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Autore: Hi Ban    04/03/2010    1 recensioni
Non era più divertente, non c’era più niente di ‘mistico’ o ‘utile’, come lo aveva definito Ino agli albori di quell’iniziativa.
La Hyuga alzò lo sguardo, per incontrare quello delle coetanee che non avevano dato più segni di vita, ma oltre ai loro incontrò anche due occhi ametista che la osservavano ironici.
“Buh!”
Hinata gridò con tutte le forze che aveva in corpo.

Hinata stava con Naruto da poco tempo quando la morte, causata da un brutto incidente, glielo portò via.
E se Hinata fosse vittima dei sensi di colpa, ritenendosi la causa della prematura dipartita dell'Uzumaki? E se Ino e Sakura decidessero di darle una mano?
Hidan/Hinata - Naruto/Hinata
Genere: Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hidan, Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Sakura Haruno
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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A good mistake
Capitolo tre




“N-non lo so... il mio sangue...”
Le due si risedettero, facendosi spiegare cosa centrasse il sangue, esaminando poi la tavola, alla ricerca di un qualche segno. La studiarono per diversi minuti, senza trovare niente di rilevante.
“Ino, la tavola era tua, non ti ricorda niente quel segno?”
“No...”
Ino e Sakura ripresero a discutere, mentre Hinata continuava a fissare il simbolo. Le faceva venire i brividi, ma non centrava il fatto che vi fosse implicato l’uso del sangue. Era il simbolo in sé. Fece vagare lo sguardo in giro per la camera, quasi certa di ritrovarsi davanti da un momento all’altro qualcosa. O qualcuno.
Rabbrividì.
Avrebbe potuto provare comunque a richiamare Naruto, però. Magari, ora che era comparso quel simbolo avrebbe funzionato meglio. Era vero, tra l’altro che lei aveva bisogno di vedere Naruto, doveva chiedergli scusa. Solo il suo ricordo le fece pizzicare gli occhi e le diede la conferma che avrebbe fatto qualsiasi cosa per poterlo rivedere o risentire.
Allungò la mano verso il pezzo di legno, tentando di non far prendere il sopravvento alla paura. Alzò lo sguardo verso le due amiche, sperando che non facessero caso a ciò che stava per fare. Non lo avrebbero trovato molto etico visto ciò che era successo neanche cinque minuti prima e sicuramente glielo avrebbero impedito.
“N-Naruto... Ci... sei?”
Fece in modo di dirlo nel tono più basso che potette, ma Ino si girò nella sua direzione proprio in quel momento, cogliendola sul fatto. Istintivamente, tentò di togliere la mano di Hinata dalla tavola, ma quando il cursore iniziò a muoversi nemmeno lei ebbe cuore di fare un movimento in più. A discapito delle sue speranze, che avrebbe preferito che, se proprio doveva muoversi, si muovesse verso il sì, la mano fu portata verso il centro, nel mezzo del cerchio. Nessuna delle tre si aspettava quella risposta, e rimasero ugualmente basite. Cosa voleva dire?
Il silenzio rendeva il tutto più inquietante di quanto non fosse e ogni cosa sembrava essere diventata fredda, gelida. Quella stessa luce che donava luminosità a quella piccola stanza sembrava opprimente e glaciale.
Nessuno diceva niente, fissavano la tavola, in attesa di un segno o nella desiderio più disperato che non accadesse più niente. Non era più divertente, non c’era più niente di ‘mistico’ o ‘utile’, come lo aveva definito Ino agli albori di quell’iniziativa. La Hyuga alzò lo sguardo, per incontrare quello delle coetanee che non avevano dato più segni di vita, ma oltre ai loro incontrò anche due occhi ametista che la osservavano ironici.
“Buh!”
Hinata gridò con tutte le forze che aveva in corpo, facendo gridare anche le altre due, anche se non sapevano per cose, per riflesso condizionato. La Hyuga si mise la testa tra le braccia, sperando che non avesse incontrato per davvero quei due occhi, che fosse stato solo uno scherzo della sua immaginazione troppo provata da quella serata che avrebbe preferito passare nel letto, tranquilla. Aveva avuto modo, non seppe come e non seppe quando, visto che aveva urlato immediatamente dopo aver visto cosa vi era alle spalle delle amiche, di notare qualcos’altro, oltre agli occhi. Quelle ametiste appartenevano ad un ragazzo dai capelli color platino che le sorrideva crudelmente, pesantemente appoggiato a quella che le era parsa una falce. No, non poteva essere reale, andava contro ogni logica possibile. Non aveva sentito la porta aprirsi e, anche se fosse giunto tramite essa, non lo aveva sentito salire le scale, tantomeno entrare nella stanza; il silenzio macabro che si era venuto a creare non faceva altro che accreditare la teoria che formulò in pochi attimi nella sua mente. Come ci era arriva quell’individuo lì?
Aveva smesso di gridare da un po’, ma non aveva avuto il coraggio di alzare la testa, troppo spaventata dall’eventualità di incontrare quello sguardo. Anche Sakura e Ino non gridavano più: perché non le parlavano o dicevano qualcosa? Cercò il loro sguardo, utilizzando un coraggio che le era sconosciuto fino a quel momento e alzò il capo, ma vide solo i loro corpi stesi sul pavimento.
Cos’era successo?
Non sapeva cosa fare, non aveva idea di cosa fosse accaduto mentre teneva gli occhi chiusi e la testa china ed era ancora più spaventata, ma si mosse verso di loro. Il suo breve tragitto che aveva iniziato a intraprendere a gattoni fu interrotto, poiché davanti a lei si piazzò una falce con tre lame che apparteneva a quel ragazzo che sperava aver solo immaginato.
Si impose con tutte le sue forze di non urlare, certa che non sarebbe servito a niente. Era tutto reale ed era inutile tentare di convincersi del contrario. Non si era mai aspettata di dover incappare in una situazione simile e, per quanto surreale e spaventosa fosse, tentò di essere forte. Vedendo la falce, era caduta all’indietro e da quella nuova angolazione poteva vedere bene la figura che si stagliava davanti a lei. La persona che aveva visto prima, non c’erano dubbi. Portava un mantello nero che lasciava intravedere il petto e su di esso pendeva una collana che, sorprendendo Hinata, aveva come ciondolo lo stesso simbolo che i era venuto a creare sulla tavola.
Ora, però, al posto del sorriso sarcastico vi era un’espressione pensierosa sul suo volto e la stava studiando. Rivolse nuovamente un’occhiata verso le sue amiche, riverse sul pavimento e tentò di infondersi coraggio pensando a loro e a Naruto, che le aveva sempre detto di essere coraggiosa.
Le aveva detto, però, che a proteggerla ci sarebbe sempre stato lui, ma in quel momento non c’era.
“Non sono morte, purtroppo.” Disse, con una nota di rimpianto nella voce, facendo cenno verso Ino e Sakura. “Perché mi hai chiamato?” Disse noncurante, rivolgendosi a lei nuovamente, che non aveva idea di come risponderli.
Lei non aveva chiamato proprio nessuno, almeno di quello era certa. Lo sguardo indagatore di quel ragazzo non le permetteva di pensare, di razionalizzare e finì col perdere quel poco di autocontrollo che aveva. Prese a tremare e la falce che aveva a pochi millimetri dal piede non facilitò la situazione. Vedendo lo sguardo che Hinata rivolse all’arma, l’albino fece perno sull’ultima lama, facendo brillare le altre alla luce della lampadina. Così facendo aveva accorciato la distanza, fino a far si che la lama toccasse la suola delle sue scarpe.
La paura impediva ad Hinata anche il minimo movimento.
“Io n-non ti ho chiamato...” Tentò, sperando – ma non credendosi neanche lei – che forse così se ne sarebbe andato. Come in un film a lieto fine, dove i buoni vincevano i cattivi. Perché lei sapeva che quel ragazzo non era buono, anzi. Era malvagio e ciò la spaventava ancora di più. “Sì, mi hai chiamato. O non sarei qui!” Disse, piuttosto spazientito. Sbuffò, intuendo che la cosa sarebbe andata per le lunghe.
Vedendo che Hinata non accennava a dire e a fare niente, ormai immobilizzata sul pavimento, riprese la parola.
“Il tuo sangue ha formato quel simbolo” disse, indicando il famigerato disegno che si era formato sulla tavola. L’albino confidò nel fatto che, ricordandole cosa avesse fatto di preciso, avrebbero chiuso la faccenda.
“Tramite quello, mi hai chiamato qui. Perché?”
Unica pecca nel suo brillante piano: Hinata non lo voleva richiamare, non sapeva neanche come aveva fatto.
Lei voleva Naruto, soltanto quello.
“Deve esserci stato un e-errore. Volevo richiamare un’altra p-persona.”
“Perfetto, mi hai fatto solo sprecare tempo. Grazie tante!”
Hinata si ritirò ancora di più su se stessa, spaventata dalla veemenze con l’albino aveva caricato le ultime parole. Continuò ad arretrare finché non incontrò il muro, che terminò la sua corsa. Non sapeva cosa fare, non riusciva neanche più a muoversi.
Seguirono attimi di silenzio, rotti soltanto dagli sbuffi infastiditi del ragazzo.
“C-chi sei?”
“Te lo devo anche dire? Tutti mi conoscono...” Attese che Hinata facesse un qualunque tipo di collegamento, ma non avvenne e ciò fece stizzire il ragazzo.
“... Evidentemente no. Io sono Hidan, protettore della terza porta.”
Protettore di cosa? Ok, quello andava oltre le conoscenze spiritiche di Hinata. Lei sapeva solo che dopo vi era qualcosa e qualcuno, ma non sapeva niente che riguardasse porte e quant’altro. Anche se era più plausibile credere che non voleva sapere altro.
“Terza... porta?”
“Certo! La porta del sommo Jashin! Le anime dannate vengono mandate verso la Terza Porta.”
Oddio, cos’aveva fatto Naruto per finire nella Terza Porta? Naruto era sempre stato un ragazzo dal cuore d’oro, generoso e pronto ad aiutare gli altri, non poteva che finire in paradiso, l’unico posto che avrebbe rispecchiato appieno il suo animo.
Hinata era seriamente spaventata. Non ci capiva più niente. Cosa centrava Naruto con la Terza Porta e quel Jashin? Lui non era cattivo, non aveva mai fatto niente di male! Le vennero le lacrime agli occhi al solo pensare che Naruto potesse essere finto in posto come quello, perché sapeva che era male, e tutto solo per colpa sua. Lei era la causa di ogni sua sofferenza.
“Perché cazzo piangi? Non ci devi andare tu, devi mandarci qualcuno!”
Era seriamente spazientito e Hinata smise di piangere, sia perché far spazientire Hidan che aveva una falce in mano era male, sia perchè era incuriosita da ciò che aveva detto.
“N-no! Io non voglio mandare n-nessuno! È stato un errore!”
“Beh, che tu lo voglia o no, ti tocca condannare qualcuno. Capitasse a me, una tale fortuna, ma io ho già la fede verso Jashin.”
Ora Hinata iniziava a preoccuparsi anche per la sanità mentale dell’albino, che farneticava cose senza senso. Almeno, così giungevano alle orecchie della Hyuga, che non vedeva possibilità di salvezza nella situazione. Rimase spiazzata dalla tranquillità con cui quello che si professava adepto di Jashin potesse parlare così tranquillamente di condannare qualcuno. Era orribile e lei, anche se fosse stata obbligata, non avrebbe mai avuto il coraggio di avere sulle spalle un tale senso di colpa. Le bastava già sapere che aveva messo fine ad una vita che era per lei più importante della sua.
“Perché stavi usando la tavola?”
Il tono di Hidan si era fatto, tutto d’un tratto, severo. Le ritornò in mente Naruto, con tutte le angosce che quel pensiero si portava appresso. Doveva mettere chiarezza sulla faccenda, non poteva lasciare che Naruto, se c’era davvero, rimanesse in quel posto.
“Per caso... Naruto Uzumaki ha varcato la terza porta?” Chiese, sperando che la risposta fosse negativa.
“Tu credi che io mi ricordo nome e cognome di quelli che attraversano la porta, ragazzina? Sono troppi e poi non me ne frega.”
Si sentì immensamente stupida per quella sua uscita, ma mise da parte l’imbarazzo: doveva mettere fine a quella faccenda.
“È biondo, c-con gli occhi azzurri...” Tentò nuovamente, cercando di fare qualcosa che potesse andare a beneficio di Naruto. L’unica cosa che poteva fare per lui.
Hidan si spazientì ancor di più, sbattendo la falce per terra. Non becca il piede di Hinata per un pelo, ma lei sentì una scossa attraversarle il corpo. Era arrabbiato e Hinata sapeva che non era una cosa buona. Lo avrebbe capito chiunque, ma se prima aveva qualche possibilità di uscire illesa dalla situazione, ora erano molte di meno.
“Ti sembro un cazzo di registro ragazzina?”
“N-no...”
Calò il silenzio e nessuno dei due lo ruppe per un tempo interminabile. Hinata non aveva idea di cosa fare. Doveva scappare o, perlomeno, fare in modo che Hidan se ne andasse. Lei voleva solo poter rivedere Naruto, un’ultima volta, ma se questo comportava mettere a repentaglio la vita di qualcun altro non poteva correre il rischio. La sua bontà di cuore l’aveva messa davanti ad un bivio e aveva scelto la strada a malincuore. Non si parlava della sua vita, perché quella l’avrebbe sacrificata più e più volte per Naruto, ma di vite altrui e, stando a quello che aveva detto Hidan avrebbe dovuto sacrificarne una.
“Allora, perché stavi usando la tavola?”
“Volevo rivedere una persona...”
Mentire non sarebbe servito a niente, perciò tanto valeva dirgli quali erano state le sue intenzioni – che fossero state di Ino non aveva più importanza – fino a poco prima. Dubitava che l’avrebbe aiutata nella sua ricerca, ma la speranza in Hinata non mancava mai.


***


Salve!*___*
Mmh... questo capitolo è di sole tre pagine, ma è comparso lui, l’unico ed inimitabile! Sì, lui! Proprio lui, che tutto vede e tutto può!*O* No, non parlo di Superman, anche perché mi sta antipatico <_<, ma di Hidan!*____*
*stato catatonico*
Non ho altro da dire sul capitolo, anche perché si commenta da solo!xD
Allora, il prossimo, molto probabilmente, sarà l’ultimo e insieme a questa lieta novella, ne ho anche una brutta o orrenda: il finale lo avevo già scritto, ma visto che sono scema e i miei neuroni non esistono, l’ho cancellato ed è in fase di scrittura. Quello che avevo scritto non mi piaceva, perciò ho optato per la riscrittura in sede demente!*O*
Bene, bene!
Se vi state chiedendo se sono scema potete rispondervi di sì, non mi offendo mai dinanzi alla verità!XD
Ringrazio quelle tre anime pie che hanno messo la storia tra le seguite!*___* Thank you very much!^____^


mizukage: adoro ricevere tue recensioni!*-* Sono sempre così lunghe – e ti assicuro che le adoro, le recensioni lunghe – e... recensionose! Sì, mi sono espressa come un cane, però il concetto era quello!xD Mi dispiace, ma Ino non è morta e non è solo a te che dispiace!xD Hidan è dello stesso avviso!U_U Vai tranquilla, non mi stancherò mai di vedere scritto sei un genio! Sembro scema se ti dico che mi commuovi quasi?ç_ç Si, sembro scema, ma te lo dico lo stesso!xD
Anche io ho un indole molto simile a quella di Kakuzu se si parla di soldi, ma il problema non si pone perché sono sempre al verde!T_T
Risposta OTosa: no, la storia non ha come protagonisti membri dell’Akatsuki!^^ A breve dovresti poterla leggere perché fra un po’ di giorni scade il contest, quindi no problem!xD Ti tengo un po’ sulle spine, non volermene!xp
Spero di non averti delusa con questo capitolo!*____*

Bene miei cari! Ci sentiamo con l’ultimo capitolo che non so quando arriverà perché quando si parla i finali in genere io divento un caso problematico!ç_ç
  
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