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Autore: Lucy Farinelli    24/02/2010    5 recensioni
Una scommessa di Naruto, un gioco tra amici. Chi riesce a reggere quindici bicchieri di sakè? Forse gli altri, ma lui, Shikamaru, no di certo. Sua madre lo spellerebbe vivo. E allora, che si fa quando ti ritrovi un po' troppo alticcio e non puoi assolutamente tornare a casa in quelle condizioni?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3.
Il buongiorno si vede dal mattino


“Guarda che ce la faccio a camminare,” disse Shikamaru, spostando con gentilezza la mano di Temari dal proprio braccio.
“Certo, come no,” replicò lei, riacciuffandolo per il gomito. “Infatti tu ti stai dirigendo verso il palazzo dell’Hokage che è da tutt’altra parte rispetto al mio albergo.”
Shikamaru si fermò in mezzo all’incrocio e si guardò intorno perplesso. “Oh.”
“Già, oh,” gli fece il verso Temari. “E adesso, seguimi, per favore. Avrei dovuto abbandonarti al tuo destino.”
“Ricordami di ringraziarti, più tardi,” bofonchiò sarcastico Shikamaru, con un gran sbadiglio.
Un ceffone improvviso gli fece bruciare la guancia ed ebbe l’effetto immediato di fargli ritrovare un po’ di lucidità. Barcollò leggermente in mezzo alla strada buia, illuminata a sprazzi dalle lanterne dei negozi e dai lampioni del marciapiede.
“Crepa, Shikamaru Nara.”
Senza più nessuno a cui appoggiarsi, Shikamaru fu costretto a seguire il passo marziale di una Temari particolarmente infuriata.

Temari aprì la porta della sua camera e andò dritta in cucina a prendere un po’ d’acqua, ma non fece in tempo a tornare nell’ingresso che Shikamaru era già sparito.
“Dove diavolo - ?”
Ridusse gli occhi a fessure e, con il bicchiere ancora in mano, si precipitò nella stanza da letto.
Tu!” gridò oltraggiata, posando di scatto il bicchiere sul comò prima di combinare qualche disastro. “Cosa credi di fare, Nara?”
Shikamaru era steso a braccia aperte e gambe divaricate sul letto.
Il suo letto.
Il letto di Temari.
E lo occupava tutto.
“Dormire,” farfugliò Shikamaru a occhi chiusi.
“Non se ne parla!” Temari lo prese per una caviglia e cominciò a tirare.
“Stai ferma,” protestò Shikamaru senza muoversi di un millimetro.
“È il mio letto!” Temari lasciò perdere la caviglia e passò al braccio destro.
Il ragazzo sul materasso si limitò a scivolare appena sulle coperte e a grugnire proteste inarticolate.
“Shikamaru!” sbottò Temari al limite della sopportazione. “Shikamaru Nara! Scendi da qui e striscia sul divano, subito!”
Silenzio.
Se non fosse stato per il petto che si alzava e si abbassava ritmicamente, Temari l’avrebbe scambiato per un cadavere.
“Shikamaru?”
Il ragazzo cominciò a russare.

Bip… Bip… Bip… Clang.
La sveglia cadde per terra e si smontò, finalmente silenziosa. Poco importava, più tardi l’avrebbe rimessa a posto.
Temari si girò sull’altro fianco e le sue mani si chiusero pigramente sul petto del ragazzo profondamente addormentato accanto a lei. Era sudato e sapeva di sakè, ma il suo calore era ugualmente piacevole.
Un momento.
Come fulminata, Temari schizzò fuori dal letto, cadendo per terra e rotolando sulla sveglia muta, e rimase a fare mente locale stesa sul pavimento.
Come era finita lì? La sera prima, era stata costretta ad andarsene a dormire sullo scomodissimo divano del salotto, dove si era anche tolta il kimono da viaggio e aveva indossato canottiera e calzoncini come pigiama. Si controllò rapidamente: aveva ancora tutti i vestiti addosso – se quelli potevano considerarsi vestiti. Kankuro la punzecchiava sempre con battutine sarcastiche sulle sue curve un po’ troppo pronunciate, ogni volta che la vedeva così. Ma suo fratello era un orso da quel punto di vista.
Mentre se ne stava lì stesa a rimuginare in preda all’agitazione, la testa ad ananas di Shikamaru si sporse oltre il bordo del materasso, gli occhi aperti solo a metà e lo sguardo ancora vitreo.
“Temari?” bofonchiò assonnato.
Senza riflettere, la ragazza scattò in piedi e, afferrato a due mani il ventaglio ancora chiuso, lo abbatté di piatto con tutta la forza che aveva sulla faccia di Shikamaru.
“Come sono finita qui?” ringhiò al ragazzo che mugolava di dolore con il viso affondato tra strati di lenzuola e coperte.
“Mi addormento sul divano e mi risveglio in un letto con te,” continuò, spietata. “Allora? Come – sono – finita – qui – ?”
“Ti ci ho portato io, seccatura,” sbottò Shikamaru, alzandosi carponi sul letto. “È questo il modo di ringraziarmi?”
Ringraziarti?” esplose Temari. “Ringraziarti?
“Verso le tre o le quattro di stamattina, mi sono svegliato e ti ho vista sul divano in una posizione così scomoda che, se mi ci fossi addormentato io, avrei sofferto di mal di schiena per tutto il mese a venire, perciò ti ho presa in braccio e ti ho portata qui. Ho dormito sul mio bordo di materasso per tutto il resto della notte, visto che hai la pessima abitudine di allargarti su tutto lo spazio disponibile.”
Shikamaru, finalmente sveglio, mise i piedi a terra e schioccò le articolazioni indolenzite. I vestiti della sera prima erano tutti gualciti e il ragazzo aveva urgente bisogno di una doccia. Temari era rimasta di sasso.
“Io pensavo – credevo – “ balbettò, riponendo il ventaglio contro il muro e incrociando le braccia sul petto, improvvisamente consapevole di non avere quasi nulla addosso.
“Temari.” Shikamaru si portò le mani alle tempie. “Ho la testa che mi scoppia, un pezzo di carta vetrata al posto della lingua e gli occhi che mi bruciano.”
Si sciolse i capelli, li scosse finchè non gli ricaddero sulle spalle e si rimise a posto la coda.
“Inoltre, ti pare che io possa essere quel tipo d’uomo? Neanche non mi conoscessi, Temari. Ma per chi mi hai preso?”
Temari, con il viso in fiamme, abbassò lo sguardo a terra.
“E ora, scusami, ma devo tornare a casa,” continuò Shikamaru, uscendo dalla camera da letto. “Tu mi hai svegliato con un ventaglio in faccia, ma mia madre metterà mano ai kunai per scuoiarmi non appena mi vedrà in questo stato.”
Silenziosa, Temari seguì Shikamaru in cucina. Mentre il ragazzo si sciacquava il viso, lei preparò un po’ di the e qualche biscotto per colazione, che Shikamaru accettò senza parlare, lo sguardo fisso nel vuoto e la linea serrata delle labbra. Fece scorrere un po’ di acqua nella tazza ormai vuota e la mise a testa in giù nel lavandino, poi si bagnò ancora il viso prima di tirare un gran sospiro e dirigersi verso la porta. Temari si era appollaiata sul bordo del tavolo, ma corse dietro a Shikamaru quando il ragazzo mise la mano sull’intelaiatura del fusuma.
“Shikamaru,” si decise finalmente a dire.
Lui si trattenne, un piede già nel corridoio.
“Scusa se ti ho fatto male.”
Shikamaru voltò la testa e le sorrise, facendole un vago cenno con la mano che Temari interpretò come un “Non preoccuparti”. Poi il fusuma scivolò sui binari e si richiuse dietro alle spalle del ragazzo.

Di kunai non ne volarono, ma di sibili sì.
Yoshino smetteva di adoperare toni normali quando era infuriata e passava a versi che andavano dagli ultrasuoni al serpentese.
E tutto perché Shikamaru aveva bevuto un po’.
E tutto perché Yoshino ci aveva messo meno di tre secondi per capirlo.
“Dove sei stato?” lo bloccò sulla porta appena lo vide tornare a casa.
Shikamaru si immobilizzò a metà nel gesto di togliersi le scarpe.
“Da Choji,” rispose Shikamaru senza esitare, con la guancia che gli pulsava dolorosamente.
Sulla via del ritorno, il ragazzo aveva cercato di escogitare un piano abbastanza credibile da imbrogliare sua madre, ma sapeva già che non sarebbe stato facile, primo perché Yoshino aveva un sesto senso sovrumano per le bugie e secondo perché conosceva fin troppo bene i trucchetti del figlio. Perciò l’idea migliore che gli era venuta, era stata quella di mentire il meno possibile e attenersi ai fatti essenziali.
“E prima?” Yoshino aveva incrociato le braccia sul petto e aveva ridotto gli occhi a fessure.
Attenzione: pericolo.
“Al pub,” aveva confessato Shikamaru.
“A bere.” Non era una domanda. “E quella mezza faccia gonfia come te la sei procurata?”
“Cadendo dal letto di Choji questa mattina.”
“Perché avevi bevuto.”
“Sì.”
Sempre meglio passare per alcolizzato che far sapere a sua madre della notte trascorsa nella camera d’albergo della principessa di Suna. Shikamaru trattenne una smorfia. Principessa, come no.Cresciuta tra i lupi come una selvaggia.    
“Cos’è quella faccia ghignante, Shikamaru?” Yoshino lo squadrò da capo a piedi, fumando come una teiera impazzita.
“Niente.”
Shikamaru pregò che il suo viso non tradisse alcuna emozione.
“Dentro,” ordinò infine Yoshino con un secco cenno del polso. “E bada bene, Shikamaru: i tuoi giochetti mentali, con me, non funzionano. Prega che quello che mi hai detto corrisponda a verità, perché se vengo a sapere qualcosa per conto mio, è la fine.”
A quell’interrogatorio seguì una lunghissima tirata sul comportamento, sulle responsabilità, sul dispiacere che le aveva procurato e sul rammarico che doveva provare il maestro Asuma, dovunque egli fosse in quel momento.
“Vuoi essere il punto di riferimento per quel bambino, vuoi diventare il suo maestro, e ti comporti in questo modo?” aveva concluso Yoshino in un sibilo sferzante.
“Per tutti i Kami, dagli un po’ di tregua, donna.” Shikaku era comparso sulla soglia della porta della cucina, già vestito per andare in missione e con una tazza fumante in mano. “Lo stai ammazzando a parole.”
Le spalle di Shikamaru si incurvarono ancora di più.
“Shikaku, sto solo cercando di fargli entrare in quella testa dura che si è comportato da idiota!” strillò Yoshino.
“Penso che l’abbia intuito,” replicò suo padre con calma, finendo l’ultimo sorso di the. “E poi, ci siamo tutti comportati da idioti, una volta o l’altra.”
Scomparve un attimo in cucina e tornò nel corridoio per posare una mano sulla spalla della moglie.
“Noi due, per esempio, ci siamo sposati.”
Shikaku!
“D’accordo, d’accordo, battuta infelice.” L’uomo si avvicinò a Shikamaru e cominciò a sospingerlo verso la sua stanza. “Adesso, però, lascialo andare.”
Yoshino li aveva guardati mandando lampi dagli occhi e aveva sbuffato. “D’accordo. Comunque, per la cronaca, sei in punizione.”
Eh?
“Già,” commentò aspra Yoshino, leggendo la sua espressione annichilita. “Non mi importa se hai diciassette anni, se te ne vai in missione per conto tuo da quando ne avevi dodici, se hai sepolto un demone immortale nella foresta di famiglia. Io sono tua madre e, finchè abiti sotto il mio tetto, se ti comporti da stupido, ne paghi le conseguenze. Hai qualcosa da dire?”
Shikamaru scosse la testa e scappò nella sua stanza, mentre suo padre dava un velocissimo bacio sulla guancia a sua moglie e si dileguava fuori dalla porta di casa.




SPAZIO DELL’AUTRICE
 
Et voilà, terminato anche il terzo capitolo. E il mio ego gioisce sempre più leggendo le recensioni, vedendo il numero delle letture e scorrendo la lista delle persone che hanno inserito questa fic tra le proprie seguite. Davvero non pensavo di riscuotere tanto successo da una fic semplice semplice come questa.
Ma bando alle ciance e passiamo ai ringraziamenti:

Salice ---> Grazie di nuovo, sono davvero contenta che ti piaccia il mio stile ^_^ Se attendevi l’incontro dei due, allora spero che sarai ancora più soddisfatta da questo capitolo. In effetti, per chi non ha sperimentato con mano il potere dispotico di Yoshino, è difficile comprendere la situazione, ma… non so, io Temari ce la vedo a comportarsi un po’ come lei, con i suoi fratelli. È un’idea divertente XD.

_Sumiko_ ---> *.* Wow, grazie °///°
“Questa fan fiction è fantastica.” *arrossisce fino alla punta delle orecchie*.
Sono davvero contenta di sapere che la fic sia così IC: cerco sempre di calarmi il più possibile all’interno della storia, mentre la scrivo, e di osservare la scena con gli occhi dei personaggi, per poter descrivere le loro reazioni nel modo più realistico possibile. La domanda che mi faccio in continuazione è: “Cosa farebbe Tizio/Caio se si trovasse in questa situazione?”. E poi cerco di tirare fuori qualcosa. >w<

Lady Wird ---> Ahahahaha! Beh, in effetti, sono completamente in vostra balia *si guarda intorno sospettosa per vedere se c’è qualcuno con ortaggi già pronti in mano*. Povero crybaby ubriaco: è un momento davvero no per lui, ma per fortuna c’è qualcuno che lo capisce. Infatti mi serviva un motivo davvero valido per farlo bere (un pochino XD), visto che, per me, lui è sempre quello che (con Neji) si differenzia sempre dagli altri per serietà e responsabilità. “Il solito sonno del pigrone”… sì, beh, quando gli torna comodo XDXD. Non a caso, Temari è l’unica che riesce a dargli una bella svegliata. Chissà perché *sorride sorniona*.

Kimiko_93 --->  Temari è in realtà una spia della Yakuza mangiatrice di uomini scansafatiche dalla testa ad ananas XDXD. Scherzi a parte, magari Temari voleva veramente rivedere Shika, ma di certo non aveva la minima intenzione di fargli da balia. Come si fa a fargli passare la sbronza? Dice Temari: “La mia idea era quella di offrirgli un rifugio sicuro per quella notte, dal momento che, se Shika fosse tornato a casa da Yoshino, molto probabilmente non avrebbe rivisto la luce del sole. Perché, secondo te quali altri metodi esistono? Gli ho salvato la vita per l’ennesima volta, non basta?” *torna a cercare il plushie di Shikamaru, che non trova più perché le è stato rubato dalla sottoscritta*.
Povero Neji: anche lui non è proprio tagliato per certe cose!

blablaba ---> Eh, cosa vuoi che siano 300 ettari di foresta? Doveva stanare una possibile fiamma di Shika, visto che tutte lo vogliono e tutte lo bramano XDXD. Ma no, ma no, un goccetto a settimana, e poi è stata tutta un’idea di Naruto, quindi cosa vuoi pretendere? E frequentare Orco può avere i suoi lati positivi, tu che ne sai -.-’’’’? *Orco si mette in un angolino e lancia occhiate indignate*.
La gravidanza dura da nove mesi giusti giusti, ho calcolato tutto: la mia idea è che la morte di Asuma sia avvenuta nove mesi circa prima dell’inizio di questa fic, quindi a metà agosto (dell’anno prima) e Shikamaru aveva 16 anni (se non ho capito male io mentre leggevo il manga). Ora siamo a metà aprile, quindi Shikamaru ha diciassette anni e mezzo, perché è nato a settembre. No?    

OMN! °O°
Sempre su questa rete, alla prossima,
Lucy Farinelli      
  
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