Mary Sue notò che il professor Fang aveva un’aria molto dolce, qualcosa che faceva pensare all’innocenza. Non c’era traccia di cinismo nel suo sorriso, e la ragazza sorrise a sua volta e non si accorse che il suo sguardo era stato intercettato da Al Potter, che le fece l’occhiolino e sicuramente pensava che fosse una scema.
Avvampò e tuffò il naso nel suo dolcino, e per tutta la conclusione della cena –che per fortuna volgeva al termine- non la si sentì più dire una parola.

<< Io odio Al Potter.>>
Quando Lola riuscì finalmente a cavarle una parola di bocca, fu tutto quello che ebbe a dichiarare circa il suo mutismo momentaneo.
Si erano arrampicati sulla torre di Corvonero subito dopo cena, e dopo giubilanti momenti di chiacchere assortite nello splendore della sala comune avevano preso la saggia decisione di chiudersi nel dormitorio femminile, Patrick incluso, perchè Mary Sue era sparita poco dopo l’incidente del dessert e non poteva che essere lì.
Come da programma l’avevano trovata sul letto, rigida come uno stoccafisso e con le braccia incrociate sul petto a fissare il tetto, e dopo numerosi, inutili tentativi di rianimazione Lola aveva deciso per la tortura e aveva preso a solleticarla insistentemente, cosa che aveva appunto indotto Mary Sue alla chiarificante affermazione di cui sopra.
<< Mi sembra una novità essenziale.>>
Fu il commento della ragazzetta esile ancora accovacciata su di lei.
<<…Credo che gli piaccia.>> Questa era Thelma, che si limava le unghie sul pavimento con  la schiena appoggiata al letto. E proprio quando Mary Sue stava per prorompere in una piccata difesa della sua inaccessibilità al genere maschile, fu Patrick a rompere il silenzio, un flacone di smalto rosa in una mano e uno blu nell’altra.
<< Ma questo è assolutamente impossibile. Ha detto a Ron Cowen, che ha detto a Cumberlaine Harris, che ha detto a Castor che ha detto a  me... >> E qui ci fu una pausa perché il congestionato Patrick riprendesse fiato. <<…Che non avrebbe mai, mai chiesto a Mary Sue di uscire nemmeno per tutto l’oro del mondo.>>
<< Io odio Al Potter!>>
Stavolta il coro fu collettivo, e in contemporanea.





Come avrete notato, in questo capitolo non succede assolutamente nulla.
Ad ogni modo, c'erano personaggi che mi faceva piacere farvi conoscere. Nel caso vi steste chiedendo che fine abbia fatto la timeline ufficiale... Beh, vi confesserò che sono un'inetta.
Non sono bravissima a fare ricerche su internet; fondamentalmente sono quasi convinta di non aver scritto nulla che fosse in contrasto con la linea del tempo semiufficiale del lexicon; nel caso ci fossero errori, potete scegliere di fare uno sforzo di gentilezza e ometterli o di fare uno sforzo di onestà e farmeli sapere, così che possa porvi rimedio. Grazie mille!
Procedo qui sotto a rispondere ai commenti, come vuole il rituale (e poi perchè mi fa spudoramente piacere che abbiate letto questa cosa °w°).

DiraReal: Troppi complimenti potrebbero causarmi un bug ai circuiti-davvero. Più ch montarmi la testa, mi eplode, proprio. Sono lusingata, e credo di averti già detto che essendo la scrittrice meravigliosa che sei, non posso che essere ancora più onorata. Posso approfittare di questa sede per scusarmi del ritardo nel leggere e commentare la tua fanfiction? Mi è rimasta in sospeso, ma colmerò presto il vuoto! °w°

Angel666: Sono contenta che la trovi originale! E sono contenta che tu abbia apprezzato il tentativo di ironia. Spero che resterai con noi, anche se no, non ho aggiornato in fretta ç__ç

altovoltaggio: Credo che il tuo sia il complimento migliore che si possa fare a un'aspirante scrittrice. Non hai idea, avrò riletto il tuo commento tre volte prima di convincermi che no, non avevo capito male. °3° Inoltre mi fa piacere che tu abbia considerato la storia banalotta: era il mio intento primario, in realtà! No, non mi sto arrampicando sugli specchi. E' che speravo che avesse quel sapore un po' speniserato delle commedie tipo My Fair Lady. Inoltre, la trama è un omaggio spero non così vago a un certo romanzo di una certa Jane Austen, che è inevitabilmente l'archetipo delle commedie romantiche, e-e beh, questo. Spero che sarai di nuovo qui a commentare; ci tengo davvero al tuo parere.

Un grazie, grazie di cuore a tutti gli ammiratori (?) nell'ombra, a chi segue e a chi preferisce: mi fate felice! °3°



(DiraReal merita una menzione speciale in quanto mia salvatrice. Uso Nvu, ma avevo dimenticato di controllare tutti gli errori di battitura. Come tutte sappiamo, le parentesi uncinate senza spazi eliminano il loro stesso contenuto, e-beh, ecco spiegato il motivo. Grazie mille per avermi avvertita! Spero che non ci siano più imbarazzanti imprevisti. Ehm, ecco a voi il secondo capitolo, reloaded.)



  
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