Capitolo
2 – The beginning of the end
“… ogni
volta che parlo di te, tu fai parte o non parte di me?…” - Antonello Venditti
“Era la mattina di
Natale” esordì, in tono piatto, come se quelle cose non le appartenessero “Ed
io ero sola in casa. I miei erano fuori città, perché erano andati a trovare
mia nonna, che vive in montagna e non voleva rimanere sola a Natale. Io non ci
ero voluta andare perché volevo passare le feste con Mark e così, la sera
precedente, ero andata al Caffè ed avevo passato la serata con le ragazze,
Kyle, Ryan, i fratelli di Paddy e Mark, ovviamente. Ero tornata a casa
piuttosto tardi, erano le 2,00 e mi ero addormentata di botto, ma, poi, verso
le 3,45 avevo avuto un incubo e mi ero svegliata di soprassalto. Non ricordo
ancora niente di quello che sognai, erano immagini molto confuse, ma per
calmarmi, dovetti alzarmi e farmi una camomilla, che tuttavia non fece passare
il mio sudore freddo e il mio tremore per almeno un’altra ora. Il giorno dopo,
avevamo organizzato una gita e, dato che sapevo che Mina mi avrebbe chiamato,
come minimo, alle cinque per intimarmi di svegliarmi, staccai il cellulare e il
telefono di casa per dormire un po’ di più…
“L’indomani, infatti,
mi alzai alle 11,30; dopo aver fatto colazione, accesi il cellulare, trovandovi
tre messaggi in segreteria: uno era dei miei, che mi auguravano Buon Natale;
l’altro era muto, con parecchie voci in sottofondo e poi, ce ne era uno di
Mark. Mi diceva che non aveva molta voglia di stare fuori e mi invitava a casa
sua a pranzo.
“Come un’idiota, inizia
a fantasticare, pensando che forse mi voleva presentare ai suoi genitori e che
allora il nostro sarebbe diventato un fidanzamento serio; allora facevo tutto
quello che lui desiderava e così decisi di passare dal Caffè per avvisare gli
altri che non sarei andata con loro
“Ricordo che indossai
il vestito preferito di Mark: era celeste, con lo scollo rotondo, e con una
stampa di bianchi fiocchi di neve sull’orlo della gonna. Ripensai al fermaglio,
che Ryan mi aveva regalato la sera prima e lo indossai a trattenere parte delle
ciocche che mi cadevano di lato. Sorrisi, ripensando a lui, e mi ripromisi che
avrei passato il Capodanno con lui, Kyle e le ragazze.
“In poco tempo, corsi
alle Caffè e lo vidi inspiegabilmente chiuso. La moto di Ryan e l’auto di Kyle
non c’erano e pensai che se ne fossero andati, anche perché l’appuntamento era
alle 10,30, ma mi venne lo stesso voglia di entrare per lasciare un biglietto,
che magari avrebbero trovato al loro ritorno.
“La vista che trovai,
quando entrai, mi gelò il sangue nelle vene. La stanza principale era avvolta
nell’oscurità, a parte la piccola lucina, che proveniva dalla lampada, che Ryan
teneva sul bancone, e che usava per controllare i conti quando si faceva tardi.
A destra, era seduta Pam, per terra: aveva i capelli disordinati e il viso
pallido, illuminato solo da due chiazze rosse sotto gli occhi. Piangeva. Non
l’avevo mai vista in vita mia piangere e mi fece spavento il suo viso freddo e
bellissimo, funestamente attraversato dalle lacrime.
Appoggiate sulle sue
gambe, il volto affogato nella sua gonna di raso azzurro, c’erano Mina e Paddy.
Non vedevo i loro volti, ma le sentivo piangere. Il pianto di Mina era un
rantolo scomposto, pieno di singhiozzi e pause affannose; quello di Paddy era
un pianto acuto, come la sua risata, ma così distante da quell’armonia di
felicità da sembrarne il suo esatto opposto. Ma quella, che mi sconvolse di
più, era Lory: era seduta su una sedia, di quelle dove Mina si accomodava
sempre, e si dondolava avanti e indietro, tenendo tra i denti un lembo di un
fazzoletto di stoffa.
“Chiesi che cosa fosse
successo, ma nessuno mi rispose. Io, egoisticamente, non volevo sapere nulla.
Lo sapevo, già lo intuivo che qualsiasi cosa fosse successa, mi avrebbe
sconvolto e mi sarei ritrovata come quei pupazzi di stracci abbandonati. Per
molto non mi risposero, poi Pam, l’unica che sembrava leggermente lucida, mi
chiese se avessi tenuto il telefono staccato, durante la notte. Risposi di sì,
senza capire. Lory si riscosse e mi urlò contro che non c’ero mai quando
avevamo bisogno di me, che ero sempre con Mark e che lo avevo fatto soffrire.
Non riuscendo ancora a capire, chiesi di chi stesse parlando e mi urlò contro:
“Ryan… L’hai ucciso, l’hai ucciso tu…”.
“A quel nome,
iniziarono di nuovo a piangere e allora capii che c’entrava Ryan, che gli era
capitato qualcosa. Avanzai verso Pam, iniziando a sentire la testa ghiacciata,
ma fui fermata da Kyle, comparso all’improvviso, dietro di me. Mi voltai verso
di lui: aveva i capelli sciolti, mollemente abbandonati sulle spalle e gli
occhi asciutti. Scrollai le sue spalle e chiesi urlando dove fosse Ryan. Lui mi
disse di sedermi e di stare calma.
“Non volevo ascoltarlo,
volevo sapere immediatamente che cosa fosse successo, ma ugualmente mi sedetti,
sentendo le gambe stranamente di gelatina. Kyle si inginocchiò di fronte a me e
mi poggiò le mani sulle spalle, e mi disse: “Strawberry, ascolta… Lory è
solamente sconvolta e non sa quello che dice… non è assolutamente colpa tua
quello che è successo… lui- lui, insomma Ryan non avrebbe mai fatto nulla, che
potesse anche indirettamente farti male…”.
“Non capivo le sue
parole, non le ascoltavo neppure, ma iniziai a piangere e a scrollare la testa,
ripetendo tra le labbra: “No, no…”. Kyle mi abbracciò e disse: “Stanotte, Ryan
è uscito con la moto, dopo che tu sei andata via. Mi ha detto che aveva voglia
di restare solo e si è avviato verso il porto… sulla strada per arrivare, un
furgone, procedendo nella direzione opposta, lo stava per prendere in pieno e
lui ha svoltato bruscamente per evitarlo; ma così facendo, ha preso male la
curva ed è rovinato giù per la scogliera… la sua moto è esplosa e di lui non
c’è più traccia…”poi bisbigliò, piangendo: “E’ morto, Strawberry…”
“Non capii più niente;
presi a strapparmi il vestito e i capelli, chiamando Ryan a gran voce. Mi
accasciai per terra, piangendo, e presi a gridare forte. Dopo qualche secondo,
caddi per terra incosciente e febbricitante. Feci sogni strani e confusi, e
quando mi risvegliai, era il giorno dopo e accanto a me, c’erano i miei
genitori e Mark. Li sorrisi e dissi che avevo fatto uno strano sogno, dove Ryan
aveva fatto un incidente ed era morto. Mia madre scoppiò a piangere, mio padre
la sostenne tra le braccia, mentre Mark mi abbracciò, dicendo che era tutto
vero, che Ryan era davvero morto, e che lui mi capiva, capiva che ci stessi
male. Lo allontanai bruscamente da me e gli urlai contro: “Tu non capisci! Tu
non puoi capire! Come puoi capire? Tu l’hai sempre detestato, tu non lo
sopportavi! Non dovevi portarmi via la sera di Natale, non dovevi… non lo vedrò
più e sarà solo colpa tua!”. Era la prima volta che mi rivolgevo a lui in
quella maniera…
“Crollai ancora e
svenni di nuovo. Non andai al funerale, rimanendo in stato di shock per una
settimana. Nonostante mi fossi abbastanza ripresa, continuai a stare ancora
molto male e non andai a scuola per parecchio tempo… piangevo ogni minuto,
dormivo e mangiavo molto poco. Per quasi un mese, mi chiusi nella mia camera,
non facendovi entrare nessuno, a parte mia madre, mio padre e Kyle. Non vidi
neanche le altre e nemmeno Mark… non ne sopportavo la vista, credevo che loro
non potessero capire il mio dolore, solo io ritenevo di aver conosciuto Ryan
per quello che era realmente, e cioè non un ragazzo antipatico e viziato, ma
una persona meravigliosa, che sapeva essere molto dolce e premurosa…”.
Strawberry si
interruppe all’improvviso, non avendo più voglia di parlare. In realtà, c’era
ancora molto e troppo da dire di quello che era accaduto dopo, di quanto aveva
continuato a soffrire, tramutando il suo dolore dapprima in rabbia e poi in
silenzio, velato da falsa serenità. Ma adesso sentiva che bastava e non voleva
che Ghish sapesse di più.
Il ragazzo alieno si
decise a parlare e le chiese, malinconico nel volto: “Gli eri molto
affezionata, vero?” .
Strawberry sorrise
mesta e rispose: “A dirla tutta, lo sopportavo a malapena… non mi stava molto simpatico,
lo consideravo un ragazzo spocchioso e viziato, capace solo di comandare a
bacchetta le persone. Poi, seppi che un chimero aveva ucciso i suoi genitori e
le cose cambiarono. Non mi faceva pena, come sarebbe stato naturale, non era
questo… io ammiravo la sua forza, sapendo che nonostante avesse patito delle
cose del genere, era riuscito comunque ad attuare il progetto mew, ma, al
contempo, capii che era fragile anche lui, che non era un mero pezzo di
ghiaccio. Questo mi aiutò ad avvicinarmi a lui, e, quando sconfiggemmo Profondo
Blu, diventammo anche abbastanza amici… ma nulla più di questo…”.
Già, nulla più di questo pensò Sarà pure solo questo, eppure non riesco
ancora a dimenticarlo…
Ghish si limitò ad
annuire con il capo e poi disse: “Bene, so che forse questo non è il momento
migliore, ma credo che tu voglia sapere perché sono venuto qui stasera…”.
Strawberry, il cui
sguardo era rimasto basso per qualche secondo, lo riscosse e disse con poca
energia: “Già, l’avevo dimenticato… è successo qualcosa?”.
Ghish annuì e disse:
“Potrebbe non essere nulla, ma dopo quello che Profondo Blu ci ha fatto mi
sento in dovere di controllare… prima di tutto, devi rispondere a qualche mia
domanda…”.
Lei annuì, incuriosita
da quello strano interrogatorio.
Ghish esordì: “Sai, per
caso, se Mark, ossia il Cavaliere Blu ha perso i suoi poteri?”.
Strawberry spalancò gli
occhi e disse: “Come fai a saperlo?”, poi, vedendo l’espressione abbastanza
preoccupata di Ghish, si risolse a continuare in un flebile sussurro: “Gli ha
persi, due anni dopo la sconfitta di Profondo Blu… non sa come sia successo, sa
solo che un giorno, avvertiva un forte potere in sé e il giorno dopo, non ce
l’aveva più… Kyle ha fatto delle indagini, ma non abbiamo scoperto niente… e
allora abbiamo pensato che, dopo la morte di Profondo Blu, i suoi poteri
fossero rimasti a Mark provvisoriamente, per poi sparire dopo qualche tempo…
perché che cosa c’entra adesso Mark? Gli è successo qualcosa?”.
Ghish, pensieroso, non
rispose, poi chiese ancora: “Mark è stato per caso male in questo periodo?
Strane amnesie, perdite di conoscenza o altro?”.
“No, che io sappia,
almeno”
“A parte te e le altre
mew, sai se esistono altre persone con i dna modificati, con l’aggiunta di
materiale genetico degli animali red code?”
Strawberry ci pensò un
attimo, poi rispose: “C’era la sorella di Kyle, che fu scelta come prima mew,
ma, dopo ci fu un rigetto del dna modificato e la procedura fallì… poi ci siamo
solo noi…”
“Nessun’altro, sei
sicura?” disse Ghish, sul cui volto iniziava a spuntare un leggero sollievo.
“Sì… ma aspetta un
attimo” si riprese, correggendosi, mentre Ghish sudava freddo.
Art…
Art era Ryan… Ryan aveva il dna modificato…
Strawberry
riprese, la voce più triste: “Ryan… lui aveva il dna modificato… il mio stesso
dna, quello del gatto iriomote…”.
Ghish imprecò a
mezza voce, poi chiese ancora: “Scusami per questa domanda, ma è per me di
vitale importanza… hanno mai trovato il cadavere di Ryan?”.
Strawberry negò
con il capo, lo sguardo sempre più triste: “No, dicono che il suo corpo si sia
dissolto nell’esplosione della sua motocicletta, e i pochi resti furono portati
via dalla corrente del mare…”.
Ghish annuì
pensosamente, e in modo decisamente preoccupato disse ancora: “Se non mi
ricordo male, la prima volta che vedesti il Cavaliere Blu, lo scambiasti per
Ryan…”.
La ragazza annuì
ancora e rispose, la voce ormai quasi inesistente: “Erano praticamente uguali…
era impossibile non crederli la stessa persona…”.
Ghish assentì, e
poi sospirò vistosamente, dicendo: “Speravo che questo non dovesse mai
accadere… ma ormai credo che ne debba prendere atto…ci sono molte possibilità
che quello che temevo sia realmente successo…”.
Strawberry,
fiaccata psicologicamente dal martellare continuo dei ricordi di Ryan, si
limitò a chiedere stancamente: “Che cosa dovrebbe essere successo?”.
Ghish la guardò
in volto con compassione. Come poteva dirle i suoi sospetti? L’avrebbero
semplicemente uccisa, dopo tutto quello che gli aveva raccontato…
L’alieno la
guardò per qualche istante, poi poggiò la sua mano sulla sua, che era fredda
come il ghiaccio, e disse comprensivo: “Strawberry, non voglio né che tu ti
spaventa, né che tu ti illuda inutilmente, ma ormai credo che sia quasi una
certezza…”.
La ragazza
sbarrò gli occhi e gli chiese di continuare.
Ghish riprese
con un profondo sospiro, parlando molto pacatamente, sebbene Strawberry avvertì
comunque la tensione nella sua voce: ”C’è la possibilità che Profondo Blu sia
ancora vivo e che stia usando il corpo di Ryan…”.
(Risatina cattiva! Ho sospeso
proprio nel momento migliore, spero di avervi in parte tranquillizzato sulla
sorte di Ryan, anche se la faccenda è ancora lunga! Spero che continuerete lo
stesso a seguire la fic! A proposito della sorella di Kyle, che ho nominato,
non so se esiste davvero nel manga o nell’anime, ma questo è un mio personaggio
ed è assolutamente inventato! Comparirà anche lei tra qualche capitolo ed avrà
un ruolo, a suo modo, importante! Grazie a tutti coloro che hanno recensito!)