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Autore: comet893    17/02/2010    1 recensioni
« Ti amo. » « Perchè? » « Non c'è un perchè. Ti amo e basta. » « C'è sempre un perché, e io voglio saperlo. » « Ti amo perchè ti amo. Non ti basta? »
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note Ed ecco il finale. Ero molto combattuta tra un finale strappa lacrime, e il solito lieto fine, ma poi ho deciso per questa versione [ringraziamento a ugo e notting hill ù.ù] Ed ecco che finisce la nostra storia çç___çç ringrazio chi ha letto la fan fiction e mi sopporta *sisi* lasciate perdere il finale, ma non sapevo come finirla e ho sonno ù.ù ahhahahaha xD E' più corto del solito ahahhahah xD

« need to believe. »
5.0

« on ne voit bien qu'avec le cœur. L'essentiel est invisible pour les yeux. »
e Petit Prince, Antoine de Saint Exupéry
[traduzione: Si vede bene solo con il cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi.]

Iniziò a correre a perdifiato, mentre la fredda aria della notte s’imbatteva su di lei, come se volesse impedirle di andare avanti, ma ciò non l’abbatté: continuò a correre, finché non arrivò nel punto esatto dove, poco prima, aveva lasciato Mark. Si passò una mano fra capelli, togliendosi le varie ciocche che nella corsa le erano cadute sul viso. Si guardò attorno ma non vide nulla; aguzzò la vista, cercando tra le ombre buie della notte, ma non scorse nulla.
« Mark? » chiamò, sperando di trovarlo nascosto nell’ombra, ma nei secondi seguenti nulla accadde. La sicurezza acquistata poco prima minacciava di crollare da un momento all’altro. E se fosse arrivata troppo tardi?
« M…Mark? » Riprovò a chiamarlo, ma come prima non accadde nulla. Si lasciò andare in un sospiro, prima di voltare le spalle alla buia via e incamminarsi verso casa. Al primo passo, però, venne bloccata da una voce familiare.
« Che ci fai qui, Sophia? » un sibilo si fece largo nel silenzio della notte. Sophia si girò, e gli occhi le s’illuminarono: era Mark, era proprio lui, che avanzava verso di lei, uscendo dall’oscurità che avvolgeva l’intera via.
« Mark? Dio, credevo te ne fossi andato! » Persino una persona composta come Sophia faticò a nascondere lo stupore e la felicità che la sua vista le aveva provocato.
« Potrei dire la stessa cosa di te ». Una nota di astio apparve nella sua voce. « Ma, mi sbagliavo. Che ci fai qui? Hai dimenticato qualcosa? »
«In verità sì. » Si morse il labbro inferiore, lanciando uno sguardo timido dietro le lunghe ciglia. « Non avrei dovuto essere così… dura con te. »
« Ok, capito. Ti evito una scena patetica: non devi scusarti, avevi ragione. Ora puoi pure andare a casa, grazie. »
Sophia spalancò gli occhi dallo stupore. «Idiota, lasciami finire! »
« idiota? Grazie » Strinse i denti dalla rabbia, vedendo distrutta l’immagine che si era creata di quel momento.
« Ok, potevo evitarmi l’idiota, però.. insomma, non mi lasci finire di parlare! »
« E perché dovrei? Ci insultiamo, tanto. E ho mal di testa, perciò, sta sera passo. » Mark si aspettò di vedere Sophia esplodere come una bomba, urlandogli contro di tutto, e andandosene via di corse, ma, inaspettatamente, lei scoppiò a ridere.
« Vedi, » disse tra una risata e l’altra, « questa è ciò che adoro di te. »
« Adori di me? C’è qualcosa di me che adori? Tsk, non l’avrei mai detto. »
« Lo vedi? Adoro il tuo modo impertinente e odioso di interrompermi quando cerco di affrontare un discorso serio, oppure la tua presunzione di sapere a cosa stia pensando, o cosa voglia dire. »
Mark alzò leggermente il sopracciglio, perplesso. « Non penso siano complimenti, sai. Però apprezzo lo sforzo. » Fece spallucce. Lei scosse leggermente la testa, come rassegnata, e gli sorrise.
« Mark, sei il ragazzo più complicato, impertinente – e con una vena ironica da far impazzire chiunque sano di mente – e del tutto incoerente. Sei frustrante, pure, e incomprensibile, certe volte vorrei prenderti a schiaffi, e sai che ne sarei capace, ma… bè, anche dopo tutto ciò, non riesco a non adorarti… a non… amarti. » Mark, forse per la prima volta nella sua vita, rimase sorpreso dalle parole di Sophia. Ovviamente, la sua indole lo spingeva a lamentarsi dei vari “non complimenti”, però, quelle parole gli scaldarono il cuore. Aveva perduto ogni speranza di essere serio con Sophia, perché… bè, lui non era un tipo serio, e non aveva intenzione di iniziare ad esserlo, né a cambiare per lei.
« Amarmi? Non credo sia una buona idea. » Non c’era traccia di ironia nella sua voce: suonava più come un avvertimento.
« E’ tardi per dirlo, ormai. » Sophia fece spallucce, accompagnate da una breve risata. Mark strinse le labbra, annuendo leggermente con il viso. I suoi occhi erano come legati ai suoi, e mentre questa connessione diventava sempre più forte, lui avanzava di qualche passo verso di lei. Accadde tutto troppo veloce affinché loro ricordassero i minimi particolari, o i dettagli che, in quel momento, erano così futili: le loro labbra s’incontrarono, e questa volta non per gioco, non per scherzo ma per amore. Nessuno dei due avrebbe mai pensato di innamorarsi dell’altro, e ciò era una situazione nuova, sconosciuta. Sophia si allontanò dalle sue labbra poggiando la propria fronte sulla sua. Le sue labbra si piegarono in un sorriso.
«Sai che non sarà semplice, vero?» le chiese Mark, posandole una mano sulla guancia, e allontanandosi dal suo viso, cercando i suoi occhi.
«Nulla è semplice. E se non funziona, non funziona. Non abbiamo nulla da perdere.»
Mark socchiuse le labbra socchiudendole. All’improvviso scoppiò a ridere.
«Che c’è?» chiese Sophia, sorridendo a sua volta.
«No, niente. Sto immaginando come ti farai perdonare per le tue parole molto dolci su di me…» Sophia gli diede una leggera spinta sulla spalla.
«Di sicuro non nel modo che speri!»
«Non sai nemmeno quale fosse!»
«Posso… immaginare!» Mark scosse la testa sorridendo «Sei tremenda.»
«Lo so» rispose soddisfatta Sophia, per poi scoppiare a ridere. Mark si fermò a osservarla; a osservare la sua risata che, per motivi che lui non riusciva ancora a capire, provocava in lui dei sentimenti sconosciuti. Era felice, e sapeva di esserlo.
Alcune persone pensano che l’amore non si possa trovare a diciassette, sedici anni. L’amore è qualcosa da “adulti”, qualcosa da capire, da costruire esperienza dopo esperienza. E chiunque da’ per certo che l’amore sia difficile, sia complicato, sia impossibile. E se invece fosse l’esatto opposto? Se fosse semplice? E se fossimo noi a renderlo complicato? O meglio, se fossero gli stessi “adulti”, ritenendosi esperti d’amore, a sbagliare? E se il vero amore è qualcosa che solo i giovani posso realmente capire? Forse l’amore non è qualcosa che si può spiegare. E’ semplicemente istinto. Quindi… perché non dovrebbe funzionare? Perché un amore giovanile non potrebbe essere epico? Non potrebbe passare alla storia?
  
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