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Autore: Maik    09/02/2010    8 recensioni
Sono una mente malata, me l'hanno sempre detto i miei amici. Infatti mi sono divorata tutti gli episodi di QAF in poco più che due mesi.. So gran parte delle battute a memoria e la fine di questo telefilm mi segnerà per la vita. Allora ho deciso di farmi del male, di scrivere di quei personaggi che ho amato ed odiato. Chiedendomi cosa sarebbe potuto succedere se...
Genere: Generale, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un poeta scrisse che bisogna sempre essere un po’ improbabili.

Il problema è che ciò che è improbabile accade sempre.

MA NESSUNO SAPEVA CAPACITARSI CHE STESSE ACCADENDO PROPRIO A LUI.

 

Il rumore delle tazze e dei bicchieri la mattina presto lo infastidiva più di qualsiasi altra cosa. Forse per il fatto che quel rumore ormai era diventato fin troppo familiare per le sue orecchie. Scese di corsa le scale, saltando gli ultimi tre gradini e mancando di un soffio Ben che stava andando a fare colazione.

“Hunter…” Cantilenò Ben guardando il giovane di traverso. Hunter sorrise e lasciò la tracolla sul divanetto del salotto, avviandosi verso la cucina. Michael era già al tavolo e stava mangiando con fare addormentato la propria colazione. Hunter si avvicinò al ripiano e mise a fare il caffè. Era l’unico in casa a bere il caffè la mattina. Ben e Michael erano troppo salutisti per lasciarsi andare ad un vizio simile. Ben diede il buongiorno a Michael e si sedette al tavolo per la colazione.

Ci fu un po’ di silenzio, tanto caro a chi si sveglia di corsa la mattina. Hunter prese il proprio tazzone di caffè e si andò a sedere al tavolo, portandosi dietro qualche biscotto.

“Stai andando a lavoro?- Chiese Michael. Hunter annuì, masticando un biscotto.- Ci sarà anche Flavia, vero?”

“Certo! Tra poco mi passerà a prendere! Quel loft abitato da lei mi fa uno strano effetto!”

Hunter ridacchiò, girando il caffè bollente. Michael rabbrividì, alzando lo sguardo su Ben. Brian si era trasferito dall’altro capo della strada, in un rispettabile quartiere etero di Pittsburgh. Insomma, Brian diventava ogni istante più folle, almeno agli occhi dell’amico. Sempre più fuori dallo schema “Brian Kinney”. Michael inspirò rumorosamente.

“Invitala alla festa al Babylon. Ci sarà stasera!” Propose Ben, alzando lo sguardo sul marito. Michael era cupo in viso. Avrebbe voluto tenerli lontani il più possibile Flavia e Brian, ma evidentemente risultava impossibile. Mise in bocca una forchettata di bacon, in tempo per sentire Hunter ridere ed alzarsi dal tavolo.

“L’ha già invitata Brian! Minacciandola di andarla a prendere a casa, se non si dovesse presentare!” Hunter posò la tazza nella lavastoviglie e Michael iniziò a tossire.

“L’ha invitata.. Lui??” Chiese strabuzzando gli occhi. Hunter annuì, lavandosi le mani nel lavandino della cucina. Sorrise e guardò Ben.

“Ho iniziato il conto alla rovescia… Quanto ci metteranno a finire a letto?-Sorrise e si avviò verso la porta della cucina. Posò una mano sullo stipite e si voltò verso i due.- Ormai Brian lo ha già detto a Justin: Flavia gli piace!” Stavolta si voltarono in contemporanea sia Ben che Michael, strabuzzando gli occhi. Non Brian! Non il Brian che avevano sempre conosciuto. Non quello che si faceva uomini su uomini per il solo gusto di farlo. Doveva essergli successo qualcosa, non c’era altra spiegazione.

Hunter andò a lavarsi i denti e dopo qualche minuto sentì il clacson della macchina di Flavia. Era passata a prenderlo, evidentemente. Scese di corsa, agguantando la borsa. Michael si stava mettendo la giacca per uscire e Ben stava sistemando delle cose in cucina. Uscito sul vialetto, Hunter si arrestò sorridendo. Si voltò a cercare Michael che era appena dietro di lui.

Michael si bloccò a bocca aperta. Non era possibile. Doveva essere un incubo.

Flavia era in auto, con il finestrino abbassato e stava fumando. Brian era lì accanto a lei. Stavano chiacchierando amorevolmente come due etero qualsiasi. No, Brian non era uno qualsiasi. Non poteva finire con una ragazza qualsiasi. Con la prima moretta che gliela faceva annusare. Lui era Brian Kinney! Cazzo. Hunter si avvicinò a Michael e gli posò una mano sulla spalla.

“Succede.” Sorrise e volò via, salutando Brian, che si scansò dalla macchina, per farli partire.

“Mi raccomando la festa stasera!” Strillò, alzando una mano. Dalla macchina che partiva si vide il braccio sinistro di Flavia sbucare fuori e fare un “ok”. Michael abbassò gli occhi, irritato ed innervosito. Quella sciacquetta sarebbe stata là. Doveva chiamare Justin.

Percorse il vialetto a testa basta, infilando i pugni chiusi nelle tasche della giacca corta. Brian lo prese per un braccio

“Ehi, Mickey, tutto bene?”

Michael alzò la testa, folgorando l’amico. Ed aveva anche il coraggio di chiederglielo? Come poteva soltanto sfiorarlo l’idea che non ci fosse nulla? Gli venne una voglia irrefrenabile di tirare una testata a quella bella faccina. Poi prenderlo a calci e mandarlo a prenderlo in culo. Probabilmente non gli avrebbe più risposto “Io lo do, non lo prendo!” Gli avrebbe semplicemente detto di andare a scopare e sfogarsi, forse. Ma non gli interessava in quel momento. Abbassò lo sguardo e girò la testa.

“E me lo chiedi?”

Brian corrugò la fronte, osservando l’amico. Doveva esserci qualcosa che non andava, ma proprio non intuiva. Non voleva neppure addentrarsi nella folle idea che fosse per Flavia. Lui era Brian, Brian Kinney. Poteva fare ciò che desiderava. Avere chi desiderava. E se quella volta voleva una ragazza? Che male poteva esserci? Si inumidì le labbra, alzando gli occhi al cielo e lasciando la giacca di Michael.

“Cosa cazzo hai, Michael?” Brian voltò di nuovo lo sguardo sull’amico. Michael fece per andarsene, sibilando un’imprecazione ed un “Lasciami perdere!”

 

La musica quella sera avrebbe benissimo potuto ferire qualcuno ai timpani. Il volume era altissimo e martellante. In pieno spirito Babylon. Flavia era nel privè, con Hunter ed Emmett. Ridacchiavano amabilmente, scherzando e chiacchierando per fatti loro. Sorseggiavano i loro cocktail ad un ritmo oltremodo lento, ma rilassato, senza preoccupazioni. Quella sera l’unico obiettivo era staccare la spina. Per fortuna di Brian ancora non c’era nemmeno l’ombra. In compenso c’era Michael che guardava con fare assassino Flavia, che provava a non farci caso. Immaginava il perché di quel modo di fare, ma non voleva darsene colpa, non era corretto. Non era colpa sua. Ed oltretutto ancora non era successo nulla. Non c’era motivo di avercene con lei.

Dopo un po’ che la festa era iniziata, arrivò Justin. Il ragazzo salutò tutti e poi si avvicinò al gruppetto di Flavia, vicino alla ringhiera del privè. Iniziarono a chiacchierare del più e del meno, con la ragazza che cercava in tutti i modi di evitare lo sguardo di Justin, che invece la fissava indagatore. Poi Hunter, furbo come era, non sapendo mai tenere la lingua a posto, chiese a Justin dove fosse Brian. Flavia, impulso strinse il ferro della balconata. Justin si avvicinò a lei, senza farvi caso, ed indicò un punto della mischia, non troppo distante dal bancone.

“E’ lì con un paio di ragazzi..- Sorrise malizioso, voltandosi verso Flavia.- E’ Brian Kinney, cosa si può pretendere?”

Ridacchiò, voltandosi verso Emmett, che osservava Flavia. La ragazza si scusò e si allontanò dai tre, posando il bicchiere sul primo tavolino. Avrebbe preferito non averlo mai incontrato. Non essersi mai scontrata con lui per strada. Non avergli mai sorriso. Mai accettato la sua casa. Ed invece era andata in quel modo ed adesso si trovava con il cuore in briciole. Ci aveva creduto, ci aveva contato. Come una stupida.

Aprì la tenda del privè e prese a scendere le scale, ignara dello sguardo di Justin fisso su di lei. Ignara del fatto che Brian avesse alzato lo sguardo e l’avesse vista andarsene. Ignara del fatto che Brian non stesse facendo nulla con quei due, che fossero due clienti della Kinnetic.

 Flavia scappò semplicemente via, avviandosi verso i bagni delle ragazze. Arrivò nel piccolo disimpegno.

Justin scese le scale, seguendola. Forse aveva esagerato. Forse non avrebbe mai dovuto dare retta a Michael. Brian si avvicinò alle scale del privè, ma fece appena in tempo a vedere Justin uscirne. Decise di raggiungerlo e chiedergli cosa fosse successo. Justin a malincuore gli spiegò la vicenda.

“Ringrazia il cielo che non ho voglia di perdere tempo, altrimenti ti avrei già inculato.. E non in positivo!” Justin sorrise e gli fece cenno di seguirlo.

Flavia si lasciò scivolare lentamente a terra. Sentiva gli occhi bruciare, lo stomaco stringersi in una morsa di ghiaccio. Dentro vorticavano rabbia e delusione in un alternarsi senza tregua.

“E tu cosa fai, tutta sola?” Alzò la testa e vide tre uomini. Terrore. A delusione e rabbia si aggiunse terrore. Cerca di alzarsi e scappare, ma i tacchi e la minigonna erano troppo d’impiccio. Uno dei tre la prese per un braccio ridendo.

“Ti facciamo compagni noi!” Non aveva neppure il coraggio di reagire. Era una situazione già vista, già vissuta. E solo il pensiero le faceva paura. Una paura che ghiacciava. Il terzo del gruppo si avvicinò a lei, iniziandole ad aprire la camicetta, mordendola sul collo. Flavia era pietrificata.

“Andiamo nel bagno, su.” Disse quello che aveva parlato per primo. La trascinarono senza problemi nel bagno degli uomini. Si chiusero nel bagno in fondo, iniziandola a spogliare e spogliarsi a propria volta.

Brian e Justin arrivarono davanti ai bagni quando qualcuno entrò in quello dei ragazzi. Justin gli fece cenno di entrare in quello delle ragazze. Brian sarebbe rimasto fuori. Justin gli aveva detto di averla vista dirigersi verso i bagni, ma lì non c’era ombra di lei. Brian iniziò a preoccuparsi. Possibile fosse tornata a casa? No, Justin si era portato via la sua borsa dal privè, quindi Flavia doveva avere in mente di tornare. Ed andarsene via senza macchina era impensabile.

Uno dei tre le teneva la bocca tappata, mentre un altro l’aveva immobilizzata contro la parete del bagno. La minigonna alzata e la camicetta completamente aperta, a mostrare il seno scoperto.

Justin uscì dal bagno delle ragazze scuotendo la testa. Flavia non era là. Brian decise di entrare nel bagno dei ragazzi. Si avvicinò ai gabinetti a muro, abbassandosi la zip dei jeans.

“Dove può esser finita?”

Justin posò le mani sul lavandino, alzando gli occhi sullo specchio.

Le mani dei tre si muovevano su di lei, quando sentì quella voce familiare. Si scosse, risvegliandosi.

“Non ne ho idea.” Rispose Brian, alzando gli occhi al cielo, chiudendosi i pantaloni. Si avvicinò al lavandino ed aprì il rubinetto dell’acqua, sospirando preoccupato. Aveva un nodo allo stomaco, una sorta di bruttissima sensazione.

Flavia iniziò a muoversi frenetica, cercando di divincolarsi, scalciando, pestando piedi. Poi riuscì a mordere la mano del ragazzo che tentava di non farla strillare.

“Maledetta!” Sibilò l’uomo. Brian e Justin si voltarono verso i bagni, per poi guardarsi. Justin posò la borsa di Flavia sul ripiano dei bagni, avvicinandosi all’unico bagno chiuso.

“Brian!” Strillò Flavia, cercando di avvicinarsi alla porta.

“Flavia!” Strillarono all’unisono i due. Si avventarono entrambi sulla porta del bagno, riuscendo a sfondarla al secondo colpo. Flavia riuscì a divincolarsi e correre tra le braccia di Brian, tentando di coprirsi come poteva. I tre riconobbero subito il proprietario della discoteca. Justin uscì dal bagno, chiudendosi la porta alle spalle, chiamando la sicurezza. I tre sapevano che scappare era inutile. Brian li conosceva e non ci avrebbe messo nulla a ritrovarli e conciarli per le feste.

Flavia singhiozzava, affondando il volto nel petto di Brian, che la stringeva forte a sé. L’uomo abbassò il volto sul capelli della ragazza, dandole un lieve bacio su capo.

“Ora andiamo a casa.” Sussurrò. Flavia annuì in silenzio.

La sicurezza arrivò veloce, scortata da Justin. I tre vennero portati subito via. Justin si avvicinò a Flavia, facendole una lieve carezza sulla spalla sinistra.

“Portala a casa. Non lasciarla sola stanotte.” Disse lieve, guardando Brian. Brian annuì e, presa la borsa di Flavia, uscirono dal bagno.

 

Flavia era distesa sul letto, con addosso un piumone. Ancora non era riuscita a trovare la forza per alzarsi e fare una doccia. Restava là, immobile. Senza parlare. Brian era in cucina e la vedeva. Respirava e questo era l’unico segno di vita che gli avesse dato. Erano già due ore che erano tornati a casa e lei non aveva detto una sola sillaba. Brian tolse l’acqua dal fuoco e la versò in una tazza bassa e larga, arancione. Mise poi la bustina di camomille e una goccia di latte caldo. Magari le avrebbe fatto bene, l’avrebbe aiutata a distendersi e quanto meno a dormire. Mise un cucchiaino di zucchero e girò il tutto. Quando l’acqua ebbe preso bene il colore, si avviò in camera. Posò la tazza sul comodino più vicino a Flavia e si andò a distendere dall’altro lato del letto, raggomitolandosi un po’, per non sentire freddo. Osservò il proprio telefono, immobile sul comodino davanti a lui. Aveva tolto vibrazione e suoneria. Michael, Justin ed Emmett avevano già provato a contattarlo milioni di volte. Chiuse gli occhi, inspirando. Sentì Flavia muoversi accanto a lui e poi il rumore della tazza sul comodino. Sorrise appena, leggermente rasserenato. Almeno aveva fatto qualcosa per aiutarla.

“Manca lo zucchero.- Sussurrò Flavia. Brian spalancò gli occhi e scattò a sedersi. Si voltò verso la ragazza, sorridendo. Flavia abbassò lo sguardo e bevve un altro sorso.- Non è vero. Scherzavo!- Sorrise ancora, posando la tazza sul comodino. Mise la schiena contro il muro e tirò le ginocchia al petto, circondandole con le braccia.- Mi dispiace, Brian. Se vuoi puoi tornare a casa tua…” Distolse leggermente lo sguardo e Brian la costrinse a voltarsi verso di lui. Dopo un po’ Flavia alzò gli occhi ad incontrare quelli dell’altro. Brian sorrise.

“Non ti lascio, dormi un po’..”

Flavia scosse la testa, coprendosi un po’ di più. “No, non ci riuscirei.”

Brian si mise accanto a lei, passandole un braccio dietro le spalle e costringendola a posare la testa sul suo petto. La sentì irrigidirsi improvvisamente. Si inumidì le labbra, inspirando. Le prese ad accarezzare i capelli, ma Flavia continuava ad essere rigida. Come se non si fidasse.

“Flavia, sono io… Brian. Non sono loro. Loro non ci sono, non ti faranno più nulla..”

“Potrebbero farlo altri, per loro.” Disse lei, abbassando ancora di più la testa, affondandola tra le coperte ed il petto di Brian.

“No se io sarò al tuo fianco.- Sussurrò piano lui.- Non permetterò a nessuno di farti del male.- Flavia si staccò dall’abbraccio, per fissarlo negli occhi. Lo aveva detto davvero? Battè gli occhi qualche volta ed abbassò lo sguardo. Sentì la mano di Brian sul proprio volto.- Non ti accadrà più nulla, se starai con me.”

Stare? Stare in che senso? Flavia abbracciò forte Brian, posando la testa nell’incavo del collo dell’altro. Chiuse gli occhi un attimo, posando le labbra sul collo di Brian.

“Non voglio che mi tocchi più nessuno. Non l’ho permesso a nessuno per un anno… E voglio che continui così.”

Brian corrugò la fronte e prese Flavia per le spalle, fissandola interrogativo: “Era già successa una cosa simile?”

Flavia annuì: “Un anno fa. Sempre in una discoteca. Un ragazzo che credevo mio amico… Il problema è che tendo a fidarmi troppo delle persone.”

Spiegò fissandolo negli occhi, come a cercarvi un appiglio: “No, il problema è che ti fidi di tutti. Devi imparare a fidarti delle persone giuste, Flavia.”

“E tu sei una delle persone giuste, Brian?” Chiuse lei, deglutendo a fatica. Sentiva una strana morsa allo stomaco. Come se stesse per avvenire qualcosa di portata catastrofica.

“Sì. Lo sono.” Rispose con convinzione. Probabilmente era il peggiore soggetto a piede libero. Probabilmente era cinico, menefreghista e bastardo. Ma sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di ferirla.

“Come faccio ad esserne sicura?” Flavia distolse lo sguardo, allontanandosi leggermente da Brian.

“Guardami negli occhi.- Flavia si voltò ed incrociò gli occhi dell’uomo.- Non ti guardo come ti guardano gli altri. Le mie mani non sono le mani degli altri..- Le sfiorò leggermente il volto col dorso della mano, con tenerezza. Come forse non aveva mai fatto neppure con Justin.- Le mie labbra non sono come quelle degli altri…- Si avvicinò lentamente al volto di Flavia, baciandola appena sulle labbra, a stampo. Con delicatezza, come se fosse una bambolina di porcellana e potesse rompersi da un momento all’altro. Poi la strinse forte a sé e lei lo trattenne, con forza, affondando di nuovo il viso nel suo collo.- I miei abbracci non sono abbracci qualsiasi. Io non sono uno degli altri.” Sentì le lacrime calde di Flavia sul proprio collo. Sentì che si stava lasciando andare, come non faceva mai.

Quella notte fecero l’amore. Dolcemente, come Brian non aveva mai fatto con una donna. Lentamente, assaporandosi ogni attimo. Con tenerezza, quella che Brian non aveva quasi per nessuno. Brian capì di poter esser capace anche lui ad amare. Che Justin non gli aveva portato via tutto, ma che aveva reso possibile il suo incontro con Flavia. E tra quelle lenzuola ritrovò una parte di se stesso che non credeva di aver mai posseduto. Una parte di sé che invita a proteggere l’altra, a tenersela vicina. Perché forza e fragilità vanno di pari passo. E lui voleva, desiderava essere la sua forza. Flavia capì che tutto può essere possibile, per quanto improbabile sia. Non aveva mai creduto fattibile vivere quei momenti con Brian. Per un attimo vagliò l’ipotesi che fosse un sogno, che in realtà lei fosse ancora in quel bagno con quei tre uomini e desiderasse l’arrivo di Brian a salvarla. Ma poi la pelle di Brian, il suo profumo, le sue labbra ed i suoi occhi le fecero capire quanto tutto fosse reale. Quanto Brian fosse reale. E quanto desiderasse che quella diventasse la propria realtà.

 

 

  
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