Nero.
Era tutto nero.
Mi sentivo fermo.
Come se una forza sconosciuta mi avesse addormentato…
I vampiri non dormono!
Una sensazione sgradevole serpeggia lungo la mia schiena.
Panico.
L’ultima cosa che ricordo per certo è stata affondare una delle mie mani nel fuoco delle candele per uccidermi…cosa è andato storto?
Cerco spiegazioni ma non ne trovo, nessun pensiero altrui che possa spiegarmi.
Terrore.
Una sensazione che mi si condensa addosso come del ghiaccio.
Non ho bisogno d’aria, ma annaspo. Sono in gabbia!
I miei occhi si aprono di scatto e mettono a fuoco immediatamente un soffitto verde oliva.
Sotto le mani sento la minuscola orditura di un lenzuolo, ma non sono in grado di fare alcun movimento.
Mi guardo attorno, improvvisamente avido di particolari.
Sono sdraiato su un letto, al centro di una stanza grande appena per ospitare un armadio, una piccola scrivania ed una libreria. Il mio sguardo si fissa immediatamente sulla figura che siede accanto a me e mi guarda impassibile.
Le candele non le rendevano giustizia…
Il suo volto inclinato leggermente, i boccoli cioccolato che cadono a cascata sulle spalle, gli occhi che bruciano.
Ella. Il mio sogno più nero.
Nell’incoscienza mi ero convinto d’essere vittima della pazzia…
Silenziosi i ricordi di lei si inserirono fra i miei…erano velati da un’impercettibile velo d’ansia e rabbia.

Stava camminando attraverso i vicoli quando un urlo ruppe la quiete della notte fonda.
Si fermò, guardandosi attorno, stupita.
L’urlo si ripeté, assumendo le fosche tinte dell’agonia.
Si morse il labbro, indecisa, poi tornò sui suoi passi.
Il portone della chiesa era spalancato e, dalla piazza, non ebbe nessuna difficoltà a distinguere le due figure ammantellate in piedi dentro l’edificio e l’involto informe che stavano trascinando verso l’uscita. Sottili fili di fumo si alzavano ancora dai lembi bruciati dei suoi vestiti.

Il ricordo sfuma, sbiadisce d’improvviso.
“Ero sicuro di non avere via di scampo…” mormorai confuso. Le fiamme avevano divorato parte della mia carne morta…eppure il mio corpo era intatto.
“Aro sa come porre rimedio a certi sgradevoli episodi.” replicò lei quieta, alzando le spalle.
Edward rabbrividì al pensiero di essere stato toccato dalle mani avvizzite d’Aro in persona, erano nel Palazzo quindi.
Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, ora che era tornato a pensare lucidamente…era viva.
“Bella…” la chiamai piano, lottando per stendere il braccio e toccarla nell’improvviso bisogno di sentirla.
“Ti ho già detto che non hai più il diritto di chiamarmi così.” chiarì lei, scuotendo la testa rassegnata. Si alzò e raggiunse la porta, il mantello che la seguiva “Informo i tre fratelli che hai ripreso conoscenza.”
L’uscio si richiuse con uno scatto secco.
Riusciva a capirla…comprendeva il suo bisogno di tenerlo a distanza.
La freddezza di Bella l’avrebbe ucciso, ma era pronto a sopportarla.
Tutto per riaverla. Tutto per rivederla.
Il resto non aveva più importanza, non dopo averla creduta morta.

Note dell'autore:
Piccolo seguito...ho deciso di allungare la storia con altri tre capitoli senza pretese.
Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno letto e commentato il capitolo precendente! Ovvero: Fede_Wanderer, ishizu, bianchimarsi, cullenboy, debblovers.
Grazie anche a chi l'ha messa fra i preferiti e fra le storie seguite! ^^"
Un'aggiornamento prevedo di farlo il prossimo sabato...anche per quanto riguarda Missing Bites che di questi tempi langue!
Che dire...spero che vi piaccia...
Consigli e critiche ben accette...quindi non siate timidi!
Hermes