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Autore: callistas    13/02/2010    10 recensioni
Chi crede negli angeli? Chi ci crede oggi? Esiste qualcuno che ha il potere di modificare la nostra vita? Di migliorarla? Sono solo alcune domande che troveranno risposta nella storia che spero vorrete leggere. Il solito besito!
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4 - Angeli e Demoni Cazz… pita! 11 recensioni?!?! Pazze da manicomio!
MA GRAZIE!
Sapere di avervi strappato un sorrisetto è sempre cosa gradita per una come me. Dunque… se avete riso nel precedente capitolo, in questo la nostra Kagome avrà un incontro ravvicinato con Sesshomaru che… non ve lo dico. Dovrete leggere per scoprire!
Ma ci sarà anche l’introduzione di due nuovi personaggi, non per niente in una storia ci devono essere i buoni e i cattivi, no? A voi immaginare chi, anche se la scelta mi sembra molto ridotta… -.-
Dunque, prima di lasciarvi al capitolo, vorrei ringraziarvi per i vostri bellissimi commenti, che ho letteralmente adorato!!!

Samirina: ciao e benvenuta in questa storia un po’ squinternata. Sono contenta che ti piaccia la storia e lo stile, mi fa davvero piacere. Forse hai ragione, forse dovrei “peperinizzare” un po’ di più Kagome, ma sai… lei è un angelo e difficilmente perderà la pazienza o si arrabbierà. Non è nella sua indole. Mi sa che ‘sto giro, Kagome farà perdere le staffe per la sua mentalità bambinesca.
Cosa che accadrà in questo capitolo…
Un bacio e grazie per la bella recensione!

Anjhela: oddio… non sai il sollievo che mi dai, spero però che non ti secchi. La mia comunque voleva essere una battuta, ma se mi permetti di scrivere solo Anjhela non mi arrabbio ^^.
Hai proprio ragione. Per diventare Consulente, Kagome è convinta che non ci si debba arrabbiare, perché la rabbia è un sentimento negativo, almeno dal suo punto di vista. Però, come hai potuto leggere, Dio le ha detto di non preoccuparsi, perché è normale per lei, quando scende sulla terra, provare quel genere di sentimenti.
Inuyasha, come hai ben visto, non è molto propenso a fidarsi della gente e non sa ancora se di Kagome si potrà fidare. Vivere una vita in totale solitudine non è facile per nessuno e quando si vede qualcuno che è interessato a noi, subito pensiamo che ci sia un secondo fine. Pian piano, però, Inuyasha capirà… eh no! Adesso non ti dico più niente, perché altrimenti mi costringi a dirti tutto, cappero!
Per la tua ultima domanda… ne ho io invece una per te. Ma sei un hacker e sei entrata nel mio pc e hai letto la storia per farmi questa domanda?!? O.O
Comunque… adesso goditi questo capitolo, va e la tua domanda troverà una risposta.
Bacioni!

Mew_Paddy: ciao! Sono contenta che Kagome ti sia piaciuta. Giuro che ogni tanto la voglia di cancellare la fic per la vergogna è tanta, ma cerco di trattenermi.
Bene! Grazie mille per esserti aggiunta ai commentatori, mi ha fatto davvero tantissimo piacere! Eccoti il capitolo, sperando che possa strapparti un risolino.
Bacioni!

Kagome19: cucù? Ciao bella! Mi fa sempre piacere rivederti! Mamma mia quante domande! Dammi il tempo! Dunque dunque… per il telefilm io l’ho sempre e solo visto quando era iniziato e mai finito, quindi non so dirti se finisce male. Ma dovresti conoscermi… io parteggio per i lieto fine e quindi, a te l’immaginazione.
Per Kagome ti ringrazio. Come hai potuto vedere è molto ingenua e la spiegazione che ha dato al professore faceva molto bambina puntigliosa, non credi?
Per la tua curiosità… guarda… sono contenta che ci sia, ma altrettanto contenta che tu te la terrai fino alla fine della storia (me sadica bastarda!!!)
Io ho la bellezza di 26 anni, 27 a fine di questo mese. Dici che faccio pena per l’età che ho a scrivere storie simili?
Ti aspetto anch’io venerdì prossimo!
Bacioni!

Kaggy95: fiorendo… santi numi! Qui mi si sta lodando fin troppo! Ma grazie… credo di aver preso tre chili solo per aver letto il tuo commento!
ç___ç sono davvero putrefatta dalla gioia! Sapere che le proprie storie sono ben apprezzate fa dare un bel calcio in culo alla mancanza di ispirazione e andare a riprenderla per le orecchie! Ho avuto molto piacere nel leggere che la caratterizzazione dei personaggi ti è piaciuta, specie quella di Inu, porello.
Grazie per il contatto. Non mancherò, anche se comunque prima mi devo sistemare con la chiavetta che uso per navigare altrimenti sono in alto mare (che battuta del cazzo…)

Luna argentata95: no! Qui di stupendo ci sei solo tu con il tuo commento. Ecco. Sapevo che sarebbe arrivato il momento in cui qualcuno si sarebbe posto delle domande su Kagome, ma era inevitabile. Eppure… eppure non cambierei una virgola del suo carattere: mi fa troppo morire.
Rin e Sesshomaru? Io leggerei questo capitoletto…
Bacioni!

Ilary_chan: diamine! Per una volta che sono innocente!!! Me tapina…
Anche tu con lo sdoppiamento di personalità di Kagome? Spero comunque che ti sia piaciuta, perché io adoro Kagome, per lo meno per come l’ho caratterizzata in questa storia e, se mi permetti una piccola parentesi, andando avanti sarà sempre peggio, quindi… donna avvisata, mezza salvata!
Anch’io avrei voluto lasciare Inu che si sfogasse per bene (e un po’ mi sarei vendicata di tutti quelli che hanno preso per il culo me alle medie), ma che ce lo mettevo a fare un angelo se poi non fermava la strage?
I cerotti? Beh, se li avevi con i porcellini allora qualche pugnetto lo lasciavo volare…
Ehi! Io aggiorno il venerdi! Non prendertela anche tu con me!!! ^..^
Bacionissimi!

Xx Kagome_Chan xX: lo so, lo so… tutte che vi aspettavate la rissa del secolo, ma vi ho ingannate! Hahaha! Però è vero… anch’io avrei voluto mandare Michael a farsi un bel check-up ospedaliero, ma poi mi sarei sentita un po’ ipocrita nel mettere li Kagome e non farle muovere un muscolo per fermare la strage.
Spero che oltre ad essere strana, Kagome ti sia piaciuta. È un po’… è molto bambinesca, ma io la trovo simpatica da morire (bella fatica visto che l’ho ideata io così…)
Vedere per… scoprire!
Bacioni e ti aspetto al prossimo aggiornamento!!!

Mikamey: che cara!… NON HAI COMMENTATO?!?! IO TI UCCIDO!!!!
No scherzo, dai… sono contenta di rivederti e comunque capita anche a me di pensare di aver fatto una cosa e poi magari non l’ho fatta (pensiero contorto ma spero di essere riuscita a farmi capire).
Sono davvero contenta che apprezzi il mio modo di vedere le cose. Non è facile, ma il periodaccio che ho trascorso alle medie (e ringraziando Dio erano solo 3 anni!!!) sono riuscita a dare un tocco personale a Inu. Grazie, davvero. Mi ha fatto un immenso piacere sapere che hai letto quella parte tre volte e no, non ti considero una pazza, tranquilla.
Spero che anche questo capitolo ti piaccia e ti aspetto al prossimo.
P.S.: sappi che ho letto le tue storie e mi sono piaciute un sacco. Perdonami tu se non hai visto una mia recensione, ma finchè non mi metto a posto con la chiavetta di navigazione, sono nella cacchina fino al collo.
Ciao!

Bellatrix_Indomita: ciao ssssssssssstelllaaaaaaaaaaaaaaa!
Hai presente quando senti che ti manca qualcosa ma non riesci a capire cosa? ecco! Mi mancavi tu! Sono contenta che i personaggi ti siano piaciuti e spero che tu possa apprezzare lo scontro che ci sarà tra Sesshomaru e Kagome in questo capitolo. Sarà… interessante.
E comunque manchi anche a me. Appena mi sarò sistemata ti farò un commento kilometrico sulla tua storia che ti pentirai di avermi detto “mi manchi”. Sappi che non esiterò a riempirti la casella mail di commenti!!! HAHAHA!!!
E non dirle tu le cavolate! A me i tuoi capitoli piacciono un casino! Fine della discussione!
Baci anche a te tatonza!

Ryanforever: solo del bene per Inuyasha? Io aspetterei e leggerei la storia… vedremo se gli farà “solo” del bene.
Ciao stellina! Grazie per aver lasciato un commento sulla storia. Ora ti lascio a questo capitolo che spero possa essere di tuo gradimento!
Bacioni!

Scusatemi immensamente per il ritardo, ma il mio pc era dal dottore e l'ho riavuto solo ora.









Kagome intanto era tornata nella sua vera casa, in Paradiso. Si sentì leggermente rincuorata nel vedere tutti quei visi amici, ma si sentì male nel ricordare quello che aveva provato quel mattino. Corse tra la folla, che si guardava confusa per il comportamento di quella ragazza, sempre solare e allegra. Ma si stupirono del fatto che la videro piangere, cosa che non era mai successa da quando era arrivata lì da loro. Kagome entrò nella sua camera e si buttò sul letto e continuò a piangere disperata. Passarono solo cinque minuti, ma alla ragazza sembrarono un’eternità, che Lui fece la sua comparsa. Kagome lo sentì; sentì il suo sguardo su di lei, ma non aveva il coraggio di voltarsi e guardarlo in faccia. Non dopo quello che aveva provato quel giorno.
“Kagome…” – la sua voce era sempre bonaria, cosa che fece star ancor più male la ragazza.
“Io…io…non voglio…” – cercava di parlare, ma i singhiozzi glielo impedivano.
Lui attese pazientemente che sua figlia si sfogasse.
“…non voglio più…fare…questo…lavoro…” – disse finalmente con la testa tra le mani.
“Guardami.”
Kagome scosse la testa. Non poteva dopo quello che aveva fatto quel mattino.
“Non…non posso…”
“Sì che puoi…”
La ragazza sentì la sua mano sulla sua spalla e il pianto lentamente cessare, ma ancora lei non se la sentiva di guardarlo in faccia.
“Coraggio…so cos’è successo oggi.”
A quelle parole fu impossibile che Kagome non ricominciasse a piangere. Prese il cuscino e se lo mise sulla testa. Quell’angelo era forse il più dolce che avesse mai avuto.
“Forza Kagome…” – riprese lui. – “…è normale quello che è successo oggi.”
Solo allora Kagome si alzò di scatto e lo guardò come se avesse appena detto un’eresia.
“No che non è normale! Io sono un angelo! Non devo arrabbiarmi!” – si ritirò spaventata. Forse aveva osato troppo, ma come faceva? Lei non aveva mai conosciuto la rabbia fino ad oggi e non le andava di riprovare quel brutto sentimento. – “Mi…mi spiace…non volevo…”
“Kagome…tu sei un angelo qui, in Paradiso, ma quando scendi sulla terra per aiutare chi ha bisogno, diventi un essere umano a tutti gli effetti e come tale sei soggetta ai sentimenti che caratterizzano queste persone.”
“Non…non mi è piaciuto arrabbiarmi. Io…io volevo prenderlo a schiaffi!”
“Lo so…e sei stata bravissima a fermarti in tempo.”
Kagome non si sentiva tanto rincuorata da quelle parole. Lei…lei non voleva più arrabbiarsi. – “So che non vuoi più arrabbiarti, ma è un sentimento che esiste e tutti sulla terra ne sono soggetti, tu inclusa, quando scendi laggiù.”
“Ma io…”
“Kagome, figlia mia…hai un cuore grande. Anche gli Angeli Superiori si arrabbiano quando scendono sulla terra.”
Kagome lo guardò sconvolta. Loro? Gli Angeli Superiori…si arrabbiano?
“Ma…sono gli angeli più vicini a voi! Come…come potete permetterlo?”
“Conosco i loro cuori e conosco il tuo…la vostra bontà d’animo prevale sempre. Non temere se quando tornerai laggiù proverai sentimenti che non ti piacciono. Ma rammenta sempre chi sei e fa in modo che questo” – disse indicandole il cuore. – “…prevalga su questo.” – disse indicandole la testa. – “Il tuo cuore è grande Kagome e so che se lo seguirai, farai sempre la cosa giusta.”
Kagome si era rilassata. Le sue parole l’avevano smossa e lei si ripromise che non lo avrebbe deluso. Mai.
“Vi…vi ringrazio…è molto importante per me non deludervi…”
“Oh…ma sono sicuro che non lo farai mai.”
Kagome si asciugò i rimasugli delle lacrime e lo guardò piena di gratitudine.
“Allora…vuoi che dia il tuo compito ad un altro?”
Kagome scosse la testa, imbarazzata per averlo solo pensato.
“Va bene…non hai dei compiti da fare?” – gli disse lui bonariamente.
“Già…devo andare adesso. Grazie infinite.”
Lui se ne andò, avvolto dalla sua nube di luce pura, lasciandola sola con un motivo in più per andare avanti.
“Sì…non vi deluderò…” – anche lei scomparve e ritornò sulla terra, nella casa vicina ad Inuyasha.
Una piccola chiave giaceva sul letto.




“Mi hai fatta chiamare?”
“Sì. Hai avvertito anche tu quell’energia?”
“Sì, oggi. Vero?” – Lui annuì.
“E’ stata incredibile. E così ne ha mandato uno per salvare un umano. Patetico.”
Lei rise.
“Voglio sapere chi è, cosa fa, e come si sente.”
“Quale dei due?”
“Entrambi. Mi sa che mi divertirò parecchio questa volta.”
La donna battè le mani due volte e scomparve, per andare a cercare quello che Lui le aveva chiesto.




Kagome era tornata nella dimensione terrestre. Doveva affrontare un esame di abilitazione e non voleva correre il rischio di essere scoperta. Così aveva deciso di lasciare nella sua camera in Paradiso la sua chiave di Trasporto, che le serviva per passare da una dimensione all’altra. Ma il vero motivo era un altro: voleva farcela con le sue sole forze e dimostrargli di essere degna di Lui. Era consapevole che non avrebbe fatto ritorno a casa se non nel momento in cui la sua missione sarebbe conclusa, ma il pensiero non la spaventava. Sapeva che Lui era con lei in ogni momento e anche se non lo poteva vedere, le era sufficiente chiudere gli occhi che lo poteva vedere nel suo cuore. Sorrise e si sedette alla scrivania.
Iniziò con il fare matematica.









Inuyasha era arrivato a casa. Aveva salutato sua madre e si era rintanato in camera sua, nel suo nido.
Come faceva di solito, aveva chiuso a quattro mandate la porta e aveva tirato le tende, godendosi lo spettacolo che gli procurava la luce sbattendo contro i prismi che aveva sulla scrivania. Quel giorno li trovò particolarmente belli, forse perché il suo umore era leggermente cambiato. Si mise su un fianco e decise di guardarsi un film. Andò davanti al porta cd e passò con cura tutti i titoli finchè non si soffermò su uno in particolare. Uccelli di rovo.
Aveva già guardato quel film e lo aveva trovato molto bello. Ogni volta che c’era una scena d’amore, cercava di immedesimarsi nel prete. Non tanto per la voglia di farlo con una bella donna come poteva essere Maggie, ma per immaginare di sentire quel calore, quelle sensazioni, quel senso di vuoto che ti assale quando la donna che ami si allontana da te anche solo per un secondo. Il respiro che si fa irregolare, il desiderio che trapela dai baci, dalle carezze ma che deve essere messo a tacere perché Padre Ralph non se la sente di rinunciare a Dio. Così Inuyasha si rimise a guardare quel film, chiudendo gli occhi e immedesimandosi in Padre Ralph. Perché purtroppo per lui, quello era l’unico modo che conosceva per provare quelle sensazioni. Anche se non vedeva, poteva percepire benissimo i sentimenti che i due amanti clandestini stavano provando. Amore, passione, desiderio…oh come voleva poter provare anche solo per una volta cosa significassero quelle parole che sembravano essere così lontane da lui. Avrebbe dato la sua vita pur di sapere cosa si prova ad essere totalmente e incondizionatamente innamorati di una persona. Lo sconforto lo prese quando il film finì. Con esso finirono anche le sensazioni provate e Inuyasha si ritrovò ad essere di nuovo solo. Con una faccia sconfitta, si diresse al lettore dvd, prese il film e lo rimise al suo posto.
Si sedette alla scrivania e iniziò a fare matematica.




“Ebbene? Hai trovato quello che ti avevo chiesto?”
“Mi mancano solo alcune informazioni e poi tutto ti sarà consegnato.”
“Eccellente.” – rispose compiaciuto.




La sera arrivò e Kagome iniziò a prepararsi da mangiare. Per fortuna aveva seguito Isotta nelle sue varie missioni e sapeva come sulla terra ci si faceva da mangiare. Prese l’occorrente e si fece una pasta. Purtroppo non sapeva bene come dosarla e si ritrovò nel piatto mezzo chilo di roba.
“E chi ce la fa a finirla tutta?” – si disse sconsolata. Mangiò quello che si sentì di mangiare e il resto lo conservò per il giorno successivo.
Si guardò un po’ di quei programmi terrestri e scelse un documentario sugli animali. Si perse a guardare quella meraviglia che era la natura ma il giorno successivo sarebbe dovuta andare a scuola e non poteva assolutamente mancare. Guardò l’orologio e scoprì che erano le dieci e mezzo.
Salì in camera e si mise il pigiama e in poco tempo si ritrovò a correre nel suo prato di margherite.




A casa Mizumi Inuyasha era sceso per la cena, trovando la madre e il suo adorato fratello.
“Hai fatto tutti i compiti, Inuyasha?”
“Sì, mamma.” – rispose educatamente.
“Sì, mamma.” – lo sfottè Sesshomaru, che non tardò nel ricevere un ammonimento dalla madre.
“Sesshomaru…non prendere in giro tuo fratello.”
“Fratellastro, prego…” – puntualizzò lui.
Sesshomaru non aveva ancora digerito il fatto che quel coso fosse entrato a far parte della sua famiglia, composta al momento, a suo dire, solo dal padre. La madre di Inuyasha non veniva proprio contata, anche se faceva i salti mortali per cercare di piacere al figlio del marito. Per quanto si sforzasse, quello che faceva non era mai abbastanza o peggio, non era mai all’altezza di quello che avrebbe fatto la madre naturale. La donna puntualmente si sentiva ferita da quelle parole, ma cercava di non darlo a vedere per non far preoccupare il marito che era sempre in giro per affari. Quando il padre tornava a casa, Sesshomaru sembrava trasformarsi nel fratello perfetto mentre Inuyasha, che sapeva che erano solo apparenze, faceva la figura del guasta feste. Non sopportava la sua ipocrisia, con il risultato che lo allontanava da sé in malo modo, portando Sesshomaru a sembrare la vittima quando invece era l’esatto opposto. Inuyasha era abituato a questo tipo di trattamento, così decise di stare al gioco del fratello. Quando rientrava il padre si fingevano inseparabili, ma appena questo se ne andava ognuno tornava al proprio posto, schifandosi per la presenza dell’altro.

Sesshomaru è il classico ragazzo che appena lo vedi hai una voglia incredibile di prenderlo a sberle. Non serve nemmeno che apra la bocca, piccola apertura dalla quale escono solo imprecazioni e cattiverie. È molto bello e l’intera popolazione femminile della sua scuola gli muore dietro nonostante lui sia un “bad boy”. È intelligente e sarebbe il primo della sua classe se non fosse per quell’inerzia che lo ha assalito quando il padre cacciò di casa la madre. Il perché poi non gli era ancora chiaro. Da quel giorno in avanti, Sesshomaru stravolse completamente il suo modo di essere. Non che prima fosse uno stinco di santo, ma almeno sapeva cos’era il rispetto. Ora, era solo un involucro svuotato di tutti i buoni sentimenti stipato purtroppo di rabbia, dolore, amarezza e odio. Un odio talmente viscerale che nemmeno in cento vite si sarebbe potuto dissipare.
Il corpo docente conosceva il motivo di quella sua incontrollabile palla di rabbia che non accennava a diminuire. Il genitore li aveva messi al corrente della storia dopo che era stato convocato ad un’udienza per discutere del comportamento del ragazzo. Per puro divertimento aveva rotto il finestrino della macchina del preside, pensando di passarla liscia. Saputo ciò, il padre si precipitò immediatamente a scuola e raccontò la storia della madre. Da allora Sesshomaru non aveva più combinato un guaio. O forse era meglio dire che a scuola gli incidenti capitavano lo stesso, ma nessuno sapeva “chi” fosse stato. Così, in mancanza di un colpevole, i docenti non potevano punire nessuno e lasciavano cadere la cosa. In realtà i professori e il preside stesso sapevano chi era l’autore di quei piccoli incidenti, ma non intervenivano. Sapevano che era Sesshomaru a fare tutto, ma lo lasciavano fare perché erano dispiaciuti per lui. Questo era quello che si dicevano i professori quando succedeva qualcosa a scuola “e non si sapeva chi fosse stato”.
Una cosa che però lo fa mandare in bestia è la compassione.
Non sopporta che qualcuno lo compatisca per la sua situazione familiare: il padre che aveva cacciato di casa la madre per un motivo a lui ignoto e che si era risposato con un’umana dando origine ad un insetto che doveva essere schiacciato al più presto. No, no…la compassione proprio non la digeriva. L’unico che ci aveva provato si era trovato all’ospedale con le gambe rotte. Da allora decisero di non compatirlo più, ma di essere…dispiaciuti. Già suonava meglio. Era all’ultimo anno delle superiori ed erano più le assenze che le presenze, ma a lui non importava un granchè. Sarebbe entrato nell’azienda di famiglia e avrebbe assunto una segretaria che facesse il lavoro per lui.
Soluzione semplice e perfetta.

Come già detto lui aveva ai piedi tutta la popolazione femminile della sua scuola meno una. Una che stava proprio in classe con lui. Una che non sapeva e non sa tuttora che farsene di uno come lui.
Una che proprio non lo considerava.
Ecco un’altra cosa che Sesshomaru non sopportava.
La mancanza di considerazione.
Secondo lui era praticamente inconcepibile che una ragazza non avesse voglia di sbatterlo al muro e violentarlo e non riusciva a darsi una spiegazione plausibile per il comportamento strano di quella che stava in classe con lui. Tra l’altro era molto carina, lui stesso aveva dovuto ammetterlo e il fatto che lui non fosse il chiodo fisso, l’obiettivo primario della sua esistenza lo stuzzicava. Così, decise di ingaggiare una scommessa contro se stesso in modo tale da poter ottenere la vittoria assoluta. Piccolo neo: era dalla prima superiore che ci stava provando, ora era in quinta e la cosa lo stava iniziando a scocciare. Perché non cede? Perché non mi desidera? Perché non mi cerca? Queste erano le sue costanti domande che lo prendevano a tradimento ogni volta che entrava in classe e che la vedeva seduta al suo banco in attesa dell’inizio delle lezioni.
La osservava mentre metteva via un libro per prenderne un altro, mentre accavallava le gambe in un modo che mandava in orbita il bel ragazzo. Eppure, la ragazza in questione non si sentiva particolarmente bella o particolarmente seducente. Si comportava normalmente, ma non sapeva che questa sua normalità aveva delle ripercussioni troppo evidenti nel corpo di Sesshomaru. La osservava mentre addentava una mela, il solo gesto di appoggiare quelle labbra rosse su quel frutto lo faceva impazzire, quando poi si ascugava il labbro inferiore con il mignolo, bagnato dal succo del frutto proibito, sentiva che doveva uscire dalla classe per non rischiare la violenza. Così usciva per andare ai servizi. In realtà, usciva per prendere una boccata d’aria, indispensabile per sanare la sua instabile psiche. E quando rientrava in classe, ecco che quel concentrato di sensualità che gli mozzava il respiro in gola, ripartiva all’attacco. Lei rideva, scherzava, ignara che dal fondo della classe un ragazzo, o più precisamente, un demone la stava osservando famelico.
Oh sì. Ecco chi era Sesshomaru Mizumi: un demone completo, motivo per il quale odiava tanto il caro “fratellino”. Lui non poteva concepire il fatto che il padre avesse disonorato la sua stirpe di demone cane più potente al mondo, concependo con una misera umana un figlio nato mezzo demone.
Comunque, quella strega lo stava portando alla pazzia più totale, una specie di mix di amore/odio al quale Sesshomaru non poteva e non voleva sottrarsi. Ma ormai la frittata era stata fatta. Le scuole erano appena iniziate e quella era l’ultima occasione che aveva Sesshomaru per fare sua quella ragazza.
Ecco chi era Sesshomaru Mizumi, all’apparenza un ragazzo pardon, un demone, come tutti gli altri, ma che aveva una strana concezione del mondo e delle persone che lo abitavano.

Inuyasha scosse la testa. Non aveva la minima intenzione di passare la serata a pensare a suo fratello. Era stanco e voleva solo ritornare nel suo nido.
Finì la sua cena e aiutò la madre a riordinare la cucina e la sala da pranzo, mentre Sesshomaru si era bello che sistemato sul divano a guardare uno di quei programmi dove la stupidità umana faceva bella mostra di se.
Inuyasha tornò in camera sua, finendo col leggere proprio Romeo e Giulietta e questo lo condusse a pensare inevitabilmente a Kagome e all’esposizione di quel mattino.
“E’ triste che le cose debbano essere sistemate sempre quando è troppo tardi.”
Su per giù aveva detto una cosa così, o almeno il senso era quello. Certo che quella era proprio una ragazza strana. Sorriso sempre stampato in faccia, bontà di carattere, da quello che aveva potuto vedere quel mattino, ma soprattutto grande forza di volontà. Non era mica da tutti combattere una cattiveria con un sorriso, ma lei lo aveva fatto. Inuyasha si ricordò perfettamente cos’aveva fatto: aveva chiuso gli occhi, come se stesse cercando una qualche forza interiore che solo lei poteva usare, aveva preso un enorme respiro e poi illuminò quella via con il suo sorriso. Un bellissimo sorriso.
Della serie: porgi l’altra guancia.
Inuyasha avrebbe, se avesse potuto, porto l’altro pugno, ma Kagome non glielo aveva permesso. Gli aveva chiesto esplicitamente di non cedere alla rabbia. Lo aveva addirittura elogiato per il suo coraggio nel non rispondere alle provocazioni.
=Che ragazza strana…oggi mi ha difeso. Perché?=
Non riuscì a dare una risposta alla sua domanda perché era caduto addormentato.




Il mattino seguente due ragazzi si alzarono per andare a scuola, due ragazzi fecero colazione e sempre questi due ragazzi uscirono contemporaneamente dalla porta di casa. Kagome doveva farsi almeno tre rampe di scale prima di arrivare in strada. Questo piccolo inconveniente fece in modo che quando chiuse il portone condominiale si incrociasse con Inuyasha.
“Inuyasha buongiorno! Come va?” – lo salutò lei allegramente.
Inuyasha non era sicuro che avrebbe retto quell’uragano di felicità. Lui era solo e tale doveva rimanere.
“Buongiorno. Bene e tu?”
“Bene, grazie. Facciamo la strada insieme, ti va?” – per tutta risposta Kagome si beccò un’alzata di spalle. Lo prese per un sì. Non parlarono molto, lei era intenta a pensare alle mosse successive da fare per aiutare quel ragazzo. Il mezzo demone, invece, pensava a come rivolgerle la parola senza sembrare scorbutico. Il risultato fu che alla fine rimase muto.
Come al solito.

Arrivarono a scuola ed entrarono nel cortile, percorsero il corridoio mentre attorno a loro la gente si spostava per farli passare, come fece il Mar Rosso con Mosè. Kagome non capiva il motivo per il quale tutti si scansavano al loro passaggio, finchè non le fu chiaro quando vide avanzare la fotocopia di Inuyasha. Fu molto colpita da quel ragazzo, che alla fine riconobbe come demone. Era praticamente uguale al fratello, tranne che per la mezza luna che aveva in fronte e le orecchie elfiche. Si fermarono l’uno di fronte all’altro e si guardarono.
L’aria era carica di tensione.
Non c’era persona nell’edificio che non conoscesse l’odio che Sesshomaru provava per Inuyasha. Sesshomaru era forse quello che odiava Inuyasha più di tutti lì dentro e questo il mezzo demone lo sapeva. Kagome guardava prima uno e poi l’altro, non capendo il perché di quella tensione che si era venuta a creare.
“Toh…guarda chi si vede…Inumezzo.”
Risata generale da parte di ragazzi senza cervello, che assecondavano Sesshomaru in tutto e per tutto. Kagome alzò un sopracciglio. Aveva impresse nella sua mente ancora le parole che Lui le aveva detto, come se fossero state scolpite nella roccia. Osservò Inuyasha abbassare lentamente lo sguardo, dandola vinta alla sua copia. Bastò semplicemente che Kagome poggiasse la sua mano sulla sua schiena che il ragazzo sentì come una nuova energia fluirgli dentro. Alzò lo sguardo su Kagome e la vide sorridente come al solito.
Solo in quel momento Sesshomaru si accorse della presenza della ragazza. Molto carina anche quella. Così il numero delle prede da conquistare era salito a due. Sperava solo di non doverci impiegare una vita.
“E tu chi sei?” – chiese Sesshomaru rivolto alla ragazza.
Inuyasha guardò il fratello e poi la ragazza che gli sorrideva tranquilla.
=Allora anche lei mirava a lui. Complimenti Inuyasha…ti sono bastati un sorriso e un paio di moine che ci sei ricascato. Deficiente!= si ritrovò a pensare Inuyasha.
“Kagome, Kagome Higurashi. Molto piacere.” – disse Kagome suscitando lo stupore di Inuyasha e l’odio crescente delle ragazze che, timide com’erano, non osavano avvicinarsi a Sesshomaru. Il bel demone pensò che forse non avrebbe faticato tanto e così sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi, se così si può chiamare uno stiramento di labbra.
“Sesshomaru Mizumi. Ciao.”
Kagome si illuminò.
“Allora voi due siete fratelli!” – esclamò contenta di aver trovato l’altra metà della sua missione.
Sesshomaru tornò ad essere serio.
“Purtroppo sì.”
Il gelo di quella risposta fece accapponare la pella al povero angelo, che si ritrasse un po’ spaventata.
“Come mai sei con lui?”
Kagome guardò Inuyasha.
“E’ un mio amico. Perché?” – rispose Kagome con tutta l’ovvietà di questo mondo.
Sesshomaru ci rimase secco.
“Tu? Amica di un mezzo demone?” – Sesshomaru non ci riuscì e scoppiò in una fragororsa risata da presa in giro.
Kagome continuava a non capire.
“Perché ridi?” – di nuovo silenzio. Di nuovo incredulità.
“Non è possibile che tu stia con questo…qui.”
“Perché?” – riprese Kagome.
Inuyasha osservava il dibattito che si stava svolgendo, quasi divertito. Quella ragazzina ne aveva di coraggio per parlare così a Sesshomaru. Ma non si faceva illusioni. Presto, anche lei sarebbe diventata un suo trofeo, un’altra tacca sulla sua cintura.
“Perché…perché no!” – disse Sesshomaru che non sapeva cosa rispondere.
Kagome lo guardò confusa.
“Ma…che razza di risposta è “perché no”?”
“Senti…tu non puoi essere amica di questo. Punto e basta. La discussione si ferma qui.” – ordinò perentorio lui. Kagome era stupita.
“Fai sempre così quando senti di avere le spalle contro il muro?” – silenzio e incredulità.
E paura…
Quella ragazzina stava per vedersela brutta. Sesshomaru assottigliò gli occhi, come per incenerirla, ma Kagome non abbassò lo sguardo, anzi. Gli sorrise, lasciandolo inebetito. Così Sesshomaru decise di cambiare tattica.
“Fa come vuoi. Senti…ti va di uscire insieme stasera?”
Inuyasha sgranò gli occhi per la faccia tosta del fratello.
“Uscire?” – chiese lei non capendo. Dopotutto lei era un angelo e lassù lei era sempre fuori.
“Sì, uscire. Allora?”
Ed ecco la smaccata finale.
“Cosa vuol dire, “uscire”?”
Sesshomaru ora era a bocca aperta. Ma da dove proveniva quella? Da Marte?
“Come sarebbe a dire “cosa vuol dire, uscire”? Ma sei matta?”
Kagome lo guardò confusa. Forse avrebbe dovuto farsi fare un corso accelerato di usanze terrestri prima di scendere sulla terra.
“Ehi! Non c’è mica bisogno di offendere!”
“Uscire significa passare una serata insieme alla persona che ti piace.”
“E io ti piaccio?”
I ragazzi nel corridoio assistevano sconcertati e divertiti alla scena, iniziando a parlottare tra di loro. Ma lo faceva apposta?
“Noooo!!” – esclamò sdegnato Sesshomaru, le cui intenzioni non erano proprio caste.
“E perché mi hai chiesto di uscire?”
Dal corridoio iniziavano a partire alcune risatine. Sesshomaru doveva sbrigarsi a risolvere quella faccenda altrimenti si sarebbe sputtanato davanti a tutta la scuola, e non poteva permetterlo.
“Devo farti un disegno?” – chiese lui malizioso.
Inuyasha sentì prudere le mani. Kagome non capì quella strana inclinazione della voce.
“Se riesce a farmi capire, sì…” – rispose lei semplicemente.
“Ok. Jeff…” – disse rivolgendosi al suo tirapiede. – “…passami carta e penna.”
Inuyasha era proprio curioso di sapere cos’avrebbe disegnato suo fratello. Dopo alcuni minuti, la campana suonò, ma le aule erano ancora vuote, e gli alunni erano riversi nel corridoio intenti a vedere come finiva quella scena.
“Tieni.” – disse Sesshomaru, porgendo il disegno a Kagome.
La ragazza lo guardò, aggrottò le sopracciglia e poi sorrise. Sesshomaru pensò di averla spuntata. Certo che ne aveva sudate di camice. Poi, inaspettatamente andò da Inuyasha, che la guardò avanzare con il suo immancabile sorriso. Si stupì quando la ragazza gli porse il foglietto. Lo guardò, sgranò gli occhi e arrossì.
“Kagome…” – provò ad iniziare Inuyasha, ma era troppo imbarazzato.
“Non trovi che tuo fratello disegni molto bene? Sai, Sesshomaru…se non ti scoccia questo me lo tengo. Grazie mille. È proprio un bel disegno.” – Kagome prese a camminare verso la sua aula ma si fermò quando si rese conto che Inuyasha non era con lei. – “Andiamo? La campanella è suonata da un pezzo!”
Come mosso da una forza più grande di lui, Inuyasha andò dietro Kagome e non fiatò.
=Possibile che non abbia capito?= pensò mentre la guardava camminare tranquillamente. Lentamente i corridoi iniziarono a svuotarsi lasciando solo un incredulo Sesshomaru.
“Ma…chi diavolo è quella?”
Anche lui, come mosso da una forza misteriosa, entrò in classe. Ovviamente i rimproveri del professore gli scivolarono di dosso. Quando entrò andò a sedersi al suo posto, mentre una ragazza lo guardava incuriosita. Poteva benissimo immaginare cos’avesse disegnato Sesshomaru. Ma la cosa che la incuriosiva di più era la sua faccia. Non lo aveva mai visto così in cinque anni.
Pensò che forse avrebbe iniziato una bella amicizia con quella Kagome.




“Allora? Quelle informazioni?”
“Sì, mio signore. Ho tutto qui.”
“Dammelo.”
“Ecco.”
Prese il fascicolo dalle mani della donna e iniziò a leggerlo.
“Ma bene…ma chi abbiamo qui?…” – disse più che altro a se stesso.
“Posso illustrarti i dati, mio signore?” – chiese umilmente la donna.
“Procedi.”
La donna battè tre volte le mani e fece comparire una bolla d’aria nella quale era raffigurata una ragazza che camminava in un corridoio e dietro di lei un ragazzo con i capelli argentei.
“Sono loro?” – chiese lui.
“Sì. Ma c’è anche lui…” – disse mentre con una mano cambiava scena, come se avesse scacciato una mosca. – “…che è il fratello del ragazzo di prima. Si chiama Sesshomaru mentre l’altro Inuyasha.”
“E lei…” – ma fu interrotto dalla sua serva.
“…lei si chiama Kagome e ha avuto l’incarico di aiutare quei due a riconcigliarsi.” – e mentre lo diceva una smorfia di disgusto le si dipinse sulla faccia.
“Da Lui?”
“In persona.”
“Ma beeeeene…” – disse compiaciuto, mentre sprofondava sul suo trono. – “…credo che ci sarà un bel po’ da fare non trovi, Kagura?”
“Sì, mio signore.”
Kagura, che tradotto letteralmente significa “danza cerimoniale”.
Ogni cosa che le viene ordinato di fare dal suo signore, la prende come se fosse appunto una danza rituale. Ogni cosa non viene lasciata al caso e anche il minimo dettaglio assume una grande importanza. È sua serva da tempo immemore nonché suo braccio destro. Lo serve, onorata di essere stata scelta come suo più importante membro.
Naraku, il suo signore, che tradotto letteralmente significa “inferno.”
Lui incarna tutti i sentimenti negativi che le persone provano quando sono attraversate da rabbia, rancore o ancora meglio, dall’odio. Significato del nome a parte, lui non poteva che essere il più adatto a ricoprire il ruolo che si era scelto da solo. Essendo stato l’angelo più bello e più vicino a Dio, credette di essere non solo come lui, ma addirittura più potente, peccando così in superbia. Fu scaraventato negli inferi di cui, al momento, è l’attuale signore e padrone.
Naraku è Satana.
  
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