Capitolo 2
L’alba era sorta da poco, piano piano la città di Atene si stava risvegliando, ma già nel grande tempio c’era movimento.
Il cavaliere delle nona
casa scese la
scalinata fino alla sesta casa. Arrivato lì vide il
cavaliere
della Vergine immerso nella sua meditazione.
“Perché
siete venuto qui da me Aiolos?” disse Shaka aprendo gli
occhi.
“Amico mio, credo che tu sappia il
perché”
rispose Aiolos.
Shaka si alzò e
guardò
negli occhi l’amico. “Sinceramente no, spiegati
meglio”
“La
guerra tra Dei e Titani è vicina, ormai manca poco. Athena
vuole che ci prepariamo, entreremo anche noi in campo”
Lo sguardo di Shaka si fece
cupo e si
distaccò da quello dell’amico.
“Parteciperanno tutti a
questa guerra?”
“Delle nostre divinità sì, dei
Titani l’intero consiglio, a quanto ho saputo”
“Al consiglio
dei Titani si entra appena compiuti vent’anni”
sussurrò
Shaka.
“Sì... E se so a cosa stai pensando, anche Selene
parteciperà alla guerra” rispose Aiolos.
Shaka uscì dalla sesta casa e si avviò verso il grande tempio.
“Dove stai
andando?”
“Dalla
Milady, voglio saperne di più” e salì
la scalinata
fino ad arrivare al Grande Tempio per raggiungere le stanza della dea
Athena. Arrivato lì s’inchinò davanti a
lei.
“Salve
Shaka, come mai siete qui?” chiese dolcemente Athena al suo
Cavaliere.
“Sono qui per chiedervi una cosa importante”
“Ditemi
pure, sono a vostra disposizione” rispose la Dea.
Shaka abbassò lo
sguardo.
“Volevo chiedervi informazioni su questa nuova guerra, tra
Titani e
Divinità... Qual è il motivo? Cioè,
perché
si combatte?” chiese Shaka cercando di non far capire il vero
significato della domanda.
“Solo questo?”
Il Cavaliere annuì.
“La risposta
è semplice Shaka:
loro credono di essere superiori a noi. È stato Crono a
dichiarare guerra, e noi gliela daremo” rispose Athena con
disprezzo.
“Capisco…”
“Potrei sapere perché mi
avete chiesto questo?”
“Solo per curiosità” rispose
abbassando ancora di più lo sguardo.
“Capisco... Devo
ammettere che un po’ mi dispiace, alcuni membri del consiglio
dei
Titani mi stanno davvero simpatici, sarebbe un peccato ucciderli. In
fondo i figli d’Iperione non hanno colpa, ma a quanto pare
saranno
i più giovani a partire per primi in questa
guerra” disse
con aria seria Athena guardando fuori.
“Allora è vero,
parteciperanno anche loro!” disse scioccato Shaka. Sperava
che
questo fosse solo uno scherzo.
“Purtroppo sì. E questo mi
rattrista molto. Soprattutto per la povera Selene, quella ragazza
è
molto dolce, ed io capisco perché molte delle
divinità
olimpiche abbiano perso la testa per lei. Ha davvero un cuore
d’oro”
“Non c’è un modo di salvarli?”
chiese visibilmente
preoccupato.
“Forse... Iperione non manderebbe mai i figli a
combattere. E spero per lui che rimangano a casa con la madre -
rispose la Dea - Ma spiegatemi, perché volete saperlo
Shaka?”
Shaka distolse lo sguardo
dalla sua
signora e si voltò dalla parte opposta. “N-nessun
motivo in
particolare, Milady”
“Uhm, come volete voi - rispose divertita
Athena - Se volete, potete andare Shaka”
Il Cavaliere si alzò, fece un inchino e si avviò verso la sesta casa.
Aiolos lo fermò
davanti
all’entrata della nona casa. “Allora? Ti sei
convinto adesso?
Dobbiamo prepararci per questa guerra!”
“Sì”
“Allora
mi spieghi dove stai andando?”
“Alla sesta casa, dove dovrei
andare?”
“Andiamo Shaka, come se nessuno di noi non si sia
accorto degli sguardi che rivolgevi a Selene. Ammettilo, non puoi
più
tenerlo nascosto, anche Athena si è accorta di ogni
cosa!”
“Ti
stai sbagliando, Aiolos! E poi non sarebbe possibile: lei è
una divinità, ed io non sono altro che un
Cavaliere”
“E'
per questo che devi dimenticarla, non fa per te”
Shaka si girò
verso Aiolos con sguardo severo. “Te lo ripeto: non ho alcuna
intenzione verso di lei”
“Lo spero! Anche perché gira
voce che diventerà sposa di Hades. Ha già chiesto
la
sua mano ad Iperione” disse Aiolos scherzando, ma Shaka non
lo
ascoltò, era già lontano.
Lontano da Atene, narrava la leggenda, si trovava un'isola rigogliosa e selvaggia. I grandi filosofi greci la chiamavano “Isola dei Beati” e narravano che lì vivessero i grandi Titani, e che su quell'isola vivessero anche la pace e la serenità.
Ma sicuramente ciò non accadeva in quel momento.
Infatti delle urla venivano
da un
palazzo costruito in mezzo all’isola: il Concilio era aperto.
“No,
non permetterò che i miei figli combattano questa guerra!
Sono
inesperti! Potrebbero lasciarci la vita ed io combatterò per
quattro piuttosto che vederli morire sotto i miei occhi!”
urlò
Iperione contro il fratello Giapeto.
“Non me ne frega nulla
della tua decisione, Iperione! Nostro padre ha deciso che ogni membro
del Concilio partecipi alla guerra. Cosa importa se perderanno la
vita? Anche noi potremmo perderla, ma questo pare non
t’importi!”
rispose urlando Giapeto.
“Sono d’accordo con Iperione.
Nessuno dei suoi figli dovrebbe partecipare, non sono abbastanza
esperti per partecipare” rispose Oceano cercando di calmarli.
“Cosa? Se la pensiamo così allora non dovrei
partecipare
nemmeno io per non vedere i miei figli morire, vero? Ma siete
diventati pazzi?” urlò Rea contro Oceano con tono
di sfida.
“Non sto dicendo questo, penso solo che Iperione abbia
ragione,
tutto qui”
“Ammettilo Iperione, non vuoi che i tuoi
figlioletti vadano in battaglia per non essere umiliato davanti a
tutti” disse Giapeto ridendo.
“Ora basta, questo è
troppo!” Iperione si scagliò contro il fratello e
lo afferrò
per la gola.
“Iperione! Lascialo subito!” urlarono i suoi
fratelli.
“Padre! Per favore lasciatelo andare!” urlarono Eos
e Selene che erano accanto a lui. Iperione guardò le sue
figlie e lo lasciò andare. Poi lasciò la Sala con
i
figli e la moglie dietro.
“Padre, vi prego fermatevi!” gridò
Selene e lui si bloccò.
La fanciulla si avvicinò e lo guardò negli occhi: il suo sguardo era basso e triste. “Padre… “
Iperione alzò lo
sguardo e
l’abbracciò. “Non voglio che voi
partiate con noi. Se vi
succedesse qualcosa non me lo perdonerei…”
“Padre non dovete
pensarci minimamente, non succederà nulla” rispose
Selene
cercando di consolarlo.
“Ma voi non siete capaci di combattere,
non avreste possibilità” disse sconsolato.
“Possiamo
provare! Io non ho paura di morire per difendere i miei
ideali!”
rispose Elios esaltato.
“E’ fuori discussione! Nessuno di voi
parteciperà a questa guerra! Parlerò con Urano e
tenterò di convincerlo... - abbracciò i figli e
la
moglie - Farò qualsiasi cosa perché voi non
facciate la
mia stessa fine, non me lo perdonerei mai”
“Padre, per favore
non dite così, non vi succederà nulla, lo
so!”
rispose con le lacrime agli occhi Selene.
Iperione le
accarezzò il viso,
le asciugò le lacrime e la coccolò dolcemente tra
le
sue braccia. “Ora torniamo a casa, non abbiamo nulla da fare
qui”
“Sì” dissero in coro i figli, e insieme
si
avviarono verso casa.
La stessa sera Eos entrò nella
stanza di Selene per parlarle.
Quando entrò la trovò al balcone con lo sguardo rivolto verso est. Si avvicinò a lei e si appoggiò al cornicione. “Perché hai lo sguardo rivolto verso Atene?”
Selene saltò in aria e arrossì violentemente. “Oh nulla Eos! Così, è per vedere” rispose imbarazzata.
.Eos la coccolò
un po'. “E'
inutile che neghi, tanto so che hai un debole per il Cavaliere della
Vergine! E poi è un gran bel partito,
complimenti!”
“Ma
papà non accetterà mai. È un
cavaliere, non una
divinità”
“Beh, riusciremo a convincerlo. Intanto
potrei farlo felice io” disse rientrando in camera e
sedendosi sul
letto.
Selene la guardò
scioccata.
“Perché? Cos'è successo?”
“Credo di aver
trovato l'amore”
“Chi? Voglio saperlo! Dimmi chi è?”
chiese emozionata Selene alla sorella.
“Ecco... si tratta di
Arawn... una... una divinità Celtica” disse Eos
nascondendo
il suo viso che era di un rosso porpora.
“Aspetta, era per caso
il ragazzo con cui hai parlato per tutto il tempo al mio compleanno?
Quello alto, capelli lunghi bianchi, viso pallido...”
“Sì,
è lui...” disse Eos abbassando lo sguardo.
“Mi piace!
È davvero bello! E ha uno sguardo così neutro, mi
ricorda... - Selene si fermò e abbassò lo sguardo
- ...
Shaka”
“In effetti, ora che me lo fai notare, si assomigliano
molto - disse pensierosa Eos. Poi rivolse lo sguardo verso Selene -
C'è qualcosa che non va Selene?”
“Pensavo alla nuova
guerra.... Ho paura che succeda qualcosa”
“Oh dai, è un
Cavaliere! È abituato a tutto questo!”
“Lo so, ma non
è una guerra come le altre! Combatterà contro i
Titani,
potrebbe succedere di tutto!”
Selene si coprì il viso con
le mani e si mise a piangere. Eos si avvicinò a lei,
l'abbracciò e le accarezzò la testa, cercando di
consolarla.
“Su sorellina calmati, vedrai che andrà tutto
bene, fidati!”
“Lo spero Eos” disse Selene
singhiozzando.
“Facciamo così: ora vai a letto e ti
riposi. E domani andiamo al lago, d'accordo?” disse dandole
un
bacio sulla fronte.
“D'accordo - disse la giovane Dea un po'
rincuorata - Buonanotte”
“Notte sorellina” le augurò
Eos uscendo dalla stanza. Selene si sciacquò il viso ed
andò
a dormire. Ma anche quella notte non dormì. I suoi pensieri
erano preda di brutti presentimenti e di incubi, e sperava con tutto
il cuore che quei sogni non si avverassero per niente al mondo.