Erano le otto del mattino. Ad
Oxford non si muoveva una foglia. O meglio, si muoveva, mossa dal vento
impetuoso e dalla pioggia scrosciante. Lore correva nell’erba
del parco, a
piedi nudi. I ciuffi verdi e umidi le solleticavano la pianta del
piede, mentre
i goccioloni d’acqua le scivolavano lungo i contorni del suo
corpo spigoloso.
Si fermò, scuotendo la
testa
per liberarsi dell’acqua che le impregnava i capelli castani.
Si specchiò in
una grossa pozzanghera ai suoi piedi. Capelli castani e spettinati,
occhi
verdi. Zigomi alti e mento leggermente triangolare. Corpo magrissimo
dai
contorni marcati e spigolosi. Questa era Lore, questa era lei. Le gocce
di
pioggia infrangevano la limpidità dell’acqua
stagnante, facendo prendere alla
sua figura riflessa forme stranissime. Sorrise e riprese a correre.
Arrivò a casa in dieci
minuti, concludendo il suo giro di corsa quotidiano. Entrò
in casa,
gocciolante.
«Lorelain Hoods!
».
La sua sofisticata madre
comparve sulla soglia della cucina. Capelli biondi e immancabilmente
cotonati,
occhi verdi come i suoi. Era bassa e rotondetta, tutto il contrario
della
figlia.
«Ciao mamma»,
salutò lei,
seccata.
«Guarda
quant’acqua! Il mio
povero parquet nuovo! S’imbarcherà di
sicuro!», si lamentò.
Lorelain sbuffò, alzando
gli
occhi al cielo, «Sono quattro gocce in croce, mamma... Prendi
la spugna e vedi
che andranno via».
«Potevi asciugarti prima
di
venire in casa! Potresti prenderti un malanno! ».
«Mamma... Non ho un
raffreddore da quando avevo dieci anni, sai che ho una salute di ferro!
».
«Dicono tutti
così», commentò
l’altra, «Comunque potresti dormire di
più, fa bene alla pelle; la rende
luminosa».
Lore sospirò; sua madre
e i
suoi odiosi consigli di bellezza, «Chi dorme non piglia pesci
mammina», sbottò.
«Sei proprio un
maschiaccio... A che ora ti sei svegliata oggi? »,
cambiò discorso, rimproverandola.
«Sei e mezza»,
rispose la
figlia, fiera.
«Ma è
domenica! Alla tua età
mi svegliavo a mezzodì! », la
rimproverò la madre.
«Ma tu vivevi nella
Preistoria», si lasciò scappare.
La madre la guardò
torva.
Lore non la sopportava quando faceva così. Aveva
cinquant’anni e si considerava
ancora una ragazzina. Cercò di sorridere, impacciata, per
celare la sua
espressione compassionevole verso la madre.
«Vai a lavarti, su!
», ordinò
l’altra.
In effetti, era un ammasso
d’acqua e fango. Ridacchiò sotto i baffi,
«Heil Hitler! », esclamò, facendo il
saluto nazista.
«Perché ho una
figlia così? »,
borbottò sua madre, tornando in cucina.
Un odore di frittura la
travolse a metà scala. Non se n’era ancora
accorta, sua madre stava cucinando
fish and chips.
«Fish and Chips!
», esclamò
correndo in cucina.
Sua madre la guardò
stupefatta, mentre lei le schioccava un bacio sulla guancia.
«Dai... Vai a
lavarti», le
sussurrò leggermente imbarazzata.
Lei obbedì,
fiondandosi in
bagno.