Lo giorno se n'andava, e l'aere bruno toglieva li animai che sono in terra da le fatiche loro; e io sol uno m'apparecchiava a sostener la guerra sì del cammino e sì de la pietate, che ritrarrà la mente che non erra. O muse, o alto ingegno, or m'aiutate; o mente che scrivesti ciò ch'io vidi, qui si parrà la tua nobilitate. Io cominciai: la penna presi e circospetto, intorno guardandomi, co la virtute, che mai in ogni passo m'abbandonò. Cercando come un carnefice, le vittime da punire, vittime a lor volta carnefici, un lieve tremore non mi fu dato trattenere, chè modo il potere i l'ebrezza ch'uscir dovea di me mi pervase, in sistema che non pare indegno ad omo d'intelletto; possedetti le vite i le morti de li meglio noti criminali, m'elessi a Dio d'una nefasta esistenza di un mondo u tuto rosciato parea. E la mattina seguente, intese cose che furon cagione di mia vittoria, seppi una greve canto grave nuova: L avea mandato agenti segreti, cosa ch'è principio di guerra sine via di salvazione. Pertanto una compare mea contattai, putandole de venire meco in un luogo. In contempo, sul Death Note scribeo l meo novo intrigo... Sur autobus salii, tosto seguitato dal curtio agente chi semper mi osservava i studiava finchè veder poesse si me fossi 'l Kira a lungo cercato. Di Raye Penber il nome portava. "S'i' ho ben la parola tua intesa" parve quasi respondere il quaderno "L'anima tua è da viltade offesa" I subitamente presi posto Accanto a quel che l’infausto giorno Temporalmente appellai l’amor mio. Dietro di me si assise Raye Penber Cando d’improvviso certior l’autobus salì Puntando un’inetta arma contro li passeggeri. Io era tra color che son sospesi, e donna mi chiamò beata e bella, tal che di ascoltare me io la richiesi. Lucevan li occhi suoi più che la stella; e cominciommi a dir soave e piana, con angelica voce, in sua favella: "O Light, il ragazzo svelto di mente di cui la fama ancor nel mondo dura, e durerà quanto 'l mondo lontana, l'amico mio, e non de la ventura, ne la diserta piaggia è impedito sì nel cammin, che vòlt' è per paura; e temo che non sia già sì smarrito, ch'io mi sia tardi al soccorso levata, per quel ch'i' ho di lui nel cielo udito. Or movi, e con la tua parola ornata e con ciò c'ha mestieri al suo campare, l'aiuta sì ch'i' ne sia consolata. I' son spaurita de non essere N grado de la situazione affrontare Si tu me potesse arrecare auspicio…” I io chi tutto avea in precedenza programmato Tirai fuori due fogli sui cali scrissi A lei di non timere alcuno L’uomo addietro le mie spalle ‘l messaggio lesse i rabbrividì, o così me parve, chè sapea che si fosse o fossi morto, non potè che l'ubidir, infrangendo de la segretezza il suo mero comandamento. E dunque questa la cagion Per la quale de lo salire l’autobus Quel criminal feci, per poter Capir lo nome sì a lungo bramato. Ei mi porse l’identificazione sua Intimandomi di non avventate mosse fare. Temer si dee di sole quelle cose c'hanno potenza di fare altrui male; de l'altre no, ché non son paurose. I' son fatto come Dio, sua mercé, tale, che la vostra miseria mi tange, ma la fiamma d'esto i altro 'ncendio non m'assale. E preso un altro foglio, fingendo chi Erroneamente me cadea de la mano A terra lo volsi, i ‘l criminale meo Vide il foglio e lo prese come oggetto Nimico si prende, per poi risata Risuonare facere, chè per un modo Avea temuto l peggio, i non sapea Che la sua congettura vera fosse E d’improvviso gli occhi aprì Come omo dinnanzi a morte li apre. Ché ti volti, in fondo a guardare Colui chi temea che or tu avessi solo Vittima mutato? Ahi, come a dir, non vedi tu la morte che 'l combatte su la fiumana ove 'l mar non ha vanto? —. Al mondo non fur mai persone ratte a far lor pro o a fuggir lor danno, com' io, dopo cotai parole fatte, venni qua giù del mio beato scanno, intimandoti de li seguir il comandamento, ch’a morte ducato t’avrebbe. Poscia che m'ebbe ragionato questo, li occhi sgranati spaurito volse, a lo shinigami chi attendea in fondo. Chè lo foglio chi caduto fu, dal quaderno di morte lo livai i tu como escritto aveo la pistola puntasti verso l’immondo essere, sei colpi in vano sparando. Perché ardire e franchezza non hai, pria di morire l’ultima volta comandamento gridasti, de le porte aprire, chi tutti ma me pensaron chi fosse droga che mente te avvolgea di nebbia, i li occhi chinati e chiusi, poi che 'l timor li 'mbianca, si sgranaon come fiore d’improvviso sboccia, i sotto una macchina sine nanche correr a riparo i trovar lo rifugio sì tanto bramato, cadesti i morte trovasti. Subitaneamente un sorriso me dovei trattenere chi lo potere del quaderno a sì punto principiava a inebriarmi chi la ragion vera me parea sì lontana, i sol lo piacere de la morte causar me pervadea ‘l core meo. “Tu duca, tu segnore e tu maestro”. Così li dissi; e poi che mosso fue lo corpo De la strada, un ghigno trattener non potei Al meditare la morte di Raye Penber Chi lesto avrei commisso, i sorrideo Al pensiero de lo compimento del nuovo mundo.