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Autore: Florence    16/02/2010    19 recensioni
"Io, Carlisle Cullen, non avevo mai capito cosa significasse davvero cogliere un frutto proibito. Non fino a quando l'avevo incontrata di nuovo, dieci anni dopo e la dolcezza di quella mela mi aveva rapito. Quello che mi accadrà, sarà solo colpa mia, colpa dell'uomo che è sopravvissuto dentro al vampiro e di lei che, inaspettatamente, ha scaldato il mio cuore spezzato. Edward... perdonami..." E se a Volterra i Volturi si fossero comportati diversamente? Cosa è accaduto in dieci anni a Isabella Swan? E quale ruolo ha Carlisle in tutto questo? (What if... che prende l'avvio dalla fine di "New Moon" di S. Meyer)
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Proibito' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Proibito-90
Eccomi qua!
A Carnevale ogni scherzo vale, no? E infatti a me stasera lo scherzo l'ha fatto Libero che mi ha lasciata senza connessione... se pubblico è solo grazie alla chiavetta ADSL che ho 'di scorta'!!! GRRR!!!

Vorrà dire che invece di aggiornare la pagina per vedere se avete letto o chattare, mi guarderò Sahara... :-P

Alcune news al volo:

-SONDAGGIO SU CARL: dai risultati sul Blog posso dire che il pubblico acclama Matthew McConaughey. Io avevo la mia idea e qualla resta... per scoprire chi sarà... io direi che dovrete aspettare ancora un po'... (come sono perfidaaa!!! muahahahhahahahaha)

-Nuovi volti sul
BLOG: dopo Rosalie/Charlize Theron, ho pubblicato una Gianna vampirizzata e (finalmente) un bel Felix x voi!!! Che vene pare? COmmentate pure sul BLOG!

-Ho creato un nuovo gruppo su Facebook, 'Italiano, questo sconosciuto' perché avevo le OO piene di leggere ff piene di errori grammaticali e sintattici. Iscrivetevi al gruppo, contribuite con domande o post e fatemi sentire la vostra voce! Ovviamente sono tutti invitati a partecipare con nuovi contenuti! [
se non fa il link di questo gruppo è perché non sono riuscta a metterlo causa connessione bislacca: provate a cercarlo nella mia pagina di fb (Florence Maxwell) oppure lo trovate nell'ultimo capitolo della ff di sarapastu 'Desiderio d'amare']

-SPOILER: li metto sul
BLOG tra una pubblicazione e l'altra: ogni tanto fateci un passaggio per controllare!!!


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CONSIGLI PER LA LETTURA DI QUESTO CAPITOLO:

Non dovrebbe esserci bisogno di spiegarlo, ma la prima parte (il primo POV) è un 'flash forward' di qualcosa che avverrà tra qualche tempo!

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E adesso... buona lettura! 

PROIBITO

114 - L'inizio della fine - PARTE 1/2

  

 

 

***

Edward

***

 

Ormai non pensavo che l’avrei stretta ancora tra le mie braccia, ubriacandomi del suo profumo più dolce che mai. Credevo che non avrei più rivisto i suoi occhi, rapiti da altro oro, da altri sorrisi più solari e genuini: non speravo più di poter essere io proteggerla come una cosa preziosa.

Ormai ho smesso di sperare, anche se dentro di me scalerei le montagne pur di tornare all’attimo in cui ho rovinato tutto, non fidandomi di lei. Perché la verità è solo quella: tutto quello che è accaduto è stato solo colpa mia.

 

Cupe colonne di fumo si alzano dalle pire dove ardono i corpi dei nemici, confusi con quelli dei nostri fratelli. Tutto è come nella visione di Alice: tutto è andato perduto.

Se solo non avessi ceduto alla mia disperazione e non avessi compiuto il viaggio a Volterra… se solo non l’avessi abbandonata al suo destino… chissà dove saremmo stati, chissà se lei avrebbe potuto essere felice.

 

-Dov’è?-, la sento mugolare sul mio petto e pormi la domanda più difficile di tutte, perché non ha una risposta che non faccia male.

Non ne ho diritto, ma non posso farne a meno. E mentre una lacrima, l’ultima che io potrò mai versare, scivola dalla mia guancia sul suo viso, mi chino su di lei e la bacio sulle labbra, per l’ultima volta, incidendo nella mia mente e sul mio cuore la sensazione indescrivibile che provo.

 

Non sei più mia, Isabella. Forse non lo sei mai stata.

 

 

C’è ancora qualcuno da salvare, qualche compagno ferito da aiutare.

-Perdonami-, le dico in un soffio, asciugandomi con il dorso della mano il viso e sforzandomi di sorriderle ancora.

 

E vado via.

 

 

*

***

*

 

 

***

Marcus

***

 

 

Isabella Swan.

Ancora una volta era lei la causa e il fine di tutto.

Edward era stato colpito da un’altra ondata del potere malefico di quella serpe di Alec, ancora una volta per lei.

Era prigioniero a Volterra per lei, da dieci lunghi anni e ancora non era riuscito a dimenticarla.

Tutto ruotava attorno a Isabella Swan e adesso che anche Aro si era mostrato interessato a lei, la sua centralità nei nostri destini mi appariva lampante.

E questo era ancora più grave…

 

Se Bella Swan era a Volterra, ci avrei scommesso, presto sarebbe arrivato anche Carlisle. Grazie a quello che mi aveva detto Jane, il legame che li univa mi era parso più che evidente: quei due si amavano alla follia, nonostante i sensi di colpa, nonostante l’ombra onnipresente dei loro rispettivi ex, nonostante tutto potesse volgere contro di loro. Se neanche Jane, la ‘terribile Jane’, era riuscita a fermare quello che Alice voleva fosse fermato, allora significava che Carlisle e Isabella avevano davvero il Destino, dalla loro parte.

Potevano provare a dividerli in diecimila modi diversi, ma, a meno di non ammazzarli, si sarebbero sempre ritrovati e, anche in quel caso, l’avevo capito, lui avrebbe potuto ancora fare qualcosa per non perdere la sua amata.

Trasformandola nella sua compagna per l’eternità.

Soltanto lui le avrebbe potuto donare la vita eterna, senza perdere la sua, ma se si fosse presentata la necessità, cosa ne avrebbe fatto di Isabella Swan? L’avrebbe davvero morsa e trasformata in una vampira, venendo meno alla promessa fatta a suo figlio?

 

Edward non avrebbe accettato anche questo tradimento… non dopo che aveva compreso di essere stato raggirato per tutti quegli anni dal crudele signore di Volterra, non dopo aver rinunciato al suo grande amore e anche ad Alice.

 

Lì per lì non avevo compreso il motivo di tanta agitazione da parte di Ed, nella sala del Consiglio e avevo dovuto attendere le parole chiarificatrici di Aro in persona: “Trova Isabella Swan”, mi aveva detto dopo aver messo KO il giovane Cullen, “Portamela e avrai una nuova regina e un posto importante nella futura organizzazione di Volterra”

 

Ero rimasto basito, non pensavo assolutamente che anche Aro avesse mire su quella povera umana, né che avesse calcolato fin da subito di aspettare tutti questi anni per poi riprendersela. E se Aro voleva Bella, allora l’uomo che lei amava era in pericolo… Non si sarebbe fatto alcuno scrupolo ad usare il potere di Carlisle per poi ucciderlo e prendersi la sua donna.

Il modo in cui mi aveva chiesto di portargliela e il suo sorriso sinistro mi avevano fornito un’ottima motivazione per lasciare Volterra e cercare di rendermi utile, in qualche modo, al mio vecchio amico Carlisle.

 

In fondo, glielo dovevo…

 

Anche se ammetterlo era difficile, in cuor mio avevo compreso che mi stavo innamorando di sua moglie: gliela stavo portando via con la mente e speravo sinceramente che la sua storia con Bella andasse a buon fine, per togliermi i sensi di colpa e farmi avanti con Esme.

E poi, il legame che lo univa a Bella era fortissimo ed io non potevo non desiderare tutto il bene possibile per loro due, nonostante sapessi quanto questo avrebbe fatto soffrire Esme ed Edward, che amavo come un figlio.

 

Ipocrita… Sono solo un ipocrita…

 

In fondo, per me, Carlilse Cullen rimaneva un amico. Forse l’unico che avesse mai calcato il suolo di Volterra, il solo a capirmi con uno sguardo e a comprendere davvero le mie sofferenze. Altro che Aro, che leggeva la mia mente…

Per questo mi ero inventato una scusa con Edward e Alice e avevo apertamente sfidato ‘il grande capo’, lasciando la città e andando a cercare Carlisle, prima che si gettasse da solo nelle fauci del caimano.

 

Purtroppo per lui, inaspettatamente, avevo trovato solo Bella Swan e quel suo profumo estremamente familiare, come se, anche nella mia mente, quella ragazzina magra che si era presentata a Volterra dieci anni prima, fosse rimasta incisa in ogni suo dettaglio. Avevo organizzato tutto per far fuggire Esmeralda, ma l’arrivo inatteso dell’umana aveva rovinato i miei piani: non potevo lasciarla nelle mani di Aro e l’unico modo in cui potevo aiutarla era affidarla alle cure di Esme. In fondo l’aveva amata come una figlia ed ero certo che quel sentimento fosse così profondo, che neanche la gelosia avrebbe potuto sovrastarlo. Esme era la dolcezza fatta donna, la comprensione in carne e ossa: non le avrebbe fatto del male. Ero sicuro di potermi fidare di lei e lasciarle la cura di Bella, mentre io cercavo l’uomo che avrebbe potuto dividerle. O riportare sulla terra le mie fantasie che stavano prendendo il volo…

 

Avevo cercato Cullen ovunque, inventando che avevo urgenza di andare a caccia, infilandomi nelle strade del paese, viaggiando verso le più grandi città limitrofe, diretto agli aeroporti, chiedendo di lui o di Carl Maxwell, nelle liste dei passeggeri in arrivo da Parigi o da Berlino, dove avrebbe dovuto essere, o da qualsiasi altro punto del globo!

 

Ma di Carlisle, neanche l’ombra.

 

Il mio pensiero aveva continuamente vagato alla buia cella dove avevo lasciato Esmeralda, senza una spiegazione logica al mio comportamento, senza un saluto, senza avvertire che stavo per chiuderla in una cella con la donna che aveva preso il suo posto nel cuore di Cullen. Senza poter evitare di far sparire ogni traccia della sua presenza in città…

Sapevo solo che Esme non poteva non aver intuito il crimine di cui mi ero macchiato e mi avrebbe considerato un assassino… ma se avessi lasciato in vita la guardia che aveva con sé Bella, se lui avesse parlato ad Aro, adesso l’umana sarebbe stata spacciata ed Esmeralda esposta al pericolo.

Dovevo assolutamente ucciderlo, portare via il suo corpo e bruciarlo nell’antica fucina, dove finivano tutti i condannati di Aro.

Però adesso Esmeralda sa che sei capace di ammazzare con le tue mani un vampiro, complimenti Marcus!

Sospirai e uscii anche dall’ultimo aeroporto dove avrei potuto rintracciare Carlisle. Avevo fallito e avevo ucciso.

Ma, in fondo, ero un assassino nato, una vita in più o in meno sulla coscienza non mi avrebbe aperto le porte del paradiso…

 

Presi a vagare senza un motivo tra le strade della città, nella vana speranza di trovare una persona che forse non era neanche lì. Il sole era nuovamente sprofondato oltre l’orizzonte e la notte reclamava i sogni degli umani, che rientravano a casa e, lentamente, spegnevano le luci nelle loro abitazioni.

Avevo sprecato un giorno intero a cercare Cullen, in mezzo alla gente, viaggiando tra città diverse, sperando di non trovarlo, ma sapendo che presto lo avrei comunque rivisto. La mia gola iniziava a bruciare seriamente. Avevo detto che sarei andato a caccia e dovevo tornare sazio o dal colore miei occhi si sarebbero accorti che avevo mentito. Erano passate due settimane dall’ultima volta che avevo cacciato… o meglio, che avevo bevuto… Sangue umano, sangue caldo e profumato, sangue a portata di mano.

Solo due settimane… per un vampiro della mia età, era un tempo breve: secolo dopo secolo le giornate diventavano ore e le settimane giorni; era facile aspettare anche un mese prima di bere e, quando avveniva, era sempre una carneficina perpetrata nella sala Rossa del Palazzo, dove Heidi conduceva le comitive di turisti.

Solo due settimane… eppure erano successe così tante cose, che io… mi sentivo un altro uomo.

 

Merito di Esmeralda? Merito di Alice ed Edward o forse solo del caso, che stava facendo convogliare tutte le più forti potenze a Volterra?

 

Avevo bisogno di bere, uno stramaledetto bisogno di affondare i denti in un collo morbido e di succhiare, succhiare…

 

Ma lei lo troverebbe disgustoso…

 

Mi allontanai dalla città, spingendomi ai bordi boscosi, dove le case coloniche dormivano, rischiarate dalla luce della luna che filtrava dalla bianca coltre di nubi. Era molto freddo, ma sui tetti di cotto e ardesia della città, ancora non era scesa la neve, diversamente da quello che era avvenuto a casa.

Casa… cos’è che chiamo ‘casa’? Una prigione d’oro in cui sono costretto da secoli, perso nella mia solitudine, illuso che ancora qualcosa possa cambiare, ma troppo codardo per prendere la spada e contribuire a questo cambiamento.

Iniziavo a vaneggiare, se non mi fossi allontanato al più presto dagli umani, sarei caduto in tentazione e ne avrei ucciso uno, forse due. Probabilmente tre…

Iniziai a correre, saltando le recinzioni delle ville e delle coloniche, cercando una preda, qualcosa che si muovesse su quattro zampe e che non parlasse, un animale qualsiasi… qualcosa senza anima.

Uccisi due cavalli, presi da un maneggio quasi incustodito e un cinghiale che si era spinto troppo vicino all’abitato, ma la sete rimaneva ardente… Come avevo potuto pensare che un misero agnellino sarebbe potuto essere sufficiente per Esme? Sicuramente aveva sofferto molto per la fame, i suoi occhi infossati e le occhiaie scure parlavano per lei, eppure, nonostante ciò, lei era… bellissima…

L suo sguardo fiero e le labbra rosa, la pelle di seta e il profumo paradisiaco… il suo corpo, così femminile, così morbido, così…

 

Senza un motivo, nella mia mente si formarono le immagini di Esme assieme a Carlisle Cullen: i suoi sguardi dolci solo per lui, le sue labbra rosa sorridenti per lui, gli occhi brillanti posati su di lui.

E poi baci, carezze, gemiti, l’espressione di godimento sul volto perfetto di Esme e…

 

-Ah, deficiente di un Cullen, dove sei?-, imprecai al cielo, tornando rapidamente in me e correndo verso la città: avevo deciso di portare a termine il mio piano e far fuggire Esme da quella maledettissima cella, darle da bere a sufficienza, per metterla in forze e nasconderla in un luogo sicuro, assieme alla loro umana.

 

Ai miei sentimenti ci avrei pensato in un altro momento. Dovevo rimanere lucido per proteggere i miei compagni, sostenere i miei ideali e vincere. Contro Aro, contro Caius, contro i Romeni e contro chiunque avesse osato portare ancora dolore e acredine nel mio mondo.

Dopo me ne sarei andato. Per sempre.

 

Non potevo pensare ad Esme in quel momento…

 

Corsi più veloce che mai a fianco della Via Volterrana, che si snodava con le sue curve morbide nella campagna toscana. Mi fermai solo quando raggiunsi la collina che, oltrepassata, mi avrebbe precluso la vista della conca dove Firenze dormiva. Continuavo a sperare che il mio vecchio amico non avesse preso la decisione di raggiungere Isabella a Volterra, ma in cuor mio sapevo che io sarei stato il primo a buttarmi nelle fauci del leone pur di salvare la donna che amavo.

E mentre la città si svegliava, un aereo che atterrava in lontananza rifletté sulla sua carlinga argentata i raggi freddi e timidi del primo sole.

Mi voltai e ripresi a correre.

Carlisle Cullen si sarebbe dovuto arrangiare da solo: era forte a sufficienza da sopravvivere ad un attacco. Forse nessuno lo sapeva, ma io che l’avevo visto combattere secoli prima contro i Romeni, sapevo cosa era in grado di fare quel vampiro dall’aria mite e dai modi di altri tempi...

 

Io ci ho provato, Carl… adesso tocca a te tirare fuori le unghie e mostrare al mondo le tue capacità…

 

 

 

 

 

***

Jane

***

 

 

Adesso sì che ero nei guai. Correvo veloce per tornare alla Cantina, dovevo parlare con Alice, assolutamente, o ancor meglio con Marcus: avevo bisogno di un consiglio su come comportarmi… sempre che la richiesta di Aro avesse un fondamento di verità.  I loro cellulari erano muti, quindi dovevano essere ancora lì, dentro quei muri spessi dove non arrivava il segnale.

 

“Segui Marcus e scopri dove è stata nascosta Isabella Swan. Trovala e portala da me”: e con queste parole Aro si era guadagnato la mia riverenza e tutto l’odio che potevo riservargli!

 

Trovala e portala da me!

 

Fosse stato per me, avrei ubbidito ad occhi chiusi! In fondo quell’umana io la odiavo… Lei era la causa di quel che era accaduto ai Cullen, lei aveva tradito Edward e lo aveva fatto soffrire, lei aveva rubato l’amore della sua vita ad Esme… Sempre e solo lei! E ancora quel tonno di Edward le andava dietro, ancora la desiderava, ancora piangeva per lei! La gelosia che aveva sviluppato avrebbe portato alla rovina quella famiglia, la famiglia in cui io…

-Accidenti alle idee che mi hai ficcato in testa, Alice!-, imprecai da sola, quando, dopo aver bussato per la terza volta, trovai la Cantina vuota.

 

Nessuno: restavo sola a dover sbrogliare la matassa, e che matassa…

 

A quanto avevo capito, Sulpicia era morta, Athenodora era scappata con Caius e Aro restava il padrone incontrollato delle vite altrui. Evidentemente, prima di andarsene, Sulpicia aveva confidato ad Aro quello che lui voleva sapere riguardo alla prigioniera: quella volpe dell’arpista l’aveva nascosta nell’unico posto al quale Aro era decisamente ‘allergico’ e quindi toccava a noi, suoi galoppini, portargli il giocattolo nuovo a domicilio.

E io, ovviamente, ero da sempre la sua galoppina preferita… Ero l’unica che si fosse mai ribellata alla sua volontà, l’unica che avesse sperimentato il proprio potere su di lui…

Oh, quanto ci avevo goduto… avevo ancora il ricordo vivo nella mia testa e nelle mie mani. Lui aveva sofferto, si era ripreso dal dolore e dopo mi aveva guardata con ammirazione e lascivia: ‘Brava, Jane’, mi aveva detto, ‘Sai come difenderti. Anche da me… hai un grande coraggio e una bella faccia tosta. Dovrei punirti e metterti al rogo, ma non avrebbe avuto senso salvarti dal rogo… quando eri umana. E poi sarebbe uno spreco… Ad ogni modo il messaggio è stato chiaro: io non ti sfiorerò più e tu rimarrai fedele al mio comando, usando il tuo potere su chi ti dirò io, ogni volta che te lo dirò, ogni volta che mi andrà. Se non mi ubbidirai potrai scegliere me o le fiamme. E se intanto cambiassi idea… non se ne trovano tante di vampire così fresche e giovani come te: saprei ricompensarti…’

 

Dovevo immaginarlo subito che una ‘fresca e giovane’ umana con la capacità di resistere a tutti i nostri poteri non poteva non entrare nelle sue mire! Ma non pensavo che l’avrebbe fatto davvero…

 

Maledizione… quella sciocca umana… la tentazione di consegnarla al suo carnefice era forte…

E poi, se Bella Swan fosse sparita, quante cose si sarebbero sistemate! Edward si sarebbe finalmente messo l’anima in pace e la sua gelosia sarebbe andata affievolendosi, facendolo riavvicinare al padre, Esme avrebbe potuto ritrovare suo marito, lo scopo comune sarebbe stato scappare da Aro e ricostruire la loro unione, invece…

 

Maledizione a chi mi ha fatto capire che possiedo una coscienza…

 

Mi arrampicai su ogni pietra intagliata, su ogni architrave, sotto ogni galleria, ma di Bella Swan, nelle rovine romane di Volterra, non c’era traccia, tantomeno di Marcus. Evidentemente il buon vecchio Marcus ci nascondeva qualcosa…

Ero ad un vicolo cieco.

 

Se non avessi ubbidito al suo comando, come avrebbe reagito Aro? Sarebbe stato un fallimento… il mio primo fallimento in più di tre secoli di servitù alla casata di Volterra.

 

 ‘Se non mi ubbidirai potrei scegliere me o le fiamme’

 

Riflettei sulle mie azioni e sulle decisioni che avevo preso prima di mettermi a cercare la Swan: era un fallimento… oppure stavo disubbidendo?

 

L’idea mi solleticò la mente: in fondo stavo ‘tradendo’ Aro già da anni, da quando mi ero legata ai Rossi e avevo maturato l’intenzione di dare anima e corpo per sconfiggerlo del tutto… ma finché non fosse accaduto, lui era e rimaneva il mio capo. Colui la cui minaccia pendeva sulla mia testa da sempre…

Dovevo assolutamente parlarne a Marcus o Alice: dove diavolo si erano cacciati?

 

Decisi di andare alla casa del mio ‘mentore’ e, se non li avessi trovati là, di provare da Esme… qualcosa nella mia testa mi diceva che Marcus passava molto tempo con lei… troppo tempo, forse…

E se Bella Swan fosse stata uccisa, se Cullen fosse tornato da Esme, come l’avrebbe presa Marcus? Non mi era sfuggita l’espressione a metà tra l’estasiato e l’imbambolato che assumeva in sua compagnia…

-Ho già i miei problemi di cuore, al diavolo quelli degli altri!-, borbottai tra me e me, lasciando alle mie spalle il teatro Romano e rientrando verso il Palazzo.

 

Come avevo temuto, la casa di Marcus era vuota. Nell’aria aleggiava ancora il profumo di Alice, misto a quello di Edward, ma di Marcus nessuna traccia. Per colpa di Aro avevo disertato l’ultimo allenamento prima della battaglia: tutti gli altri dovevano essere già scesi al fiume, dove, nel bacino di allagamento ancora vuoto, avevano deciso di affinare le tecniche di guerra. Probabilmente erano andati via da un pezzo e avevano già iniziato a prepararsi. Immaginai Felix ancora alle prese con l’insistenza e le attenzioni profuse da Edward nell’impartirgli insegnamenti che gli sarebbero stati ‘vitali’… ma Felix aveva sempre combattuto, da secoli prima che Edward arrivasse tra noi e aveva sempre sconfitto guerrieri piccoli e grandi che avevano intrecciato la sua strada: cosa sperava di insegnargli, ancora, Edward, che lui non sapesse già?

Tutto il suo accanimento mi aveva angosciata, lasciandomi attaccata addosso una patina di incertezza e di preoccupazione… sapeva forse qualcosa che io non sapevo? Se mi avevano tenuto nascosto qualcosa sulla sorte di Felix io…

Ingoiando un’imprecazione, decisi di raggiungerli e lasciar perdere la richiesta di Aro, quando scorsi un biglietto attaccato alla porta, nella parte interna, scritto dalla mano elegante di Alice.

 

Speed

Fiumi di Porpora (fra)

Salvate il soldato Ryan

L’ultimo Bacio (ita)

Dal tramonto all’alba

 

Una lista di film, all’apparenza: chiari messaggi in codice che stavano ad indicare che era tardi e i Rossi si erano già riuniti al fiume, prima della battaglia. Non ci sarebbe più stato tempo per saluti o incertezze: quella notte avrebbe segnato le nostre vite.

 

Per sempre.

 

Fui assalita di nuovo da una cupa ondata di magone che mi portò a sperare che tutto potesse iniziare e finire in un attimo e che nessuno di noi avrebbe dovuto soffrire. Avrei tanto voluto poter parlare a Felix e dirgli finalmente quello che provavo, ringraziare Alice e anche Edward, per l’amicizia che eravamo riusciti a costruire, abbracciare ancora una volta Esme, che aveva illuminato con la sua dolce luce gli ultimi giorni.

Ma forse non avevo più tempo…

 

E se Marcus fosse andato proprio da lei, per un ultimo saluto prima di metterla in salvo e combattere?

 

Mi chiusi alle spalle la porta della sua abitazione e corsi verso le segrete: se mi era rimasta almeno una briciola di fortuna, forse avrei potuto trovare Marcus proprio da Esme.

Corsi più veloce che mai verso le prigioni, pregando in cuor mio di trovarlo là con buone notizie per tutti noi.

 

Aprii senza grazia la porta delle carceri, seminascosta dalla boscaglia cresciuta in secoli di incuria e camminai rapidamente lungo il corridoio stretto e buio. Arrivai davanti alla porta e infilai nella toppa la chiave di scorta che mi aveva dato Alice qualche giorno prima.

Dalle fessure tra la porta e la pietra proveniva un profumo fortissimo, tanto dolce, quanto pungente. Udii Esme che parlava rapidamente e a bassa voce a qualcuno, rumore di mobili spostati in fretta e furia, poi il silenzio.

Aprii lentamente la porta che cigolò in maniera sinistra, procurandomi un brivido lungo la schiena e guardai nella cella, illuminata dalla debole luce che entrava dalla feritoia.

La prima cosa che sentii, oltre a quel profumo amplificato e violento, fu il battito di un cuore terrorizzato.

Fu più forte di me e urlai.

-Esme! Che sta succedendo qua?-

 

 

 

***

Bella

***

 

Era accaduto tutto all’improvviso: Esme mi stava abbracciando, mi aveva appena detto una cosa… bellissima ed io ero volata con la testa altrove, insieme al mio amore, con tutta la famiglia e… insomma, era accaduto tutto così rapidamente che neanche avevo sentito la porta aprirsi.

D’un tratto Esme mi aveva allontanata da sé, parandomi col suo corpo e spingendomi verso la parete, facendomi sbattere contro una poltrona che cadde a terra con un tonfo. Compresi che stava cercando di  proteggermi, quando vidi la porta aprirsi e sentii chiaramente il mio cuore perdere un battito.

 

-Esme! Che sta succedendo qua?-

 

Quando vidi chi aveva urlato, per poco le mie gambe non cedettero, il mio cuore perse un altro colpo. Ecco chi aveva imprigionato Esme in quella brutta cella…

Può la paura uccidere? Sì, se la paura assume l’aspetto di una ragazzina bionda e apparentemente innocente…

Istintivamente mi rannicchiai dietro Esme: non ero pronta a quello, non ero pronta a lei… non potevo pensare che… I ricordi mi travolsero come poche altre volte mi era accaduto da quando avevo riacquistato la memoria: nitida come se fosse stata la sequenza di un film appena visto, tornò alla mia mente la scena vissuta proprio in quel palazzo dieci anni prima e, con essa, tornò prepotente il terrore, lo sgomento, la sensazione della fine.

Rividi la biondina strizzare leggermente gli occhi e subito dopo Edward, il mio Edward, piegarsi dal dolore inflittogli da quella strega, ricordai le sue urla soffocate, i tendini del collo tesi per gli spasmi e il suo sforzo per non urlare, per non darla vinta a lei, ad Aro, per non spaventare me…

La bionda mi guardò torva, poi rivolse lo sguardo alla sua prigioniera, strizzando appena i suoi occhi arancioni…

 

-No!-, urlai e, senza averne coscienza, sorpassai Esme, incurante della paura che mi aveva spinta a nascondermi dietro a lei e mi scagliai contro la piccola vampira, per fare da scudo contro il suo potere maligno, prima che colpisse la dolce Esme. La strega ci fissava con i suoi occhi color mandarino, ma la loro espressione… poteva non apparire perfida, piuttosto confusa, ma io lo sapevo quello di cui era capace…

-Non farai del male anche a lei!-, ruggii rimanendo davanti ad Esme. Invece di attaccare, la vampira alzò le sopracciglia, sorpresa e fece un passo indietro, prendendo a squadrarmi come se fossi stato in pezzo in un museo, annusando il mio odore nell’aria e iniziando a ghignare.

 

-Bella Swan…! Così, finalmente, ti vedo vestita…-, disse con quella vocetta stridula che era rimasta marchiata a fuoco nella mia memoria, provocandomi un brivido di terrore. Ignorai le sue parole e, con un braccio, spinsi Esme più indietro.

Se mi fossi voltata in quel momento, se avessi intuito qualcosa, avrei visto dipinta sul volto di colei che avevo considerato come una madre la stessa espressione stupita della piccola vipera davanti a noi. Invece sentii solo il tocco gentile della sua mano sulla mia spalle e la vidi scansarmi, per mettersi tra me e la bionda.

Si avvicinò a lei e pose sulla sua spalla l’altra mano: -Bella, lei è Jane-, disse in un sorriso, -Jane, lei è Bella e ha urgente bisogno di qualcosa da mettere sotto ai denti-

 

-Che cosa?-

 

Lo urlammo in contemporanea: la piccola strega ed io. Usammo lo stesso tono, mostrammo la stessa espressione sconvolta, reagimmo allo stesso modo.

Un istante dopo iniziammo a parlare entrambe sovrapponendoci, concitatamente, all’indirizzo di Esme.

 

-Che ci fa lei qua?-

-E’ pericoloso!-

-Non puoi fidarti di lei!-

-Deve andarsene!-

-Lei… ti nasconde chi è veramente, Esme!-

 

Ci guardammo seccate e piccate, come due bambine che stanno bisticciando: Esme guardò noi e sorrise.

-So chi è Jane e cosa ha fatto. Ma tu sai perché lo ha fatto, Bella? E tu, signorina, che ci fai ancora qua? Bella ha fame e lei… deve mangiare…-, abbassò lo sguardo per un istante e un’espressione dolce si dipinse sul suo viso. Contemporaneamente portò una mano alla sua pancia, quasi in un gesto istintivo e subito dopo la spostò. Si avvicinò alla piccola strega e posò le mani sulle sue spalle. Iniziarono a parlare tra loro, in quella maniera tipica dei vampiri, che precludeva ai miseri mortali di comprendere i loro discorsi.

-Oh!-, fu l’unica esclamazione di Jane, immaginai causata da quale scoperta.

Esme la guardava tranquilla e nei suoi occhi potevo scorgere lo stesso affetto che riservava a tutti i suoi figli; le fece una carezza sulla testa e Jane si voltò, uscendo dalla cella e lasciandoci le chiavi.

Lasciandoci le chiavi!

-Non è una ragazza cattiva, Bella… Jane paga per le scelte di altri ed è condannata a portare sulle sue spalle la nomea di ‘perfida strega’, ma ha un cuore d’oro… Puoi credermi?-, i suoi occhi dorati, dalla leggera sfumatura ambrata, scavarono nella mia coscienza, sgretolando un granello alla volta la scorza di pregiudizio che mi ero costruita attorno alla figura della ‘Malefica Biondina’.

Deglutii e un gorgoglio imbarazzante provenne dal mio stomaco vuoto.

-No. Esme, perdonami, ma non riesco a crederti. Però ho fiducia in te e se dici che ora lei non ci farà niente e ci aiuterà, ti darò ascolto-, mi avvicinai a lei e sfilai dalle sue mani il mazzo di chiavi tra cui c’era quella della cella: -Scappiamo?-, domandai, sorridendo furbescamente.

 

Esme scosse la testa, sconsolata: -No, Bella, non scapperemo, perché ci catturerebbero subito. Il tuo odore è fortissimo… Aro ti cerca, Jane mi ha detto che Aro… Aro ti vuole e ti troverà. Non gli permetterò di farti del male e non permetterò a te di buttarti ad occhi chiusi nella bocca del mostro. Aspettiamo che torni Jane…-, prese la mia mano e la strinse tra le sue.

 

-Ti prego…-, sussurrò e posò il volto sul mio palmo, chiudendo i suoi occhi d’oro.

 

 

***

Marcus

***

 

Per fortuna ero arrivato in tempo, altrimenti Jane avrebbe avuto seri problemi a giustificare quel sacco di cibo che trasportava furtivamente nella boscaglia.

 

Avevo corso a perdifiato fino a Volterra, cercando di dimenticare le immagini che mi avevano percorso la mente come meteore infuocate e ripetendomi che non potevo fare di più per aiutare i Cullen e Carlisle, finché non avevo dovuto per forza rallentare il mio ritmo: c’era qualcosa di strano nell’aria ed era l’odore diffuso eppure pungente di un grande gruppo di vampiri che si erano accampati a nord-est della città. Mi ero intrufolato tra i boschi e avevo potuto vedere il potenziale bellico della piccola armata radunata per distruggere quello per cui avevo vissuto da secoli. Avevano armi con sé e non potevano di certo essere armi normali, perché i Romeni erano pazzi, ma non idioti…

C’era una sola lega capace di rivestire una certa importanza in una guerra tra vampiri e non era più stata utilizzata dalle guerre del cinquecento in Germania: denti di neonato e solfato d’argento, tanto disgustosa da creare, quanto efficace nell’uccidere un vampiro ferendolo e avvelenandolo. Così come il mercurio era letale per l’uomo se entrava in circolo nel sangue o veniva inalato, così l’argento inoculato tramite le ferite provocate dai denti presso-fusi poteva distruggere dall’interno la materia di cui sono fatti i vampiri.

Portavo una cicatrice da allora, lunga e sottile, che segnava il mio petto trasversalmente: solo le cure di Dydime, il suo sangue e le sue lacrime mi avevano salvato. Forse era stata proprio quella cura a base d’amore a rafforzare il mio potere e renderlo capace di scavare oltre ‘i bagliori’ e ‘le luci’ che aveva visto anche Jane: da allora avevo scoperto tante verità sui vampiri, sul fatto che ci è concesso di piangere, alle volte e di dormire, in condizioni particolari. Più la morte è vicina, più torniamo come essere umani. Più siamo vulnerabili, nel corpo e nello spirito, più riusciamo a cementare i legami con gli altri, donando parte di noi e vivendo negli altri. Dydime era sempre dentro di me, come le gocce del suo sangue non si sarebbero mai staccate dalle mie cellule, come quello che mi aveva trasmesso col suo gesto non sarebbe mai stato lavato da diecimila lacrime e gocce di pioggia.

Avevo sfiorato con la mano la cicatrice ed ero rabbrividito, quando dalla postazione dei romeni si era levato un clangore causato dalle spade brandite e fatte cozzare tra loro, per prova.

Avevo udito un urlo, visto un corpo cadere e il sangue spillare: prove di morte, prove di esecuzioni che, prima o poi, avrebbero colpito anche qualcuno dei nostri, me lo sentivo.

Ero rimasto sconvolto da quella visione: se non fossimo riusciti a procurarci armi simili, saremmo stati spacciati…

Avevo deciso di allontanarmi subito dalla zona limitrofa al battaglione che incedeva lento e pulsante verso la città per non sperimentare ancora sulla mia persona il potenziale di quelle malefiche armi ed ero corso verso le segrete.

Ero un folle, ma, nonostante le mie promesse di lasciar perdere quello che mi sentivo nel petto, avevo bisogno di controllare come stesse Esmeralda. Forse non era amore –ma avrei potuto prendere in giro tutti, tranne il sottoscritto-, ma provavo nei confronti di quella donna un grande affetto, sentivo in me la necessità di proteggerla a qualunque costo.

Per questo mi ero avviato a passo sostenuto verso la parte più bassa del Palazzo, passando vicino alle casette basse dove alloggiavano le Guardie e i collaboratori più stretti di Aro, Caius ed io. Proprio lì avevo udito un’animata discussione tra Jane, munita di un sacchetto pieno di roba maleodorante, e suo fratello Alec.

 

-Che ci fai nella casa di Gianna?-, aveva tuonato lui, rivolgendosi alla sorella, letteralmente colta con le dita nella marmellata. L’avevo vista in difficoltà, guardarsi a destra e sinistra per trovare una via di fuga, mentre continuava a tenere stretto il sacchetto.

-Come hai fatto a riprenderti così velocemente?-, aveva sibilato lei, affilando lo sguardo e tenendosi pronta a colpirlo di nuovo.

-Cosa c’è? Sei forse preoccupata per me, stupida papera?-, Jane aveva soppresso un ringhio appena sbocciato nel suo petto e aveva deglutito un fiotto di veleno.

-Affatto-, aveva risposto, -Solo meravigliata che Edward si sia limitato a picchiarti, quando avrebbe potuto vendicarsi per tutto quello che hai fatto passare ad Alice, rendendoti… incapace di violentarla ancora-, nelle sue parole c’era tutto il disprezzo per le scelte di vita fatte dal fratello, tutto l’astio taciuto e il disgusto per la sua persona.

-Fammi passare-, aveva poi aggiunto, colpendo con la sua spalla quella di Alec.

-Ehi, calma papera! Dove vai di bello con la borsa della spesa?-, le aveva domandato indicando quello che Jane teneva in mano.

L’avevo vista indugiare, per un attimo e poi riprendere il suo solito piglio sicuro si sé: -Aro mi ha chiesto di liberare la casa di Gianna-, aveva risposto e aveva iniziato ad allontanarsi.

-Dalla a me, la butto via io-, Alec aveva fermato la sorella afferrandola per un polso.

-Lasciami, Alec-, con uno strattone, la ragazza si era liberata dalla presa e aveva ripreso a camminare.

Perché Jane aveva quella roba in mano? Erano senza dubbio i dolciumi che Gianna teneva a casa e che spesso, quando ci ritrovavamo alla Cantina o quando pensava di non esser vista a lavoro, gustava come se fossero delle reali prelibatezze. Diceva sempre: ‘Quando sarò una vampira, rimpiangerò queste squisitezze al cioccolato’ e ogni volta provava a farle assaggiare a qualcuna delle ragazze. Se le mangiava quando aveva fame e se si sentiva debole. Diceva che la rimettevano in forze e le davano l’allegria.

Jane le rispondeva sempre che a lei dava allegria ‘un bella ragazzina dal collo tenero e fragrante’ e Gianna fingeva di rabbrividire.

Povera Gianna… non se lo meritava, non lo voleva davvero… non se lo sarebbe mai perdonato…

Mi sforzai di restare lucido, nonostante la gravità di ogni singola cosa che incontrassi mi mandava in tilt il cervello. Perché Jane aveva con sé i dolci di Gianna?

In quel momento c’era un’unica persona in tutta Volterra, in qualche modo connessa a noi vampiri, che poteva aver bisogno di rimettersi in forze: la prigioniera che avevo rinchiuso con Esme, Isabella Swan…

In qualche modo Jane doveva aver scoperto la Swan e aveva deciso di portarle quella roba, non avrebbe potuto essere altrimenti… Ma se lei stava dirigendosi da Esme, Alec la avrebbe seguita, ne ero certo.

Alec non doveva assolutamente scoprire il loro nascondiglio, per questo ero intervenuto mostrandomi ai due.

-L’hai presa tu?-, avevo detto alla ragazza, come se fossimo entrambi a conoscenza di un comando proveniente da Aro. Avevo volutamente evitato di salutare Alec: sapeva che non avevo mai approvato il posto che si era conquistato sotto Caius e, visto tutto quello che aveva fatto passare ad Alice, avevo voluto infierire su di lui.

-Cosa farai, Alec, ora che Caius se n’è andato?-, gli avevo domandato pregustando la sua espressione di sconcerto. Lui mi aveva guardato, per niente irritato dal mio tono.

-Continuerò a fare quello che facevo prima, dal momento che Aro in persona mi ha voluto al suo fianco. Sai, Marcus, non si fida più di Renata…-, aveva insinuato, lasciando me, sconcertato. Era la verità?

-Comunque, cara la mia piccola papera, attaccami pure quando vuoi: mi rimetterò subito in forze come un umano con quello stupido cioccolato, perché io sono abituato alle tue torture e perché Caius mi ha fatto scoprire il potere del sangue della mia cantante, prima di andarsene.-

Aveva fissato Jane gongolante: -Oh, dimenticavo! Tu non hai mai incontrato una cantante! Un vero peccato che non esista nessuno al mondo in grado di aiutarti... Sai, bere quel sangue è davvero un toccasana contro le punture dei parassiti…-, l’aveva guardata con disprezzo ed era andato via.

 

Avevo atteso qualche istante, assicurandomi che quel viscido ragazzo fosse lontano, e avevo rivolto lo sguardo a Jane: era basita.

-La sua… cantante?-, aveva sussurrato, sconvolta. Aro conservava dei campioni di sangue di tutti gli umani speciali che si erano imbattuti sul cammino degli appartenenti alla sua Guardia. Aveva il sangue di Dydime e quello di Athenodora, quello di Heidi e anche quello di Afton, prima che Chelsea lo scegliesse per sé. Evidentemente anche Caius condivideva o stesso hobby di mio cognato e aveva la sua piccola collezione privata, perché dubitavo seriamente che Aro in persona avrebbe scelto di sacrificare dei campioni di preziosissimo sangue per uno come Alec. Inoltre non avevo mai saputo che anche Alec avesse incontrato una cantante, nella sua vita e neanche sua sorella, a giudicare dal suo stupore.

-Il sangue di una cantante può fare… questo?-, aveva domandato timidamente la ragazza.

-Sì-, le risposi, rivelandole la verità che con il suo amore Dydime mi aveva svelato, -Ma anche quello di un vampiro particolarmente affine può aiutare in caso di ferite particolarmente gravi o di incidenti di altra natura. Non è il sangue in sé, a curarci, ma il fatto che provenga da qualcuno cui siamo legati. Che sia amore, che sia attrazione, che sia… ‘parentela’. Aro stesso si è salvato dalla morte, quando combattemmo in Romania, due secoli fa, grazie ad una cosa del genere. Anche io…-, avevo confessato, ricordando ancora come mia moglie si era presa cura di me, per ben due volte: durante la battaglia e quando ero stato ferito da uno squilibrato, in un attentato ai Signori di Volterra.

-Con gli umani… è più facile, nel senso che possiamo bere il loro sangue senza problemi-, avevo spiegato, -Mentre tra vampiri… le ferite inflitte al ‘donatore’, venendo in contatto con il vampiro offeso, tendono ad impiegare più tempo per risarcirsi… un po’ come è accaduto a te, quando hai aiutato Edward, ricordi?-, le avevo chiesto e lei, se avesse potuto, sarebbe arrossita.

Avevo forse insinuato che tra lei ed Edward ci fosse un qualche legame speciale?

 

Sì, lo avevo fatto, ne ero convinto ed era l’ora che anche loro due se ne rendessero conto. Non avrebbe fatto male alla ragazza scoprire che c’era qualcun altro, oltre ad Alec, che avrebbe potuto assicurarle un po’ di affetto.

 

E poi, io, grazie al mio potere, sapevo

 

 

Interruppi i viaggi mentali di Jane e la riportai alla nostra tragica situazione: mancava davvero poco all’inizio della festa e Alice aveva predetto che la battaglia sarebbe divampata poco più di un’ora dopo.

-Questo cibo è per Bella Swan?-, le avevo chiesto, sapendo che potevo fidarmi e intuendo che sapesse già tutto: aveva addosso a sé l’intenso e dolcissimo profumo di Esme, dunque era stata da lei e aveva visto l’umana.

-Queste immonde schifezze sono per Bella Swan, sì: Esme mi ha pregata di portarle da mangiare, visto che lei…-, si era azzittita e aveva abbassato il viso imbarazzata.

-Visto che lei…?-

-Senti, Marcus… Esme è una donna splendida, coraggiosa e forte… ma non so se sarà davvero così forte come vuole apparire. Ho paura che tutta questa situazione la porti a compiere gesti di cui potrebbe pentirsi e, nonostante non credo che piangerei sulla tomba di Bella Swan, forse è il caso che qualcuno intervenga e allontani quelle due prima che accada qualcosa di brutto…-,  non stavo capendo a cosa alludesse Jane e la mia espressione confusa e preoccupata l’aveva spinta ad andare avanti.

-Bella Swan è incinta ed Esme si preoccupa che il suo digiuno forzato possa nuocere al bambino-, mi aveva preso per entrambe le braccia, attirando totalmente tutta la mia attenzione su di sé: -Bella Swan è incinta di Carlisle Cullen ed Esme lo sa-, aveva detto tutto d’un fiato, poi, prima che potessi fermarla, era corsa via, dicendo solo: ‘Vado a portare questa roba all’umana e ad informare Alice. Accendi il tuo cellulare, per Dio, Marcus!’

 

 

La seguii a distanza, senza pensarci due volte: il messaggio di Alec era stato chiaro e Jane era una potenziale vittima della sua sconfinata boria.

Aro si era rivolto a lui e al suo potere, prendendolo sotto la sua ala protettrice. Questo avrebbe significato soltanto altro dolore per tutti coloro che fossero passati contro di lui.

Dovevo assolutamente avvertire Edward del pericolo cui andava incontro: ero certo che le prime vittima dello strapotere di Alec sarebbero stati lui ed Alice, perché era chiaro che Alec non l’avrebbe lasciata andar via così facilmente. Caius era stato ripreso da Aro per l’atteggiamento licenzioso del suo protetto, ma dal momento che se l’era data a gambe, dopo gli ultimi avvenimenti, chi avrebbe controllato il controllore di Alec?

Qualcosa mi diceva che Aro, in fondo, approvava il comportamento meschino e viscido del ragazzo, anzi, lo invidiava. E quel che Aro invidiava, Aro lo otteneva…

Avrei dovuto raggiungere i ragazzi da ore, ma ritardai ancora, assicurandomi che Jane potesse portare a termine il suo compito senza pericolo. Guardai distrattamente l’orologio: la caccia mi aveva fatto perdere la cognizione del tempo, così come la necessità che sentivo crescere dentro di me di assicurare ad Esmeralda, ad Alice e anche all’umana, che il loro amato Carlisle stava bene, possibilmente a migliaia di chilometri dall’epicentro dello scontro più importante del mondo dei vampiri che si fosse visto da secoli e secoli.

Ma ero sicuro di ciò? Ero sicuro che Cullen non avrebbe agito come me, buttandosi nella battaglia alla ricerca della sua Bella?

I ragazzi avrebbero atteso qualche altro minuto: Demetri sapeva cosa fare, anche in mia assenza e Felix gli sarebbe stato d’aiuto, ma cosa avrebbero pensato Edward ed Alice? Forse avrebbero creduto che fossi un codardo, pronto a scappare piuttosto che a rischiare la vita per una sciocca vendetta.

 

Sperai che i miei compagni fossero ancora al fiume e, una volta vista Jane entrare senza ostacoli nelle segrete, mi diressi verso il luogo concordato per gli ultimi allenamenti e la caccia.

Edward era consapevole che molti dei suoi non avrebbero seguito la sua dieta e avrebbero fatto scorta di energie attaccando l’uomo, ma, in quell’occasione, non aveva saputo trovare le parole per dissuaderli dal farlo: sapevamo bene entrambi che molti di loro non ce l’avrebbero fatta, quelli più deboli, quelle più spaventate, i più pericolosi e per questo bersagliati dal nemico.

Mi ero accorto della particolare attenzione che il ragazzo aveva impiegato nell’allenare Felix ad un combattimento meno istintivo e più ragionato. Era come se Edward avesse paura per lui, il più grande e grosso di tutti: come se avesse letto nel suo futuro e avesse visto disgrazie.

Non potevo pensare in negativo in quel momento… non con lo scontro imminente, Carlisle disperso, Caius fuggito, Aro decisamente incazzato e i Romeni alle porte!

Ma c’era qualcosa che mi turbava sottilmente, forse più di ogni altra. Negli ultimi giorni, Alice aveva insistito perché tutti indossassimo delle particolari divise, prima della battaglia; diceva che ‘l’aveva visto’. Aveva visto anche qualcosa di brutto su di noi, ne ero certo, qualcosa di terribile per Carlilse e aveva predetto la scomparsa di Isabella Swan: ma la Swan era a Volterra e Alice non aveva mai fatto parola di questo particolare importantissimo a fini strategici.

Io l’avevo vista, toccata, annusata: sembrava di avere accanto Carlisle Cullen, addolcito dall’intenso profumo di sangue umano che emanava e da quell’aura tutta speciale che aveva già colpito tutti noi la prima volta che era apparsa a Volterra. Eppure io non avevo capito niente, era stata Jane a riferirmi la reale condizione della Swan… a dirmi che era incinta! Com’era possibile che proprio lei fosse incinta di Carlisle?

Sapevo segretamente da dieci anni quello che era accaduto tra Aro, Isabella e Leonardo, la notte che Edward rinunciò al suo amore. Avevo scoperto che la piccola eroina aveva il sangue malato e che era velenosa per quelli della nostra specie, ma la stanchezza, la noia, il disinteresse mi avevano fatto rimuovere quel dettaglio per tornare a sprofondare nella mia inedia.

Ma quando ero venuto a conoscenza del legame che univa la donna al mio vecchio amico, non avevo potuto non ricordare quel fatto, né evitare di ricollegarlo a ciò che lui aveva fatto a quella ragazza romena, in un passato senza tempo.

Bella Swan era come Helejna Batori, entrambe baciate dall’unico vampiro che le avrebbe potute tramutare. Entrambe capaci di generare figli con quelli della mia specie, come aveva fatto Helejna, dopo le violenze subite da Aro.

Ma Carlisle mi aveva confidato un’altra cosa, prima di abbandonare Volterra, dopo aver salvato la Romena: mi disse che adesso lei era in grado di avere figli da Aro e che qualcuno avrebbe dovuto proteggerla da ciò che le sarebbe potuto accadere. Non sapeva cosa avrebbe potuto comportare per una donna umana portare in grembo il figlio di un vampiro e temeva per la salute di colei che aveva salvato e che era prigioniera a Volterra, mentre lui doveva andare via, dopo che Aro l’aveva cacciato.

Il nostro capo non aveva mai accettato il fatto che Carlisle si fosse legato ad Helejna con il suo potere, divenendo il solo capace di disporre della sua vita e rendendola pericolosa per tutti. Aro la voleva mordere, succhiare, sfinire, lo sapevo bene, ma da quando lei era stata salvata, non avrebbe più potuto farlo: gli era stato tolto il giochino preferito.

Così, prima di andare via, Carlisle chiese di affidarla a lui. Caius ed io obiettammo che se se ne fosse innamorato, per la donna sarebbe stato lo stesso un pericolo, ma lui spiegò che lui non avrebbe potuto metterla in pericolo, perché gli era precluso quel miracolo. Come suo ‘salvatore’ era semplicemente il solo ad essere totalmente padrone della vita umana della donna, da quel momento in poi. Gli altri sarebbero stati per lei tutti uguali, umani o vampiri che fossero. Ma io non mi interessai alla sua causa e l’osservai partire e andare via per sempre dalla mia terra.

Quindi, alla luce di tutto ciò, com’era possibile che Bella Swan fosse incinta proprio di Carisle? Occasioni per far avvenire il miracolo ne avevano certamente avute e il suo odore così simile a quello del mio amico non poteva che darmi la conferma di tutto ciò… ma com’era possibile? Cos’era realmente Isabella Swan e come mai Alice non aveva predetto il suo arrivo?

 

Tutto ciò era ben chiaro nella mia mente, anche se avrei evitato di parlarne a Edward: non avrebbe cambiato la sua situazione, l’avrebbe solo fatto rammaricare ancora di più. Avrei dovuto sforzarmi di nascondere quella verità in un altro degli innumerevoli cassetti della mia mente, come ormai facevo da secoli.

 

Ma Alice doveva sapere e capire cosa fosse a turbare le sue visioni. Il suo potere era indispensabile e dovevo aiutarla ad utilizzarlo al meglio.

 

Presi il mio cellulare, che Jane mi aveva intimato di accendere e osservai il display: c’erano decine di chiamate senza risposta, ma non me ne curai. Composi il numero di Alice e pregai che almeno lei fosse più affine alla tecnologia di quanto non lo fossi io.

 

-Pronto?-, rispose immediatamente.

-Alice, devo parlarti: è importante!-, le dissi e attesi impaziente di raccontarle tutta la verità su Bella Swan.

 

 

 

***

Bella  

***

 

 

Passarono minuti interminabili: io seduta sul letto, rigida come un manico di scopa, Esme seduta vicino a me, che mi carezzava i capelli, cercando di sistemarli in qualche modo, il mio stomaco che brontolava, il bambino che stava placido e tranquillo.

 

-Riesci a sentirlo ancora?-, chiesi ad Esme, interrompendo la sua vana opera sulla mia testa, indicandomi la pancia e tirando su il golf di Carlisle e la maglietta, per scoprirla.

Esme annuì in un sorriso soddisfatto ed io mi sentii inutile, dal momento che non riuscivo neanche a sentire il suo piccolo cuore battere.

 

-Vorrei tanto sentirlo anch’io-, mormorai, accigliandomi e ricoprendo la mia pancia infreddolita, lasciando che Esme vi posasse la sua mano.

Iniziò a picchiettare con estrema delicatezza su di essa con le dita: non me ne resi conto subito, ma quando i colpetti crebbero di intensità e sorpassarono la stoffa del maglione, compresi cosa stesse facendo.

-E’… il suo battito?-, domandai estasiata e lei sorrise con gli occhi, confermando la mia supposizione.

 

Tu-tum, tu-tum, tu-tum…

 

Tanti piccoli rintocchi delicati come quelli del suo piccolo cuore ebbero la forza di farmi rilassare, pur nella tragica e paradossale situazione in cui ci trovavamo.

 

Tu-tum, tu-tum, tu-tum…

 

Era il mio bambino che mi parlava e che mi chiedeva di volergli bene, di stare calma, di pensare solo alla nostra salute di…

-Bella-, il battito si interruppe e la voce ansiosa di Esme spezzò l’incantesimo. Mi voltai verso di lei e scorsi il dubbio sul suo viso.

-Io… sto facendo mente locale solo adesso, ma… Bella, come fa a battergli il cuore? Lui… cos’è? Perché, se è umano, lui…-, sembrava spaventata, oppure era il sospetto che era fiorito in lei?

Stai insinuando che non sia figlio di Carlisle? Lui è suo figlio, suo e soltanto suo, a meno che non mi abbiano rapita gli alieni e… e…

-Bella! Calma! Non agitarti adesso, che anche lui si agita!-, mi ero rannicchiata sul letto, mettendoci i piedi sopra e spingendomi verso il muro.

-Che cosa vuoi insinuare, Esme?-, sibilai, di rimando, rimanendo nel mio angioletto e lei abbassò la testa, rassegnata.

-Allora?-, strillai. In quel momento mi sentivo sola, completamente abbandonata dalla fiducia di tutti, anche da lei.

Il viso dolce di Esme si indurì appena, mettendomi paura.

-Tu odori di lui e non solo perché indossi il suo maglione. La tua pelle odora di lui, i tuoi capelli odorano di lui, perché lui è dentro di te, perché il bambino è suo, è carne della sua carne e porta il suo odore e così anche tu porti il suo odore. Tu non senti… non puoi capire… ma stare vicina a te adesso per me è… bellissimo e atroce, allo stesso tempo, perché è come stare vicina a lui. Il figlio è suo, lo so, l’ho letto nei tuoi occhi e lo capisco da questo odore. Solo mi domando: lui è un vampiro… tu sei umana… cos’è il tuo bambino?-, si strinse nelle spalle e mi accorsi di aver reagito troppo impulsivamente. Le mie paure mi avevano condizionata… ancora una volta.

Sbuffai l’aria trattenuta nei polmoni come un palloncino che si sgonfia e mi ingobbii nella mia posizione, affondando nel letto.

-Marie dice che è un bambino normalissimo e in salute. Un bambino umano…-, spiegai, senza guardarla negli occhi.

-E… Marie… sa anche che il suo papà non è un papà normalissimo e in salute?-, la guardai con un grande punto interrogativo dipinto sul viso e la feci ridere: –Bella… l’ultima volta che ho visto Carlisle era piuttosto morto…-, scherzò e mi strappò un sorriso.

 

L’ultima volta che lo avevo visto io, nel suo studio, invece, era tutt’altro che morto…

 

Mi tirai su e ripresi a camminare, dandole le spalle: da quando ero lì era come se non riuscissi a parlare stando ferma, avevo bisogno di un diversivo che mi impedisse di mostrare quanto ero agitata e anche eccitata, dopo quello che era riaffiorato alla mia mente… sicuramente ero anche arrossita!

-Forse… il bambino è normale, perché… quando…-, oh, che vergogna, che vergogna parlare con Esme di quegli argomenti!

-Bella, lo so come si fanno i bambini…-, mi esortò e le mie guance presero ancora di più fuoco.

-Insomma… ecco… tu prima sei svenuta, più o meno… Non accade ai vampiri, no? Penso che sia a causa mia… quando lui… mi… sta vicino… sembra più… umano… insomma, diventa caldo, è strano e…-, mi stavo incartando… Dovevo trovare quei maledettissimi sinonimi che accorressero in mio aiuto.

-… e?-, mi incitò a parlare ancora ed io sbottai.

-Oh… insomma, Esme, capisci!-, la rimbrottai spalancando eloquentemente gli occhi, ma lei non colse… ed io capitolai, come una ragazzina che confida alla madre di aver fatto l’amore con un uomo per la prima volta. Mi sedetti a terra in mezzo alla stanza in ombra e confessai.

-Uffa… ecco, quandofacciamol’amoreluitornaumanoilsuocuorebatteeluidiventacaldocomemee…-

-Ehi, ehi, ehi, frena! Vuoi fare concorrenza a noi sulla parlantina?-, mi sorrise, mi fece una carezza e per un po’ non tornò più sull’argomento. Aveva capito.

Esme era così: incapace di provare rancore o gelosia. Incapace di odiare e di farsi odiare.

-Bella… permettimi la domanda... Lui com’è? Com’è da umano?-, mi chiese dopo una lunga pausa durante la quale avrei potuto udire cigolare gli ingranaggi della sua testa, indecisa se pormi quella domanda oppure no.

Espirai sorridendo, perdendomi nei ricordi di quegli attimi di perfezione vissuti con Carl: il suo cuore che batteva, la pelle morbida e calda, un rifugio per me, che non mi sarei mai staccata da lui, le labbra dolci così tenere da chiedere di essere morse e quegli occhi…

-E’ perfetto…-, le dissi in un sospiro e la vidi sorridere.

-E’ buffo, sai?-, i suoi occhi si offuscarono appena, come se fosse volata lontano da lì.

-Cosa?-, domandai. Si voltò verso di me, la sua espressione era imperscrutabile.

-La prima volta che Carlisle mi parlò di te, quando eri ancora una ragazzina e ti avevano portata all’ospedale da lui, disse la stessa cosa di te. Disse che eri perfetta-, mi sorrise e abbassò gli occhi, -Ed era vero: tu sei perfetta, voi due siete perfetti, Bella…-, la sua voce si incrinò appena, poco prima di pronunciare il mio nome. Mi sporsi verso di lei, sfiorando la sua spalla con la punta delle dita, sentendomi ancora una volta una ladra. Avrei dovuto consolarla? Rassicurarla?

-Esme…-, inziai, ma lei tornò a guardarmi e parve felice. Nonostante tutto.

-No-, mi fermò con dolce autorità, -Dimmi… di che colore ha gli occhi Carlisle?- e parve vergognarsi della sua richiesta infantile.

-Blu. Sono blu. Come il cielo quando il sole sta per tramontare, o l’oceano quando non c’è la tempesta. A volte sono più chiari, se guarda verso il sole, a volte sembrano verdi, come quando si sveglia ed è ancora assonnato. Sembra un altro uomo quando i suoi occhi hanno il loro vero colore…-, mi lasciai trasportare dalla descrizione e la paura di ferirla si fugò immediatamente, quando si aprì in bel sorriso.

-Non riesco ad immaginarlo così-, confessò, -Per me lui può essere solo un vampiro dagli occhi d’oro... ma vorrei tanto vederlo in questa versione ‘morbida e calda’-, scherzò, passandosi la lingua sulle labbra e mi abbracciò.

Il suo sforzo era evidente e gradito, eppure non potei fare a meno di percepire la sua disperazione nel modo in cui mi strinse a sé. Una disperazione che lei avrebbe saputo sconfiggere e sorpassare, perché era determinata ad essere felice, in un modo o nell’altro.

-Sarò felice-, mi disse, scostandosi da me e in quel momento, per la prima volta, compresi quanto fossimo simili e affini. L’avevo sempre vista solo come una madre, per me, ma Esme nascondeva di più: era una confidente ed un’amica, una guida e un riferimento. Mi lasciò nell’angolo buio della cella dove avevo ormai preso fissa dimora e vagò per la stanza, ascoltando il silenzio della sera crescere attorno a noi.

 

 

-Posso?-, mi chiese dopo un po’, raggiungendomi all’ombra e abbracciandomi da dietro, come se fosse un amante. La guardai incuriosita e subito dopo sentii di nuovo le sue mani tamburellare al ritmo fragile e magico del piccolo cuore del mio bambino, mentre una coperta mi teneva al caldo. Era facile rilassarmi in quel modo, facile cedere al sonno che mi intorpidiva la mente e ai segnali del mio corpo.

Il mio stomaco brontolò e Esme scosse la testa, emettendo un breve gemito sconfortato.

Avevo molta fame e sapevo che dovevo mettere qualcosa sotto ai denti, assolutamente, a meno di non privare anche il mio piccolo delle sostanze per restare in vita. Avrei tanto voluto avere qualche segnale da lui, sentirlo vivo dentro di me, ma era troppo presto: sapevo che prima di sedici, diciotto settimane non avrei potuto sentire nulla e a me ne mancavano almeno altre dieci…

In seguito non so quanto tempo trascorse: forse pochi minuti, forse ore. Ero troppo stanca per rendermi conto delle variazioni della luce in quella cella ed era inverno, il periodo in cui al sole è concesso andare a letto presto per non osservare le brutture che avvengono sulla terra… Io invece ero nel bel mezzo di quelle brutture, umana, incinta, affamata come un branco di leoni e sola, in una città di soli Vampiri.

Una prospettiva che avrebbe fatto inorridire chiunque. E quando dal corridoio davanti alla cella provennero nuovamente sinistri ticchettii di passi, quando udii chiaramente qualcosa avvicinarsi alla porta di ferro e sette brevi rintocchi cadenzati, chiunque sarebbe morto dalla paura.

Invece io mi alzai e seguii Esme che aprì la porta e fece entrare la odiosa psicobiondina: quando vidi che teneva in mano un sacchetto di plastica, di quelli che ti danno ai supermercati, dal quale in trasparenza si vedevano disegnini di biscotti e snack al cioccolato, mi ricredetti e pensai a lei come alla mia più cara amica.

-Oh Signore! Esme, questa qua ha la faccia più famelica di un vampiro tenuto a digiuno per tre mesi e messo davanti ad una gita scolastica di novizie!-, alzò il sacchetto, perché non lo prendessi e, con aria disgustata, mi apostrofò: -Fai paura Isabella Swan: dovresti vederti e ti spaventeresti da sola! Credimi!-

Poi lasciò letteralmente cadere a terra, svuotandolo con aria di sufficienza, il contenuto del sacchetto: c’erano due pacchetti di wafer aperti, dai gusti diversi, delle barrette ai cereali e miele, delle crostatine alla marmellata e svariati tipi di snack al mou o cioccolato; dei biscotti bicolori, alcuni crackers e dei cioccolatini italiani.

 

-Dove hai preso tutto quel ben di Dio?-, domandò Esme, avvicinandosi a me e porgendomi i crakers e i biscotti bicolori.

-Tutte quelle schifezze le ho prese da Gianna, una nostra alleata… tanto ormai a lei non servono più…-, disse con voce mesta, ma io ero troppo presa a divorare quel meraviglioso cibo che le sue parole mi sfiorarono appena, così come il pensiero sempre costante in quelle occasioni dei miei pannicoli adiposi che applaudivano all’arrivo di nuovo amici.

Al diavolo il grasso e la cellulite!

Spazzolai le due scatole di wafer, due pacchetti di crakers, mezza confezione di biscotti, due barrette alla cioccolata e mezza crostatina. Solo quando fui realmente sazia e la sete mi avviluppò la lingua e la gola, mi accorsi che Esme e Jane stavano ancora parlottando tra loro, ad una velocità assurda per le mie orecchie ipercaloriche. Udii chiaramente solo tre nomi: Gianna, Edward e Marcus, dopo la biondina fece una riverenza assolutamente strafottente e annunciò che se ne sarebbe andata, dicendo che aveva un costume in maschera da indossare.

 

-Noi stiamo chiuse qui e tu pensi ad una stupida festa?-, mi lasciai sfuggire dalle labbra e vidi il suo volto infantile contrarsi in un moto d’ira.

-No, penso a come affrontare la battaglia che sta per scoppiare e a come salvare la mia vita, quella di Alice, di Esme e anche di quell’incosciente di suo marito, che verrà qua e troverà un Edward molto, molto incazzato per il fatto che suo padre si scopi la sua ragazza!-, il ghigno di perfidia smascherò il suo bluff.

-No… tu menti!-, gridai, più impaurita di quanto volessi apparire. Jane fece un passo verso di me, puntando i suoi occhi nei miei.

-Edward vuole punire Carlisle per quello che tu hai combinato. Alice ha visto tutto-, sibilò tra i denti con atroce lentezza.

-Ca… Carlisle…-, riuscii solamente a mormorare e la bionda annuì, soddisfatta e perfida e se ne andò.

In quel momento sentii chiaramente il mio stomaco contrarsi e a nulla valse la fame: corsi verso il bagno e vomitai ogni cosa che avevo appena mandato giù.

 

-Dimmi che non è vero… ti prego, dimmi che non è vero!-, belai appoggiata di schiena al petto di Esme, dopo che mi aveva aiutata a pulirmi il viso.

Lei mi fece una dolce carezza e mi aiutò a tornare sul letto.

 

Non rimaneva che aspettare la battaglia prevista, pregare il Signore perché tutto andasse bene e chiarire giusto alcuni dettagli con Esme e suo figlio.

 

-Voglio parlare con Edward-, sussurrai spezzando il silenzio che ci aveva avvolte, -Lui non deve fare del male a Carlisle… Io… voglio spiegargli ogni cosa e dirgli che… non mi sono dimenticata di lui…-

 

 




 

***

 ... to be continued...

 
***

Disclaimer: i personaggi e gli argomenti trattati appartengono totalmente a S. Meyer. La storia è di mia fantasia e non intende paragonarsi a quella concepita e pubblicata da S. Meyer.

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Twilight, New Moon, Bella Swan, i Cullen, i Volturi, Stefan e Vlad, il Clan di Denali, il Wolf Pack dei Quileute sono copyright di Stephenie Meyer. © Tutti i diritti riservati.

La storia narrata di 'Proibito', le circostanze e quanto non appartiene a Stephenie Meyer è di invenzione dell'autrice della storia che è consapevole e concorde a che la fanfic venga pubblicata su questo sito. Prima di scaricare i files che la compongono, ricordate che non è consentito né il loro uso pubblico, né pubblicarli altrove, né la modifica integrale o di parti di essi, specialmente senza permesso! Ogni violazione sarà segnalata al sito che ospita il plagio e verrà fatta rimuovere.
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Eccomi qua a ringraziarvi, come sempre: grazie davvero a tutte!!!

Intanto, ecco i ringraziamenti!!!

 

 KatyCullen [Contatta]

Cara cetriolona multata… c’è chi sta molto peggio di te! :-P Non preoccuparti per il ritardo e grazie x il tuo commento. Esme è sicurissima di quello che prova e pensa nei confronti di Bella e, col senno di poi, ripensa ai momenti in cui Carlisle è stato più bravo di lei con Bella, anche quando lei era una ragazzina. Non potrebbe lasciare entrambi in mani migliori delle loro! Vedremo come prosegue e… di chi saranno gli occhioni? Pensavi ad altri? Un bacio e a presto!

 ninfea306 [Contatta]

Ciao cara, non preoccuparti per il ritardo: il mio batte tutti e quindi vi leggo in tempo utile per rispondervi! Ho voluto, coem dici tu, giocare sui ricordi di Esme, riportati al lettore che adesso sa a cosa i due coniugi (neanche sposati) andranno incontro. In realtà Esme ha sofferto più di Bella, perché avendo avuto il modo di conoscere suo figlio e poi perderlo, ha sofferto il doppio: a bella è stato portato via un sogno, a lei la realtà. Ma questo esme non lo ammetterà mai… :-P

Sono stata molto incerta se mettere o no la parte del dialogo Rose-Esme: come altre hanno notato, è un po’ forzata e non c’entra proprio benissimo… però mi aiuta per passi futuri… :-P E’ ovvio a tutti quali siano le cause dell’odio di Rosalie per Bella, ma forse con questo pezzo ho smascherato che Esme l’avrebbe sempre voluta vampira, proprio per lo stesso motivo per cui Rose non vorrebbe e che ho spiegato prima: Rose ha perso un sogno, Esme sa cosa significa veder morire un bambino e non poterci fare nulla. Infine, su Rosalie, il mio punto di vista è che lei non sia superficiale, ma si senta affogare e trovi solo nell’apparenza un salvagente per giustificare il suo carattere turbato dalla sventura che le è capitata. Vuol farsi vedere più bella di quel che è perché sa che non potrà mai essere ‘bruttina e tonda’, col pancione. La si mostra ‘malata di sesso’, ma il motivo x me è che lei sa che non potrà mai  ‘finalizzare’ quegli atti. Insomma, il caratteraccio è uno specchio per distogliere dalla vera rosalie,c he soffre e si vergogna di mostrarlo. Se in altre ff è mostrato solo ‘il riflesso’… beh… dipenderà dalla sensibilità di chi scrive!

Su Felix e i Volturi: proprio perché la Meyer li ha descritti come ‘statuariamente’ imbattibili e cattivi, sicuri della loro forza e di avere la ragione dalla loro parte, io li ho voluti rendere più reali. Comunque non sono robot, ma anime umane intrappolate in corpi e ruoli da ‘higlanders’. Ma non può esserci solo quello, altrimenti parliamo di carri armati e bazooka e facciamola finita. La ‘fuga’ dei Volturi in BD dà l’idea di come ‘anche i Volturi abbiano paura’ e se ha paura Aro, a maggior ragione gli altri la provano, pur nascondendola. Inoltre penso che sia difficile che i Volturi (ti cito) ‘appaiono inquietanti, angoscianti, terrificanti anche, ma mai fragili’… per me se appari così forte è perché devi indossare una maschera di forza. E più la maschera è spessa e incorruttibile, più, dietro ad essa, uno può nascondere tutte le sue paure.

Insomma, spero di averti mostrato il mio punto di vista!

 

Un abbraccio e a presto!

 (almeno da alcune ff che ho letto).

 MorriganJo [Contatta]

Ciao cara: ho letto tutte le tue recensioni! Alcune di esse si sono risposte da sole, via via che leggevi, ok? Per questa tua ultima recensione… Beh… onestamente spererei di aver reso il tutto ‘drammatico’ e non ‘melodrammatico’, che è un filino diverso… finché i personaggi si sono tenuti alla larga dai guai hanno provato a risolvere i loro problemi che li hanno fatti soffrire e ad andare avanti, quando poi la contingenza li ha intrappolati nell’incubo… beh, si sono lasciati andare a reazioni naturali. La storia si propone fin dall’inizio come qualcosa di intrecciato e acuminato per più personaggi, il dubbio sulle proprie azioni colpisce tutti. Potrebbero rispondere con un ‘francamente me ne infischio’, oppure cercare di capire cosa sia giusto e cosa non lo sia, lottare per arrivare ad uno scopo, soffrire per raggiungerlo. Certo… Carlisle, Bella, ma cneh Edward ed Alice avrebbero potuto fregarsi dei rimorsi e vivere felici le loro relazioni… ma poi? Non ci sarebbe stato interesse a ricostruire la famiglia, a recuperare le fila della vita precedente. Non ci sarebbe stata la storia stessa. Poi trovo iù coraggioso chi sente la sofferenza in un’azione e piange per essa, ma va’avanti, che non chi è pimpante e allegro e affronta i problemi senza sentirli davvero. Potevo mandare Bernard a morte saltellando col sorriso sulle labbra o Esme poteva tirare una sberla a Bella e accopparla, per prendersi una bella soddisfazione… ma sarebbe stato logico?

Vabbè, grazie per i millemila commenti e torna a dirmi se ti piace come prosegue la storia!

 matrix [Contatta]

Okkio a Locke… o Bentham, che dir si voglia! Volendo anche Hume, eh! :-P Cmq, se trovi Sawyer, spediscimelo pure e ti mando un po’ di spoiler su Proibito, ok? ^^ (parlo di Lost!:-P)

Sì, Esme considera da sempre, per sempre e nonostante tutto Bella come la sua bambina, l’unica che (in un modo o nell’altro) ha veramente accudito e visto crescere… ma ci sarà anche qualcos’altro che coglierà –udite udite!- solo Bella… :-P

Per Carl ho messo su il sondaggio sul Blog… ma in realtà, non senza dubbi, però, avrei scelto… ma lo pubblicherò solo alla fine: voglio esserne convinta! Intanto vai a vedere Gianna e Felix!

Un grandissimo GRAZIE e a presto!

 isabbellina [Contatta]

Mi dispiace di non aggiornare con la frequenza che vorresti, ma la vita l’è dura! :-P

Gli occhioni arancioni sono stati svelati… la chiamiamo Clementina Jane? :-P

Ti ringrazio per la tua recensione e a presto!

 maja89 [Contatta]

Cara Maja, mi fa molto piacere sentire le tue parole e in particolare che non ti ho mai delusa… spero di non farlo ora che andiamo verso la fine!!! No, Caius non è un Rosso… ma per ora non ti dico nulla di più…

Io penso che la Meyer abbia fornito un terreno fertilissimo per le ficwriter, dal momento che ha costellato la sua saga di cose appena accennate, personaggi vaganti e mai approfonditi e tanta curiosità qua e là!

Tappare quei buchi è divertentissimo! ^^

Un abbraccio e a presto!

 DREEM [Contatta]

Hai scoperto chi è che possiede gli occhioni arancioni? Ma Clementina, no? ^^

Ma stavo scherzando!!! Non ho frainteso, tranquilla! Cmq, non per voler tirar l’acqua al mio mulino… ma la Meyer mi sa che non scriverà + di Twilight, quindi non potrà mai più deliziarci con capitoli lunghi o corti che siano! K

Vuoi un capitolo con POV Erica e Silvia?? No… non potrei mai… nono, quello no, sorry! ^__^

Ciao ciao e grazie!!!

 Fred Cullen [Contatta]

Grazie per la recensione!!! Felice che il misto presente-passato ti sia piaciuto! Alla prossima! Un bacio, Flo

 Angie Cow [Contatta]

Ma prego, Angie! Sono contenta di leggere che il capitolo ti sia piaciuto e che apprezzi la malleabilità delle reazioni dei personaggi… insomma, se non ti trovi nelle circostanze, non puoi sapere a priori come reagirà un personaggio! Un bacio grande e a presto!

 Serena Van Der Woodsen [Contatta]

Sì, ora manca solo Edward all’appello (ma anche Alice): come reagirà alla vista di questa Bella cresciuta e soprattutto alla notizia che lei e Carl aspettano un bambino? Lo considererà come un fratello piccolo oppure come un ennesimo nemico? Vedremo vedremo… Ho messo un sondaggio sull’attore per Carl, non so se l’hai visto… A Felix ho provveduto, x Leah ci devo pensare, intanto ho pubblicato Gianna! Per Carl… a breve scoprirete se la mia scelta rispecchia quella votata oppure no! Un bacio e a presto!

 Crosty [Contatta]

Scusa per l’attesa Crosty e… spero che ti sia piaciuto! Un bacio grosso e a presto!

 bubysan [Contatta]

Cara Buby, sono contenta che tu sia tornata a dirmi la tua! Tu conosci alcuni retroscena della mia scelta di pubblicare lo scorso capitolo (non previsto inizialmente) e devo ammettere che mi sono davvero divertita a scriverlo! Quindi… grazie per lo stimolo! Eh, sì che fa un ‘certo effetto’ rileggere il passato alla luce degli sviluppi della storia, non sai quanto mi sono trattenuta per non dare maggiore ambiguità ai ricordi! :-P Sul dialogo tra Rose e Esme… sì, è vero, è un po’ forzato, forse, ma mi serve per scelte future che avevo già deciso e che così saranno più motivate! Perdona quindi se quel pezzo può apparire come ‘messo lì in mezzo’, si vedrà più avanti il seguito! Sugli occhioni arancioni… avevi azzeccato! Un bacione e a presto (con occhiali!) Ciao e grazie mille!

 Rebecca Lupin [Contatta]

No, il medico serio e perfetto, all’epoca, era riservato ai pazienti e alle segretarie e infermiere stressanti: qua ho voluto mostrare il Carlisle ‘domestico’, un po’ troppo appiattito da visioni di ‘libro, divano e sorriso di plastica!’ Un abbraccio e a presto! (Su Edward e Bella… l’inizio di questo capitolo dice tutto, no? :-P)

 __cory__ [Contatta]

Grazie per aver detto che ti sono piaciuti i flash back!!!! Felice di non averti delusa e… di questo che mi dici? Un salutone e a presto!!!

 



   
 
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